Primal Quest è quello che io definirei un gioco stonepunk. Immagino che vi starete chiedendo cosa voglia dire stonepunk… beh, nemmeno io lo so. Ma questo gioco, dopo averlo letto, mi ha trasmesso questa impressione.
Nato nell’ambiente indie brasiliano, il quale ha una fortissima presa nel continente meridionale dell’America, questo gioco è un esempio del connubio tra l’OSR e la nuova via, quella che l’autore stesso chiama NSR (New School Revolution). Il suo ideatore, Diogo Nogueira, ha già pubblicato alcuni titoli tramite l’etichetta Old Skull Publishing, ed è una figura molto importante nel mondo dei giochi di ruolo indie.
Ma andiamo a conoscere meglio lui e la sua ultima creazione.
Due parole sull’autore di Primal Quest
Diogo Nogueira è un creatore di giochi, artista e graphic designer. Nato e vissuto a Rio de Janeiro, in Brazile, la sua tecnica di game design deriva da una crasi che combina il gioco moderno alle idee classiche con chiare ispirazioni pulp.
Nel 2016 ha pubblicato il suo primo gioco di ruolo, Sharp Swords & Sinister Spells, e subito dopo ne sono seguiti molti altri, conditi, anche, con Zine Quest durante il mese a loro dedicato su Kickstarter. Ad oggi la Old Skull Publishing ha già pubblicato sette giochi completi e molti altri sono in produzione, mentre altri ancora vengono supportati grazie a diversi autori.
Oltre a questo, Diogo Nogueira lavora come illustratore graphic designer, ma non solo per i suoi progetti. Ha anche collaborato per North Wind Games, Bloat Games, Appendix N Entertainment, Skeeter Green Publishing, Shield of Faith Studios, Magpie Games e molti, molti altri.
Cosa è e di cosa parla Primal Quest?
Quello che abbiamo tra le mani è IMHO, a tutti gli effetti, un toolbox. Il gioco, composto da ventotto pagine, e scaricabile gratuitamente dal sito dell’autore, vi presenta fin da subito tutto l’occorrente per calare i vostri personaggi nel mondo primordiale di Thaia.
L’autore stesso definisce il suo gioco uno Stone & Sorcery Mini-Hexcrawler. Nel manuale, infatti, possiamo incontrare di nuovo lo stile e i punti cardine dei giochi degli anni ’80. L’esplorazione delle terre selvagge tramite lo spostamento negli esagoni, le avventure all’aperto e l’esplorazione delle grotte, o dei dungeon. Avremmo quindi una mappa divisa in esagoni, che potrà essere resa disponibile al giocatore fin da subito, o solo a seguito dell’esplorazione, dove sono raccolti incontri casuali e non.
Questo prodotto presenta però una grande differenza rispetto agli Hexcrawl. Se solitamente questo genere di giochi è meno “mortale” rispetto ai dungeon crawl, la particolare ambientazione rende altresì molto mortale esplorazione. Perché in fin dei conti siete degli uomini delle caverne e ci sono i dinosauri a giro. C’è anche Scratch sicuramente da qualche parte, ma ci sono i dinosauri, la magia e pericoli dietro ogni angolo.
Lo scopo dei personaggi sarà quindi quello di crescere e sopravvivere.
Differenze con un’altra pietra del gioco dell’età della pietra OG
Mentre spulciavo questo gioco l’ovvio paragone alla mia mente è sorto pensando ad OG, anche se non ha assolutamente nulla in comune se non l’ambientazione primordiale. Una cosa che ho notato sfogliando le pagine è che pare che i personaggi abbiano già un rudimento di parola, oltre che la capacità di lanciare incantesimi, effettuare rituali e anche essere gli artefici di miracoli.
Niente a che vedere con OG in cui avevate poche parole e solo i gesti per farvi capire. E ricordiamo sempre che una delle parole era “verosimilmente”!
Quindi se cercate un’esperienza estrema, ma seria, allora Primal Quest è quello che fa per voi. Se cercate invece il gioco narrativo, in cui potete narrare ogni cosa assurda, allora vi consigliamo OG.
Conclusioni su Primal Quest
Quando ho iniziato a leggere Primal Quest sono rimasto stranamente stupito dalla difficoltà del sistema di tiro. Non riesco ancora a capire come mai il creatore del gioco abbia voluto complicare così tanto un’esperienza di gioco che dovrebbe, per stessa ammissione del creatore, un gioco semplice ed immediato.
Non sto dicendo che il gioco non sia bello e piacevole, ma solo che poteva essere molto più semplice. Ho trovato invece molto divertente e appassionante la gestione dei punti esperienza dei personaggi che, a seguito dell’essere sopravvissuti ad una sessione, possono ricevere punti per le loro giocate o per essere riusciti ad inserire un determinato tag (etichetta) del proprio personaggio.
Oltre a questo ho apprezzato anche il sistema di sopravvivenza, molto semplice, e anche la necessità di recuperare risorse per il miglioramento del proprio villaggio e del proprio equipaggiamento. Iniziate sì con un’arma in pietra, ma nulla vi vieta di arrivare a forgiarne una in bronzo.
Per concludere trovo Primal Quest un buon prodotto, forse un po’ da sgrezzare in alcuni punti, ma una valida partenza per giocare un qualcosa lontano da OG e Wurm.
Se ricercate le stesse emozioni primordiali, non possiamo che consigliarvi la visione della serie televisiva animata statunitense, Primal (2019-in corso), ideata da Genndy Tartakovsky, creatore di Samurai Jack. La serie racconta la storia del legame tra un uomo delle caverne (Spear) e un tirannosauro (Fang) che lottano per la sopravvivenza in un mondo fantastico e anacronistico simile alla preistoria.