Parliamo brevemente de Lo Sceriffo, il primo episodio della seconda stagione di The Mandalorian, la serie televisiva su Star Wars in onda su Disney +.
Arrivati ad oggi, avrete sicuramente letto già diverse recensioni del primo episodio della seconda stagione di The Mandalorian, ossia Lo Sceriffo.
Ebbene, in questo articolo non avrò la pretesa di spiegarvi per filo e per segno tutti gli oscuri riferimenti di lore presenti ne Lo Sceriffo. Invece, mi farebbe piacere condividere con voi le mie impressioni e alcune mie riflessioni. Come sempre, ricordate che queste sono le mie considerazioni personali: se a voi Lo Sceriffo non è piaciuto o se è piaciuto per motivi diversi, non c’è nulla di male.
Ne approfitto anche per ricordarvi che l’anno scorso abbiamo scritto una serie di approfondimenti di lore su tutta la prima stagione di The Mandalorian! Potete recuperare questi articoli nei link seguenti: 1×01, 1×02, 1×03, 1×04, 1×05, 1×06, 1×07 e 1×08. Qui invece potrete trovare la recensione della prima stagione.
ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER!
Breve sinossi de Lo Sceriffo
La seconda stagione di The Mandalorian si apre con Din Djarin e il Bambino (Mando e Baby Yoda, per gli amici) in cerca di altri gruppi di Mandaloriani che li possano aiutare a trovare altre persone sensibili alla Forza, così che Baby Yoda possa essere allevato, se non da membri della sua stessa specie, almeno da persone con i suoi stessi poteri.
Dopo una rissa in una bisca clandestina dedita alle lotte all’ultimo sangue tra Gamorreani, Mando riesce a strappare la posizione di un altro Mandaloriano al criminale Gore Keresh. Seguendo la pista di Keresh, Mando e Yodino si recano a Tatooine, che fra i suoi deserti riesce a nascondere draghi, criminali, predoni, contrabbandieri, signori della malavita, Maestri Jedi, il figlio dell’uomo più pericoloso della Galassia, e da oggi anche un misterioso Mandaloriano senza nome. Che ovviamente intuiamo essere Boba Fett.
Cosa succede a Tatooine
Così, Mando e Baby Yoda arrivano nel remoto villaggio di Mos Pelgo, dove incontrano un uomo in armatura mandaloriana (e sì, ovviamente è l’armatura di Boba!), ossia lo sceriffo del villaggio. Tuttavia, lo sceriffo si rivela subito non essere un vero Mandaloriano, bensì un umano di nome Cobb Vanth, che ha acquistato dai Jawa l’armatura per proteggere Mos Pelgo dal Collettivo Minerario. Poiché però per i Mandaloriani le loro armature sono sacre, il nostro Mando è comprensibilmente poco contento di vedere un’armatura simile indossata da un non Mandaloriano come Cobb Vanth. Tuttavia, non c’è tempo per litigare: un enorme drago Krayt minaccia Mos Pelgo. Così, Cobb Vanth riesce a strappare un accordo a Mando: la propria corazza in cambio dell’aiuto del cacciatore di taglie per uccidere il drago.
Mando, Cobb e Yodino, quindi, durante la cerca del drago Krayt si imbattono nei Sabbipodi, scoprendo che anche questi ultimi vogliono uccidere il drago, poiché ha cambiato le proprie abitudini alimentari e ora caccia anche loro. Così, Mando riesce a convincere i Sabbipodi ad aiutarli, a patto che Cobb convinca gli abitanti di Mos Pelgo a unire le forze con i Sabbipodi per tendere una trappola al drago. La tensione tra i due popoli è ovviamente molto elevata, ma alla fine l’alleanza riesce a uccidere il drago Krayt grazie alla collaborazione e, soprattutto, grazie alla prontezza di Mando.
Elementi positivi de Lo Sceriffo
Prima di partire, chiariamo un elemento fondamentale. Personalmente, apprezzo molto The Mandalorian perché si prende il tempo di indugiare sulle piccole questioni della vita degli abitanti della Galassia lontana lontana.
Infatti, pur comprendendo e rispettando le critiche che lamentano che la trama della serie tenda a ristagnare e ad andare avanti troppo lentamente, a me piace questo ritmo rilassato. The Mandalorian, per me, è un po’ come un documentario sulla Galassia lontana lontana, in cui posso godermi l’esplorazione della vita quotidiana dei suoi abitanti e dei loro problemi.
Quindi, per me non è un problema se ne Lo Sceriffo non abbiamo visto Mando trovare subito Boba Fett. Dopo tutto, mi sono potuta godere tante piccole cose dell’universo di Star Wars. E, in questo momento della mia vita, mi va bene così. Vediamo un po’ quali sono, quindi, i punti di forza e gli anelli deboli de Lo Sceriffo.
L’attenzione ai dettagli dell’ambientazione
Personalmente, ho apprezzato molto la cura con cui ogni scenario de Lo Sceriffo è stato allestito e il modo in cui sono stati gestiti i riferimenti al resto del franchise.
Innanzitutto, ho apprezzato moltissimo i graffiti che compaiono nelle primissime scene dell’episodio, in cui saltano all’occhio i caschi degli Stormtrooper (generalmente deturpati da delle X), un droide simile a C-3PO e alcuni simboli della Ribellione. Si tratta, infatti, di esempi di reazione delle persone comuni ai grandi cambiamenti avvenuti nella Galassia negli anni precedenti, e che noi abbiamo sempre visto dalla prospettiva dei protagonisti.
Inoltre, ho apprezzato molto il modo in cui, nelle scene ambientate nella bisca clandestina, siano stati ripresi alieni provenienti da gran parte degli altri film del franchise, dagli Zabrak dei Prequel ai Gamorreani della trilogia originale, fino ad altri alieni senza nome comparsi in Solo e Rogue One ai Kyuzo visti ne Gli ultimi Jedi. Questo range di comparse, infatti, non solo contribuisce a dare un grande senso di continuità a The Mandalorian rispetto agli altri prodotti del franchise, ma aiuta a capire quanto vasta e varia sia effettivamente la galassia di Star Wars, di cui noi abbiamo visto (ufficialmente) solo una piccolissima parte.
Non posso poi non menzionare il drago Krayt, il cui design lo fa assomigliare ad una bellissima e serpentesca Bulette: un vero e proprio serpente con la testa di squalo. Rinfrescato da questo aspetto originale, il drago Krayt è, oltre a un elemento centrale nella trama de Lo Sceriffo, anche un bellissimo riferimento a tutte le opere dell’universo espanso di Star Wars in cui questa bestia ha avuto rilevanza. Personalmente, non posso che ripensare al drago Krayt presente in Knights of the Old Republic, che deve essere ucciso dal protagonista del videogame in una trama piuttosto simile a quella de Lo Sceriffo, al fine di guadagnare, tra le altre cose, anche una perla di drago Krayt.
L’approccio ai Sabbipodi
Infine, ho apprezzato molto anche il modo in cui si è scelto di rappresentare i Sabbipodi. Laddove in Una nuova speranza e L’attacco dei cloni questi predoni del deserto sono rappresentati come selvaggi sanguinari praticamente monodimensionali, ne Lo Sceriffo sono tratteggiati come una popolazione più complessa e non intrinsecamente predisposta all’omicidio. In tal senso, certamente aiuta che The Mandalorian abbia come punto di vista quello di Mando, che può permettersi di essere civile con i Sabbipodi perché non ne subisce le scorrerie, a differenza degli abitanti di Mos Pelgo, di Anakin e di Luke Skywalker.
Inoltre, possiamo riflettere sul fatto che, alla fine, i Mandaloriani e i Sabbipodi hanno molto in comune, soprattutto per come si è evoluta la cultura mandaloriana ai tempi di Din Djarin. Infatti, entrambi sono (o sono stati) visti come predoni e razziatori dalle altre popolazioni loro vicine, entrambi hanno un vestiario distintivo che non si tolgono mai, ed entrambi hanno una propria cultura che custodiscono gelosamente.
Detto questo, è molto interessante vedere gli aspetti più “umani” dei Sabbipodi rappresentati su schermo. Ovviamente, Lo Sceriffo non è la sola storia in cui i Sabbipodi sono approfonditi. Infatti, nel vecchio universo espanso, la cultura dei Sabbipodi è stata approfondita nei fumetti che avevano come protagonista il Jedi A’Sharad Hett, che ha vissuto tra i Sabbipodi dopo l’Ordine 66, prima di cedere al Lato Oscuro e diventare il Signore dei Sith Darth Krayt.
Elementi negativi de Lo Sceriffo
Se devo essere onesta, durante la visione de Lo Sceriffo non ho trovato elementi che mi facessero storcere il naso. Mi sono divertita enormemente.
Andando a ripensare all’episodio, tuttavia, trovo che sia stato un po’ manchevole nei confronti del Bambino. Infatti, ne Lo Sceriffo Baby Yoda non ha alcuna rilevanza per la trama, se non come implicito motore di trama (stiamo facendo tutto questo per aiutarlo). Durante il conflitto col drago, infatti, Baby Yoda ha un solo compito: essere inquadrato in alcune scene così da esaltarne la pucciosità. Ovviamente Baby Yoda ha estremamente successo nel risultare puccioso, chiariamoci! Tuttavia, spero che nei prossimi episodi il nostro piccolo infante verde possa avere una parte più rilevante.
Conclusioni
Il primo episodio della seconda stagione di The Mandalorian è, a mio avviso, un ottimo biglietto da visita.
Sebbene, infatti, non contribuisca in maniera evidente a mandare avanti la trama, risulta comunque ben strutturato, con una trama semplice, ma interessante, e una grande capacità di coniugare materiale diverso da tutte le fonti di Star Wars, canoniche o meno che siano. Viene mantenuto il focus sulle vite delle persone ai margini della società di Star Wars, cosa che permette a The Mandalorian di avere un punto di vista fresco, persino su luoghi e questioni che già conosciamo.
Personalmente, l’ho apprezzato molto e mi ha convinta a dedicargli il tempo di una piccola recensione. Speriamo che i prossimi episodi continuino ad essere abbastanza interessanti da motivarmi a mantenere questo appuntamento settimanale!