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Soul: Il nuovo film Disney Pixar

“Soul” è il nuovo film prodotto da Pixar Animation, che vede Pete Docter tornare alla regia dopo cinque lunghi anni, e distribuito dalla Walt Disney Pictures sulla piattaforma di streaming Disney+ il giorno di Natale. Con la sua ora e quaranta di film, che lo identifica come un lungometraggio animato di poco oltre la durata media, “Soul” riesce a incantare gli adulti che lo guardano, dimostrando il coraggio di voler fare un prodotto di intrattenimento non solo per bambini ma anche per coloro che, in teoria, avrebbero dovuto portarli al cinema.
Nella recensione sono presenti spoiler, perché ritengo impossibile parlare di questo film senza farne, dunque in caso non abbiate ancora visto “Soul” siete invitati a non proseguire oltre.

Di cosa parla Soul?

Joe Garner è un insegnante di musica delle scuole medie specializzato in Jazz, che ama profondamente e che considera tutto ciò che c’è di importante per lui nella vita. Purtroppo la sua vita non è stata tutta rosa e fiori, perché la carriera di un musicista è fatta di incertezze e di bollette non pagate, almeno fino a quando non si riesce a ottenere un lavoro stabile (il famoso piano B) o non si fa quel minimo di successo che permette di avere il pane in tavola e un tetto sopra la testa tutti i giorni. Il film si apre con la notizia che Joe Garner ha ottenuto finalmente un posto a tempo indeterminato e a tempo pieno presso la scuola media nella quale insegna. La notizia avrebbe fatto fare i salti di gioia a molti spettatori in sala (il sottoscritto in primis) ma sembra non toccare particolarmente il buon Joe, che la accoglie freddamente.
Coincidenza vuole che un’altra proposta arrivi al buon Joe poco dopo, da parte di un ex studente, e potrebbe realizzare il sogno della sua vita: la possibilità di suonare in un locale con Dorothea Williams e, forse, l’occasione di fare della musica il lavoro della sua vita. Eccitatissimo per la seconda proposta, Joe comincia a camminare per le strade della città senza curarsi di nulla e, purtroppo, alla fine la sua disattenzione finisce per ucciderlo.
Sentendosi derubato delle sue possibilità, Joe farà di tutto per non finire all’Altro Mondo e nella sua fuga finisce all’Io-Seminario, il luogo dove le anime dei futuri bambini si preparano alla vita (Specifichiamo che il nome corretto dovrebbe essere qualcosa simile a “Ante Mondo” ma come ci viene fatto notare è stato cambiato per ragioni di marketing).
In questa dimensione che precede la nascita, Joe incontrerà l’anima 22, un’ospite dell’Io-Seminario ormai da tempo immemore. E questo sarà l’inizio vero e proprio del film.

Il trailer di "Soul", il nuovo film Pixar - Fumettologica

Perché molti lo definiscono un film per adulti?

Il web si sta popolando di commenti e recensioni che affermano che “Soul” sia un film per adulti e che non riesca a parlare ai bambini. Trovo che ci sia della verità in quanto affermano i titoloni scandalistici ma che il giudizio sia incompleto. Nonostante sia stato fatto uscire il 25 dicembre, cosa che avrà portato tanti, sottoscritto incluso, a dire “Se lo hanno fatto uscire il giorno di Natale, ed è della Pixar, sarà bello da vedere in famiglia”, il film parla principalmente agli adulti e agli adolescenti.
Ritengo che questo film sia da vedere e rivedere con il passare degli anni e con quante più persone possibili, poiché assicuro che ogni volta sorgerà una riflessione nuova.
“Soul” ci parla e ci invita a riflettere sul senso della vita, sui nostri sogni e su quanto significhino per noi. Non è facile comprenderne il messaggio in tenera età anche se può essere un ottimo momento per parlare tra genitori e figli. In qualche modo è un film dove nessuno ha torto, poiché nella propria vita non ci sono scelte al 100% sbagliate ma solo scelte che ci fanno stare bene o meno con noi stessi sul breve e lungo periodo.

Animazioni, sperimentazioni e doppiaggio

Il regista Pete Docter afferma che una grande attenzione sia stata rivolta alla corretta rappresentazione della pelle, dei capelli e del vestiario per i personaggi neri. Scopo primario era un risultato che non offendesse ma che descrivesse la pluralità nel miglior modo possibile. Sicuramente New York risulta essere una città viva e frenetica e i momenti con soli personaggi neri sullo schermo sembrano esser studiati per diventare dei piccoli quadri, quali a esempio il barbiere, la sartoria della mamma di Joe e il locale Jazz.
Per le sequenze musicali la produzione ha scelto di registrare veri musicisti, riuscendo dunque a ricreare interamente le loro performance. Seguendo il film è dunque possibile suonare interamente i brani che trascinano Joe nel suo amore per la musica.
Sempre dal punto di vista dell’animazione, mi hanno fatto notare, come le anime dei futuri bambini siano più fumose rispetto a quelle dei mentori, poichè non hanno ancora cominciato a vivere e a formarsi, e allo stesso tempo che quella di 22 non sia così vaga come quella degli altri bambini.
I personaggi di Jerry e Terry utilizzano uno stile di animazione diverso a loro volta, riuscendo così a trasmettere la diversità senza che essa venga mai indicata del tutto.
Per quanto riguarda il doppiaggio, noi italiani abbiamo Neri Marcorè a prestare la voce a Joe Garner e Paola Cortellesi per 22. Fin dal loro primo incontro i due personaggi si rendono protagonisti di un siparietto comico sulla voce di 22 che “ha la voce da donna adulta”. In questo frangente la piccola anima spiega che gli abitanti dell’Io-Seminario non abbiano genere (non essendo ancora nate) e che lei potrebbe parlare con una voce profonda da uomo anziano ma preferisca quella che utilizza in quel momento perché considerata la più irritante.

Pixar's 'Soul' Deftly Tackles the Risky Constructs of Life, Death, and How  We Enter the World | Animation World Network

La fine del “riscatto” della Pixar?

Già con l’uscita di Onward, sempre nel 2020, avevo pensato che Pixar Animation Studios avesse cominciato a farsi perdonare per aver “rubato” l’oscar al miglior film d’animazione con Toy Story 4. Questo film rappresenta un altro grande passo avanti sulla strada per il perdono ma è bene che continui su questa rotta, onde evitare di far uscire ulteriori film assolutamente dimenticabili. Molti temevano che questo film sarebbe stato un altro “Inside Out” e, anche se in alcuni momenti sembrerebbe richiamarlo, sono felice che ne mantenga la profondità senza copiarlo in toto o riprendere gli stessi argomenti.
“Soul” è un film che parla a diverse generazioni, staccandosi dal concetto ormai vecchio secondo il quale i prodotti Disney debbano rivolgersi principalmente ai bambini. Certamente come film da far vedere a Natale a tutta la famiglia è un po’ sotto tono e la Disney stessa offre già prodotti che possano riempire tutta la giornata, ma negli anni tutti quelli che lo hanno mal giudicato lo rivaluteranno.

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