La recente uscita ufficiale di The Last of Us Parte 2 ha bruscamente smosso le acque del web a fronte di un inusuale forma di review bombing che ha portato (al momento) su metacritic ad un user score di 3.6 basato su 37.941 recensioni utente contro il 95 di metascore basato su 94 recensioni.
E già così ci troveremmo di fronte a qualcosa di fortemente anomalo e praticamente senza precedenti, ma a rincarare la dose c’è il dibattito, o meglio la sua mancanza, che è nato attorno a quanto accaduto, l’approccio ad esso e, in generale, il modo in cui le critiche (positive e negative) stanno venendo trattate sfociando in inutili attriti distruttivi che portano al beneficio di nessuno e che crea un clima generalmente negativo nell’ambito videoludico.
Review Bomb
Per chi non lo sapesse (o per chi avesse bisogno di un ripasso) la review bomb è un fenomeno tipicamente associato alla rete in cui un prodotto, principalmente di intrattenimento, viene “bombardato” di recensioni dalla valutazione estrema da parte di un folto gruppo di utenti al fine di porre l’accento e visibilità su alcuni aspetti di una produzione o di un prodotto.
Voti estremamente positivi, ad esempio, possono finire per essere dati a produzioni minori per dar loro visibilità o elogiare una condotta customer-friendly, così come voti estremamente negativi possono essere dati in grande quantità per contestare pratiche o contenuti percepiti negativamente dalla collettività.
Le recensioni “assolute” non sono una novità per il mondo dell’intrattenimento, nemmeno i videogame più amati ed apprezzati dall’utenza sono esenti da numerosi 0 o 10 ingiustificati e mal riposti, eppure mai la spaccatura di voto tra recensori ed utenti è stata così ampia per un titolo così sotto i riflettori: migliaia di votazioni negative affliggono The Last of Us Parte 2 con una schiacciante maggioranza su quelle positive, con molte da parte di entrambi i fronti senza una vera e propria giustificazione del voto assegnato.
Si passa dai 10 di chi “È un prodotto Naughty Dog quindi va comprato alla cieca” agli 0 di chi “Inaccettabile”, in un continuo botta e risposta di frasi monotematiche che estremizzano senza dire effettivamente nulla.
Questo tipo di posizione polarizzata è, però, tipicamente normale: non lo è invece la proporzione tra le recensioni estremamente negative e quelle positive o miste, così come non lo è la reazione della stampa specializzata in merito.
La guerra del flame
Come già detto non è strano vedere il fenomeno di review bombing anche in titoli con grande visibilità: di recente Doom Eternal ha subito una forte ondata di recensioni negative a causa dell’inclusione di un sistema anti-cheat ritenuto troppo intrusivo sui PC degli utenti, con il risultato di una patch correttiva che utilizzasse un sistema differente; Animal Crossing: New Horizon, Astral Chain, Death Stranding, qualsiasi titolo sembra essere soggetto in qualche forma a review bombing per qualche ragione.
Quello che però non accade normalmente è che la stampa specializzata, collettivamente, copra il fenomeno scagliandosi astiosamente sull’utenza ed in difesa immediata del titolo colpito.
E la cosa più raccapricciante è il modo in cui questo accade, un tipo di impostazione di toni e di argomenti che ci si potrebbe aspettare tipicamente da utenti dall’animo più scaldato, ma che disarma e a volte fa rabbrividire vedere esposto con fierezza e in prima linea da testate di informazione.
Ed ecco che le critiche negative a The Last of Us Parte 2 non vengono minimamente affrontate, con giornalisti di settore (in coro agli utenti affezionati) a relegare collettivamente questi utenti a persone intolleranti, bigotti, affermando che la libertà di parola non dovrebbe essere un diritto di tutti, lanciandosi nel virgin-shaming e nelle più basse offese possibili senza alcuna esitazione o riflessione sul fenomeno o sulle critiche stesse.
Chiariamoci: è ovvio che gli 0, presi alla lettera, siano un’esagerazione e senza ombra di dubbio alcuni di questi recensori estremi siano mossi da motivi di odio, di intolleranza o di astio generale verso il titolo, la compagnia o i temi trattati, questo è innegabile.
Trovo tuttavia riduttivo ignorare ogni forma di critica nei confronti di un titolo usando questo tipo di utente come scudo e giustificazione ignorando la possibilità che forse, vista la quantità di persone insoddisfatte o contrariate, qualcosa che non va c’è, ed è probabile che ci siano dei reali motivi dietro all’insoddisfazione di così tanti utenti, anche tra coloro che hanno amato il primo capitolo con entusiasmo.
Responsabilità
Bisogna prendere quindi atto di un fatto che, per quanto duro, non può non essere preso in considerazione: se esistono opinioni come “i critici scrivono solo per gli altri critici”, “le recensioni sono comprate” e altre che vedono i recensori videoludici come generalmente inaffidabili la colpa è, generalmente, della stampa stessa.
Perché quando una testata offende gratuitamente chi non concorda con la sua valutazione senza che questi possano difendersi o discutere le proprie idee e posizioni, quando chiude una qualsiasi possibilità di dialogo e confronto e quando pubblica esprimendosi di pancia ponendo un muro verso l’eventualità che una posizione possa essere messa in discussione, tutto ciò che rimane all’utenza e controbattere di pancia e bombardare il prodotto e la stampa di opinioni negative.
The Last of Us 2 non è il primo titolo con votazioni positive unanimi, ma è il primo ad incontrare una così ostile confutazione, ma se in altri titoli le criticità e i limiti erano stati definiti nelle recensioni, permettendo ad ogni utente di capire a cosa stesse andando incontro e quanto essi fossero adatti alle proprie esigenze e necessità, questa volta non è accaduto.
Sono molte, troppe le recensioni, anche a livello internazionale, che parlano del gioco in maniera marginale, concentrandosi in lunghe dissertazioni emotive che dicono poco o nulla sul prodotto effettivo, che non comunicano al lettore praticamente nulla di concreto o utile a livello informativo, che fanno sensazionalismo spicciolo, esagerato, creano aspettative che poi, in risposta e con forza proporzionale, incontrano sfiducia e negatività.
La cieca accettazione del titolo così come è, senza discutere nulla di quello che può essere messo in discussione, attaccando chiunque decida di metterlo in discussione è il motivo principale per cui degli utenti ritengono l’unica opzione sia fare lo stesso in verso opposto.
È necessario essere più trasparenti, fare un passo indietro dal proprio entusiasmo immediato e indossare delle lenti più neutrali, definire con onestà e correttezza i contenuti di un prodotto in modo che tutti possano restare sorpresi e nessuno deluso.
Chiaramente questo è un compito complesso e impegnativo, ma è responsabilità di chi fa informazione dedicarsi a fare, appunto, informazione, e non dilettarsi in contemplazioni poetiche verso la bellezza artistica di un prodotto di intrattenimento.
Con dichiarazioni PR paternalistiche e canzonatorie nei confronti degli utenti e articoli d’attacco ai lettori tutto ciò che si ottiene è solo un’ulteriore polarizzazione priva di dialogo e di trasparenza: un’informazione più precisa e priva di sensazionalismo è il modo giusto di mitigare ed intiepidire gli animi e di vedere reazioni più calibrate, poiché solo così i lettori possono prendere coscienza di cosa stanno comprando e di cosa stanno fruendo fin da subito.
La negatività gratuita non sparirà mai, ovviamente, ed il meglio che si possa fare è riconoscerla, prenderne atto e ignorare chi vuole portarla avanti come voce fuori dal coro e quando sentiamo di voler dire “Se un individuo pensa tal cosa allora egli è…” contiamo fino a dieci, facciamo un passo indietro e non completiamo la frase: non è ponendoci più in alto di chi ci sta intorno che possiamo trovare un punto comune su una passione comune.
2 Commento
Random
In un mondo ideale, non dovremmo generalizzare e puntare il dito contro nessuno, ma sappiamo tutti benissimo qual è la ragione e quali sono le persone dietro al review bombing: “pro gamer” che non digeriscono il fatto che nel gioco si parli di temi LGTBQ+. Lo sto giocando anche io ed è innegabile che si tratti di un gioco validissimo e di qualità, e i temi sopracitati sono trattati in maniera (a mio avviso) degna e non ossessiva. Gli zero su metacritic sono arrivati da gente che non ha giocato neanche 2 ore al gioco.
Non dico che il gioco sia esente da critiche. Io stesso riconosco che ci sono alcune imperfezioni tecniche e alcune scelte della storia possono piacere o meno. Dico solo che lo user score su metacritic andrebbe preso con le pinze, o addirittura ignorato. Se l’Internet ci ha insegnato qualcosa negli ultimi anni, è che ognuno può dare il peggio di sé e dare fiato alla propria fogna senza dover avere paura delle conseguenze.
Simone Maccapani
Le critiche non parlano di tematiche LGBT, dunque escludo che sia quello il problema.
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