Ecco alcune riflessioni su come potrebbe evolvere il premio italiano di Gioco di Ruolo dell’Anno, ossia il concorso organizzato da Lucca Comics & Games.
Nei giorni scorsi sono state aperte le iscrizioni per due dei maggiori concorsi ludici italiani: il Gioco dell’Anno e il Gioco di Ruolo dell’Anno.
Non dobbiamo certo venirvi a dire quali e quante polemiche sono scoppiate (di nuovo) attorno al premio. Nei vari gruppi Facebook del settore, infatti, si è discusso animatamente sulla questione. E ci si è fatti anche delle domande interessanti.
Perché i supplementi di altri sistemi di gdr, come Brancalonia e Historia, non possono concorrere?
Non sarebbe il caso di aggiungere delle nuove categorie di premi?
Ha senso che giochi originariamente pubblicati anni fa, ma localizzati in Italia nei tempi previsti dal regolamento, concorrano insieme a giochi più moderni?
E come ci si deve comportare con i LARP da camera?
Insomma, anche quest’anno ci si interroga su come e se questo premio dovrebbe cambiare. Dopo tutto, il mondo del gdr è cambiato abbastanza da quando, otto anni fa (sì, il 2013 era otto anni fa!) il Gioco di Ruolo dell’Anno è stato ricreato da LC&G.
In questo articolo faremo alcune riflessioni su come il premio del Gioco di Ruolo dell’Anno potrebbe evolvere, includendo nuove categorie. Queste riflessioni saranno puramente speculative e basate sulle mie impressioni personali.
Poiché questa tematica tende sempre a generare discussioni accese, credo sia il caso di chiarire fin da subito una cosa: questo articolo non è polemico nei confronti del premio di Gioco di Ruolo dell’Anno. Non è nemmeno un invito a chi organizza il premio di cambiare le proprie modalità di valutazione. Non pretendo di insegnare nulla a nessuno.
Questo articolo è puramente una riflessione su alla sottoscritta piacerebbe veder strutturato un premio del genere.
Cos’è il premio Gioco di Ruolo dell’Anno?
Per chi non lo sapesse, il Gioco dell’Anno e il Gioco di Ruolo dell’Anno sono organizzati da Lucca Comics & Games e premiano il miglior gioco da tavolo e il miglior gioco di ruolo pubblicati nell’anno precedente. Potrete visitare il sito del concorso a questo link.
I giochi candidati possono essere sia originali italiani, sia localizzazioni italiane di giochi esteri. Inoltre, tutti i giochi candidati devono essere stati pubblicati tra il 1 giugno dell’anno precedente e il 31 maggio dell’anno in corso.
Nel caso specifico del Gioco di Ruolo dell’Anno, non possono essere iscritti i LARP e le espansioni di altri giochi di ruolo. Possono invece essere iscritte le nuove edizioni di giochi di ruolo, a patto che si sia ampiamente rinnovato il loro regolamento.
I giochi candidati sono valutati da due giurie diverse, una per i giochi da tavolo (Gioco dell’Anno) e una per i giochi di ruolo (Gioco di Ruolo dell’Anno). Le due giurie hanno alcuni membri in comune, ma per il resto sono diverse.
Nel caso del Gioco di Ruolo dell’Anno, ogni giurato sceglie i propri 8 titoli preferiti fra tutti i giochi candidati. I cinque titoli (un tempo tre) con il punteggio più alto saranno i finalisti del premio e tra di essi sarà scelto il vincitore.
Perché si potrebbe cambiare il premio del Gioco di Ruolo dell’Anno?
È noto a tutti che, negli ultimi anni, il mondo del gioco di ruolo ha subito dei cambiamenti piuttosto notevoli.
Kickstarter ha rivoluzionato il modo di pubblicare i giochi di ruolo, dando spazio a molti autori e autrici indie che prima avrebbero faticato a diffondere i propri giochi. Inoltre, con il successo di programmi online come Critical Role, anche Dungeons & Dragons ha visto crescere il proprio pubblico, con un enorme successo della sua quinta edizione.
Ma anche il mercato italiano dei giochi di ruolo è cambiato notevolmente. Infatti, non solo negli ultimi anni sono stati prodotti numerosi gdr italiani, ma questi titoli hanno avuto una rilevanza e una visibilità internazionali. Come si era detto l’anno scorso al FabCon 2020, titoli sia bilingui (italiano/inglese) come Lex Arcana, Historia, Nightfell e Brancalonia, sia monolingui (italiano) come Not The End hanno avuto un successo notevole su Kickstarter. Anzi, nel caso di The One Ring, si può parlare di un vero e proprio record.
Insomma, siamo di fronte a un mondo in crescita e in continua evoluzione. Non solo oggi il mercato offre più varietà rispetto a un tempo, ma lo stesso hobby del gdr è relativamente meno di nicchia rispetto a dieci anni fa.
Inoltre, anche il mercato italiano è cambiato. Infatti, non siamo più soprattutto importatori di giochi di ruolo, ma abbiamo iniziato a essere anche esportatori di titoli notevoli e di risonanza internazionale.
Come potrebbe rapportarsi a questo mondo più vasto e più vario il premio del Gioco di Ruolo dell’Anno?
Gioco di Ruolo dell’Anno: una categoria internazionale
Attualmente, i giochi di ruolo italiani concorrono insieme ai giochi esteri tradotti in italiano.
Questo ha portato a situazioni come quella dello scorso anno, in cui insieme agli italiani Not The End e Lex Arcana, pubblicati nel 2020, gareggiavano giochi esteri pubblicati diversi anni prima, come Ryuutama e Blades in the Dark, ma localizzati in Italia solo l’anno precedente.
In tal senso, nella community sono sorti diversi dubbi. Infatti, ha senso valutare un gioco valido, ma uscito nel 2007 (nel caso di Ryuutama), facendolo competere non con altri titoli usciti nello stesso periodo, ma con titoli di tredici anni dopo?
Secondo alcuni un buon gdr resta valido nel corso del tempo e merita di essere premiato anche dopo anni dalla sua uscita. Secondo altri, invece, premiare un gioco del 2007, per quando meritevole, sarebbe stato anacronistico.
Cosa si potrebbe fare?
Secondo me, si potrebbero evitare situazioni simili strutturando il premio principale, quello di Gioco di Ruolo dell’Anno, in modo diverso.
Infatti, a parer mio, si potrebbe far gareggiare per questo premio solo i giochi di ruolo pubblicati per la prima volta l’anno precedente, aprendo però il premio anche a titoli internazionali e, in generale, non pubblicati da case editrici italiane. In questo modo, i nuovi titoli italiani gareggerebbero insieme a titoli non italiani, ma comunque a loro contemporanei.
Secondo me, il mercato italiano dei giochi di ruolo e l’evento di Lucca Comics & Games sono abbastanza prestigiosi da poter attirare concorrenti esteri. Allo stesso tempo, i giochi di ruolo italiani sono ormai abbastanza numerosi e di qualità da poter agilmente competere con i titoli non italiani, senza quindi aver bisogno di un premio riservato a un Gioco di Ruolo dell’Anno Italiano.
In questo modo, il premio Gioco di Ruolo dell’Anno potrebbe ottenere una meritata fama internazionale.
Quali sarebbero gli svantaggi?
Di contro, bisognerebbe però definire le lingue in cui i giochi potranno essere scritti. Infatti, la scelta più conveniente sarebbe quella di impostare l’italiano e l’inglese come lingue consentite nei giochi in gara, così da essere sicuri che i giudici siano in grado di leggerli.
Questo, tuttavia, finirebbe per escludere i titoli che magari non sono ancora stati tradotti in inglese. In tal senso, quindi, se Ryuutama fosse stato pubblicato quest’anno con le stesse modalità del 2007, ossia solo in lingua giapponese, non potrebbe comunque partecipare al premio del Gioco di Ruolo dell’Anno.
Tuttavia, sarebbe anche difficile trovare una giuria di persone competenti nei giochi di ruolo che sappiano anche un gran numero di lingue.
Quindi, anche in un premio simile bisognerebbe scendere a compromessi.
Premio alla Migliore Edizione Italiana di un gioco di ruolo
Con un premio di Gioco di Ruolo dell’Anno internazionale, resterebbero escluse le localizzazioni italiane dei giochi di ruolo esteri.
Tuttavia, personalmente non credo che i titoli di questo genere dovrebbero essere totalmente esclusi dal premio. Infatti, escludendoli del tutto, in qualche modo si potrebbe far passare l’idea che pubblicare un gioco di ruolo straniero in Italia sia un lavoro meno importante o meno degno rispetto al pubblicare un titolo originale.
E questa sarebbe un’idea sbagliata, poiché le traduzioni in italiano di giochi esteri rendono questi ultimi accessibili a tutto il pubblico italiano, contribuendo quindi a creare una cultura e un’educazione al gioco.
Inoltre, diverse case editrici italiane dedicano molto tempo e risorse affinché le loro edizioni di giochi esteri siano non solo ben tradotte, ma anche potenzialmente migliorate rispetto all’edizione originale. È questo il caso di tutte le edizioni italiane che aggiornano e rendono più comprensibile il regolamento dei titoli che localizzano, o che mettono in una veste grafica migliore il prodotto, con impaginazione e disegni nuovi.
Abbiamo già visto andare su questa strada prodotti come, per esempio, La ballata del mare crudele, The Cthulhu Hack, Offworlders e, in futuro, La guida al dungeon master pigro.
Cosa si potrebbe fare?
Ebbene, per valorizzare l’impegno e il servizio fatto con queste localizzazioni, potrebbe essere interessante avere un ulteriore premio per il Gioco di Ruolo dell’Anno, instaurando così una nuova categoria: la Migliore Edizione Italiana dell’Anno. A questo premio, quindi, si potrebbero iscrivere solo i gdr localizzati in Italia nel corso dell’anno precedente.
Avrebbe senso che le opere venissero giudicate sulla base di tre fattori: qualità della traduzione, qualità di grafica e impaginazione (se nuovi) e comprensibilità del testo italiano rispetto al testo originale.
In questo caso, quindi, la giuria dovrebbe essere composta da persone che non solo hanno esperienza con i giochi di ruolo, ma sono anche competenti in traduzione, grafica e arte. Pertanto, molto probabilmente dovrebbe essere una giuria quasi completamente nuova, rispetto a quella del Gioco di Ruolo dell’Anno.
Quali sarebbero gli svantaggi?
Anche in questo caso, però, potremmo incontrare delle difficoltà.
Innanzitutto, potrebbero trovarsi svantaggiate le traduzioni di prodotti che non hanno modo o motivo di essere integrate con nuove illustrazioni, magari perché i manuali originali erano già ben illustrati. Sarebbe questo il caso di titoli non indie, come D&D, Pathfinder e Vampire The Masquerade, per esempio.
In secondo luogo, se si volesse fare un paragone con l’edizione originale, nel caso di titoli la cui edizione originale non è in inglese ma in un’altra lingua potrebbero essere più difficili o impossibili da valutare.
Premi aggiuntivi
Personalmente, ritengo che la versione internazionale del Gioco di Ruolo dell’Anno e la Migliore Edizione Italiana siano i due premi che più sarebbero necessari, se volessimo ripensare il Gioco di Ruolo dell’Anno.
Tuttavia, poiché siamo ancora nel mondo della fantasia, potremmo pensare anche a qualche categoria aggiuntiva. Dopo tutto, che male c’è a immaginare il Gioco di Ruolo dell’Anno un po’ come gli Oscar del GdR?
Vediamo quindi quali altri premi aggiuntivi potremmo avere.
Premio alla Migliore Espansione di un gioco di ruolo
Poiché negli ultimi anni si sono moltiplicate le espansioni di giochi di ruolo già esistenti, prodotte anche da altre case editrici e spesso di ottima qualità, potrebbe essere interessante avere una categoria apposita.
La Migliore Espansione conterebbe quindi innanzitutto le avventure e le ambientazioni basate sul sistema di D&D 5e, che sono ormai molto comuni e di qualità. Similmente, potrebbero partecipare anche prodotti simili basati su altri sistemi di gioco.
Bisognerebbe però definire con maggior precisione cosa si intenda per “espansione”.
Infatti, cosa distingue, per esempio, Inferno (che ha classi, regole e avventure aggiuntive rispetto a D&D 5e) da un manuale come Tasha’s Cauldron of Everything (che espande il regolamento di D&D 5e)?
Possiamo accettare solo manuali fatti da realtà diverse rispetto a quella che ha originato il sistema di gioco? Oppure possiamo solo accettare nuove ambientazioni, escludendo quindi le semplici espansioni al regolamento?
Oppure dovremmo fare due premi separati per le ambientazioni e le espansioni al regolamento? In questo caso, dove si situerebbe un manuale come Corti di Pietra, che espande sia il regolamento, sia l’ambientazione de La Leggenda dei Cinque Anelli?
L’ambientazione dovrebbe essere a sé stante e non rifarsi a pubblicazioni precedenti, escludendo così prodotti come Norse Grimoire, che espande l’ambientazione di Journey to Ragnarok?
La situazione è certamente complessa e sarebbe difficile trovare una soluzione che accontenti tutti.
LARP dell’Anno
Chi mi conosce sa bene che non mi intendo di LARP.
Tuttavia, negli ultimi anni sto notando come il LARP si sia espanso per toccare non solo le classiche tematiche fantasy, ma anche tematiche più complesse e difficili. Credo che, in generale, il LARP abbia tutte le carte in regola (interesse internazionale e nuove pubblicazioni) per guadagnarsi un premio a parte.
Ovviamente, il premio LARP dell’Anno dovrebbe essere dato da una giuria di esperti del settore. Inoltre, dovrebbe, teoricamente, seguire le stesse regole del premio del Gioco di Ruolo dell’Anno internazionale, presentando quindi titoli sia italiani, sia stranieri, con tutte le difficoltà viste sopra.
Alcuni pensieri conclusivi
In generale, per quanto praticamente chiunque abbia provato a re-immaginare il premio del Gioco di Ruolo dell’Anno, alla fine si torna sempre a sbattere la testa sullo stesso problema: è quasi impossibile creare le “categorie perfette”.
Che sia per le limitazioni dei giudici (non conoscere tutte le lingue dei giochi) o per il cambiamento del mercato (un gioco come Prima Vennero, per esempio, è un LARP o un gdr da tavolo?), ci saranno sempre titoli che non troveranno posto.
È dunque lecito chiedersi cosa sia meglio. Tenere un premio unico che riesce ad aggirare molti problemi tecnici a scapito, probabilmente, del dare un’immagine aggiornata del gdr? Oppure aumentare le categorie per essere più accurati, sacrificando però i giochi che non sono scritti in italiano o in inglese?
Se la decisione fosse facile, probabilmente sarebbe già stata presa.
Per il momento, non ci resta che interrogarci su queste possibilità alternative e continuare ad aspettare i cinque giochi finalisti del 2021. Perché il Gioco di Ruolo dell’Anno non accontenta mai tutti, ma ci dà sempre qualcosa di cui discutere. Ecco perché, sotto sotto, molti/e di noi ne sentirebbero la mancanza, se sparisse.
Perché, signora mia, come faremmo senza il drama?