Perché la Disney non può essere presa come una paladina dei diritti delle donne e delle persone LGBT+? E perché le sue ultime manifestazioni di “supporto” sono sgradevoli?
È da un bel po’ di tempo che non scrivo un articolo su una tematica generale come questa, ma ciò che sta succedendo con la Disney in questi giorni mi ha fatto sfrigolare le dita. Ci sono così tante cose da dire su gran parte delle notizie relative alla Disney uscite in questi giorni che potrei scrivere un’intera serie di articoli. Ma terrò a bada il mio essere logorroica e cercherò di focalizzarmi su alcune questioni specifiche.
In particolare, vorrei parlare delle recentissime notizie in merito a due questioni. La prima è l’assenza di Li Shang dal live-action Mulan a causa del #MeToo, come riportato da svariate testate. La seconda è la fanfara sollevatasi per la presenza di una donna lesbica nel prossimo film animato Disney, Onward.
Vediamo perché queste notizie sottolineano in realtà il disinteresse della Disney tanto per il femminismo e i diritti delle donne, quanto per i diritti LGBTQIA+.
Disney cancella Li Shang da Mulan per il #MeToo?
Negli scorsi due giorni, le dichiarazioni di Jason Reed, il produttore del live-action Mulan, hanno fatto imbestialire moltissimi/e fan. Infatti, secondo Reed, il personaggio di Li Shang, che è diretto superiore, mentore e, alla fine, interesse amoroso di Mulan nel film di animazione del 1998, sarebbe stato cancellato dal live action del 2020 a causa, indirettamente, del movimento #MeToo.
Infatti, secondo Reed, il fatto che Shang sia il diretto superiore di Mulan non si sposa bene col fatto di esserne anche l’interesse amoroso. Reed afferma che questo tipo di relazione sia sembrata, a lui e al suo team, “very uncomfortable” e non appropriata, specialmente se vista in un periodo in cui il movimento #MeToo è così forte.
Pertanto, la figura di Shang è stata divisa tra due personaggi. Il leader e mentore di Mulan sarà il Comandante Tung, interpretato da Donnie Yen. Invece, l’interesse amoroso di Mulan sarà un altro soldato, il giovane Honghui. Il rapporto tra Mulan e Honghui dovrebbe risultare piuttosto burrascoso all’inizio, ma poi i due dovrebbero formare un forte legame basato sul reciproco rispetto e sull’amicizia, durante l’allenamento.
Perché usare il #MeToo per giustificare l’assenza di Li Shang è ridicolo?
Capisco che, dopo lo scandalo di Harvey Weinstein, quando si scrive una storia d’amore tra un uomo e una donna rispettivamente nelle posizioni di capo e subordinata, bisogna stare attenti a non rendere il tutto viscido e inopportuno. Tuttavia, se la Disney avesse seguito l’evoluzione della relazione tra Li Shang e Mulan presente nel proprio film animato, questo problema non si sarebbe nemmeno posto.
Infatti, l’interesse amoroso tra Shang e Mulan diventa esplicito solo dopo che Mulan lascia l’esercito. Pertanto, quando Shang approccia Mulan con intenti esplicitamente romantici, i due sono su un piano estremamente paritario. Anzi, Mulan è appena diventata l’eroina salvatrice dell’intera Cina, quindi in realtà Shang si rivolge a lei da una posizione quasi subordinata.
Quindi, il fatto che la relazione tra Mulan e Shang potesse mettere a disagio perché eco del disgustoso abuso di Weinstein nei confronti delle donne che lavoravano per lui è, onestamente, molto poco probabile.
Perché, probabilmente, Li Shang non è presente nel live-action di Mulan?
Trovo poco probabile che l’assenza di Li Shang sia dovuta ad una supposta maggiore aderenza del live-action di Mulan alla leggenda originale, o ai suoi (ben più tragici) rifacimenti letterari successivi. Anche la presenza di personaggi come Tung e Honghui non mi pare derivata dal poema originale (ma correggetemi se sbaglio!).
Sono molto più propensa a concordare con questo post di Koogai: Li Shang deve sparire perché il live-action di Mulan è fatto per il mercato e il gusto cinese. E il gusto cinese o, per la precisione, del governo cinese, non prevede personaggi potenzialmente queer. Come Li Shang.
Infatti, nel corso degli anni si è sempre più notato come il rispetto e la stima che Shang prova per Mulan, quando questa è ancora nei panni maschili di Ping, si avvicini molto ad un interesse di tipo amoroso. Ovviamente, Shang è una persona corretta, rispettosa e professionale, quindi ha assolutamente senso che il suo rapporto con Ping/Mulan sia rimasto totalmente professionale, all’epoca.
Tuttavia, col tempo Li Shang è stato ufficiosamente adottato dalla comunità LGBT+, e in particolare da quella bisessuale, come, appunto, un’icona bisessuale. Stiamo ovviamente parlando più di headcanon del fandom, che di effettiva scrittura queer da parte della Disney. Tuttavia, anche solo accidentalmente, Li Shang è uno dei personaggi meno etero di tutto il franchise Disney, perché in un paio di occasioni ha fatto gli occhi dolci a Ping.
E un personaggio potenzialmente leggibile come bisessuale non può piacere al governo cinese, che è sempre stato ostile nei confronti dei diritti LGBT+. Anche se si tratta solo di innocue headcanon da fandom. Non bisogna dimenticare, infatti, che recentemente è stato bloccato in Cina il sito di fanfiction AO3, di cui abbiamo già parlato qui. Ciò è avvenuto, probabilmente, sia per i suoi contenuti espliciti, sia per i suoi contenuti queer.
La poliziotta Specter primo personaggio apertamente queer della Disney?
Recentemente, è stato rivelato che un personaggio secondario (o terziario?) del nuovo film animato Disney, Onward, sarà una donna lesbica.
O, per meglio dire, una ciclope viola lesbica. Oppure bisessuale. O pansessuale. O asessuale omo-biromantica. Non si capisce, non è specificato. Comunque, questa ciclope ha una fidanzata con cui sta crescendo una famiglia, quindi è lecito inserirla nel grande ombrello queer e nel ventaglio delle WLW (women loving women). Non stiamo ad essere troppo precisi con la terminologia, che qui è già tanto se abbiamo un generico personaggio non etero sullo sfondo.
Stiamo parlando di Specter, una ciclope poliziotta che, nel film Onward, darà la caccia ai due protagonisti. Specter, oltretutto, è doppiata da un’attrice a sua volta lesbica, ossia Lena Waithe, recentemente sposatasi con la fidanzata Alana Mayo.
Ora, sapete tutti perfettamente che sono la prima persona che vuole più personaggi queer nei film. Inserire personaggi queer anche in ruoli secondari è cosa buona e giusta, soprattutto se sono doppiati da attori e attrici queer. Tuttavia, da qui a santificare la Disney perché ci ha donato un personaggio queer secondario, la strada è lunghissima.
Disney ha una lunga storia di personaggi queer secondari e stereotipati
Specter è il primo personaggio esplicitamente LGBT+ della Disney, ma non è assolutamente la prima. E arriva solo dopo una lunga serie di personaggi di background così timidi e dimenticabili da essere quasi inesistenti. O così malamente stereotipati da essere imbarazzanti.
Le madri lesbiche sullo sfondo dei film animati Disney
Abbiamo avuto, per esempio, le due madri col passeggino in Finding Dory, così marginali da sembrare quasi un incidente. Infatti, quando interrogati sulla questione, il direttore Andrew Stainton e la produttrice Lindsey Collins hanno letteralmente detto: “Possono essere qualsiasi cosa vogliate, non c’è una risposta giusta o sbagliata”. Pertanto, le due donne potrebbero essere tanto due amiche, quanto una coppia romantica, per quel che ne sappiamo.
È stato appena più esplicito il fotogramma delle due mamme che portavano il figlio all’asilo in Toy Story 4. Eppure, quell’occasione ha scatenato il boicottaggio del gruppo One Million Moms, scandalizzato dall’inserimento di due donne di background che potrebbero far fantasticare i loro pargoli su argomenti come l’orientamento sessuale della gente.
I personaggi queer innominati o stereotipati nei film Disney
Simili accenni velati si sono visti anche nei film di altri franchise Disney. Ne è un esempio l‘uomo senza nome nel gruppo di supporto di Steve Rogers in Avengers: Endgame, che ha (moooolto velatamente!) raccontato di essere uscito con un altro uomo. In un appuntamento che può essere inteso come romantico solo se ci si impegna. Tuttavia, che l’uomo avesse una relazione con un altro uomo è stato poi confermato dagli stessi Russo. A modo suo, è stato molto più esplicito il bacio tra due donne alla fine di The Rise of Skywalker, sebbene sia avvenuto nell’arco di un paio di frame.
Ma questi casi di rappresentazione timida sono quasi migliori dell’arco narrativo di Le Fou ne La Bella e la Bestia. In questo live-action, Le Fou è stato scritto non solo come un personaggio patetico e meschino, ma anche come uno stereotipo dell’omosessuale represso e servizievole nei confronti dell’amico etero. Il minuscolo fotogramma finale in cui si vede Le Fou che balla contento con un altro gentiluomo difficilmente riesce a salvare un personaggio così tristemente caricaturale.
Perché Disney non merita di essere innalzata a paladina dei diritti LGBT+?
Il tipo di rappresentazione queer presentato dalla Disney non solo è ridicolmente scarno, ma parla anche di scarsa comprensione delle tematiche LGBT+ e di volontà di avere una guadagno facile.
Il fatto che nel cast dei personaggi secondari o di background ci siano anche persone queer è una cosa importante, perché normalizza la loro esistenza nella società, senza usarla solo per fare spettacolo. Tuttavia, il fatto che i personaggi LGBT+ della Disney siano sempre e solo personaggi secondari quando va bene e di sfondo quando va male è un problema.
Infatti, questo genere di scene e di personaggi queer è facilmente rimovibile o riscrivibile da parte di Paesi nei quali l’omosessualità non è accettata e/o è reato. Infatti, la scena del trailer di Onward in cui la ciclope Specter rivela di avere una fidanzata è stata riscritta, nella versione russa, col termine “girlfriend” sostituito dalla più neutra accezione di “partner”. Similmente, anche l’appuntamento tra l’anonimo uomo gay/bi/pansessuale in Endgame è stato riscritto come una più neutra “cena”, nella versione russa del film. Infine, in Russia La Bella e la Bestia ha avuto un rating PG-16, proprio per la presenza di Le Fou e del suo compagno ballerino. A Singapore, invece, fotogramma col bacio tra due donne nell’ultimo film di Star Wars è stato proprio cancellato, poiché in questo Stato l’omosessualità è illegale.
Pertanto, per la Disney la rappresentazione delle persone queer viene proposta solo finché è abbastanza marginale da poter essere cancellata in quelle versioni dei loro film compiacenti nei confronti delle leggi omofobe di alcuni Paesi. Perché certamente per una multinazionale come la Disney il profitto in Cina e Russia è più importante della dignità di milioni di persone.
Perché Disney tira comunque in ballo argomenti progressisti?
Nelle sue opere, la Disney utilizza l’inclusività, il femminismo e i diritti civili, ossia argomenti con una storia molto lunga, complessa e diversificata, come io utilizzo i tag per i miei articoli. “Tiriamo dentro un po’ di personaggi neri, una coppia lesbica sullo sfondo e la parola #MeToo, così ci trovano sui motori di ricerca!”
La quota nera, la quota rosa e la quota queer sono, per la Disney, dei tag, dei token character da esibire quando serve, ma da nascondere all’occorrenza. Sono quel minimo sforzo indispensabile per rimanere sulla bocca di tutti, per far arrabbiare quei conservatori estremi e far dunque contenti quelli che io chiamo “progressisti della domenica”, ossia quelle persone progressiste di nome, ma che non hanno mai approfondito un singolo tema sui diritti civili nella loro vita.
Tuttavia, è evidente che la Disney non ha interesse nell’approfondire tematiche quali il femminismo o i diritti civili nei propri prodotti, perché questo significherebbe alienarsi una porzione di pubblico molto maggiore. Eppure, la Disney è comunque pronta ad usare gli hashtag del femminismo e dei diritti civili per far parlare di sé e guadagnare tante medaglie al valore per il suo essere così “avanti” da aver inserito ben una ciclope lesbica come personaggio secondario. Così, proprio come sa di far arrabbiare i fondamentalisti, Disney spera di far aprire i portafogli anche alla comunità queer, che da sempre brama di avere anche solo le briciole di rappresentazione nei media, come si è visto proprio con Li Shang.
Eppure, il lavoro della Disney risulta sempre più timido e di facciata, quando paragonato alla rappresentazione di qualità fatta da altre opere. Attualmente, anzi, sono proprio serie animate come She-Ra e Steven Universe a risultare all’avanguardia in termini di rappresentazione sia di tematiche femministe, sia di personaggi queer.
Alcune considerazioni finali
Insomma, è evidente che la Disney si comporti come ogni multinazionale: i soldi vengono prima di tutto, quindi attiriamo tutto il pubblico possibile.
Proprio per questo motivo, è inutile investire la Disney (e con lei qualsiasi multinazionale) del ruolo di difensore dei diritti delle donne e dei diritti civili. Un’entità che mette il profitto al primo posto non può al contempo pensare davvero di essere etica nel proprio lavoro.
Pertanto, personalmente invito sia chi sta inveendo contro le “femministe cattive che rovinano i film belli”, sia chi sta osannando la Disney perché “finalmente mette i personaggi GHEI, guardate come è brava!” a ridimensionare un po’ le proprie reazioni. Ricordiamoci che il Sorcio Maledetto (cit. Il Trono del Muori) non sta dalla parte né delle persone queer, né delle femministe.
E se volete vedervi un film animato con un personaggio principale gay dichiarato, andate a vedere quella bellezza di Paranorman della Laika. E, già che ci siete, andatevi a vedere tutti i film targati Laika. Non ve ne pentirete.
1 Commento
Conte Gracula
Riguardo a Li Shan, se anche Mulan fosse stata ancora nell’esercito, non ci avrei visto nulla di pruriginoso: alla fine, non è che lei “gliela dia” (scusa il francesismo) per far carriera, si innamora di lui perché ne vede le qualità migliori durante l’allenamento – è severo, ma non gratuitamente stronzo e si impegna ad aiutare a migliorare chiunque si impegni.
E lui può essere visto come quello in cui il sentimento di amicizia si trasforma in amore per motivi vari: prima prova rispetto per quel soldato imbranato che, impegnandosi a fondo, finisce per diventare il gioiello della corona della sua unità, poi scopre l’inganno e ci rimane male (non perché una donna l’ha sbattuto a terra, ma per lo stratagemma e le bugie – senza cui, però, in un ambiente maschilista come quello dell’esercito lei non sarebbe mai entrata, non avrebbe proprio avuto un’opportunità).
E poi lei rischia la vita e salva la Cina tirando giù, in due occasioni, il capo dei mongoli (mi pare fossero della Mongolia, i nemici) e qua si capisce che a Li Shan piacciono le donne toste, competenti e che si impegnano, così come prova amicizia per gli uomini tosti, competenti e che si impegnano – alla fine, amore e amicizia si somigliano un po’ e uno può finire per diventare l’altro.
Sulla ciclope non etero so poco, non ho manco idea di cosa parlerà il film.
In generale sono d’accordo sul fatto che considerare la Disney paladina dell’inclusività (etnica, sessuale etc.) faccia sorridere, e non per essere cinici a tutti i costi, ma perché l’inclusione è sempre marginale e maldestra, nelle sue opere. Che alla fine possono spiccare ed essere belle per altri motivi, soprattutto tecnici, ma in cui il femminismo è d’accatto (protagonista donna che brilla perché il coprotagonista uomo è un babbeo, mica perché lei è forte. Con le dovute eccezioni, tipo Zootropolis o anche Ralph spaccatutto) e la composizione multietnica sembra, a volte, quella degli spot pubblicitari: un nero, un asiatico, una terza etnia a scelta.
Ora c’è pure un posto al tavolo dei bambini per la sigla lgbtq+, gioite!
Uno potrebbe ribattere che i cambiamenti vanno fatti per gradi, ma io dico che certi gradi sono già stati coperti da tempo (una vecchissima serie, credo canadese, intitolata Sorriso d’argento già mostrava personaggi omosessuali in modo molto spontaneo, ne ricordo un episodio, e qua e là ha trattato temi che in una serie per preadolescenti non erano scontati, come la protagonista di circa 13 anni, credo, che faceva la sciocchezza di ubriacarsi a una festa).
La verità è che una persona decente, su certi temi, deve farsi forte delle proprie convinzioni e decidere da che parte stare: alla Disney, in nome dei soldi e basta, pare che ci siano solo gli ignavi, per ora.
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