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Peter Dinklage e i nani di Biancaneve: facciamo chiarezza

Cosa ha detto Peter Dinklage riguardo ai sette nani nel nuovo film di Biancaneve della Disney? Perché ha ragione? Facciamo chiarezza!

L’internet sta tremando per l’indignazione verso l’ultima notizia creata sullo spauracchio del politicamente corretto. Piovono articoli acchiappaclic. Ho persino letto delle vere e proprie “chiamate alle armi”, di gente in gruppi Facebook che chiedeva di andare sotto gli studi della Disney per protestare. (No, non sto scherzando, purtroppo.)
Insomma, monta l’ondata di indignazione, perché “il politicamente corretto ha esagerato” e “stanno rovinando Biancaneve” e “adesso nemmeno i nani vanno bene”. Avrete sicuramente sentito menzionare che Peter Dinklage, l’attore che ha interpretato Tyrion Lannister in Game of Thrones, ha criticato la Disney per l’eventuale scelta di includere i personaggi dei sette nani nel nuovo film di Biancaneve. E che la Disney ha annunciato che si assicurerà di non portare sullo schermo degli stereotipi sulle persone nane.

Ora, in giro ci sono notizie spesso frammentarie, mini-articoli vomitati velocemente nella foga di acchiappare più views possibili e, insomma, un bel po’ di disinformazione in merito all’intera faccenda.
C’è chi dice che Dinklage stesse in realtà attaccando la Disney per la scelta di avere un’attrice ispanica nel ruolo di Biancaneve. C’è chi dice che la fiaba di Biancaneve non può esistere senza in nani. E c’è chi dice che i nani non possono essere offensivi, perché sono parte del folklore nordeuropeo.
Ma quali sono i fatti? Cosa ha detto Dinklage? E c’è davvero una visione stereotipata delle persone affette da nanismo in fiabe come Biancaneve?
Cercheremo di capirlo in questo articolo.

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Peter Dinklage accetta l'Emmy come Outstanding Supporting Actor in a Drama Series per Game of Thrones nel 2018. Foto di Neilson Barnard/FilmMagic
Peter Dinklage accetta l’Emmy come Outstanding Supporting Actor in a Drama Series per Game of Thrones nel 2018. Foto di Neilson Barnard/FilmMagic

Cosa ha detto Peter Dinklage?

Per chi non lo sapesse, Peter Dinklage è un attore americano.
È conosciuto principalmente per aver interpretato Tyrion Lannister in Game of Thrones, ruolo in cui ha vinto diversi premi, tra cui un Golden Globe e un Emmy. Peter Dinklage ha anche interpretato il nano Trumpkin ne Le Cronache di Narnia: Il Principe Caspian, Bolivar Trask in X-Men: Days of Future Past, Eitri in Avengers: Infinity War, e più recentemente Cyrano in Cyrano (2021).
Dinklage è anche una persona affetta da un disturbo genetico di nome acondroplasia, ossia da una delle diverse forme di nanismo esistenti.

Il 24 gennaio, Peter Dinklage ha partecipato in qualità di ospite a un podcast: WTF with Marc Maron, diretto appunto dallo stand-up comedian Marc Maron. Più precisamente, Dinklage è stato ospite della puntata 1299.
In questa puntata, Dinklage e Maron hanno parlato di diverse cose in maniera abbastanza informale a partire dal minuto 11. Dopo aver parlato di ambizione, di Game of Thrones e del rapporto tra politica e commedia, al minuto 55:45 si inizia a parlare di Biancaneve, fino al minuto 59:45. Dinklage dice:

Le parole di Peter Dinklage, in originale

It’s really progressive to cast a… Literally no offense or anything, but I was a little taken aback by the… They were really really proud to cast a Latina actress as Snow White, but you’re still telling the story of Snow White and the Seven Dwarves.
Well, take a step back and look at what are you doing there. It makes no sense to me.
You are progressive in one way, but you are still making that fucking backward story about seven dwarves living in a cave… like what the fuck are you doing, man? Have I done nothing to advance the cause… from my soapbox? I guess I’m not loud enough.

I don’t know its studio, but they were so proud of that! And all love and respect for the actress and to the people who though they were doing the right thing, but I’m just like… you know… what are you doing?
[…]
If you tell the story of Snow White, with the most fucked-up-cool-progressive spin on it, let’s do it. All in. But I just don’t know.
[…]
[The dwarf community] is such a minority. And I’m not affiliated with any group or anything, but it’s such a minority that it causes a real… like… “who the fuck cares?”.

Marc Maron, autore del podcast WTF
Marc Maron, autore del podcast WTF
Le parole di Peter Dinklage, tradotte in italiano

È molto progressista assumere una… Assolutamente nessuna offesa o altro, ma sono stato un po’ colpito dal fatto che… Erano molto molto orgogliosi di aver assunto un’attrice latina come Biancaneve, ma state ancora raccontando la storia di Biancaneve e i Sette Nani.
Ecco, fate un passo indietro e guardate cosa state facendo qui. Non ha senso per me.
Siete progressisti da un lato, ma state ancora raccontando quella cazzo di storia retrograda su sette nani che vivono in una caverna… ma che cazzo state facendo? Non ho fatto niente per portare avanti la causa… nel mio piccolo? Immagino di non fare abbastanza rumore.

Non so che studio sia, ma erano così orgogliosi! E solo amore e rispetto per l’attrice e per le persone che pensavano di star facendo la cosa giusta, ma io sono tipo… sai… che state facendo?
[…]
Se raccontate la storia di Biancaneve, nella sua versione più scazzata-fica-progressista, facciamolo. Del tutto. Ma non lo so.
[…]
[La comunità dei nani] è una tale minoranza. E io non sono affiliato con alcun gruppo o altro, ma è così tanto una minoranza che causa un vero e proprio… tipo… “chi cazzo se ne frega?”.

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Rachel Zegler, interprete di Biancaneve nel nuovo film Disney, qui in West Side Story
Rachel Zegler, interprete di Biancaneve nel nuovo film Disney, qui in West Side Story

Cosa ha risposto la Disney?

Martedì 25 gennaio, la Disney ha risposto a Peter Dinklage come segue:

To avoid reinforcing stereotypes from the original animated film, we are taking a different approach with these seven characters and have been consulting with members of the dwarfism community. We look forward to sharing more as the film heads into production after a lengthy development period.

Per evitare di rinforzare gli stereotipi dal film animato originale, stiamo prendendo un approccio diverso con questi sette personaggi. Ci siamo consultati con membri della community nana. Non vediamo l’ora di mostrarvi dell’altro, non appena il film entrerà in produzione dopo un lungo periodo di sviluppo.

Di quale film su Biancaneve stiamo parlando?

Visto che sono usciti diversi film incentrati sulla storia di Biancaneve in questi anni, è il caso di dire due parole sul film a cui Peter Dinklage si sta riferendo.
Si tratta di un remake live-action di Biancaneve targato Disney. Il film è ancora in uno stadio molto embrionale e praticamente non si sa ancora nulla della trama o della maggior parte del cast. Sappiamo che il regista sarà Marc Webb (500 Days of Summer, Amazing Spider-Man) e che la regina cattiva sarà Gal Gadot (Wonder Woman, Justice League). Inoltre, tempo fa aveva fatto scalpore la scelta dell’attrice protagonista, ossia Rachel Zegler (West Side Story), che è latino-americana.

Peter Dinklage con la moglie Erica Schmidt
Peter Dinklage con la moglie Erica Schmidt

Perché Peter Dinklage ha ragione?

Insomma, Peter Dinklage ha affermato che se la Disney vuole essere progressista, non può limitarsi a esserlo solo verso una singola comunità marginalizzata, ma dovrebbe impegnarsi a esserlo a tutto tondo.
E ha ragione. Il vero progressismo non consiste nel scegliere di volta in volta quale comunità marginalizzata si vuole rappresentare in maniera rispettosa: il rispetto deve comprendere tutti.

Il progressismo performativo della Disney

Purtroppo, però, sappiamo bene che per multinazionali come la Disney il progressismo non è un valore, ma un altro strumento di marketing.
Ecco perché la Disney si vanta spesso di aver inserito elementi progressisti nelle proprie opere, solo per rivelare che così progressisti non lo sono affatto.
Infatti, di solito sono estremamente superficiali. Per esempio, la “donna forte” e che “non ha bisogno del fidanzato”, presentata come elemento super-femminista, quando non è altro che una versione vanilla e di facciata della vera critica femminista agli stereotipi narrativi sui personaggi femminili.
Altrimenti, vediamo elementi progressisti verso una certa comunità marginalizzata, messi però a fianco di elementi stereotipati nei confronti di un’altra comunità marginalizzata, che quindi in questo caso è stata considerata come “meno importante”.

Ed è di quest’ultimo caso che Peter Dinklage sta parlando. La Disney continua a volersi presentare (almeno in Occidente) come progressista, ma spesso il suo è solo un progressismo performativo, fatto solo per evitare critiche o per auto-assegnarsi la medaglietta di “progressisti”.
Certo, meglio avere questo tipo di progressismo di facciata, piuttosto che tornare ai tempi in cui tutte le comunità marginalizzare erano semplicemente invisibili, o presenti nel cinema solo in qualità di stereotipi barbini.

L’importanza di una rappresentazione corretta delle comunità marginalizzate

Allo stesso tempo, è importante spingere per rappresentazioni sempre più accurate e una maggiore consapevolezza del potere delle rappresentazioni nelle storie. Perché non credete, ma il modo in cui un gruppo marginalizzato è rappresentato in una storia con un ampio pubblico come quelle della Disney non è privo di conseguenze.
Già anche solo il fatto che certe persone non fossero mai rappresentate ha un impatto culturale nel modo in cui percepiamo queste persone. Per esempio, se nessun media inserisce dei personaggi transgender, e quando li inserisce si tratta solo di stereotipi negativi, allora va da sé che avremo una società in cui le persone transgender sono sempre viste come qualcosa di alieno e negativo.

Traslate questa cosa con le persone nane. Se tutte le persone nane che vediamo nei media sono queste versioni stereotipate del simpatico aiutante infantilizzato (perché “basso” significa “bambino”!), allora va da sé che avremo una società in cui le persone nane sono infantilizzate e/o trattate sempre come qualcosa di strano o alieno.
In tal senso, capirete che il personaggio di Tyrion Lannister è stato davvero rivoluzionario. Tyrion è un uomo nano non magico (ossia è una persona con nanismo, non una creatura magica), che è influenzato dalla propria condizione genetica, ma non si riduce solo al proprio nanismo: è una persona a tutto tondo, con passioni e interessi, idee e piani politici, e pure una vita sessuale attiva e non stereotipata.

Come disse anche Peter Dinklage stesso diversi anni fa, Tyrion è un tipo di personaggio nano non stereotipato, che non ha nemmeno il look stereotipato da nano (ossia la barba lunga, che tanto lo aveva tormentato come Trumpkin).
Dinklage stesso si è rifiutato per gran parte della sua carriera di interpretare quei ruoli in cui più si cercavano attorni nani, come gli elfi di Babbo Natale o i Leprecauni.

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Peter Dinklage in diversi ruoli: Trask in X-Men: Days of Future Past, Tyrion Lannister in Game of Thrones, Trumpkin ne Il principe Caspian
Peter Dinklage in diversi ruoli: Trask in X-Men: Days of Future Past, Tyrion Lannister in Game of Thrones, Trumpkin ne Il principe Caspian

La rappresentazione dei nani fantastici: quando e perché è problematica?

Inserire personaggi nani nelle opere viene fatto generalmente in due modi: o si tratta di umani con nanismo, o si tratta di esseri magici appartenenti a un’altra specie. Il primo caso è quello di Tyrion Lannister, il secondo quello dei Nani di J. R. R. Tolkien, C. S. Lewis, Terry Brooks e moltissimi altri autori e autrici fantasy, così come di molti giochi di ruolo fantasy (D&D, Pathfinder, Warhammer, Dragon Age, Dungeon World, ecc).
Quando si parla di stereotipi e di discriminazione relativi alla rappresentazione delle persone nane nelle opere, si parla di due aspetti: gli stereotipi presenti nella narrazione della storia, e la scelta degli attori che interpretano i personaggi nani.

Stereotipi sui nani nelle fiabe

Su questa faccenda bisognerebbe fare uno o più articoli a parte, perché è una questione lunga, complessa e sostanzialmente impossibile da esporre come si deve qui. Perdonate, quindi, se questa sezione sarà un po’ spiccia.

Il fatto che le fiabe del folklore europeo si portino dietro elementi della cultura dell’epoca in cui sono state scritte (o cristallizzate, che dir si voglia) è cosa ben nota. Come spiegava anche Dodger, per esempio, Hansel e Gretel e Pollicino fanno probabilmente riferimento all’abbandono dei figli da parte delle famiglie povere durante le carestie. Altre ancora fanno riferimento ad archetipi narrativi più o meno universali, come il conflitto con una figura genitoriale percepita come altra o opprimente, come nel caso appunto di Biancaneve.
Insomma, questo per dire che le fiabe non sono storie nate dal puro estro fantasioso. Al contrario, nascono dalla realtà del loro tempo, e con essa si portano dietro determinate aspettative sociali e credenze.

In tal senso, le fiabe si portano dietro anche tutta una serie di stereotipi, specialmente nei confronti di realtà o categorie di persone marginalizzate. Una di queste è senza dubbio quella delle persone nane.
In tal senso, come racconta bene Nanabianca, blogger e storica dell’arte nana, nel Medioevo e nel Rinascimento nostrani le persone nane erano generalmente viste come persone che hanno subito una punizione divina, e poi come scherzi di natura a metà tra l’uomo e l’animale. Sono esseri alieni, altro dagli umani, insomma.
La fiaba di Biancaneve, con la protagonista che scappa nel bosco e incontra i sette nani, riprende in tal senso l’idea che le persone nane siano esseri non del tutto umani, che vivono nel bosco come gli animali, ma in una casa come gli umani.

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I sette nani con le facce importate in CGI in Biancaneve e il cacciatore
I sette nani con le facce importate in CGI in Biancaneve e il cacciatore
Discriminazione lavorativa: chi interpreta i nani al cinema?

Quando un’opera in cui ci sono dei Nani o delle persone nane viene trasposta al cinema, oltre ai possibili stereotipi narrativi entrano in gioco anche altri problemi: chi interpreta questi personaggi?

Quando i nani non sono interpretati da attori nani

In diverse opere, come ne Il signore degli anelli e Lo Hobbit diretti da Peter Jackson, i Nani fantastici sono sempre interpretati da attori senza nanismo, spesso con l’ausilio di appositi effetti speciali e costumi che ne alterino le proporzioni. Stessa cosa era successa anche in un’altra trasposizione di Biancaneve, ossia Biancaneve e il cacciatore (2012), in cui degli attorni non nani avevano interpretato i sette Nani. In quel caso, le facce degli attori erano state inserite digitalmente su dei corpi da nano.

La scelta di Biancaneve e il cacciatore non fece piacere e ci furono forti proteste da parte della comunità nana. All’epoca, infatti, la cosa fu paragonata alla blackface e il gruppo Little People of America chiese a gran voce che fossero scelti dei nani per dei ruolo evidentemente scritti per delle persone basse. Il gruppo teatrale di soli nani Beacher’s Madhouse minacciò anche di fare una marcia di protesta (la 100-midget march) davanti agli uffici della Universal.

Quando i nani sono interpretati da nani

In altre opere, invece, i ruoli di persone piccole fantastiche sono stati dati a degli attori nani. È stato questo, per esempio, il caso di Willow con Warwick Davis in Willow, o dei sette nani in Biancaneve (2012), o dei nani in The Witcher, o di Trumpkin con Peter Dinklage stesso ne Il principe Caspian.
In tal senso, sebbene sia triste vedere attori e attrici nani/e sempre relegati/e al ruolo dell'”essere basso fantastico e non umano”, si tratta comunque di ruoli che danno impiego a questi/e attori/trici e offrono quantomeno un minimo di rappresentazione.

Sarebbe però fondamentale che attori e attrici nani/e potessero fare carriera nel cinema sulla base della loro abilità, potendo ricoprire quindi anche ruoli che non hanno fin da subito l’etichetta “tizio/a basso/a”. Vorrei vedere Jeremy Crawford (Yarpen Zigrin in The Witcher) in un film d’azione in cui possa sfoggiare le sue doti da stuntman. Vorrei vedere Warwick Davis recitare in un film senza protesi facciali.
Ecco perché Peter Dinklage è un esempio così raro: perché ricopre ruoli che non sono solo di nani fantastici (Trumpkin) o di personaggi nani (Tyrion Lannister), ma anche personaggi che non hanno l’etichetta “nano” sopra (Cyrano de Bergerac).

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Peter Dinklage in Cyrano
Peter Dinklage in Cyrano

Nanosplaining e “fregacazzi dei nani”: quando la gente non nana esagera

Tra le reazioni negative alle affermazioni di Peter Dinklage, se ne trovano due tipologie preponderanti.
La prima è quello che potremmo chiamare nanosplaining: la gente (non nana) che vuole andare a spiegare a Peter Dinklage (nano) cosa sia e cosa non sia offensivo per le persone nane. Siamo in una situazione paradossale, in cui gente che non è nei panni di una persona nana vuole spiegare a quest’ultima come si dovrebbe sentire in merito alla rappresentazione delle persone nane nei media.

Si tratta di un comportamento tremendo, estremamente accondiscendente nei confronti delle persone nane. Ma che ne sappiamo noialtri/e, che non siamo nani, di cosa sia o non sia offensivo per le persone nane? Non dovremmo ascoltare ciò che dicono loro?
Vale la pena dirlo chiaramente: non siamo noi non-nani a poter decidere cosa sia offensivo per le persone nane. Dovremmo invece fare un’altra cosa, molto difficile purtroppo: stare zitti/e e ascoltare le persone nane quando parlano. E pure quando esprimono il loro disagio. E persino quando esprimono il loro disagio verso opere che a noi piacciono. Non abbiamo alcun diritto a dire loro che non devono sentirsi a disagio o trovare umilianti certe rappresentazioni.

La seconda reazione è letteralmente quella di cui parlava Peter Dinklage: “chi cazzo se ne frega?”.
Quando vediamo gente che sbraita perché “questo politicamente corretto ha rotto” o perché “adesso basta, stanno esagerando col buonismo”, ecco, stanno letteralmente dicendo “fregacazzi delle persone nane”. Perché l’importante è che la loro fiabetta della Disney rimanga tale e quale e, di nuovo, “fregacazzi della dignità delle persone che non siamo noi”.
E, purtroppo, ciò che dice Dinklage è molto vero: le persone nane sono una comunità così marginalizzata e invisibile che sono davvero trattate come l’ultima ruota del carro del progressismo. I commenti alle sue parole lo dimostrano.

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Biancaneve e i Sette Nani illustrato da Franz Jüttner in un'edizione del 1905
Biancaneve e i Sette Nani illustrato da Franz Jüttner in un’edizione del 1905

E se i sette nani non ci fossero in Biancaneve?

Ieri girava un articolo de La Scimmia Pensa che aveva come titolo Biancaneve, Disney: “Eviteremo gli stereotipi, non ci saranno nani ma creature magiche. Già poche ore dopo la pubblicazione il titolo era stato modificato nell’attuale Biancaneve, Disney risponde alle critiche: “Eviteremo gli stereotipi”.
Non so dire dove l’autore dell’articolo, Matteo Furina, avesse preso l’idea delle creature magiche (mai menzionate dalla Disney), ma l’importante è che poi si sia corretto. Tuttavia, in alcuni gruppi Facebook la notizia è girata con il titolo originale, suscitando le ire degli utenti: come osa la Disney sostituire i sette nani?
EDIT: La notizia delle creature magiche è stata data da The Wrap in questo articolo. Infatti, secondo loro fonti interne che avrebbero visto lo script del film di Biancaneve, ci dovrebbero essere delle creature magiche, non i sette nani. Voce che non è stata confermata dalla Disney e della cui veridicità non abbiamo prove.

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Ebbene, a parte il fatto che non sappiamo se la Disney voglia o meno sostituire i sette nani, in realtà esistono storie simili a quella di Biancaneve in cui c’è la protagonista perseguitata dalla matrigna gelosa, ma senza i sette nani.
Per esempio, nella fiaba siciliana Maria, la matrigna e i sette briganti, la protagonista vive con, appunto, sette briganti. Ne La crudel matrigna di Angelo de Gubernatis, invece, la protagonista si rifugia da un’anziana donna per sfuggire alla matrigna. Invece, nella raccolta Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani di Giuseppe Pitrè c’è una versione in cui la protagonista scappa dalla matrigna per rifugiarsi dalle fate. In una versione fiamminga della storia, la protagonista deve sfuggire alla madre biologica, trovando rifugio tra diciassette ladri.

Insomma, se questo nuovo live action su Biancaneve decidesse di non inserire i sette nani, sicuramente potrebbe trovare diverse altre fonti di ispirazione da cui prendere spunto. Perché fiabe come Biancaneve non sono storie scritte nella pietra, anzi! Esistono in molteplici versioni e fanno parte di molti folklori.
Ecco perché no, cambiare la storia non è un problema: è stato fatto mille volte in passato. E no, non esiste solo la versione della Disney. Cerchiamo di mettercelo in testa.

Un titolo fuorviante (ma poi corretto) a cui però sono seguite eccessive chiamate alle armi
Un titolo fuorviante (ma poi corretto) a cui però sono seguite eccessive chiamate alle armi

TL;DR: Peter Dinklage ha ragione e noialtri dovremmo stare zitti e ascoltarlo

Peter Dinklage ha detto una grande verità: per multinazionali come la Disney il progressismo è un prodotto commerciale. Per questo motivo, a loro va bene perseguirlo solo se possono lucrarci sopra. Ecco perché sono disposti a essere progressisti verso certe comunità marginalizzate (in questo caso quella latino-americana), ignorandone invece le altre (come la comunità delle persone nane).
Questo però non è un comportamento accettabile. Ed è triste vedere che, per ancora moltissimi individui, le persone nane sono una comunità così invisibile che si ignora completamente la loro dignità.

La Disney ha risposto all’attore assicurando che si sono mossi per evitare visioni stereotipate dei sette nani nel nuovo live action su Biancaneve. Nessuno ha mai parlato di cancellare i sette nani. Ma, anche se fosse, ciò non sarebbe un grosso problema, poiché quella fiaba esiste in decine di versioni diverse, molte delle quali senza i sette nani.
Ad ogni modo, chi non è nano non dovrebbe permettersi di andare a dire a una persona nana cosa sia e cosa non sia offensivo nei suoi confronti. Al contrario, dovrebbe tacere e ascoltare. Perché se non lo fa, conferma solo le parole di Dinklage stesso: non ve ne frega nulla delle persone nane.

7 Commento

  • Giuseppe Costa
    Posted 29 Gennaio 2022 at 21:00

    Propongo una idea migliore: evitiamo proprio di girare il film, tanto sarà una vaccata come Cinderella o Mulan.
    Oh, e mi rattristano i terribili problemi della comunità nanesca, sono certo che fanno impallidire quelli dei cassaintegrati o di chi aspetta 10 anni per avere una casa popolare.

    • Post Author
      Gloria Comandini
      Posted 31 Gennaio 2022 at 13:29

      Mi piace il benaltrismo della seconda parte del commento! :D
      Come se le persone nane non potessero essere cassaintegrate o in attesa di case popolari. O solo la gente “””normale””” ha di questi problemi?

      • Giuseppe Costa
        Posted 3 Febbraio 2022 at 20:48

        Beh sì, solitamente sono problemi che affliggono di più la gente comune, o normale che dir si voglia. Sai, quelli che nemmeno in un anno di lavoro guadagnano quello che si intasca Dinklage dopo 5 minuti di scenette softcore.

        • Post Author
          Gloria Comandini
          Posted 4 Febbraio 2022 at 16:10

          Come se Dinklage avesse sempre nuotato nell’oro, o come se tutte le persone nane guadagnassero come Dinklage.
          Questa conversazione non ha senso e il fatto che tu trovi appropriato usare il termine “normale” è agghiacciante. Vai a “discutere” da un’altra parte, questo sito decisamente non fa per te.

          • Giuseppe Costa
            Posted 7 Febbraio 2022 at 12:10

            Gloria, te lo spiegherò in termini semplici: fare anche solo la comparsa in un film o in una serie tv è un ruolo da privilegiati. Da bianchi privilegiati in questo caso.
            Se io fossi obbligato a fare un lavoro così umiliante e degradante come dipingi nell’articolo, semplicemente me ne cercherei un altro. I nani si possono sostituire benissimo con attori di altezza standard ed effetti speciali, ma ho come l’impressione che la polemica poi si sposterebbe sul fatto non siamo abbastanza “inclusivi”. Morale della favola: qualcuno ha bisogno sempre di dare aria alla bocca, e probabilmente per scopi meno nobili di quelli che credi.

            E sì, mi piace il termine “normale”. D’altronde oggi ogni categoria ha la libertà di autodefinirsi come preferisce, senza che altri si mettano a fare i gatekeeper come te.

          • Post Author
            Gloria Comandini
            Posted 7 Febbraio 2022 at 21:23

            LOL, ma falla finita di portare queste finte polemiche basate sul nulla. Alla fine è evidente che sei solo l’ennesimo troll che vuole solo fare casino. Buona giornata.

          • Post Author
            Gloria Comandini
            Posted 13 Febbraio 2022 at 12:41

            Aggiungo che il commento successivo dell’esimio Giuseppe Costa non è stato pubblicato perché contiene contenuti che incitano ad abortire i feti non ritenuti “normali”. Ricordo che su questo sito l’eugenetica non è tollerata.

I commenti sono chiusi.

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