Come già detto nel titolo, Orion e il Buio è un cartone animato d-e-l-i-z-i-o-s-o!
Un’opera a mio avviso più adatta agli adulti che ai bambini, però fruibilissima anche da loro. Sia chiaro, però, che non è che sia adatta più agli adulti che ai bambini per le tematiche o le atmosfere gore e cupe, niente di tutto questo, anzi, tutt’altro!
No, è un prodotto per tutti gli adulti che ancora non sono diventati tali, o che, nel corso della propria vita, non sono riusciti a comprendere determinate cose importanti per i bambini.
E insomma, ecco l’ennesimo pippone direte. Ancora una volta questo tizio pensa di poter salire in cattedra e spiegare le cose che non vanno bene. Niente di tutto questo. Nessun moralismo, solo l’amara considerazione che avrei voluto avere un padre che mi raccontasse le storie.
Tutto ciò è però mitigato dal fatto che ci ha pensato mio fratello a leggermi le storie che contavano! D’altronde sono stato cresciuto a pane e mitologie varie: norrene, celtiche e chi più ne ha più ne metta.
Ma non perdiamo di vista Orion e il Buio. Siamo qui per questo, no?
Due paroline su Orion e il Buio
Dal 2 Febbraio è disponibile su Netflix quest’opera di Sean Charmatz, scritto da Charlie Kaufman e basato sull’omonimo libro illustrato di Emma Yarlett (che potrete acquistare a questo link).
Ora la domanda di base è: “Vi ricordate chi è Charlie Kaufman?”
È la mente che era dietro a Eternal Sunshine of the Spotless Mind (film del 2004 diretto da Michel Gondry con protagonisti Jim Carrey e Kate Winslet) barbaramente tradotto con Se mi lasci ti cancello.
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Analisi di Orion e il Buio
Kaufman, ispirandosi ai precedenti lavori di Pete Docter di Pixar, ha ideato una storia, stiracchiata in alcuni punti, per i numerosi bambini che vanno a letto “preoccupandosi” dei mostri che potrebbero essere nascosti nell’angolo più spaventoso delle loro stanze. Invece dell’Uomo Nero o del BauBau, emerge il Buio in persona, un elemento volutamente insicuro, ma completamente benevolo con occhi sporgenti e un sorriso gentile. Lo specchio in cui l’altro protagonista, Orion, si riflette.
Chi è Orion? Orion è uno dei personaggi su cui verte la storia. Un ragazzo pieno di ansie e paure. Ha paura di rischiare qualsiasi cosa, specialmente parlare con una compagna di classe amichevole, per paura di essere deriso o respinto. Ha paura che i genitori lo possano abbandonare, ha paura di intasare il bagno della scuola, Paure riportate nel libro che la sua consulente scolastica gli ha consigliato di redigere. Non so perché, ma quel libro mi ha riportato alla mente Diario di una Schiappa…
Proseguendo nella storia, Kaufman, gioca sia coi personaggi che gli spettatori, cambiando totalmente le carte in tavola e rendendo ancora più complesso l’intreccio. Da storia di un bambino, diventa una favola della buonanotte per una figlia. Una figlia che, grazie alla sua saggezza derivata dal suo nome, aiuta il padre a raccontare una storia.
Ecco questo è un punto molto importante di Orion e il Buio. La collaborazione padre e figlia è importante e questo volerlo mostrare, da parte di Kaufman, fa capire quanto sia importante il rapporto di crescita individuale in una comunità come può essere quella familiare. Avevamo avuto esperienza dei genitori di Orion che, per quanto aperti, erano anche un po’ stanchi delle paure più o meno irrazionali del figlio.
Qui il cambio di storia, avendo un narratore condiviso, si percepisce. È come se il film prendesse una piega diversa e la bambina, assieme ad Orion lavorasse attivamente per completare la storia che troverà il suo finale in maniera inaspettata (ma non troppo).
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Perché abbiamo bisogno di essere accettati per non avere paura?
Il film possiede diversi livelli di lettura, ma il primo è il bisogno di accettazione. Buio non vuole che Orion abbia paura di lui, perché sente che il proprio io non sia compreso. Egli è il manto che permette agli esseri di conoscere i cinque amici e collaboratori di Buio: Dolci Sogni, Sonno, Rumori Misteriosi, Insonnia e Quiete.
Ciascuno di essi ha un compito e una identità e si accetta per quello che sono. Non capiscono perché Buio non riesca a farlo e, allo stesso modo, non capiscono la sua scelta di farsi affiancare da Orion per un giorno nella speranza che possa capirlo e accettarlo.
Nuovamente il bisogno di essere accettati può aiutare a cancellare le proprie paure.
Conclusioni
Kaufman nuovamente gioca con lo spettatore e rende questo lungometraggio animato un lavoro forse più adatto agli adulti che non ai bambini. Ricco di soluzioni sagaci, di idee notevoli e, nonostante tutto, non immediato per le scelte che lui stesso ha scelto di fare.
È come se sì, avesse preso il lavoro sopracitato, ma avesse lasciato libero spazio alla sua immaginazione. Anche i personaggi che affiancano Buio, le altre cinque entità sembravano un po’ troppo simili ai sentimenti di Inside Out. Tale ispirazione mi ha fatto storcere un po’ il naso.
Sia chiaro è un lavoro notevole, soprattutto visto che è il suo primo lavoro, se non erro, in chiave animata, ma ha scelto di inventare tante cose e ne ha abbandonate altre per strada. Una delle caratteristiche fondamentali del libro era la non antropomorfizzazione di Buio e i colori acquarello con cui l’autrice ha disegnato il libro. Forse avrei preferito un po’ più di sintonia con il volume, che dopo il film, ho deciso di sfogliare.
Quindi Orion e il Buio è ancora una storia della buonanotte, dove un genitore e un bambino lavorano insieme per creare un finale che soddisfi entrambi. Le loro voci si combinano in modo molto convicente, con idee eccentriche alimentate dai bambini da una parte e la guida attenta di un adulto dall’altra. Ma sia il bambino che il genitore imparano qualcosa l’uno dall’altro, e ciò trasforma Orion e il Buio da una semplice fiaba in un viaggio estremamente bello ed infine, in un film con un messaggio che tocca profondamente forse più gli adulti che i bambini, e forse è bene così!