L’Altopiano di Leng è uno tra i luoghi più iconici della pseudogeografia creata da Howard Phillips Lovecraft assieme alla città di Arkham e R’lyeh. Abbiamo deciso di partire da questo altopiano per parlare un po’ dei nuovi luoghi delle Geografie Atlantidee che abbiamo inaugurato una decina di giorni or sono.
Ovviamente, accanto alla fiction legata a questo pseudoluogo, ci sarà anche uno studio geografico su dove effettivamente questa zona possa essere inserita all’interno del nostro mondo.
L’Altopiano di Leng serve quindi come un simbolo potente del confine tra il conosciuto e l’ignoto, il reale e il soprannaturale.
Ma dove è l’Altopiano di Leng?
Howard Phillips Lovecraft introduce l’Altopiano di Leng, per la prima volta, nelle sue opere come un luogo di terrore e mistero. Nei suoi racconti, Leng, è spesso descritto come un deserto gelido, talvolta situato nel mondo reale, in Asia. Altre volte è invece posto nel deserto gelato dell’Antartide. Altre volte, ancora, in una dimensione parallela inaccessibile agli esseri umani se non attraverso i Reami del Sogno.
Questo altipiano è caratterizzato dalla presenza di rovine antiche, creature incomprensibili e manufatti di origine sconosciuta che sfidano le leggi della natura e della scienza.
L’importanza di Leng nei racconti di Lovecraft è evidente in opere come ne Le Montagne della Follia. Qui l’altipiano è collegato agli antichi miti di creature pre-umane e alla storia segreta della Terra. Inoltre, ne La Ricerca Onirica dello Sconosciuto Kadath, l’Altopiano di Leng diventa il crocevia dei mondi e realtà alterate. Ancora una volta si sottolinea la sua natura liminale e il suo ruolo di porta verso l’ignoto.
LEGGI ANCHE: Forgive Me Father – Cthulhu, Metal e BFG
Questa idea di luogo è così emblematica e talmente particolare, che ha influenzato molti scrittori dopo il Solitario di Providence. August Derleth e Ramsey Campbell hanno preso spunto dal mistero di Leng per esplorare temi di alienazione e terrore cosmico. L’altopiano è spesso utilizzato come metafora della scoperta di verità troppo grandi e terrificanti per essere comprese dalla mente umana. Un luogo dove la realtà si fonde con l’incubo.
Frank Belknap Long nel suo L’orrore dalle colline identifica l’Altopiano di Leng nel mondo reale. Il luogo in questione è la regione del Tibet di Ü-Tsang. Inoltre, l’idea di un luogo inaccessibile e misterioso ha trovato eco in opere di autori contemporanei come Neil Gaiman e China Miéville. I due scrittori hanno reinterpretato l’Altopiano di Leng all’interno di universi narrativi dove il confine tra il mito e la realtà è sottile e permeabile.
Influenza Culturale e simbolismo dell’Altopiano di Leng
L’Altopiano di Leng non si è limitato a essere un mero sfondo nei racconti di Lovecraft. È diventato una vera e propria icona, influenzando una vasta gamma di media. Nei giochi di ruolo, col suo celebre Il Richiamo di Cthulhu, Leng è spesso utilizzato come scenario per avventure che mescolano l’esplorazione archeologica con il soprannaturale. Si offre così, a chi gioca, l’opportunità di interagire con il mito lovecraftiano in maniera immersiva e aprire una porta su altri mondi. Si enfatizza l’atmosfera di isolamento e terrore, tipica del racconto originale, trasportando i giocatori in una dimensione dove il tessuto della realtà può essere distorto o infranto.
Nel cinema e nella televisione, sebbene l’Altopiano di Leng non sia stato mai effettivamente rappresentato, il suo influsso si percepisce in opere che esplorano temi di isolamento geografico combinato con orrori soprannaturali o psicologici. Film come La Cosa di John Carpenter, pur non citando direttamente Leng, condividono l’essenza di un ambiente remoto e ostile che nasconde segreti antichi e pericolosi.
LEGGI ANCHE: Lovecraft e la musica – un connubio mostruoso
Oltre agli impatti tangibili nei media e nella letteratura, l’Altopiano di Leng offre anche un ricco terreno di analisi simbolica e filosofica. Nel contesto delle arti, Leng rappresenta spesso il concetto di “liminale”. Un qualcosa, quindi, che si trova alla soglia tra due stati di essere, riflettendo la transizione e l’ambiguità. Questa caratteristica lo rende un soggetto affascinante per artisti e scrittori interessati a esplorare i confini tra sogno e realtà, coscienza e inconscio.
Dal punto di vista filosofico, Leng può essere visto come una metafora della ricerca umana dell’ignoto. La continua attrazione verso Leng nei vari adattamenti e reinterpretazioni simboleggia la nostra innata curiosità e il desiderio di esplorare e comprendere i misteri non solo del mondo esterno, ma anche quelli interni alla psiche umana. In questo senso, Leng diventa un luogo di confronto con l’Altro, con l’inconoscibile. Un incontro che può sia arricchire che distruggere il cercatore, riflettendo le dualità intrinseche nella natura umana e nelle sue esplorazioni.
LEGGI ANCHE: Occhio del Sahara – Un luogo tra mistero e fantasia
Conclusioni
Luogo reale? Luogo immaginario? Che importa!
La verità è che l’Altopiano di Leng continua a servire come un potente simbolo nelle narrazioni moderne. Con la sua capacità di evocare il mistero, e di stimolare riflessioni profonde sugli aspetti più oscuri e inesplorati dell’esistenza, è il luogo perfetto da dove iniziare.
La sua persistenza nel tessuto culturale dimostra, infatti, che i luoghi di Lovecraft, pur essendo immaginari, possiedono una risonanza emotiva e intellettuale che trascende i confini delle sue storie originali.