Anche se anagraficamente ho passato da un pezzo il periodo young fantasy ricordo ancora i primi libri che mi lanciarono in quell’universo. Licia Troisi, Silvana de Mari, Terry Brooks e via dicendo hanno gettato le fondamenta del mio essere “amatore” del genere. Per quanto abbia rivalutato ognuno di loro, non posso che esprimere gratitudine e prendere nota che J.R.Forbus mi sarebbe piaciuto, ai tempi, davvero tantissimo. Anche se le mie letture abituali si allontanano parecchio dal genere, non posso che prendere nota di una mano davvero talentuosa. Delle miriadi di libri di Forbus, oggi andremo ad analizzare uno dei primi, la Rivolta degli Scheletri nell’Armadio.
Wolverhampton, una città da incubo
“Nella non proprio ridente cittadina di Wolverhampton, in Inghilterra, un impresario di nuova generazione ha avuto la geniale nonché terrificante idea di creare un Parco degli Orrori. La trovata si deve a Sir Desrius – meglio noto come “Lo Stregone”, un uomo crudele e senza scrupoli; non ha esitato ad imprigionare mostri e creature fatate da ogni angolo del globo pur di popolare le costose attrazioni del parco. Per anni, ormai, i mostri sono stati costretti a subirne i soprusi. Eppure, da qualche tempo, fra i mostri si comincia a parlare di ribellione: un sentimento che sfocerà in una rivoluzione che vedrà scheletri, vampiri, fantasmi e tanti altri mostri lottare per il riconoscimento dei propri diritti.”
Questo l’incipit del libro che ha come protagonista il ballerino nonché scheletro Ossogrigio; affiancato dai suoi amici Vampa il Drago e Lilia la Fantasma, oltre che al famosissimo Mostro di Frankenstein. L’avventura si snocciola agilmente ed è carica di ogni figura e immaginario dell’horror riproposta in chiave meno terrificante. Decisamente comica e alle volte satirica, delicata abbastanza per i ragazzi e mai macabra.
Sebbene si possa leggere la Rivolta degli Scheletri nell’Armadio in completa spensieratezza, gran parte delle parti davvero comiche e allo stesso tempo drammatiche derivano proprio da certi collegamenti ad hoc tra il mondo di Forbus e quello reale. I centri per il rimpatrio degli alieni, la pensione agli scheletri, i vampiri vegetariani sono solo alcuni dei vari collegamenti reale-fantastico che si trovano nel libro, e ad un lettore adulto non potrà che sfuggire un sorriso nel vedere certi colpi di genio.
Conclusioni
Il libro di Forbus si lascia leggere con piacere e gusto e le 254 pagine finiscono al momento giusto, senza stancare un lettore ormai rodato né sfibrare un giovane iniziato. Sul piatto posteriore è poi ancorata una piacevolissima mappa di Wolverhampton che, sebbene assolutamente superflua, ho gradito molto nella sua grafica un po’ noir. Giorgio e Matteo Franzoni, Martina Gianello e Ramadan Ramadani hanno poi reso graficamente alcuni personaggi e sparso le illustrazioni in giro per il libro. Non ho trovato alcun refuso, pertanto valuterei il lavoro di Ali Ribelli eccellente.
Potrei, quindi, lasciarmi andare a sproloqui su come Forbus utilizzi i mostri come metafore del diverso e come la loro lotta per la libertà sia lodevole, ma trovo che sia più giusto lasciare a chi legge quest’articolo la curiosità, sperando che questa la spinga a leggere questo libro. Anche se l’ho sollevato con leggerezza, ammetto di averlo posato con ben più rispetto di quanto ne credevo, e di dovere a Forbus un sentito grazie.