Oggi vorremmo affrontare il fenomeno The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom con occhio MOLTO critico, facendo un po’ la voce fuori dal coro.
Sarà il primo articolo che dedicheremo al gioco che il mondo videoludico aspettava con fervore dal primo reveal trailer. Tante erano le domande che ci siamo posti nel corso degli scorsi mesi.
Riuscirà ad essere significativo come The Legend of Zelda: Breath of the Wild suo predecessore?
Sarà un gioco che maschererà l’ormai obsoleto hardware Nintendo Switch?
Continuerà a far divertire come mamma Nintendo ci ha abituato?
Per rispondere a tali quesiti, e a molti altri, abbiamo pensato di dividere la recensione di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom in due parti.
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Il peso del voto 10. The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è veramente perfetto?
Vorrei aprire una parentesi sul voto 10. È importante comprendere cosa si intenda o voglia rappresentare un giudizio quando si assegna questo pesante fardello.
Quelle poche volte che è stato assegnato il voto 10 nella storia del media, si è sempre stati davanti a titoli che hanno marchiato a fuoco la storia dei videogiochi. Pensiamo a GTA V, oppure a The Legend of Zelda: Ocarina of Time, Final Fantasy VII, Super Mario Galaxy, Metal Gear Solid e molti altri.
Giochi che è impossibile non ricordare per tutti gli appassionati del mondo videoludico. Questo perché, in qualche modo, hanno cambiato gli standard. Hanno alterato il modo di pensare e agire all’interno del game. Hanno infatti potenziato il genere di appartenenza, rivoluzionando il sistema con cui il giocatore interagiva con il videogioco.
Il 10 per i Lost in Dice deve essere un gioco che si avvicina molto alla perfezione. Un gioco che non solo rivoluzioni il mondo del media, ma che riesca anche a stare al passo con i tempi. Inoltre se lo si paragoni ad altre produzioni non mostri troppo il fianco in alcuni aspetti fondamentali.
The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è veramente da 10?
Per noi Lost in Dice il primo approccio con il nuovo Zelda è stato subito rivelatorio!
L’introduzione è decisamente d’impatto! Grazie alla OST impeccabile e ad un immediato colpo di scena che sconvolge tutta Hyrule (la regione nel quale si sviluppa il gioco). Quello che però si nota subito, è un frame rate decisamente basso. Si attesta infatti sui 30 fps e spesso scende anche al di sotto di questa soglia. Il livello di texture è decisamente non al passo con i tempi.
Insomma, Nintendo da subito non si nasconde dietro ad un dito, sembra quasi volerci comunicare il suo pensiero. Il gioco tecnicamente non si muove molto dal suo predecessore, però vi stupiremo con gli effetti speciali per quanto riguarda l’interazione e la parte prettamente ludica del gioco.
Bene, anzi benissimo. In fondo il videogioco, come media, DEVE divertire ed intrattenere. In questa sede, però, stiamo affrontando il discorso dell’assegnazione del voto 10, che a nostro parere è tutt’altra cosa…
Siamo nel 2023 e gli ultimi giochi che abbiamo giocato sono il DLC di Horizon Forbidden West: Burning Shores, Hogwarts Legacy. Prima ancora avevamo giocato a God of War: Ragnarok ed Elden Ring. Tutti giochi che in termini di art design, texture e tecnica visiva hanno regalato veramente tante emozioni.
Fatta questa parentesi, con tutto il bene che vogliamo alla serie di Zelda, e alla capacità travolgente di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom di migliorare ulteriormente il predecessore, già considerato un capolavoro, dobbiamo inevitabilmente togliere qualcosina alla perfezione. Questo perché non consideriamo corretto non dare il giusto peso, o il giusto valore, a chi lavora costantemente anche alla resa visiva di un videogioco. Che è, a tutti gli effetti, anche un’esperienza sensoriale!
I sei anni di distacco da quella perla di Breath of The Wild si fanno sentire tutti! Al tempo, la grafica, il frame-rate e le piccole sbavature tecniche visive, erano solo un neo alla rivoluzione che aveva portato quel The Legend of Zelda. Il sequel, considerando che non si è mosso molto da quell’impatto visivo, deve, per forza di cose, fare i conti con il tempo trascorso e i titoli del momento!
Ce lo siamo detto un po’ tutti che gira sulla Switch, un hardware decisamente obsoleto per il 2023. E da qui emerge ancora più forte il gridare al miracolo. Perché portare tanta mole di divertimento (che vedremo meglio nel prossimo articolo) su questa console è stato impensabile! Anche considerando il fatto che la stessa console, in piena versione Dr. Jekyll/Mr. Hyde, ha fatto uscire solo l’anno scorso, l’inaccettabile Pokemon Scarlatto e Violetto.
D’altronde è Nintendo stessa a scegliere la politica di pubblicazione dei giochi considerando ancora decisamente valida la sua piattaforma e dimostrandolo con il nuovo Zelda. Ce lo confermano i dieci milioni di copie vendute in tre giorni. Un record assoluto per tutta la saga in questione!
Però la critica, a nostro avviso, deve avere una visione quanto più oggettiva possibile e prendere in considerazione anche tutto ciò che circonda il media videoludico. Ed in questo caso il fianco scoperto si è mostrato non poco.
Ma andiamo a parlarne nel dettaglio…
Peccato per…
In parte li abbiamo già citati ma andiamoli a evidenziare meglio.
Il frame-rate è decisamente basso. Questo, purtroppo, per molti occhi allenati è un bel problema. In alcune cinematiche la telecamera è realmente scattosa, brutta da vedere ma soprattutto che “invecchia” molto l’esperienza ed il racconto. Nonché in alcuni combattimenti rende difficoltoso anche il calcolo dell’hitbox dei mob o dei boss di circostanza. I bassi fps rendono poi molto legnoso anche il protagonista soprattutto in fase di schivata e dinamicità contro i nemici.
Il mondo ha delle importanti lacune di texture, che risultano sgranate soprattutto se Link si avvicina molto a pareti o rocce. Queste ultime hanno inoltre una spigolosità evidente, meno realistica e molto più Minecraft style.
Il menù, inoltre, ha qualche problemino di gestione. Ci sono diverse sezioni, ma, quella che andremo ad intasare di più è quella dedicata alle risorse. Questo perché, in termini di risorse, il gioco non fa distinzione sulle varie voci. Che siano esse fonti di energia, ingredienti per il cibo, ingredienti per le pozioni, componenti per le armi, pietre utilizzabili, pietre preziose e altro. Ci costringe così a fare delle lunghe, e poco funzionali, ricerche per visualizzare o selezionare un oggetto in particolare.
Il gioco, inoltre, vi assicuriamo che non è per nulla tirchio nella varietà di componenti ottenibili. Anzi ci sarà sempre modo di scoprire nuovi oggetti e combinazioni eseguibili. Per carità, scelta decisamente molto felice degli sviluppatori, ma che sottolinea il caos dopo qualche ora di gioco. Proprio in quella precisa sezione dell’inventario. Qualche filtro sicuramente avrebbe aiutato in tal senso. Speriamo venga aggiunto in patch future!
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In conclusione del primo articolo
Impossibile negarlo, ma tutti questi fattori fanno sì che il gioco per la locanda Lost in Dice non raggiunga la perfezione, e quindi il fantomatico 10.
Noi continueremo a viaggiare in quel di Hyrule in questi giorni e, a breve, vi diremo perché consideriamo comunque fantastica l’esperienza di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom!