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Emmy 2019: perché Game of Thrones ha vinto?

Diciamo due parole sugli Emmy 2019, spiegando perché Game of Thrones abbia vinto il premio come miglior serie drammatica.

In casa, i miei monologhi autoterapeutici su argomenti frivoli vengono introdotti così: “Volevo dire una cosa su…”. Una formula che vorrebbe suonare come “Scusa, non voglio annoiarti, lo so che mi interesso di cose sciocche, ma lasciami dire solo questo e poi prometto che torniamo nel mondo reale”. E che invece significa “Adesso te lo spiego io cos’è successo e perché la realtà come la conosci sta per capitolare senza che tu nemmeno te ne accorga”.

E dopo che ho esposto le mie ragioni, nella convinzione della pacatezza dei miei toni e della misura delle mie parole: – Caspita, ti hanno fatto proprio arrabbiare, eh?

Ed allora noto la schiuma che mi sono già pulita dalla bocca.

Gli Emmy 2019 sono stati assegnati, ed è stata subito una pioggia di titoli volti a rassicurarci che sì, è Game of Thrones (HBO, che si è portata a casa pure il premio per Chernobyl!) ad aggiudicarsi il premio Best Drama Series. Perché, vi aspettavate qualcosa di diverso?

Il cast di Game of Thrones agli Emmy 2019! Photo by Phil McCarten/Invision/AP/Shutterstock
Il cast di Game of Thrones agli Emmy 2019! Photo by Phil McCarten/Invision/AP/Shutterstock

Game of Thrones la Miglior serie drammatica agli Emmy 2019: perché?

Diciamolo subito: l’Emmy per la miglior serie drammatica poteva andare solo a Game of Thrones. Mi piace cullarmi nell’illusione che non sia vero, ma lo è, e l’ultima stagione in questo gioco di contrappesi non conta.

Basta leggere gli altri nomi in lizza agli Emmy 2019 (Better Call Saul, Bodyguard, Killing Eve, Pose, Succession e This Is Us, sulla cui dignità non c’è di che dubitare!) per rendersi conto che sono grossi titoli che si confrontano con un gigante. E i premi servono anche a questo: a riconoscere i giganti e a consacrarli, anche quando nel tragitto hanno buttato giù qualche campanile.

Del troppo hype per l’ultima stagione abbiamo parlato qui, mentre il terribile finale è stato commentato qui. Questo articolo invece analizza come Benioff e Weiss abbiano comunque avuto successo. Se volete godervi le nostre recensioni piccate, eccole: 8×01, 8×02, 8×03, 8×04, 8×05 e 8×06!

Come, chi e perché si premia in questi festival?

Il mondo dei riconoscimenti cinematografici e televisivi (fra cui gli Oscar 2019) non risponde alle regole delle competizioni sportive. Se nei 100 metri tagli il traguardo per primo vinci, ma negli Emmy dov’è il traguardo, e cosa significa tagliarlo? Per rispondere bisogna prima capire come funziona il gioco.

Senza entrare nel merito delle differenze tra un festival e l’altro, tra il pubblico a cui si rivolgono e tra i prodotti che prendono in considerazione (perché suppongo non siate in vena di leggere un manuale!), sono vari i fattori che entrano in campo nella scelta dell’opera a cui conferire un premio. Per quanto il livello della performance in se stessa sia importante, non sempre risulta determinante da solo, e non sempre si finisce col conferire il riconoscimento alla miglior performance di per se stessa.

Prendiamo Leonardo DiCaprio: per anni pubblico e critica sono stati concordi nel giudicarlo un attore da Oscar, che però ha vinto solo nel 2016 con Revenant. È stata la sua migliore interpretazione, superiore a tutte le precedenti? Forse no, ma in quell’occasione, più che DiCaprio protagonista di Revenant, è stato premiato DiCaprio attore.

Peter Dinklage forse si sarà un po' stufato di vincere tutti questi Emmy?
Peter Dinklage forse si sarà un po’ stufato di vincere tutti questi Emmy?

Game of Thrones è stato premiato per la sua carriera. Ma se lo meritava?

I premi possono consacrare un’artista o un’opera, sottolineare il valore che la giuria attribuisce ad un messaggio, un punto di vista o un’idea “nuova”. Senza dimenticare il loro peso dal punto di vista dell’immagine e del marketing (vi ricordate quando Game of Thrones è stato usato in una guerra di meme tra Trump e l’Iran?). Sotto molti di questi aspetti, quindi, l’Emmy a Game of Thrones è un elemento che trova chiaramente il suo posto nella storia di una delle serie televisive più importanti degli ultimi anni.

Eppure non mi scrollo di dosso la sensazione che si stia cercando di cancellare con un colpo di spugna l’ultima stagione. Di chiudere il dibattito su quella che è stata per moltissimi una grande delusione. L’ultima stagione ha vinto l’Emmy come miglior serie drammatica, fine del discorso e sotto con lo spin off. Ma è così?

Di fatto, esclusi i 10 meritatissimi premi tecnici, agli Emmy 2019 Game of Thrones si porta a casa “solo” altri due trofei. Tra di essi, spicca il premio per miglior attore non protagonista, vinto da Peter Dinklage per la quarta volta. (E solo io ho avuto l’impressione che non ne potesse più?)

Ma non sono mancati gli smacchi. Non riuscire ad ottenere il riconoscimento per la miglior attrice non protagonista con in lizza ben 4 nomi (tra cui Lena Headey) ne è un esempio. Per quanto gli aspetti tecnici siano cruciali per la buona riuscita di un prodotto come Game of Thrones, davvero una serie che non ha i migliori attori, i migliori registi e la miglior sceneggiatura è La Miglior Serie? Rispondetevi da soli, io sono qui che ci penso.

Fleabag si porta a casa quattro Emmy!
Fleabag si porta a casa quattro Emmy!

Emmy 2019: due parole sugli altri vincitori!

Certo è che, se faccio quella cosa sbagliatissima di comparare prodotti diversissimi tra loro, la veramente vera vittoria di Fleabag mi sembra lampante, anche se non ci sarà una terza stagione (probabilmente).

Non avrà lo stellare budget di 90 milioni di dollari, ma la comedy-drama firmata BBC ha portato sullo schermo qualcosa che non si trova dietro l’angolo: la chimica. Una complicità palpabile tra i protagonisti, che con qualche sguardo oltre la quarta parete riesce a raggiungere anche lo spettatore. E poi, dai, c’è questo:

Per il resto, qualche considerazione puramente personale, fatene ciò che più vi piace:

  • Mi aspettavo più riconoscimenti per The Marvelous Mrs. Maisel (Amazon), ma ci accontenteremo del successone della scorsa edizione;
  • Non avrei scommesso su Jodie Comer avendo tra le candidate Sandra Oh (entrambe per Killing Eve, BBC America);
  • Mi sarebbe piaciuto vedere più nomination e riconoscimenti per The Act (Hulu).

Di certo c’è che l’assenza di un colosso come Game of Thrones cambia le carte in tavola in vista della prossima edizione: cosa ci aspetterà per il 2020?

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