Dune – Parte due si conclude con Paul che dice a Stilgar di portare i Fremen al Paradiso. Ma che cosa vuol dire?
Intraprenderemo, adesso, un percorso insidioso, fatto di rimandi ai film e, soprattutto, ai libri. Quindi avverto, e mi scuso in anticipo, che le righe che seguono sono colme di possibili (per chi non ha letto i romanzi) spoilers.
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La preveggenza di Paul
Herbert ci dice che Paul ha il dono della preveggenza. Questo grazie agli incroci di sangue del Bene Gesserit, ma anche, e soprattutto, grazie a sua madre che rompe le regole. Jessica rigetta gli ordini della Sorellanza e per amore dà a Leto un figlio maschio, che addestra però alle arti della Sorellanza. Se anche Paul non fosse stato l’Essere Supremo che il Bene Gesserit aspettava da generazioni, sarebbe comunque stato un uomo diverso da tutti gli altri.
Eppure la preveggenza di Paul ha dei limiti. Vede cose, eventi futuri, ma non in un fluido continuum, solo spezzoni che devono essere interpretati e rielaborati e che possono indurre in errore.
Si vede bene nel film con il sogno che Paul fa di una Ciani morente. Questa è poi la spinta ultima verso l’accettazione di sé e di quello che lo spaventa di più. Perché alla fine Paul è più simile a Leto di quanto non appaia a prima vista.
Come Leto, anche Paul sentirà sempre più la spinta ad avere una vita semplice. Stare accanto alla donna che ama e con i figli che lei gli darà. Ciò è però al contempo la forza e la debolezza di Paul. Da una parte è quello che gli impedirà di diventare davvero il cattivo della storia, come si sente spesso dire da quando il film è uscito e nelle rielaborazioni delle analisi del suo personaggio. Ma è anche l’aspetto che, alla fine, lo porterà a fallire.
Con la mera accettazione di quello che è Paul, scatena una guerra che porterà alla morte sessantuno (61!) miliardi di persone che abitano l’Imperium. È una mostruosità a cui Paul può dare inizio, ma che non può arrestare.
Allora perché lasciare che una cosa del genere accada?
La risposta è un po’ più complicata del dire semplicemente che Paul è un tiranno e agisce come tale.
Gli errori dei leaders sono amplificati dal numero di coloro che li seguono senza farsi domande. I leaders carismatici tendono a costruire strutture di potere che vengono riempite da persone che si possono corrompere. Non credo al vecchio detto il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente. Penso invece che il potere attragga coloro che sono corruttibili.
L’Imperium è corruttibile e corrotto, quello che avviene su Arrakis ne è un chiaro esempio. Per chi conosce invece la lore in maniera più approfondita, basta pensare a quello che è successo al pianeta Ix. Ma non è una condizione irreparabile.
Quello che Paul vede nelle sue visioni, che prenderanno forma più concreta solo dopo che ha bevuto l’Acqua della Vita, è ciò che si conosce come Cammino Dorato, o Via Aurea (Secher Nbiw). La liberazione della razza umana dalla sua situazione stagnante di celata schiavitù. Il fine ultimo Kwisatz Haderach. È il cammino che la Sorellanza vorrebbe guidare, ma che si vede sottrarre dalle azioni di Jessica e dalla nascita di Paul.
Una prigione resta tale, comunque siano le sue pareti
La gabbia da cui Paul vuole liberare l’Umanità è proprio quella dell’Imperium stesso. Nell’Universo vivono miliardi di individui, ma sono relegati a non liberarsi mai dalla propria condizione. Nessuno è in grado di evolversi in qualcosa di diverso, dalle rigide classi in cui l’Imperium è diviso.
È troppo facile schiavizzare questa moltitudine di persone. Basta usare un Unico interesse, in questo caso il Melange, la Spezia, che permette di viaggiare nello spazio.
L’Umanità ha perso quello che per millenni l’ha caratterizzata. Ha perso la voglia di scoprire e di migliorare, la spinta all’andare avanti che nasce dalla natura umana e dalla curiosità. Questa l’umanità è a tal punto sopita, che è vulnerabile e rischia la distruzione. Che cosa accadrebbe se improvvisamente la Spezia non si potesse più ottenere?
Ci sono due elementi nel film di Villeneuve che lasciano intendere che questo è ciò che accadrà.
Paul è destinato a rendere Dune un pianeta verde. Questo è quello che Stilgar vuole e che i Fremen hanno atteso per migliaia di anni. Il momento in cui l’acqua non sia più un bene impossibile da ottenere, ma possa scendere dal cielo, come accade per gli altri pianeti.
Eppure questo porterà alla distruzione di Dune stesso.
Per giungere al Paradiso è necessario che Dune muoia
Emblematica è la scena in cui Jessica assiste alla creazione dell’Acqua della Vita, che è la bile dei Vermi appena nati. La sayaddina (sacerdotessa, N.d.A.) vede che per estrarre la bile, il Verme deve essere annegato. Impresa ardua su un pianeta deserto, ma non impossibile.
Poi, finalmente Paul vede per la prima volta sua sorella, ancora nel grembo materno. Vede Alia adulta, su una spiaggia che separa il deserto dal mare.
Alcuni potrebbero pensare che sia la visione di Caladan. Paul (sa che) però non tornerà mai più sul suo pianeta natale, e poi Caladan non ha deserti.
Quello è Dune, la nuova faccia del pianeta. Ma se c’è l’acqua, allora non può esserci il Verme e senza il Verme non può esistere la Spezia.
La via per il Paradiso: distruzione e creazione
Paul non riuscirà a completare il Cammino Dorato, non ne ha il tempo. Con la morte di Ciani perde anche la voglia di governare su un Universo che deve essere distrutto prima di essere ricostruito e condotto verso il Paradiso. Sarà il figlio Leto II a finire quello che il padre ha cominciato.
Lui e la sua gemella Ghanima conoscono il cammino verso il Paradiso sin dal loro concepimento. Hanno in loro la memoria ancestrale di migliaia di Reverende Madri e dell’Essere Supremo. Saranno loro che distruggeranno l’Imperium, per come è conosciuto, almeno…
Distruzione…
Leto II, che abbandona la sua umanità per divenire un dio ibridato con i Vermi di Arrakis, sarà addirittura testimone delle conseguenze delle propri azioni. Per 3500 anni il suo regno lo vedrà come un tiranno teocratico e assolutista. Solo infatti dopo le tenebre della schiavitù, si potrà assaporare finalmente la vera libertà e giungere al paradiso. Purtroppo durante questo lunghissimo e buio ciclo, accadranno molti e terribili avvenimenti.
Con l’inizio della sperimentazione genetica, prende l’avvio il programma del Bene Gesserit per creare umani con il dono delle preveggenza. Questo perché così coloro che la possiedono per natura non vengano cacciati come animali. Inoltre viene creato un corpo militare completamente femminile, che finirà per spargersi per tutto l’Imperium fino a prendendone il controllo.
Nascono così le Ittiointerpreti, le uniche a comprendere la lingua delle Trote delle Sabbie. Queste sono le larve dei Vermi delle Sabbie, e ricoprono il corpo di Leto II nel primo stadio della sua trasformazione.
Le Ittiointerpreti, guidate dai molti ghola (cloni di umani deceduti) di Duncan Idaho, prendono il posto delle legioni di Sardaukar e Fremen che fino a quel momento avevano servito come letali macchine da guerra l’Imperatore.
Gli uomini conoscono solo la guerra e la praticano come adolescenti che giocano a rincorrere un’ossessione.
Questo perché Leto II vuole che l’umanità si concentri su altro. Si rende anche conto che l’Imperium ha bisogno di un nuovo fermento religioso che lo veda al vertice di tutto. Le Ittiointerpreti sono in primo luogo portatrici del suo culto, sono fanatiche religiose che non si fermano davanti a niente per adempiere alla sua volontà.
Seguendo l’anaciclosi aristotelica lentamente l’eroe benigno, che doveva guidare l’umanità verso il punto di massimo fulgore, diventa un tiranno spietato. Ma alla fine, la caduta della forma di potere più degenerata darà vita ad una nuova, più evoluta e nuovamente benigna.
… e Creazione
E così, alla morte di Leto II, una morte che lui stesso ha deciso per sé, le Trote delle Sabbie vengono liberate nuovamente. A differenza però del loro stato più evoluto, esse non temono l’acqua, ma si nascondono nel terreno… e aspettano.
L’Umanità, invece, esplode in un tripudio di innovazioni scientifiche che rompono i limiti precedentemente dettati dalla Spezia e dalla sua mancanza.
Mentre l’Universo si espande ancora una volta, e nuove macchine vengono costruite, Dune, in silenzio e lentamente, ha già cominciato una nuova desertificazione, sotto gli occhi ciechi di tutti.
Il Paradiso è Un Ciclo eterno
Le conseguenze del Cammino Dorato non sono dettagliate, ma la storia ripete sempre i suoi cicli. Che sia l’avvento di nuove macchine pensanti, o un nuovo jihad, non è dato di sapere. Quello che sappiamo è che questa volta non sono Paul e neppure Leto II ad attendere l’Umanità per guidarla, ma un nuovo Kwisatz Haderach: Duncan Idaho.