Dune: Parte due è un adattamento coraggioso che mette d’accordo (quasi) tutti.
Dopo un’attesa di tre anni giunge nelle sale la seconda parte del primo libro della saga di ⊃ ∪ ∩ ⪽ , diretta da Denis Villeneuve [Sicario (2015), Arrival (2016), Blade Runner 2049 (2017)]. Nel fine settimana di apertura, ha incassato 183.5 milioni di dollari. Il colossal si conferma, così, in grado di stare al passo con i campioni di incassi del 2023 Oppenheimer e Barbie.
Dune: Parte due si concentra, e concentra lo spettatore, cosa non facile vista la durata di 165’, sull’ascesa al potere di Paul Atreides. L’attore che lo interpreta è Timothée Chalamet [Call me by your name (2017), The King (2019), Little Women (2019), The French Dispatch (2021), Wonka (2023)].
Disclaimer
Le righe che seguono possono contenere diversi spoiler, sia per chi ha letto solo i libri, sia per chi ha visto/deve vedere solo i film, sia per chi ha fatto entrambe le cose, scusatemi
Da figlio di un padre assassinato, a poco a poco, sullo schermo Paul cresce. Cambia e si trasforma in qualcosa che non si era mai stato visto prima. A scandire i tempi, che rasentano la perfezione cinematografica, è anche, e soprattutto, il cambiare dei suoi nomi…
Paul è un estraneo che deve essere accettato. Un campione che deve combattere per un popolo che non è il suo.
Hanno ragione. Hanno ragione. Devono essere i Fremen a liberare Arrakis.
Paul a Stilgar
Un ragazzo che deve diventare uomo. Un soldato che deve sopravvivere. Un innamorato che deve guadagnarsi ogni momento di affetto della sua donna. Un Duca che deve diventare Imperatore.
Paul è già tutto ciò. Almeno nella mente di sua madre Rebecca Ferguson [The Girl on the Train (2016), The Snowman (2017), Mission Impossible – Dead Reckoning Part One (2023)]. Per Stilgar, Javier Bardem [The Ages of Lulù (1990), No Country for Old Men (2007), Skyfall (2012), The Little Mermaid (2023)] lui è il Lisan al Gaib. La voce dal mondo al di fuori Arrakis.
Paul non vuole questo ruolo. Non lo vede con gli occhi di una Bene Gesserit o con gli occhi di un capo Fremen che ha atteso la sua venuta da generazioni. Lo vede come una minaccia, un qualcosa che porterà solo morte e distruzione e per questo non accetta di essere identificato come tale.
Paul vuole la vendetta contro gli Harkonnen e l’Imperatore. E sa che una guerra contro di loro mieterà vittime, ma non sulla scala planetaria che la venuta di un messia potrebbe scatenare. Vuole essere semplicemente se stesso. Vuole onorare la memoria di suo padre e vendicare la sua morte insensata, eppure i suoi passi lo porteranno altrove.
Ci sono poi i tre nomi che gli vengono dati dai Fremen (avevamo accennato questo aspetto poco sopra, N.d.A.).
Muad’Dib
Il nome che gli viene concesso di scegliere dopo mesi che mostra il suo valore combattendo a fianco dei Fremen. È un piccolo topo canguro che sa come muoversi nel deserto e come sopravvivere. Un nome insolito per un leader militare, ma che Stilgar legge in maniera diversa.
Muad’Dib è anche la stella del Nord che indica la via nel deserto. Senza volerlo Paul sceglie un nome che ancora una volta conferma nella mente di Stilgar che lui è davvero il Messia che stavano attendendo.
Usul
Il pilastro su cui posa una colonna. Così importante nell’architettura sotterranea dei Fremen che nascondono milioni di ettolitri d’acqua nei loro Sietchs. Questo è il nome segreto con cui i Fremen lo conosceranno. È il nome con cui lo chiama Chani, Zendaya [Spiderman (2017-2019-2021), Space Jam (2021), Euphoria (2019-)] ad indicare il suo essere accettato nella comunità. È anche il nome che i Fremen gridano quando Paul cavalca il verme per la prima volta.
Mahdi
Il nome da cui Paul scappa. Il ruolo che non vuole ma che è suo da sempre. Il salvatore dei Fremen, il Messia atteso da generazioni.
A prima vista può sembrare che Mahdi e Lisan al Gaib abbiano lo stesso significato, eppure c’è una sottile differenza. Mahdi indica non solo una guida spirituale, ma anche e soprattutto un leader militare. Quando Paul accetta questo ruolo, dopo essere andato al sud e aver bevuto l’Acqua della Vita la Jihad diventa inevitabile.
Con IL cambiamento del Nome, cambia IL personaggio di Paul, il suo ruolo nella storia e nella sua stessa vita. L’accettazione avviene in momenti diversi e tutti sono tappe di avvicinamento all’inevitabile. Paul diventerà ciò che teme, ciò che non vuole essere. Ciò che altri hanno deciso per lui!
Se Usul è il pilastro, Chani è la pietra da cui viene ricavato
Uno dei cambiamenti più importanti e vistosi in Dune: Parte due è sicuramente il ruolo di Chani. Da seguace devota, infatti, diviene invece una voce critica.
Non cambia il fatto che Chani sia la donna che Paul ama, e che lo ricambia di un amore più cauto e più pensato.
Chani non è la donna che segue il suo uomo anche quando questo la ferisce. Soprattutto quando mette davanti al loro amore il principio della ragione di stato. Chani è una Fremen, una guerriera a sua volta, una leader. Un ruolo importante e un fardello pesante da portare sulle spalle se si pensa che la cultura Fremen è di stampo patriarcale e chiuso.
Chani è da sempre il sostegno, ma in questo caso diventa anche critica. Colei che esprime perplessità sulla visione di Stilgar e di Jessica, che accetta Paul per ciò che è veramente e non per quello in cui si potrebbe trasformare.
Non mi perderai mai finché resterai fedele a chi sei.
Chani a Paul
Villeneuve fa un lavoro mirato su questo personaggio, che per quasi sessant’anni è rimasto nell’ombra e si perde nelle pagine della narrazione della vita di Paul.
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Nei libri Chani è famosa soprattutto per aver dato alla luce i gemelli Leto e Ganima. Due personaggi fondamentali per lo sviluppo successivo del mondo di ⊃ ∪ ∩ ⪽ . Chani subisce senza mai ribellarsi, anche quando gli Harkonnen le uccidono il primo figlio. E soprattutto quando poco dopo si vede messa apparentemente da parte per il matrimonio politico che assicurerà il trono a Paul.
Nel film no, Chani si ribella, anzi arriva anche ad andarsene! Lascia la sala dove Paul ha appena ucciso Feyd-Rautha e accettato la mano della principessa. Irulan è interpretata da Florence Pugh [Midsommar (2019), Little Women (2019), Don’t Worry Darling (2022), Black Widow (2021), Oppenheimer (2023)].
Paul diventa così non solo Imperatore, ma anche sterminatore della propria famiglia, che in un film epico indica anche il rimando all’eroe tragico per antonomasia. Colui che deve accettare il Fato davanti al quale anche gli Dei si devono inchinare. Non importa se questo porti alla distruzione!
Eppure Chani è fondamentale per il futuro. Che cosa accadrà adesso? Sarà lei a tornare indietro, o sarà Paul a dover riconquistarla, magari dimostrando di essere ancora fedele a se stesso? Per complicare ancora le cose, c’è poi il fatto che Chani potrebbe addirittura essere già incinta.
Sulla sua figura si aprono così tanti interrogativi da renderla anche più interessante dello stesso Paul. Su di lui sappiamo già tutto o quasi, ma su di lei il mistero continua.
Third time a charm. La terza volta è quella buona
Dune: Parte due di Villeneuve ha il pregio di aver risposto ad almeno due delle domande alle quali gli spettatori dei precedenti adattamenti non avevano trovato risposta. Non sullo schermo almeno.
Perché l’Imperatore accetta la trama Harkonnen?
Perché il Duca Leto, che pure lui che ha avuto solo figlie femmine per volere delle Bene Gesserit, avrebbe voluto un figlio. Inoltre non sposa Lady Jessica perché la sua mano deve essere libera per un matrimonio politico. Si tratta di un uomo che governa col cuore e dunque debole.
È a malincuore che l’Imperatore lo fa uccidere. Dopo la sua morte gli effetti si fanno sentire sull’uomo più potente dell’universo, eppure questo non gli fa cambiare idea. Era qualcosa che andava fatto, anche se il prezzo è così alto, perché la ragion di stato lo imponeva.
Dalla morte del Duca mio padre, che lo amava come un figlio, non è più stato lo stesso.
Irulan
Che cosa lega Atreides e Harkonnen?
Più di quanto sia dato ad intendere nel primo film, quando il Barone si rivolge al Duca morente chiamandolo cugino.
Il Barone Harkonnen, che si fatica a chiamare vittima, lo è delle macchinazioni Bene Gesserit. Il Barone deve avere una figlia, così che la Sorellanza la possa incrociare con un maschio Atreides.
Ora nel film manca una delle caratterizzazioni più importanti del Barone. Nei libri non solo non ama affatto le donne, ma preferisce i suoi amanti fin troppo giovani…
Jessica è la figlia che il Barone non avrebbe mai voluto concepire!
Mio padre lo sapeva?
Non lo sapevo neppure io finché non ho bevuto il veleno del verme
Paul e Jessica
Questo rende la rivalità tra le due casate ancora più violenta e spiega perché alla fine solo uno tra Paul e Feyd-Rautha possa sopravvivere. Entrambi avevano lo stesso diritto al trono imperiale!
La creazione di un personaggio speculare
Feyd-Rautha è un altro dei personaggi che subisce un cambiamento radicale. Se nel libro nasce per essere un altro Paul, o Paul come avrebbe potuto essere se fosse stato cresciuto dal nonno materno, in Dune: Parte due questo suo essere immagine distorta di Paul diventa ancora più evidente.
Feyd-Rautha vuole il potere. Lo desidera, se ne inebria, lo gusta in ogni sua forma. È immagine decadente della corruzione dei costumi, e per questo sarebbe l’imperatore perfetto per un mondo che sta declinando. Ne raffigura tutte le debolezze e le mancanze.
Assetato di sangue come di piacere, lo si vede per la prima volta quando, in onore del suo compleanno, scende nell’arena per affrontare gli ultimi tre soldati Atreides. Gli uomini dovrebbero essere drogati, lo spettacolo solo finzione. Eppure uno di loro non riceve la droga, che lo renderebbe instabile sulle gambe ed incerto nei movimenti, rendendolo così un pericolo…
Un regalo del Barone affinché il suo erede designato possa dimostrare chi sia!
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La creazione di Giedi Prime risulta così aliena all’occhio dello spettatore da trasportarlo in un luogo che sembra staccato dal resto dell’universo.
Sono lontani i ricordi del vedere e blu di Caladan, del grigio del suo cielo durante la pioggia e della sua luce soffusa.
Giedi Prime è un mondo in bianco e nero, dove la luce viene succhiata via. Metafora di come gli Harkonnen sappiano solo opprimere e di come l’universo diventerebbe se prendessero il potere.
L’effetto è reso grazie alla stretta collaborazione tra Villeneuve e Greig Fraser (Zero Dark Thirty (2012), Rogue One: A Star Wars Story (2016), The Batman (2022), The Creator (2023)]. Il direttore della fotografia che è riuscito a tradurre in immagini quello che Villeneuve aveva messo in sceneggiatura.
A livello tecnico, sul set sono state usate due macchine da presa, una a raggi infrarossi ed una normale. Due diversi set di luci, quelle fredde, senza emissione di infrarossi, e quelle calde che la macchina poteva catturare. L’effetto che ne deriva è forse secondo solo al modo in cui le luci e la macchina da presa sono state usate in Alien di Ridley Scott del 1979.
La tensione che si crea tra due personaggi, che non si incontrano mai se non alla fine, sfocia nel duello tra Paul e Feyd-Rautha in cui le sorti dei due eredi restano incerte e in precario equilibrio fino alla ineluttabile fine.
Dune: Parte due: Troppo bello per essere vero?
Dune: Parte due ha un altro pregio, quello di aver eliminato scene che funzionavano nel libro, ma che rese sullo schermo sfiorano l’assurdo.
Il miglior esempio che si possa portare è la scelta di aver mostrato Alia. Anya Taylor-Joy [The Witch (2015), Split (2016), The Queen’s Gambit (2020), Last Night in Soho (2021), The Menu (2022)] la interpreta solo in una scena, in sogno. Per tutto il resto del film, Alia comunica con la madre dal suo grembo. Lo può fare perché Jessica beve l’Acqua della Vita mentre la porta in grembo. Villeneuve, invece di mostrare un uso mostruoso del CGI, si limita ad espandere le sue facoltà mentali, senza allontanarsi dal personaggio creato di Herbert.
Sembrerebbe dunque che non ci siano pecche in Dune: Parte due. Che tutto scorra liscio e senza intoppi, ma non è esattamente così…
Quello che manca a Dune: Parte due, almeno all’occhio meno addestrato, è l’Antagonista.
Mentre nel libro è chiaro che l’antagonista ufficiale di Paul sia il Barone, insieme alla sua alleanza con l’Imperatore, che mette in pericolo entrambi, nel film il vero antagonista di Paul è Paul stesso.
O meglio, l’antagonista di Paul è Muad’Dib.
Se Paul ha infatti le caratteristiche dell’eroe, Muad’Dib ha quelle del villain.
Paul è spinto da un nobile intento. Aiutare i Fremen nella lotta per la loro libertà. Muad’Dib afferra il potere e lo sfrutta a suo favore. A Muad’Dib non basta liberare Arrakis. No, vuole l’Impero e non si limita ad usare il potere dato dalla profezia per raggiungere il suo scopo.
Tutto sembra essere bianco e nero, chiaro. Villeneuve, con un ennesimo colpo di scena dice che no, niente è scolpito nella pietra e le mille sfumature di grigio si insinuano nella storia!
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Perché Paul accetta il suo destino?
Per via di un sogno, forse premonitore. Sogna di perdere Chani in un attacco Harkonnen. Lei muore tra le sue braccia. Paul accetta di diventare il Messia perché sa che è il solo modo per avere abbastanza potere da cambiare quel futuro.
Se lo spettatore si aspetta un’epica battaglia contro gli Harkonnen, ne resterà deluso. Il Barone, che non ha nessuna delle caratteristiche del libro, che lo rendono a tratti quasi disgustoso agli occhi del lettore che non attende che il momento della sua caduta, muore per mano di Paul. In una scena che lo vede umiliato, mentre striscia in cerca di salvezza sul pavimento della reggia di Arrakis.
Rabban la Bestia, trova la sua fine per mano di Gurney Halleck, Josh Brolin [The Goonies (1985), Into the Blue (2005), No Country for Old Men (2007), Milk (2008), Avengers: Endgame (2019)]. Conferendo così a quest’ultimo la vendetta che gli viene invece negata nel libro.
Tutto sommato sono morti anti-climatiche. I personaggi non hanno niente della grandezza e della crudeltà che gli Harkonnen rappresentano, e muoiono in maniera anonima.
Uomini d’affari senza scrupoli, sadici solo dietro le porte chiuse, proni alla violenza, ma con moderazione, non sembrano e non sono gli antagonisti che questa storia meritava.
Questi Harkonnen sono uno dei due soli esempi di politicamente corretto che si vedono nell’adattamento. Il secondo è il non uso di una parola che cambierebbe il registro del film.
Cosa succede adesso, madre?
La Guerra Santa sta per cominciare
Alia e Jessica
Dune: Parte due, che è una critica feroce all’integralismo religioso e all’idea messianica stessa, avrebbe un maggiore impatto se chiamasse quella che Paul sta per cominciare con il termine che Herbert e i Fremen hanno sempre usato: Jihad.
In conclusione, com’è Dune: Parte due?
Dune: Parte due è un film solido che soddisferà tutti.
In primis i fan di vecchia data che hanno letto i libri e visto il film di Lynch. Pensate che c’è una venerazione vera e propria per quello “splendido fallimento” (basta guardare qui, N.dA.).
Ma anche i fan più giovani che non se la sono sentita di affrontare una tale mole di pagine.
È un film che lascia aperte le porte per un sequel che sarà anche l’ultimo. Le domande che lascia insolute sono interessanti e porteranno al cinema tutti quelli che sono andati a vedere la seconda parte.
Lo sviluppo dei personaggi femminili, e lo spazio a loro dato, mette in chiaro come sia possibile scrivere di donne forti che non hanno bisogno di umiliare il proprio partner maschile, ma che possono stare al loro fianco sullo schermo e diventare uguali nell’importanza a loro data!
Dune: Parte due è da vedere!