Urza! Chi è costui?
Quando parliamo di Urza ci riferiamo ad uno dei più importanti personaggi della storia del mondo di Magic: the Gathering. Dopo alcuni articoli sul più grande nemico dei popoli del Multiverso, Phyrexia, eccoci qua a parlare del primo che si è opposto loro “con successo”!
Perché usiamo queste parole tra virgolette?
Tutto quello che Urza ha fatto, nel corso della storia di Magic: the Gathering, è riassumibile dicendo che questo personaggio è un manipolatore. Non solo di persone, popoli e genti, ma di intere generazioni. Un uomo il cui fine giustifica sempre i mezzi, senza badare ai sacrifici o alle sofferenze degli altri.
Prima di andare ad analizzare la sua personalità, vorrei prima accennare un po’ la sua storia, sicuramente nota ai giocatori, e gettare alcuni semi per i prossimi articoli tra cui uno su Mishra, suo fratello, sul concetto di progetto Linee di Sangue e sull’Eredità.
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Storia di Urza
Urza nacque il primo giorno dell’anno contrassegnato come 0 AR (Argivian Reckoning N.d.A.) dagli storici, mentre il fratello nacque l’ultimo giorno dello stesso anno. Vide i suoi natali in una nobile famiglia di Argive, uno dei tre regni costieri di Terisiare. La madre morì quando ancora era un bambino e, suo padre, convolò successivamente a nozze, con una nobildonna dell’aristocrazia che trattò, entrambi i ragazzi, con distacco e disprezzo.
La giovinezza di Urza e il suo apprendistato
Nell’anno 10 AR, il padre si ammalò. Prima di morire decise di mandare entrambi i figli a studiare da Tocasia, perché potessero imparare e diventassero suoi studenti in uno scavo archeologico.
Sotto la guida di Tocasia, Urza apprese le sue prime nozioni sull’antico impero in rovina dei Thran, la misteriosa civiltà che aveva governato Terisiare migliaia di anni prima. Fu proprio durante questo periodo che si sviluppò il carattere riflessivo di Urza, che era possibile riscontrare nel suo talento primario: lo studio. Preferiva difatti dedicarsi agli artefatti rinvenuti durante gli scavi, piuttosto che partecipare allo scavo stesso.
Durante gli anni trascorsi nel campo di Tocasia, Urza, assieme al fratello, riuscirono a scoprire e a creare, nonostante la loro giovane età, delle vere e proprie meraviglie e invenzioni. Suoi sono la creazione dell’ornitottero e la scoperta delle famose Caverne di Koilos.
Fu proprio qui, in questa caverna piena di antichi artefatti Thran, che i due fratelli scoprirono la Pietra del Potere e la Pietra dell’Indebolimento. Due artefatti di una potenza incredibile, i quali sigillavano l’ingresso al Piano di Phyrexia. In entrambi i giovani crebbe alla brama della parte mancante controllata dall’altro fratello.
Questo desiderio reciproco per la pietra dell’altro, portò ad una vera e propria rottura tra Urza e Mishra, nonché alla morte involontaria di Tocasia, durante lo scontro per la supremazia e il controllo di entrambe le metà.
Con la morte della loro insegnante le strade dei due si divisero…
Urza, Signore Supremo Artificiere di Yotia
Dopo la morte di Tocasia, Urza si trasferì a Yotia dove mise le proprie abilità al servizio di un apprendista orologiaio. Di lì a poco, il sovrano della città, annunciò una tenzone pubblica: ogni uomo che fosse riuscito a spostare una gigantesca statua di giada attraverso un cortile avrebbe sposato sua figlia.
Urza non era particolarmente interessato alla donna, ma agognava ad un tomo Thran che faceva parte della sua dote.
Già da questo suo atteggiamento è possibile dedurre la sua personalità.
Decise così di costruire una gigantesca macchina per spostare la statua. Vinse e sposò Kayla bin-Kroog. Il matrimonio non lo rese il migliore dei mariti, tanto da lasciare il talamo nuziale la notte stessa delle nozze per poter studiare il libro Thran. Ma se da un lato il rapporto con la moglie non progrediva, dall’altro, tutta la sua attenzione si riversò nel consolidare la sua posizione di Capo Artificiere, lavorando ossessivamente per migliorare le proprie creazioni e rendere la città imbattibile coi suoi manufatti.
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La Guerra dei Fratelli
Mentre Urza acquisiva, involontariamente o meno, le redini del potere a Yotia, Mishra faceva altrettanto con il popolo del deserto Fallaji, diventando un consigliere fidato del sovrano nel corso degli anni. Tra i due fratelli iniziarono presto una serie di doppi giochi e inganni più o meno pilotati da altri poteri, celati o meno, che portarono alla Guerra. Un sempre più elaborato insieme di macchine sviluppate dai due cominciò a combattere da un lato e dall’altro, e lo scontro dilagò senza alcun controllo.
L’ostilità perdurò per decenni fino al fatidico giorno ad Argoth nel 63 AR, quando i due fratelli si incontrarono faccia a faccia alla testa dei loro eserciti. Lì Urza scoprì che Mishra era stato corrotto da Phyrexia, vedendolo trasformarsi lentamente da uomo in macchina vivente.
Durante lo scontro Urza percepì la cosiddetta “Voce della Terra“. Tutto il dolore generato dalla guerra e le macchine, aveva lentamente distrutto il mondo, il suo ecosistema e tutto ciò che era la Vita. Tawnos, uno dei suoi allievi, portò allora al campo un Sylex, consegnatoli da Loran, una dei vecchi colleghi dell’Accademia di Tocasia. Quello che questa studentessa vedeva come una chiave del passato, altri la interpretarono come arma.
Urza ne comprese appieno le potenzialità e caricò questo oggetto di tutti i suoi ricordi, delle sue speranze della disperazione e della comprensione di quanto avesse perso negli ultimi anni della sua vita, fino ai ricordi del suo stesso fratello. Una volta terminato questo processo, raggiunto Mishra, o quello che ne rimaneva, decise di rilasciare il potere dell’artefatto vaporizzando il suo corpo e quello del fratello. L’esplosione pose sì fine ad una guerra iniziata oltre quaranta anni prima, ma devastò la superficie del pianeta sprofondandolo in una vera e propria Era Glaciale.
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La fine è anche un inizio
La morte non poteva tenere Urza lontano dalla vita. Nonostante l’esplosione del Sylex e la distruzione del suo corpo, il potere delle due Pietre permise al suo spirito di sopravvivere ed ascendere al rango di Planeswalker (Viandante Dimensionale per i vecchi come me, Nd.A.). Fu proprio attraverso la Pietra del Potere e la Pietra dell’Indebolimento, che si sostituirono ai suoi occhi, che il corpo di Urza venne ricomposto e ascese alla Cieca Eternità, il vuoto tra uno spazio e l’altro tra i piani. Dopo un lungo vagare, ritornò sul suo mondo d’origine, scoprendo quanto Mishra fosse odiato, ma che anche lui era stato demonizzato allo stesso modo!
I segni della devastazione erano ancora ben visibili. L’Era Glaciale continuava, mentre si addensavano le nubi che portarono all’Oscurità. Disperato dal mostro che era diventato, e dal peso delle proprie azioni, Urza iniziò a cercare risposte vagando nel Multiverso e si lanciò nuovamente nella Cieca Eternità.
Alla ricerca di risposte, comprese che ogni azione sua e di suo fratello altro non erano che le macchinazioni del primo pretore di Phyrexia: Gix. Era stato proprio lui, nel corso del tempo, ad aver messo i fratelli l’uno contro l’altro. Uno scontro che si sarebbe potuto evitare se entrambi avessero messo da parte l’orgoglio e si fossero parlati. Con questa presa di coscienza, la sua mente cedette alla disperazione. Urza giurò che prima o poi avrebbe distrutto Phyrexia e se ne andò da Dominaria per molto tempo.
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La fondazione dell’Accademia di Tolaria, il progetto Linee di Sangue e l’Eredità
Gli Imperi Cadono a seguito delle conseguenze dell’esplosione del Sylex. L’Era Glaciale volge al termine e inizia il Disegelo. L’Oscurità abbandonò le menti e i cuori delle persone. I maghi non vennero più mal visti e iniziò la ricostruzione. Secoli e millenni passarono, ed infine Urza tornò su Dominaria per mettere in moto i piani per affrontare il più grande nemico del Multiverso.
Sull’isola di Tolaria venne fondata l’Accademia, dove Urza raccolse le menti più geniali. Si mise al lavoro con loro, con alterne fortune e altre esplosioni catastrofiche, per preparare il terreno per poter affrontare i suoi acerrimi nemici: gli abitanti del piano di Phyrexia. Costruì Karn, il Golem d’Argento e durante la sua costruzione gettò, involontariamente, i semi della futura rinascita di Phyrexia. Iniziò a progettare l’Eredità, una complessa opera costituita da artefatti, cimeli e persone che sarebbe stata decisiva per le guerre a venire.
Infine ideò il progetto Linee di Sangue che sarebbe culminato nel fine ultimo dell’Eredità. La costituzione di un esercito e l’incrocio, generazione dopo generazione, di persone per avere, infine, un’erede perfetto, un campione, Gerrard Capashen, che guidasse tutti verso la distruzione del nemico.
Accanto all’opera di indirizzamento di amori e relazioni, al tempo stesso si mise a raccogliere il sangue di tutte le genti di Dominaria. Fuse il materiale genetico tramite la magia, creando così l’armata perfetta: l’esercito dei Metathran. Li nascose poi in bolle temporali invisibili agli occhi di tutti, all’interno dell’Accademia.
Ennesime creature e persone manipolate per il suo fine ultimo: la distruzione di Phyrexia!
Una nuova Invasione Phyrexiana
Il culmine di tutto arrivò con l’Invasione di Phyrexia sul mondo di Dominaria. Trattare tutta l’Invasione meriterebbe una serie di articoli a parte, ma lo scopo della (lunghissima) vita di Urza si concretizzò. Tutte le trame che aveva intessuto nel corso dei secoli dall’esplosione del Sylex raggiunsero l’apice con lo scontro con Phyrexia e il Padre delle Macchine: Yagwmoth!
I combattimenti si protrassero in tutto il mondo. Tutti combatterono per sopravvivere al nemico. Le stesse creature della terra compresero quanto fosse letale Phyrexia, perfino gli alberi stessi innalzarono le proprie radici per combattere.
Tutto questo era stato orchestrato da Urza? Perfino che ogni essere vivente partecipasse alla lotta?
Neppure le ondate di piaghe e malattie che Phyrexia scatenò sul globo poterono fermare la Vita dal difendersi.
Avrebbero fatto lo stesso se Urza non avesse intessuto i fili? Difficile a dirsi. Altri piani erano caduti e altri sarebbero caduti.
Dominaria sembrava però resistere. Le perdite furono tragiche ed enormi. Ed infine, l’Apocalisse. Urza entrò nel piano di Phyrexia con i suoi Titani. Le macchine perfette guidate da altrettanti Viandanti Dimensionali (perdonatemi, Planeswalker) dovevano distruggere il piano, ma il tradimento era dietro l’angolo. Uno di loro si scagliò contro gli altri: Tevesh Szat (di lui avrò modo di parlare in futuro dato che è un personaggio che apprezzo moltissimo! N.d.A.). Uno di loro che Urza SAPEVA che avrebbe tradito. Era disposto a sacrificare tutto per la distruzione del nemico. Affetti, amici, tutto!
E anche se stesso. Nell’ultimo atto della guerra, l’Eredità divenne tutt’uno con il Golem d’Argento da lui creato e, canalizzando il mana bianco della Luna-Nulla, un’esplosione devastò Yagwmoth, i Phyrexiani e il loro piano di origine. Era tutto finito, ma a che prezzo!
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Conclusioni su Urza: Una profezia autoavverante e una mentalità contorta?
Se guardiamo tra le righe di tutta questa storia non possiamo che considerare Urza un folle pianificatore, manipolatore di popoli interi, incapace di vedere quello che sta succedendo e senza una reale consapevolezza sul futuro.
Nella sua ansia e disperazione ha sì distrutto il suo nemico, ma ne ha anche permesso la rinascita su Nuova Phyrexia. Ha incrociato Linee di Sangue per generare l’agnello sacrificale perfetto: Gerrard Capashen. L’eroe che doveva morire per la riuscita del suo piano. Ha messo da parte gli affetti e ha fatto morire chiunque servisse, o meno, al proprio scopo.
Possiamo definire Urza umano? No, non credo. Se dovessimo associarlo ad un personaggio visto in una serie dei fumetti lo assocerei al Dottor Manathan di Watchmen, ma anche lì sbaglierei. Il personaggio di Alan Moore è molto più umano di questo mostro. Perché non c’è altro modo per definire una persona che ha fatto di tutto per scatenare un’invasione al fine di distruggere le forze d’invasione.
Ora, ovviamente, l’Invasione sarebbe potuta avvenire ugualmente, e magari le persone non sarebbero state pronte per affrontarla, ma fino a che punto si può giustificare i suoi mezzi? Ricordo ancora come dicevano gli antichi romani:
“Silent enim leges inter arma“
Possiamo tradurla liberamente come “In tempo di guerra le leggi tacciono“. Ma è davvero così? Come si può definire una guerra di oltre quattro millenni senza considerare le conseguenze della stessa?
Ed infine, il concetto di sacrificio. Ho iniziato a rivalutare questo aspetto dopo aver visto la serie televisiva Andor. È palese come mi sia venuta subito in mente la frase di Luthen Rael:
[…] “Qual è il mio sacrificio? Sono condannato ad usare i metodi del mio nemico per sconfiggerlo. Brucio la mia integrità per il futuro di qualcun altro. Brucio la mia vita per far sorgere un’alba che so che non vedrò mai.
E l’ego che ha iniziato questa battaglia non avrà mai uno specchio, o un pubblico, o un barlume di gratitudine.
Quindi che cosa sacrifico? Qualsiasi cosa! ” […]
Chissà, magari anche Urza l’ha pensata in questo modo, ma poteva sfruttare un po’ meglio i suoi occhi rivolti al Multiverso.
Personalmente mi viene da credere che vedesse tutti i piani del Multiverso nello stesso momento, ma sinceramente non vedeva assolutamente quello che stava facendo e dove la sua strada lo avrebbe portato!