In questa 92° edizione degli Academy Awards, comunemente chiamati Premi Oscar, c’è stato davvero tutto: colpi di scena incredibili, performance commoventi, vittorie annunciate, discorsi inclusivi e qualche cocente delusione. Senza dubbio, stanotte si è scritto un nuovo capitolo della storia del cinema e tutti noi ne siamo stati spettatori.
Se poi volete anche scoprire cosa c’entrino Kobe Bryant, il coma etilico e la mungitura delle mucche con gli Oscar, beh… questo è l’articolo che fa per voi.
Anche quest’anno si conferma la scelta di un’edizione priva di un conduttore fisso, in seguito alle polemiche scaturite nel 2019 a causa di alcuni tweet omofobi di Kevin Hart. A ricordarcelo, in apertura, c’è il comico Chris Rock che aggiunge anche una battuta sulla lunghezza di The Irishman e dice di aver “molto apprezzato la prima stagione”. Curiosamente, Scorsese esce a mani vuote dalla kermesse.
Per ogni premio assegnato, vediamo insieme i dettagli e qualche curiosità. Accanto ai titoli, inoltre, trovate i link alle nostre recensioni (quando presenti) e ai video di ringraziamento (al momento serve usare una VPN e risultare connessi dagli Stati Uniti ma, da domani, dovrebbero essere fruibili sul canale YouTube dell’Academy). I nomi dei vincitori sono evidenziati in grassetto.
MIGLIOR FILM
- Parasite (Gisaengchung) – Kwak Sin-ae e Bong Joon-ho (video)
- 1917 – Sam Mendes, Pippa Harris, Jayne-Ann Tenggren e Callum McDougal
- C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood) – Quentin Tarantino, David Heyman e Shannon McIntosh
- The Irishman – Martin Scorsese, Robert De Niro, Jane Risenthal ed Emma Tillinger Koskoff
- Jojo Rabbit – Taika Waititi, Carthew Neal e Chelsea Winstanley
- Joker – Todd Phillips, Bradley Cooper e Chelsea Winstanley
- Le Mans ’66 – La grande sfida (Ford v Ferrari) – James Mangold, Peter Chernin e Jenno Topping
- Piccole donne (Little Women) – Amy Pascal
- Storia di un matrimonio (Marriage Story) – Noah Baumbach e David Heyman
Per la prima volta nella storia, l’Oscar più prestigioso viene assegnato ad una pellicola in lingua straniera, peraltro interamente girata e prodotta all’estero. Qualcuno potrebbe obiettare ricordando The Artist (2011) ma un film muto non può essere considerato “in lingua straniera”.Come se non bastasse, Parasite si aggiudica anche i premi per la miglior regia, il miglior film internazionale e la migliore sceneggiatura originale.
Insomma, proprio quando la statuetta più ambita sembra già portare inciso il nome di 1917, questa commedia nera/thriller a tema sociale sorprende tutti, consacrando il valore del cinema sudcoreano nel mondo. La co-produttrice Kwak Sin-ae sale sul palco insieme al regista, agli attori del cast e agli altri membri del team, ringraziando e affermando di “sentire che si stia verificando un avvenimento storico molto opportuno”. Insomma, detto in maniera decisamente meno elegante, “era anche ora”.
Infine, a voler proprio fare i campanilisti a tutti i costi, si può notare che in una scena del film sia presente il brano In ginocchio da te di Gianni Morandi. Preparatevi, perché la sentirete sicuramente in sottofondo ai vari servizi dei TG.
MIGLIOR REGIA
- Bong Joon-ho – Parasite (Gisaengchung) (video)
- Sam Mendes – 1917
- Todd Phillips – Joker
- Martin Scorsese – The Irishman
- Quentin Tarantino – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood)
Spike Lee si presenta sul palco con una giacca giallo-viola e il numero 24 cucito sul bavero, in memoria di Kobe Bryant, soggetto di un suo documentario nel 2009.
Un’altra statuetta del tutto imprevista per Bong Joon-ho. Se Sam Mendes era dato per favorito con lo splendido piano sequenza del suo 1917, erano state ventilate anche le ipotesi di una sorta di Oscar alla carriera anticipato per Tarantino o Scorsese. Invece Parasite spiazza tutti e regala emozioni forti al regista, il quale afferma “Pensavo di aver finito la serata dopo il miglior film internazionale, mi stavo preparando per rilassarmi”. Dopo aver ringraziato i suoi idoli Scorsese e Tarantino, dichiara di voler “bere fino a domattina”. E mancava ancora l’Oscar al miglior film, quindi non è da escludere un bel coma etilico per il regista sudcoreano.
MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
- Joaquin Phoenix – Joker (recensione – video)
- Antonio Banderas – Dolor y gloria
- Leonardo DiCaprio – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood)
- Adam Driver – Storia di un matrimonio (Marriage Story)
- Jonathan Pryce – I due papi (The Two Popes)
Statuetta tanto prevista quanto meritata.
Phoenix sale sul palco e ferma subito l’applauso del pubblico, precisando di non sentirsi superiore ai colleghi nominati insieme a lui perché con loro condivide l’amore per il cinema. Aggiunge di non sapere dove sarebbe se non avesse fatto l’attore. Ammette di essere una persona difficile con cui lavorare, si scusa e ringrazia per le seconde chance che gli sono state offerte. Poi parla di come sia doveroso sfruttare l’opportunità di dare voce a chi non ce l’ha, diventando portavoce delle cause di chi è vittima di disuguaglianza.
A questo punto si lancia in un discorso a tema umanitario, animalista, ambientalista e contro le discriminazioni, passando dal modo in cui trattiamo il nostro pianeta alla disumanità nel togliere un vitellino alla madre per mungerla. Spinge a non aver paura del cambiamento e chiude il tutto citando una frase scritta dal defunto fratello River, mancato nel 1993 a soli 23 anni: “Corri al riparo con amore e arriverà la pace”. Non si può certo dire che siano dei ringraziamenti classici, quelli di Phoenix. Standing ovation del pubblico.
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
- Renée Zellweger – Judy (video)
- Cynthia Erivo – Harriet
- Scarlett Johansson – Storia di un matrimonio (Marriage Story)
- Saoirse Ronan – Piccole donne (Little Women)
- Charlize Theron – Bombshell – La voce dello scandalo (Bombshell)
Finalmente la Zellweger si scrolla di dosso per sempre la croce di aver interpretato Bridget Jones e ricorda che i suoi genitori siano immigrati, arrivati senza nulla se non il sogno americano da realizzare. Chiude i ringraziamenti con una riflessione amara sul celebrare l’unione dei popoli e sul fatto che Judy Garland non abbia ricevuto questo riconoscimento quando avrebbe dovuto, lasciandoci in eredità insegnamenti che vanno ben al di là del successo artistico.
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
- Brad Pitt – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood) (video)
- Tom Hanks – Un amico straordinario (A Beautiful Day in the Neighborhood)
- Anthony Hopkins – I due papi (The Two Popes)
- Al Pacino – The Irishman
- Joe Pesci – The Irishman
Prima statuetta della serata e primo premio Oscar per la recitazione a Brad Pitt che ne aveva già vinto uno come produttore del film 12 anni schiavo (2014, regia di Steve McQueen), con la sua Plan B Entertainment. Nei pochi secondi dedicati ai ringraziamenti, Pitt apre le danze lanciando una battuta sull’impeachment di Trump e poi si premura di portare sul palco un tema molto caldo: l’apprezzamento al lavoro degli stuntman. Da qualche anno, infatti, si dibatte sulla possibilità di introdurre un premio tecnico dedicato alla categoria.
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
- Laura Dern – Storia di un matrimonio (Marriage Story) (video)
- Kathy Bates – Richard Jewell
- Scarlett Johansson – Jojo Rabbit
- Florence Pugh – Piccole donne (Little Women)
- Margot Robbie – Bombshell – La voce dello scandalo (Bombshell)
Laura Dern, festeggia il suo 53esimo compleanno vincendo il primo Oscar alla sua terza nomination. Ringrazia tutte le persone che le sono state d’ispirazione e sottolinea la fortuna di poter conoscere di persona i propri miti, essendo figlia d’arte. Il padre è il prolifico Bruce Dern ma Laura ringrazia in particolar modo la madre, Diane Ladd, con cui era stata candidata agli Oscar per Rosa scompiglio e i suoi amanti. Netflix dimostra di poter puntare ai premi più ambiti.
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
- Bong Joon-ho e Han Jin-won – Parasite (Gisaengchung) (video)
- Quentin Tarantino – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood)
- Noah Baumbach – Storia di un matrimonio (Marriage Story)
- Rian Johnson – Cena con delitto – Knives Out
- Sam Mendes e Krysty Wilson-Cairns – 1917
Primo Oscar della serata per Parasite, co-sceneggiato da Han Jin-won e dallo stesso regista. I due salgono sul palco e dedicano il premio alla Corea del Sud. Era dagli anni ’60 che il premio per la miglior sceneggiatura originale non veniva assegnato ad un film in lingua straniera: gli ultimi a vincerlo sono stati Un uomo, una donna (Un homme et une femme) e Divorzio all’italiana, rispettivamente nel 1967 e 1963.
Unico appunto: la prossima volta date un secondo microfono all’inteprete, che piange il cuore a vederla quasi in punta di piedi per riuscire a parlare.
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
- Taika Waititi – Jojo Rabbit (recensione – video)
- Greta Gerwig – Piccole donne (Little Women)
- Anthony McCarten – I due papi (The Two Popes)
- Todd Phillips e Scott Silver – Joker
- Steven Zaillian – The Irishman
Primo Oscar per Taika Waititi, che sale sul palco e ringrazia sua madre (peraltro di origini ebraiche, ndr) per avergli fatto scoprire il libro, regalandogli la possibilità di svilupparne un film. Il premio è “dedicato ai bambini indigeni nel mondo che vogliono fare arte o raccontare storie. Ce la possiamo fare.”
Jojo Rabbit è semplicemente splendido e un po’ spiace non sia stato maggiormente premiato.
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
- Parasite (Gisaengchung), regia di Bong Joon-ho (Corea del Sud) (video)
- Boże Ciało, regia di Jan Komasa (Polonia)
- Dolor y gloria, regia di Pedro Almodóvar (Spagna)
- Medena zemja, regia di Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov (Macedonia del Nord)
- I miserabili (Les Misérables), regia di Ladj Ly (Francia)
Vittoria annunciata per Parasite in questa categoria e secondo Oscar assegnatogli dopo quello per la miglior sceneggiatura non originale. Il regista è così convinto che i giochi siano chiusi da dire “Adesso sono pronto a bere”. Testuale. Nel frattempo, a casa, qualcuno sta ancora bevendo per la statuetta data a Toy Story 4.
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
- Toy Story 4, regia di Josh Cooley (recensione – video)
- Dov’è il mio corpo? (J’ai perdu mon corps), regia di Jérémy Clapin
- Dragon Trainer – Il mondo nascosto (How to Train Your Dragon: The Hidden World), regia di Dean DeBlois
- Klaus – I segreti del Natale (Klaus), regia di Sergio Pablos
- Missing Link, regia di Chris Butler
Per citare il commento a caldo fatto dal nostro Cercatore S.: “Toy Story 4?! Cosa diavolo fritto e panato mi significa Toy Story 4?”. Se il premio a Klaus era un po’ in forse, essendo un prodotto Netflix, si poteva ancora sperare in Missing Link. E invece no, Toy Story 4.
L’impressione è che abbiano voluto premiare la chiusura di un ciclo: nel 1996 era stato assegnato un Oscar Speciale a John Lasseter “Per il primo lungometraggio interamente animato al computer” proprio in occasione dell’uscita del primo capitolo di Toy Story. Insomma, sembra quasi d’obbligo dare qualcosa alla Disney/Pixar anche quando non se lo merita più di tanto.
MIGLIORE FOTOGRAFIA
- Roger Deakins – 1917 (recensione – video)
- Jarin Blaschke – The Lighthouse
- Rodrigo Prieto – The Irishman
- Robert Richardson – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood)
- Lawrence Sher – Joker
Potremmo stare a parlare di quanto sia talentuoso Roger Deakins fino agli Oscar 2021. Vi basti sapere che sia il suo secondo Oscar e che il primo l’abbia meritato con quel capolavoro che è Le ali della libertà. Non contento di curare la fotografia, ha anche deciso di stare dietro ad una delle macchine da presa, tanto per gradire.
MIGLIORE SCENOGRAFIA
- Barbara Ling e Nancy Haigh – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood) (video)
- Dennis Gassner e Lee Sandales – 1917
- Lee Ha-jun e Cho Won-woo – Parasite (Gisaengchung)
- Bob Shaw e Regina Graves – The Irishman
- Ra Vincent e Nora Sopková – Jojo Rabbit
Primo Oscar e prima nomination per Barbara Ling, secondo Oscar e ottava nomination per Nancy Haigh. Vengono ringraziati letteralmente tutti, dagli artigiani agli operai, arrivando persino agli imbianchini. Non si può dire che non siano riconoscenti nei confronti dei collaboratori. Ringraziamento sentito e dovuto.
MIGLIOR MONTAGGIO
- Andrew Buckland e Michael McCusker – Le Mans ’66 – La grande sfida (Ford v Ferrari) (video)
- Tom Eagles – Jojo Rabbit
- Jeff Groth – Joker
- Thelma Schoonmaker – The Irishman
- Yang Jin-mo – Parasite (Gisaengchung)
Montaggio e montaggio sonoro vanno ad un film che racconta corse automobilistiche. Sicuramente si è voluto premiare un lavoro complesso ma sembra quasi eccessivo darli in coppia.
MIGLIORE COLONNA SONORA
- Hildur Guðnadóttir – Joker (recensione – video)
- Alexandre Desplat – Piccole donne (Little Women)
- Randy Newman – Storia di un matrimonio (Marriage Story)
- Thomas Newman – 1917
- John Williams – Star Wars: L’ascesa di Skywalker (Star Wars: The Rise of Skywalker)
Tanto meritata quanto pronosticata la stuetta a Hildur Guðnadóttir (forse la ricorderete per Chernobyl) per la colonna sonora di Joker. La compositrice islandese sale sul palco e dedica il premio alle ragazze e alle donne, alle madri e alle figlie, invitandole ad alzare la voce perché c’è bisogno di sentirla. A consegnarle il premio troviamo il trio formato da Sigourney Weaver, Gal Gadot e Brie Larson che ci ricorda come “tutte le donne siano superoine”. Prima dell’assegnazione, l’orchestra ci regala un assaggio delle colonne sonore in concorso e ci mostra la prima direttrice donna in 92 edizioni.
MIGLIORE CANZONE
- (I’m Gonna) Love Me Again (Elton John, Bernie Taupin) – Rocketman (video)
- I Can’t Let You Throw Yourself Away (Randy Newman) – Toy Story 4
- I’m Standing With You (Diane Warren) – Atto di fede (Breakthrough)
- Into the Unknown (Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez) – Frozen II – Il segreto di Arendelle (Frozen II)
- Stand Up (Joshuah Brian Campbell, Cynthia Erivo) – Harriet
Vittoria più che annunciata per Sir Elton John che, insieme a Bernie Taupin, ringrazia per un premio che suggella il sodalizio pluridecennale tra i due, con circa 30 album pubblicati insieme. Ringraziamenti classici al compagno, ai figli e a Taron Egerton.
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
- Greg Butler, Dominic Tuohy e Guillaume Rocheron – 1917 (recensione – video)
- Matt Aitken, Dan DeLeeuw, Russell Earl e Daniel Sudick – Avengers: Endgame
- Leandro Estebecorena, Nelson Sepulveda-Fauser e Stephane Grabli e Pablo Helman – The Irishman
- Roger Guyett, Neal Scanlan, Patrick Tubach e Dominic Tuohy – Star Wars: L’ascesa di Skywalker (Star Wars: The Rise of Skywalker)
- Andrew R. Jones, Robert Legato, Elliot Newman e Adam Valdez – Il re leone (The Lion King)
Premio abbastanza inaspettato, onestamente: se la speranza era che non venisse dato ad un film d’animazione come Il Re Leone, c’era comunque un buon rischio tra Avengers e Star Wars. Invece è arrivata la sorpresa di 1917, con tanto di ringraziamento al team di 600 artisti e tecnici che hanno lavorato alla pellicola.
Fun fact: a consegnare il premio sono James Corden e Rebel Wilson con i costumi di Cats, sottolineando come loro conoscano bene l’importanza degli effetti speciali ben fatti. Se c’è una cosa buona che ci ha lasciato quel musical, è il materiale per poter fare ironia.
MIGLIOR SONORO
- Mark Taylor e Stuart Wilson – 1917 (recensione – video)
- David Giammarco, Paul Massey e Steven A. Morrow – Le Mans ’66 – La grande sfida (Ford v Ferrari)
- Tom Johnson, Gary Rydstrom e Mark Ulano – Ad Astra
- Todd Maitland, Tom Ozanich e Dean Zupancic – Joker
- Christian P. Minkler, Michael Minkler e Mark Ulano – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood)
Per mostrare come un brano legato ad un film possa entrare nell’immaginario collettivo e rimanerci in eterno, i premi “sonori” sono preceduti da una compilation. Questa culmina nella performance live di Eminem con Lose Yourself, per cui ha vinto un premio Oscar nel 2003 che non ha ritirato, non essendosi presentato alla cerimonia nella convinzione di non poter vincere. Un po’ a corto di fiato lui, senza fiato chi lo aspettava da 17 anni.
La statuetta per il miglior sonoro va a 1917, premiando gli sforzi richiesti dalla gestione del suono in un film del genere. Canonici ringraziamenti, nulla di trascendentale.
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
- Donald Sylvester – Le Mans ’66 – La grande sfida (Ford v Ferrari) (video)
- David Acord e Matthew Wood – Star Wars: L’ascesa di Skywalker (Star Wars: The Rise of Skywalker)
- Alan Robert Murray – Joker
- Wylie Stateman – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood)
- Oliver Tarney e Rachael Tate – 1917
Anche questo è un premio annunciato perché Le Mans ’66 è un film che ruota intorno al mondo delle corse automobilistiche e il montaggio sonoro è essenziale per la resa di una pellicola del genere.
Sylvester ci tiene a sottolineare che questo sia stato l’ultimo film in assoluto che abbia fatto e che farà per la 20th Century Fox, ricordando implicitamente il cambio nome arrivato con l’acquisizione da parte di Disney. Infine ringrazia la moglie per aver lasciato la carriera nel mondo dell’editing per aiutarlo a perseguire la sua, occupandosi dei figli. Rispetto agli altri discorsi della serata, sicuramente questo è una nota stonata.
MIGLIORI COSTUMI
- Jacqueline Durran – Piccole donne (Little Women) (recensione – video)
- Mark Bridges – Joker
- Arianne Phillips – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood)
- Sandy Powell e Christopher Peterson – The Irishman
- Mayes C. Rubeo – Jojo Rabbit
Meritatissimo l’Oscar ai costumi per Piccole Donne considerando che sia un film interamente girato con riproduzioni di abiti dell’800, sicuramente più impegnativi da realizzare rispetto a vestiti degli anni ’60, divise militari naziste e completi eleganti, seppur iconici o colorati. Significativo il ringraziamento di Jacqueline Durran alla propria famiglia, che le ha permesso di essere una madre e una costumista, senza dover scegliere.
MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA
- Vivian Baker, Anne Morgan e Kazuhiro Tsuji – Bombshell – La voce dello scandalo (Bombshell) (video)
- Rebecca Cole, Naomi Donne e Tristan Versluis – 1917
- Kay Georgiou e Nicki Ledermann – Joker
- Paul Gooch, Arjen Tuiten e David White – Maleficent – Signora del male (Maleficent: Mistress of Evil)
- Jeremy Woodhead – Judy
Come da previsioni, l’Oscar per il miglior trucco premia il lavoro fatto su Nicole Kidman, Margot Robbie e Charlize Theron ma è quest’ultima ad aver subito la trasformazione più evidente: è davvero sorprendente la somiglianza con la giornalista Megyn Kelly, impiegata di Fox News che ha contribuito a portare alla luce le molestie subite dalle dipendenti per mano di Roger Ailes. Quella trattata dal bio-drama è una tematica molto attuale e sentita, dunque non è da escludere che questo abbia avuto un peso nel giudizio dell’Academy.
MIGLIOR DOCUMENTARIO
- Made in USA – Una fabbrica in Ohio (American Factory), regia di Steven Bognar e Julia Reichert (video)
- Alla mia piccola Sama (For Sama), regia di Waad al-Kateab ed Edward Watts
- The Cave, regia di Feras Fayyad
- Edge of Democracy – Democrazia al limite (Democracia em vertigem), regia di Petra Costa
- Medena zemja, regia di Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov
Premio controverso quello al miglior documentario, accompagnato da un discorso di apprezzamento al lavoro dei documentaristi che talvolta rischiano la vita per mostrarci uno spaccato del mondo. Il film vincitore racconta la storia di lavoratori dell’Ohio ma potrebbe svolgersi in qualunque parte del mondo, da qui l’invito ad unirsi per migliorare le proprie condizioni. Ma vogliamo davvero ignorare il fatto che sia stato co-prodotto da Barack e Michelle Obama? L’impressione è che questa sia stata la quota patriottica degli Oscar 2020, soprattutto se si confronta Made in USA con quel gioiellino che è Alla mia piccola Sama. Se non altro, è una statuetta in più sulla mensola di Netflix.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
- Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl) – Carol Dysinger e Elena Andreicheva (video)
- In the Absence, regia di Yi Seung-jun
- Life Overtakes Me, regia di Kristine Samuelson e John Haptas
- St. Louis Superman, regia di Smriti Mundhra e Sami Khan
- Walk Run Cha-Cha, regia di Laura Nix
La regista Dysinger ricorda quando Frank Capra le diede uno Student Academy Award nel 1977 e racconta di come, senza quella motivazione, non sarebbe riuscita a sopravvivere nell’ambiente per quattro decenni. Definisce il film come “la sua lettera d’amore alle coraggiose ragazze afgane” e ringrazia chi insegna alle ragazze ad alzare la mano se hanno qualcosa da dire, prendendo quella rampa e mettendo in chiaro di non poter essere fermate.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
- The Neighbors’ Window, regia di Marshall Curry (video)
- Ikhwène, regia di Meryam Joobeur
- Nefta Football Club, regia di Yves Piat
- Saria, regia di Bryan Buckley
- Une sœur, regia di Delphine Girard
Alla quarta nomination, Marshal Curry riesce a prendere l’Oscar con un cortometraggio. Come nel suo film, a volte servono cose straordinarie per riuscire a lasciare l’abitudine.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE
- Hair Love, regia di Bruce W. Smith – Matthew A. Cherry e Everett Downing Jr. (video)
- Dcera, regia di Daria Kashcheeva
- Kitbull, regia di Rosana Sullivan
- Mémorable, regia di Bruno Collet
- Sister, regia di Siqi Song
Hair Love dura 7 minuti scarsi ma sono più che sufficienti per commuoversi. La storia è quella di una bimba nera che non riesce ad acconciarsi i capelli per un’occasione importante e chiede una mano all’inesperto papà. L’Oscar a questo cortometraggio d’animazione è un premio alla rappresentazione e alla normalizzazione della diversità, per dare ai bambini dei riferimenti positivi. Una piccola perla targata Sony che ricorda agli americani che il Crown Act sia ancora materia di discussione. Potete guardarlo per intero qui.
OSCAR ONORARI
- David Lynch
- Wes Studi
- Lina Wertmüller
PREMIO UMANITARIO JEAN HERSHOLT
- Geena Davis
Tutti gli Oscar speciali sono stati annunciati da Taika Waititi, con un pensiero rivolto agli indigeni americani.
Commovente anche la performance in memoriam: Billie Eilish canta Yesterday accompagnata al pianoforte dal fratello Finneas, mentre alle loro spalle scorrono le immagini delle personalità del mondo del cinema venute a mancare nel corso del 2019. Tra loro troviamo anche il regista Franco Zeffirelli e il costumista Piero Tosi.