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Game of Thrones: quando l’hype fa male

Game of Thrones ci spinge spesso e volentieri a parlare e confrontarci. Ebbene signori, se avete aperto questo articolo non posso che avvertirvi; ci saranno enormi spoiler, ci saranno spoiler così grossi che faranno quasi male. Pertanto se siete indietro con la serie televisiva e non siete ancora arrivati alla terza puntata dell’ottava stagione chiudete tutto. Tratteremo anche della promo della quarta, quindi occhio.

Cominciamo.

Che il flame/rant cominci, e che venga versato sangue!
Che il flame/rant cominci, e che venga versato sangue!

Sappiamo che la serie di Games of Thrones è un miracolo per il piccolo schermo e per tutto ciò che ruota intorno alle serie televisive; è una delle serie più conosciute al mondo, muove un sacco di persone e quasi tutti ne parlano. Il mondo normale si è avvicinato alle serie probabilmente attraverso il Trono di Spade, e questo è un dato di fatto. Se non per le serie, si è avvicinato al genere Fantasy. Raramente si incontra qualcuno che non abbia sentito parlare del Trono di Spade. Ed è un bene che sia così, visto che poteva andarci decisamente peggio e potevamo avere fan di Shannara Chronicles anziché fan di GoT. Quello sarebbe stato un suicidio vero e proprio, diciamocelo.

Tra i seguaci del mondo fantastico GoT è praticamente una leggenda vivente; pochi sono quelli che la seguivano quando ancora non era nata (quando i libri di Martin non se li filava nessuno). Pochi, piccoli eroi che dai loro piedistalli gridano che “è molto meglio nei libri”, con aria sbruffoncella ed anche un po’ saccente. Alcune voci hanno cominciato a partire già dalla quarta stagione, ma erano troppo poche e troppo flebili perché si sentissero in mezzo al marasma orgiastico dei fan.

Le coppie amate dalla fanbase di Games of Thrones
Le coppie amate dalla fanbase di Games of Thrones

Ma le “vocine” non si sono fermate. Hanno continuato ad aumentare di volume ed ora sono arrivate all’ottava stagione, diventate oramai un coro da stadio che grida una cosa sola. Games of Thrones non è più Games of Thrones.

E devo dare ragione a queste voci. Esattamente come una spia della macchina innocua, ho ignorato quel rumore finché ho potuto. Ora ho l’acufene. Ma avevano ragione, signori. Games of Thrones è indubbiamente cambiato in peggio, e a farne le spese è una storia iniziata bene, proseguita stabilmente ed ora in caduta libera. Se pensate che la serie si risolleverà nelle prossime tre puntate siete liberi di crederci. Per me GoT è un Lost che ha anche smesso di crederci.

Inizio: il massacro Dorniano

I primi scricchiolii si erano già cominciati a sentire con la morte di Catelyn Tully alle nozze rosse ed alla sua non reincarnazione. Michelle Fairley non avrebbe più fatto ritorno e consegnava il suo ruolo a Beric Dondarrion, contemporaneamente all’entrata in campo di Dorne. Una regione ed una casa tanto enigmatici quanto interessanti, lanciata sulle solide spalle di Oberyn Martell e la meno popolare Ellaria Sand. Oberyn come ben sappiamo ci lascia ma dà ai Martell una scusa per entrare in guerra.

Ma a Dorne nulla va come sarebbe dovuto andare. I personaggi di Doran, Tristan e Areo Hotah vengono spazzati via dalla pigrizia di regia e di pensiero degli sceneggiatori, che demoliscono uno dei teatri di Games of Thrones più interessanti (senza parlare dell’assenza di Arianne). Ellaria Sand, un personaggio davvero deboluccio, circondata dalle dimenticabili serpi diviene la testa di Dorne.

Una rara rappresentazione degli sceneggiatori mentre uccidono la trama di Dorne, 2014, colori.
Una rara rappresentazione degli sceneggiatori mentre uccidono la trama di Dorne, 2014, colori.

Quello è stato l’inizio. Poi tutto è andato orrendamente verso il basso. Non parlo di una stagione in particolare, bensì della scrittura e di come tutto si sia andato sempre più ad appiattire dopo la dipartita di Martin.

Attenzione; non sto facendone una colpa agli sceneggiatori. Non so cosa riuscirei a fare io messo nelle loro condizioni, a dover portare avanti una trama con moltissimi personaggi differenti, una quantità enorme di meta-plot da sviluppare e un pubblico così vasto da accontentare. Martin ha semplicemente spiegato loro come sarebbe dovuta finire e loro si sono arrangiati; il problema è che nel farlo hanno ammazzato metà della scrittura di Games of Thrones.

Tutte le case minori fuori dai giochi

Vorrei parlare nello specifico di cosa è stato fatto a tre casate in particolare: i Tully, gli Arryn e i Tarly.

I Tully rivedono la luce grazie all’arrivo di Jaime a Delta delle Acque, sotto assedio da parte dei Frey. Brynden Tully detiene le redini della casata e resiste ad un assedio Frey, tutti ricordiamo il discorso sul ponte levatoio e ci si aspetta che il Pesce Nero regga un assedio tranquillamente. Il meno famoso Edmure Tully viene semplicemente sguinzagliato là dentro e, dopo aver dato di matto, si piega (in tutti i sensi) e lascia suo zio in mano ai Lannister. Morte fuori schermo per Brynden, triste dipartita di una casa (che non si vedrà più) e di un gran personaggio. Questa la chiamo pigrizia.

Tu sei Robin, giusto? È casa tua? Sono il signor Petyr, risolvo problemi.
Tu sei Robin, giusto? È casa tua? Sono il signor Petyr, risolvo problemi.

Veniamo quindi ad Arryn che, con suoi vari Lord ed il piccolo Robin, può regalare emozioni. Potrei parlare di come tutto abbia cominciato ad apparire strano con Petyr che, dopo essersi beccato una sfregiata in gioventù per Catelyn, comincia a sbavare sulla figlia. Potrei continuare chiedendomi dove sia finito Robin, dopo aver regalato metà del suo esercito a Sansa (con tanto di generali annessi). Ma mi fermerò parlano di lui, l’infame per antonomasia, quello subdolo.

Petyr Ditocorto, un personaggio con mille intrighi, più svelto di una volpe, più acuto di uno spillo, venir sgozzato così. A caso. Tribunale allestito in quattro e quattro otto, esecuzione sommaria senza alcun “combattimento in singolar tenzone”, e gli incidenti diplomatici ad Arryn di cui non si vede nemmeno l’ombra. Il giovane Robin accetta che il suo padrino venga fatto fuori così? La lealtà degli Arryn dove la mettiamo? Tutto gettato alle ortiche, per mostrarci una Sansa cattivella e furbettina che non si fa fregare dal baffetto. Un rapido, pigro e triste modo per tagliare fuori un personaggio troppo difficile da gestire e scrivere.

E che dire dei Turly, se non eterni idioti. Randyll Tarly (che combattè contro Robert durante la Rivolta e lo sconfisse) decide di schierarsi dalla parte della moglie di Robert (quando combatté per i Targaryen, ricordiamocelo) e tradire Altogiardino. Avrei accettato questa strana forma di lealtà se fosse durato più di due puntate; Randyll viene difatti utilizzato come comparsa prima di essere cotto a puntino da Daenerys, figlio compreso. Il senso di chiamare i Tarly a rapporto, anche qui, non ce lo vedo. Hanno semplicemente tirato via i Tyrell dalla scena (che avevano poco da raccontare, d’accordo) e hanno usato il mezzuccio del tradimento. Pigro.

Game of Thrones
Forse è il caso di dire che “ti sollevo dall’incarico”, o che si è “venuta a creare una divergenza di intenti”, o che “è nato un conflitto di interessi”, o che “sei in sovrannumero”.

La 8×03 che demolisce metà della trama

Potrei a lungo parlare anche della terza puntata (che abbiamo recensito qui) ma Cercatore S mi ha tolto le parole di bocca. Vorrei concentrarmi però su due elementi in particolare che rendono la puntata una vera bolgia narrativa.

In primis, Il Re della Notte. Di lui si sa poco, gli Estranei appaiono nella prima puntata di Games of Thrones, il Re della Notte abbatte un drago come ridere, è ignifugo, è un cattivo cazzuto. Un nemico che è stato costruito in intere stagioni, puntata dopo puntata. Ad ogni stagione aumentava il mistero intorno a questa figura; tutti si chiedevano “chi sarà? È Bran del futuro?“.

E viene eliminato così, a caso. Da no-one, nessuno, cioè Arya, validando la frase “nessuno può uccidere il Re della Notte“. Non una parola, non un gesto verso Bran (che segue da circa due stagioni, ricordiamocelo), non un cenno da parte dei suoi numerosi seguaci. Perché i non morti, si sa, percepiscono il rumore del sangue che cade sul pavimento di una biblioteca ma non quello di una ragazza in armatura che si lancia a 5 metri di distanza.

Hanno letteralmente tranciato via il main villain di un’intera stagione in una puntata, signori. E, emozionante quanto volete, io questo lo chiamo spreco. Non è stato nemmeno un colpo di scena (Melisandre ce lo fa intuire), non è stato epico, è stato un escamotage per salvare tutti gli altri personaggi.

Game of Thrones
Rarissima rappresentazione del Re della Notte al cospetto di Bran

Secondo elemento: la profezia. Quando guardiamo Jon Snow vediamo chiaramente Azor Ahai, eppure l’uccisione da parte del Re della Notte lascia questa profezia in sospeso. Nonostante ciò, la deriva folle di Daenerys è ormai prossima, si sente nell’aria quell’odore di “ti amo ma sei troppo folle, devo ucciderti per il bene dei sette regni” e sappiamo andrà così.

Cosa sta succedendo, quindi, alla trama? Si è voluto fare del fan-service lasciando ad Arya la big kill, mandando a ramengo una delle scommesse più acclamate dai fan? Arya riuscirà ad uccidere ANCHE Cersei, dopo il Re della Notte? Perché tutto suona così sospetto?

La Promo del 4° Episodio

Il Terzo episodio ha visto innumerevoli personaggi cadere (nemmeno tanti, in realtà, se si considera il pericolo scampato). Due “personaggi” sono però rimasti un incognita.

Il primo è Spettro; il meta-lupo di Jon. Si, sembra che il suo nome sia anche la sua qualità preponderante, visto che non si vede per circa due stagioni. Durante la battaglia l’abbiamo visto correre al fianco di Jorah assieme ai Dothraki, ma non è tornato. In molti si sono chiesti se fosse perito come la totalità della cavalleria o fosse sopravvissuto. Anche qui, gran buco di sceneggiatura, visto che ci viene mostrato nella promo del quarto episodio vivo e vegeto. Bravo doggo, sopravvivi agli sceneggiatori pigri.

Game of Thrones

Altro “personaggio” è Rhaegal; il drago di Jon Snow plana delicatamente tutto ferito e ammaccato; in molti si sono chiesti se fosse sopravvissuto alla battaglia con il fratello redivivo (anche perché si è visto e capito ben poco). Ebbene, il drago ce l’ha fatta, ma ha pensato di non tornare sul campo di battaglia, era molto stanco. Chissà che fine farà.

Il reale problema con GoT è l’hype

Riassumendo quindi, molti sono stati gli errori, molti gli strafalcioni. Lungi da me dare la colpa agli sceneggiatori (anche se è colpa loro); Martin ha “tranciato loro una gamba a testa“, citando un lettore, e son d’accordo che la corsa di Games of Thrones sia complessa, difficile e che con un pubblico così vasto sia difficile accontentare tutti.

Quello che ci ha fregato, signori, è stato l’Hype. L’Hype generalizzato per questa puntata. Doveva essere “la puntata delle puntate” e ci siamo trovati davanti a pixel neri, combattimenti con il nulla, deus ex machina viventi, orde di non-morti che sconti black friday levati e errori pacchiani.

Game of Thrones

Perché, diciamocelo, Games of Thrones sa ancora intrattenere (e lo sa fare davvero bene), il problema reale è che si chiama Games of Thrones. Ci si aspetta sempre qualcosa di più, puntata dopo puntata. E, penso, si è arrivati al punto che qualsiasi cosa succeda non sarà abbastanza. Nulla sarà al pari delle Nozze Rosse, o della Battaglia dei Bastardi, o di Hardhome. Accontentiamoci.

E, soprattutto, finita la serie leggiamoci i libri.

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