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Lucca È Politica? Un commento

È già da qualche tempo che il mondo del fumetto e del gioco di ruolo vengono scossi da colpi di testa incredibilmente coraggiosi da parte delle grosse case editrici e dei piccoli artisti. Un po’ come se si volesse far entrare a forza quel tipo di ideologia che ultimamente pervade il cinema, l’intrattenimento tutto e la società. Nessuno è più libero di parlare fuori dal recinto delle opinioni concesse che qualcuno ha fabbricato per lui, e appena mette il becco fuori da questo è tacciato a brutte parole. E dire che io vado al Lucca per giocare, mica per parlare di politica. Possibile che non si riesca a giocare in santa pace?

Tizio che si lamenta, Facebook, Oggi [retorico]

È così, a colpi sparati altezza uomo, che voglio aprire quest’articolo. Così come ho già fatto, con toni più pacati, in questo articolo (dove le accuse sulle proposte mosse erano le stesse) e come ha fatto il mio collega (con toni più forti ma non meno giusti) in questo articolo. Oggi voglio spiegare a chi (non) ci segue perché, al sentire “perché dovete infilare la politica nelle fiere come Lucca?” a me scatta un campanello. Un orribile campanello che sa di conservatorismo, ignavia e immobilità.

Perché, casualmente, questa frase adorna ogni post nel quale si parla di inclusività, nel quale si chiede un cambiamento o, più italicamente, si dà addosso ai fascisti/razzisti/omofobi. È un po’ come la frase “basta col PC, avete rotto!“, mi fa capire fin da subito con chi ho a che fare.

Noi mica siamo razzisti!

Il fatto che Lucca Comics & Games quest’anno sarebbe stata diversa l’avevamo già capito dai campfire, dalla propaganda lucchese di digitalizzazione post-epidemia e dall’esplosione del Modena Play. Numerose furono, in quest’ultimo caso, le case editrici che si rivelarono sconcertate dalle misure adottate a tal punto da annullare la propria partecipazione per preservare la sicurezza. Qualsiasi realtà del mondo del gioco di ruolo italiana (che io seguo con più attenzione rispetto al fumetto) ha dovuto adeguarsi quest’anno, trovando soluzioni a questi nuovi, gargantueschi problemi.

Lucca Comics&Games doveva cambiare e, nel farlo, ha pensato bene di farsi pubblicità lanciandosi nella creazione di #LuccaChaNGes, una nuova dimensione di contenuti streaming affiancata da opere artistiche di vari illustratori. Purtroppo però, alcuni artisti hanno premuto un po’ troppo sull’acceleratore della politica, e questo ha scatenato non poche polemiche. Nulla di nuovo, in realtà, ma andiamo con ordine.

Forse.

Mesi fa una piccola realtà locale (la Ludopub Victorian Monkey) venne vandalizzata da criminali, il cui messaggio dietro l’attacco era chiaramente intimidatorio e di stampo razzista. Per il proprietario, oltre allo sconcerto, nulla di nuovo. Molte realtà a noi vicine, noi compresi, si dichiararono vicini al ragazzo e si fece anche partire una raccolta fondi per aiutarlo a riprendere l’attività. All’interno di un famoso gruppo di giocatori di ruolo, però, il post dell’aggressione fece non poche polemiche; qualcuno negava che dietro all’attacco si celasse una componente fascista/razzista, altri non volevano avere nulla a che fare con la politica.

Schierarsi in aiuto del ragazzo, a quanto pareva, si legava ad una parte politica definita, in barba alla cortesia civile. Alla domanda, poi “questo gruppo si dichiara antifascista?” emersero anche più dubbi e domande, forme sintattiche e logiche errate, metaforiche e prosaiche di come non si vedevano dalle regole di 3.5. I fondatori e moderatori presero una decisione netta e gli utenti scontenti aprirono un gruppo (che conosco, visito abitualmente ma che non citerò). Il risultato fu per me quello di comprendere che buona parte della community presente in quel gruppo (e, generalizzando, italiana) non si rivedeva in certi ideali, fatti regolamento del gruppo stesso. Ma, si sa, spesso i regolamenti nemmeno si leggono.

Non siamo mica transfobici!

Di episodi così ne sono pieni i nostri articoli su Tolkien, che fanno spesso parlare e discutere i gruppi più interessati, e quelli che riguardano i diritti civili (qui e qui trovate ottimi spunti per comprende meglio di cosa stiamo parlando). Ma perfino attraverso il tag #LuccachaNGes si possono trovare esempi molto virtuosi.

L'Opera Incriminata di Fumettibrutti
L’Opera Incriminata di Fumettibrutti

L’opera di Fumettibrutti,che trovate qui sopra, ne è un fulgido esempio. Le critiche si sprecano [sul post originale che trovate qui] da parte di una buona parte dell’utenza. Ad essere criticati sono il tratto, la rappresentazione, l’ispirazione, la forma, la mano, il chiaroscuro, il colore giallo, la pettinatura. “Siete noiosi ed estenuanti” commenta un osservatore, “Basta con questa propaganda PC” dice un’altro. Tutte critiche di spessore.

Forse.

Successivamente anche Sio si ritrovò al centro della nostra attenzione con la sua opera [il post originale lo trovate qua] questa volta a causa di una schwa utilizzata per indicare la neutralità del benvenut*. Di commenti simili ne abbiamo visti a bizzeffe pure per questo articolo, che appunto spiegava il ruolo dell’asterisco ed il suo utilizzo.

L'Opera di Sio per #LuccaChaNGes
L’Opera Incriminata di Sio per #LuccaChaNGes

Ovviamente dietro tutte le critiche, alcune più fantasiose che altre, non resta altro che un messaggio profondamente transfobico. È da dire, ovviamente, che Facebook non aiuta la conversazione civile e estremizza le posizioni di tutti; pertanto prendere un campione di persone risulta comunque una mera prova a favore. Purtroppo, però, la quantità di commenti in questi post ha messo in chiaro quanto in realtà la politica tiri le masse, su Facebook, volenti o nolenti.

Non siamo mica fascisti!

Ultimo, il post di #LuccaChaNGes di Ausonia [che potete trovare qua] , ritraente due figure della Destra camuffate da essere alieno e mostruoso, meglio conosciuto come The Thing/La Cosa, celebre film degli anni ’80. È in questo post che è esplosa la guerra, tra commenti che inneggiavano all’ignavia ad altri che criticavano la sinistra, complice della critica ma mai obiettivo di questa. “Belli i tempi quando eravate ancora una fiera del fumetto” commenta uno, “Se vi mettete a fare politica al Lucca Comics è la fine” annuncia e prevede invece un altro.

L'immagine di Lucca chaNGes incriminata
L’immagine di Lucca chaNGes incriminata

È stato rapportando i commentatori tra loro che ho potuto notare come molti avessero commentato sia i precedenti post di #LuccachaNGes che questo, arrivando alla conclusione meno incredibile di tutte. Gran parte dei commentatori che avevano criticato aspramente Fumettibrutti e Sio avevano anche gridato alla politica per Ausonia. Una conclusione al quale si era già arrivati tanto, tantissimo tempo fa, ma che puntualmente viene smentita dai soliti noti che adorano nascondersi dietro un dito, con il benestare di alcune organizzazioni compiacenti.

Ci sarebbe poi da parlare per un pezzo delle associazioni compiacenti camuffate da La Cosa, al punto da cominciare una di quelle battute di caccia alla strega da far impallidire il film; d’altra parte è pur vero che il post ha sollevato non poche domande sulla natura dell’arte, degli artisti e delle fiere. Che forse Lucca si stia apprestando ad allontanare certe tristi realtà dai suoi spazi? È già accaduto, in effetti, durante il Salone del Libro, alzando una bufera anche in quel caso.

In effetti oggi essere antifascista è diventato una dimensione della politica, uno schieramento al quale aderire o no. Pensare che qualcuno, sull’essere antifascista, ci ha scritto anche un documento fa quasi ridere. Ed esserne contrari porta anche ad una pena, quasi tragico! Io, personalmente, rimarrò a guardare, ad osservare. Magari con Alessandro Barbero in sottofondo, in attesa di sviluppi, ma certo non dispiaciuto di questa nuova piega.

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