Pronti gettarvi nell’abisso di The Spine of Night?
Avete presente quella sensazione di brivido che si prova quando le dita scorrono lungo la schiena? Ecco, questo film evidentemente ha pizzicato qualche mia corda.
Chiedo venia se mi autocito nelle prossime righe, ma la peculiarità dello stile di questo film me lo impone.
Vai con l’intro!
“…
Nella camera del rotoscopio, dove la realtà diventa animazione.
Un’Opera per affascinarli, un’Opera per trovarli,
un’Opera per unirli e nel buio della sala incatenarli,
Nella camera del rotoscopio, dove la realtà diventa animazione.”
The Spine of Night
Il film narra il viaggio attraverso i secoli di un fiore blu magico (The Bloom), ultimo dono degli dei caduti, che conferisce terribili poteri a chi lo usa. Con il passare del tempo questo sarà di ispirazione e agognato da despoti, pietra fondante di un sanguinario impero e fonte della magia più nera.
È la strega Tzod che racconta questa storia, con un’articolata serie di flashback intrecciati tra loro, al Guardiano il solitario custode del fiore.
Sceneggiatura, regia e caratteristiche tecniche di The Spine of Night
The Spine of Night è un film animato, adatto ad un pubblico maturo, horror fantasy oscuro del 2021. Philip Gelatt e Morgan Galen King hanno scritto e diretto la pellicola nell’arco di ben sette anni!
La peculiarità di questo film è proprio la tecnica con cui è stato girato, cioè con il rotoscopio. Con questo procedimento, molto in voga tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, il disegnatore ricalcava le scene basandosi su una pellicola filmata in precedenza. La resa delle figure umane era così molto realistica.
In The Spine of Night i disegni sono però animati al computer, ma sempre a 12 fotogrammi al secondo, come nella classica animazione del rotoscopio.
Tra le pietre miliari di questa tipologia di film ricordiamo Wizards (1977), Il Signore degli Anelli (1978), di cui abbiamo avuto modo di parlare (in questo articolo e qui), Fire and Ice – Fuoco e ghiaccio (1983) tutti di Ralph Bakshi e Heavy Metal (1981) di Gerald Potterton, ispirati dalla potenza grafica delle illustrazioni di Frank Frazetta.
Per quanto riguarda le musiche la colonna sonora techno-rock, pur ponendosi nel solco tracciato dal film Heavy Metal, vero e proprio ispiratore di molte copertine di dischi del panorama hard rock, heavy metal, epic metal degli anni ’80, rinnova e pone le basi per un possibile nuovo ciclo.
The Spine of Night: Il Cast
Il cast vocale è vario e vi sono alcuni “volti” noti.
Lucy Lawless (Xena – Principessa guerriera, Spartacus, Ash vs. Evil Dead, ecc.) presta la sua voce alla strega Tzod.
Il candidato all’Oscar Richard E. Grant (Copia originale, Dracula di Bram Stoker, The Iron Lady, Hudson Hawk – Il mago del furto, Dispatches from Elsewhere, Loki, ecc.) impersona il Guardiano.
Patton Oswalt (Ratatouille, Eternals, Agents of S.H.I.E.L.D., Happy!, The Sandman) si fa latore delle aspirazioni di Lord Pyrantin.
Joe Manganiello (Spider-Man, Magic Mike, Zack Snyder’s Justice League, True Blood) scatena appieno la violenza e la spietatezza di Mongrel.
Analisi di The Spine of Night
The Spine of Night è un’opera complessa sotto diversi aspetti.
Primo tra tutti, perché girare film d’animazione con una tecnica così d’antan per raccontare questa storia?
Penso che in questo caso il medium sia imprescindibilmente legato proprio alla storia raccontata e non si potesse usare nessun’altra forma (live action, animazione tradizionale, CGI). IMHO (In My Humble Opinion) non è un mero esercizio stilistico, che è costato ai due autori un considerevole investimento di tasca propria, atto solo a ribaltare il genere fantasy tramite la sensibilità moderna, bensì il tentativo, più o meno riuscito, di analizzare concetti profondi e assoluti e quindi possibilmente stranianti. Il mezzo è così “discordante” dagli stilemi a cui siamo stati assuefatti proprio perché pesca a piene mani da un pozzo senza fondo.
Il mondo che Gelatt e Galen King hanno messo in scena è un mondo magico, ma è facile trovare parallelismi con il nostro. I diversi personaggi che si avvicendano e prendono parte alle vicende, sono archetipici (qui possiamo fare qualche appunto sul livello di scrittura che non sempre è all’altezza per tutti i personaggi, come anche le voci che in qualche caso “stonano” con quanto rappresentano), quindi universali, specchio anche oscuro, di ciò che siamo.
La tendenza che si sprigiona in tutta la storia è la spasmodica e terribile ricerca del Potere, una spirale discendente fatta di Controllo, Sopraffazione, Superbia nella “presunta” Conoscenza, Malvagità, Onnipotenza. Questo Desiderio trasfigura gli esseri umani in abomini senza pietà, un cancro che corrompe, intraprendendo guerre e perpetrando violenze a discapito dei più deboli e gli indifesi, o chi semplicemente vive in equilibrio con il mondo, fino a ferire lo stesso pianeta e la natura.
The Spine of Night: dove trovarlo
Il film prima di approdare alla distribuzione (è uscito il 24 marzo 2022 su Shudder, servizio in abbonamento video on demand basato su film e serie tv dell’orrore, thriller, soprannaturale e fantascienza gestito da AMC Networks) è stato presentato in vari film festival Sitges, South by Southwest, Annecy International Animation, Neuchâtel International Fantastic e Fantasy Filmfest.
È anche entrato nella shortlist dei papabili agli Oscar per il miglior film d’animazione del 2021, ma non ha superato la successiva selezione che ha “premiato” i soliti sospetti…
Se volete vedere The Spine of Night potete farlo attraverso Prime Video, abbonandovi a Midnight Factory, oppure acquistando qui.
The Spine of Night: conclusioni
The Spine of Night, come già accennato, non è un film adatto a tutti i palati. La violenza estrema, sangue, viscere, corpi nudi, visioni psichedeliche, tinte horror, possono risultare uno scoglio non indifferente, fraintendibile come semplice autocompiacimento. Abbiamo però dato una possibile lente di interpretazione, cioè che tutto quello che viene mostrato, forse, è necessario per comprendere quei lati oscuri, che volenti o nolenti tutti abbiamo dentro di noi.
Siamo davanti ad un’opera coraggiosa, che si discosta dai gusti, un po’ imposti e standardizzati, degli ultimi anni, dal forte e marcato impatto dello stile utilizzato, ma The Spine of Night non è un’opera completamente riuscita. Non tutti i personaggi sono “sviscerati” completamente e la storia risulta un po’ troppo frammentata, anche perché manca una figura che sia vera e propria protagonista. Gli intenti e le potenzialità c’erano tutti, ma la resa finale è come se fosse mancante di un quid che si perde nella messa in scena della storia… però, che gran palcoscenico che è stato costruito!
Ci auguriamo che con il tempo The Spine of Night possa venir rivalutato e che gli autori vadano crescendo e, forse un domani, vedere altre opere ad esso collegate.