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L’amato fantasma – Cosa ci affascina?

Fin dagli albori della cultura pop e horror una delle figure che ha fatto da padrone, insieme a quella del classico vampiro, è il fantasma. Lo spirito di un vivente che non riesce andare oltre la simbolica soglia che separa il mondo dei vivi da quello dei morti.

Rancori, rimpianti, la paura del cambiamento o dell’ammettere i nostri errori sono nella tradizione quello che generano un fantasma. Un essere che non riesce ad andare oltre la sofferenza perché comunque il Grande Oltre è un mistero che non offre garanzie. La sofferenza del passato, d’altro canto, è una certezza. Una importante riflessione che accompagna l’essere umano fin dai tempi più antichi. Del resto è sempre meglio il male che conosciamo rispetto alla paura dell’ignoto.

Con lo scorrere degli anni questa entità ha preso sempre una maggiore forza, fino a sfociare nell’allegoria per più cose. Possiamo ritrovarvi persone ossessionate dai loro successi svaniti. Amori perduti, rimpianti per vite che che si sarebbe potuto avere. Colpe che non ci si è saputo perdonare, errori che ancora rimpiangiamo e offese che, pur essendo ormai passate, vivono ancora.

Il fantasma è quindi ormai andato oltre la sua natura originale di un’anima in pena. È diventato una bizzarra e simbolica prigione temporale in cui le sue vittime sono intrappolate in un costante inferno. Al tempo stesso carcerati e carcerieri del loro passato!

Si tratta di una catena a doppie maglie, fatta di vite e non vite intrappolate in una stasi perenne. Non sembra risolversi in nessuno modo, indipendentemente dagli sforzi, perché è come correre sul posto. Incredibilmente fa faticare, ma non porta mai da nessuna parte. Spesso i viventi cercano la fuga nell’oblio, ma ciò non è concesso allo spirito che li tormenta. Chi è quindi davvero l’anima in pena?

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Fantasma

L’Orrore Malinconico

Uno dei più interessanti twist su questo concetto, e che potremmo definire la punta di diamante dell’Orrore Malinconico (pensiamo ad esempio alla filmografia di registi come Mike Flanagan con il suo Oculus, ad esempio), è quello di spostare quindi il focus e accettare che tutte queste cose che vediamo, altro non siano che illusioni e trucchi creati da ben altri spettri, esseri molto abili a nascondersi e a distrarci mentre continuano a muoversi indisturbati tra le pieghe della nostra anima.

Il vero fantasma non è lo spirito che tormenta i viventi, perché non sono gli amori persi o le vittorie ormai passate il problema. Il vero punto è il fatto che esiste una parte di noi non vuole accettare di non esistere più. Che la persona che ora siamo è altro, ed è frutto di quel passato, ma simbolicamente è comunque morta. Solo che non ha mai ricevuto l’adeguato funerale e non ha saputo fare i conti con il suo passato. Incatena quindi insieme a sé, tutto quello che non ha saputo lasciar andare.

Tutto questo fa quindi sì che, se non si darà loro Pace, saranno sempre lì a tormentarci fino a toglierti il senno!

Giochi di ruolo in cui si interpreta un fantasma

Questa evoluzione come concetto la si può vedere anche nell’ambito dei giochi di ruolo.

Wraith: The Oblivion

Wraith: The Oblivion è un gioco dei primi anni ‘90 della linea del Mondo di Tenebra, edita dalla White Wolf.
I giocatori interpretano dei fantasmi, di persone morte recentemente, intrappolate nelle Shadowlands, le terre dell’anime in pena, incastrate in una disperata lotta su tre fronti.

I personaggi dovranno quindi riuscire a sopravvivere al distopico reame di Stigya. Si tratta di un impero che raccoglie al suo interno migliaia di anime che non sono riuscite a trascendere. Qui potranno addirittura incontrare fantasmi vecchi quanto i più antichi imperi umani!
Dovranno inoltre fare i conti con l’Oblio. Una spietata forza priva di qualsiasi etica, devota solo all’annichilamento. In più, l’Oblio sussurra nella testa dei personaggi tramite le loro Ombre, i loro lati più oscuri e autodistruttivi.

In questa lotta tra Ordine ed Entropia, i protagonisti dovranno cercare di trascendere. Dovranno quindi fare i conti con i legacci che li tengono ancora incatenati alle Skinlands, le terre dei viventi. Per poter così finalmente essere liberi di trapassare. Con la speranza che mentre tutto questo accade, questi legacci non vengano in qualche modo rovinati per sempre da agenti esterni o dalle azioni dell’Oblio. L’atto di liberazione passa dall’aver fatto i conti con quei legami, non dalla loro distruzione!

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Quietus

Come accennavo poco sopra, negli anni più recenti si è giunti al cambio di prospettiva, grazie alla diffusione del genere dell’Orrore Malinconico. Il gioco che meglio incarna questa nuova visione del fantasma è Quietus. Si tratta di un gioco di ruolo da singola sessione e senza preparazione, localizzato in Italia da Dreamlord Games. Scritto per essere giocato al massimo da tre giocatori, emula film dell’orrore tragici come Oculus, The Strangers, The Babadook, Inside e la versione Netflix di Haunting of Hill House.

In Quietus le meccaniche sono strutturate per spingere i protagonisti a fare emergere le storie del loro passato e i traumi che hanno subito e con cui non hanno voluto confrontarsi. Mette quindi a lato la violenza fisica come focus centrale della situazione, per spostare tutto su argomenti quali la disperazione, il rimpianto e i compromessi che si fanno con il proprio passato fino a che questo non torna dalla tomba per chiedere la giusta compensazione e trovare finalmente la pace.

Fantasma
Scena tratta da “Storia di un fantasma” di David Lowery

Considerazioni finali

Alla fine la lezione che ci danno i fantasmi penso che sia solo questa: una vita sana è solo una serie di simbolici funerali in cui accettiamo che il defunto non è più parte della nostra vita e che, se siamo stati attenti, abbiamo appreso dai suoi insegnamenti.

Il problema è che compiangere e andare oltre la perdita degli altri è “facile”, perché il costo in dolore della saggezza che ci hanno passato, lo hanno pagato loro. Nel nostro caso, però, pensiamo sempre che non sia giusto questo dazio o che quello che abbiamo ricevuto non sia proporzionato. Così ci condanniamo ad essere fantasmi che infestano un passato che a sua volta non esiste più.
E in questa società dove siamo ossessionati dall’immagine che lasciamo in giro per la rete, sarebbe interessante chiederci chi sia davvero il fantasma tra noi e i noi stessi passati che lasciamo sparsi in giro e che tornano spesso a tormentarci…

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