Dovendo usare soltanto cinque parole per descrivere 1917 si potrebbe dire che sia un film “drammatico”, “lento”, “pesante” e “semplicemente meraviglioso”. Se un cast d’eccezione, una cinquantina di premi ricevuti finora e dieci nomination agli Oscar non vi dovessero sembrare motivazioni sufficienti per correre al cinema, allora questa è la recensione che fa per voi.
SPOILER ALERT: nell’articolo non incapperete in spoiler di trama, a meno di andare ad aprire le apposite tendine. Essendo un film di guerra, però, non stupitevi troppo nello scoprire che ci siano morti e feriti.
TRAMA
La data è il 6 aprile 1917, ci troviamo nella porzione francese del fronte occidentale, l’esercito tedesco pare si stia ritirando ma è tutta una tattica… e questa recensione si sta trasformando nella parodia che Fabio De Luigi faceva di Carlo Lucarelli. Dunque, dicevamo, è tutta una tattica: una ricognizione aerea scopre che, in realtà, la linea difensiva nemica sia soltanto arretrata. Quando il colonnello Mackenzie (Benedict Cumberbatch) lancerà all’attacco i suoi 1600 uomini, approfittando della ritirata, l’intero battaglione britannico finirà nella trappola ideata dai tedeschi.
Le comunicazioni sono interrotte, il tempo stringe e l’attacco va fermato prima dell’alba del giorno seguente, così il generale Erinmore (Colin Firth) incarica due giovani caporali, William Schofiel (George MacKay) e Tom Blake (Dean-Charles Chapman), di consegnare il messaggio al colonnello. La scelta del generale non è casuale: il tenente Joseph Blake (Richard Madden), infatti, è di stanza proprio nel plotone da mettere in salvo e questo non può che motivare il fratello Tom a portare a termine la missione ad ogni costo.
Da qui parte la narrazione del viaggio dei due commilitoni, seguiti passo-passo mentre attraversano i chilometri che dividono i due accampamenti, cercando di rimanere illesi in una corsa contro il tempo.
PRODUZIONE
Alla regia troviamo Sam Mendes, già noto al grande pubblico per aver diretto il pluripremiato American Beauty e due film della serie di 007, ossia Skyfall e Spectre. Per questa pellicola Mendes sceglie di adottare un finto piano sequenza e il risultato è visivamente splendido: i tagli tra una scena e l’altra sono pressoché invisibili, sebbene si riescano ad ipotizzare molto bene alcuni dei momenti in cui sono stati inseriti. Questo dà allo spettatore la sensazione di seguire i due protagonisti in tempo reale, scavalcando i cadaveri e affondando gli stivali nel fango insieme a loro, come fosse un terzo compagno di viaggio.
A dirigere la fotografia, invece, c’è Roger Deakins, già premio Oscar per Blade Runner 2049 e con all’attivo una filmografia che comprende capolavori come A Beautiful Mind e Le Ali della Libertà. Curiosamente, Deakins ha operato in prima persona maneggiando una delle macchine da presa, abitudine rimastagli dai tanti documentari girati in gioventù.
Per la sceneggiatura, Sam Mendes si è ispirato ai racconti tramandatigli dal nonno, Alfred Hubert Mendes, che in gioventù aveva combattuto per due anni sul fronte francese e alla cui memoria è dedicato il film. Ad aiutare Mendes nella stesura troviamo Krysty Wilson-Cairns, sceneggiatrice scozzese conosciuta dal regista durante la produzione di Penny Dreadful.
PREMI
1917 è stato accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica, ricevendo dieci nomination agli Oscar e vincendo, ad oggi, circa cinquanta premi.
Non potendoli elencare tutti, vediamo solo i più importanti:
- Miglior film drammatico (Golden Globe)
- Miglior regia (Golden Globe) a Sam Mendes
- Migliore fotografia (BAFTA) a Roger Deakins
- Miglior film (BAFTA)
- Miglior regia (BAFTA) a Sam Mendes
- Migliore scenografia (BAFTA) a Dennis Gassner e Lee Sandales
- Miglior sonoro (BAFTA) a Scott Millan, Oliver Tarney, Rachael Tate, Mark Taylor e Stuart Wilson
- Migliori effetti speciali (BAFTA) a Greg Butler, Guillaume Rocheron e Dominic Tuohy
Il dubbio, a questo punto, non riguarda la possibilità che il film vinca dei premi Oscar ma il numero di statuette che porterà a casa.
PREGI
Innanzitutto, è doveroso fare una premessa: a firmare questa recensione è una persona con un feticismo spintissimo per la tecnica del piano sequenza. Questo non significa, però, apprezzarne l’uso indiscriminato, quando viene dosata male o non ha senso nell’economia del film. Ecco, non è assolutamente questo il caso.
Aiutata dalla sceneggiatura, infatti, la scelta stilistica di Mendes paga sia a livello di atmosfera che di coinvolgimento dello spettatore, riuscendo a non mettere alla prova la sospensione dell’incredulità e mantenendo un discreto realismo. Le scene girate in steadicam nelle trincee, ad esempio, danno davvero la sensazione che la macchina da presa sia montata sulla schiena del commilitone che cammina davanti a loro e lascia senza fiato, complice anche un montaggio impeccabile e un sonoro da pelle d’oca.
Insomma, la direzione è senza dubbio la punta di diamante dell’opera e, sebbene l’Academy non sia solita dare in accoppiata i premi per miglior film e migliore regia, 1917 potrebbe effettivamente meritarli entrambi e non sarebbe la prima volta per Mendes.
La fotografia è eccezionale, nulla da dire. La luce gioca un ruolo fondamentale per l’intera durata della pellicola ed è perfettamente dosata, alternando tattiche penombre (i tagli, del resto, andavano pur inseriti da qualche parte) a scene in cui bisogna quasi chiudere gli occhi per non rimanere abbagliati.
Gli attori protagonisti sono in splendida forma ed è apprezzabile riuscire a vedere il buon Tommen Baratheon di Game of Thrones (Dean-Charles Chapman) in un ruolo che lo valorizzi e ne metta in luce le reali capacità. A reggere l’intera narrazione, però, è il suo comprimario: MacKay ci regala un’interpretazione intensa, a tratti quasi struggente ma mai scontata. Se consideriamo che non apra bocca per intere scene, poi, non si può che apprezzarne l’ottimo lavoro.
Per la trama, come sempre, è questione di gusti: troverete senza dubbio chi la definirà “l’ennesima americanata” per il taglio eroico e patriottico che le produzioni hollywoodiane tendono a dare ai film di guerra ma, personalmente, penso che una critica del genere sia più adatta a pellicole come American Sniper di Clint Eastwood che non a 1917. La storia si sviluppa in maniera lineare ma non troppo banale, con un ritmo che la rende tutto sommato godibile rispetto alla difficile tematica trattata.
DIFETTI
Innanzitutto non si può negare che la pellicola, a livello di pacing, risulti piuttosto lenta ma questo è pressoché inevitabile quando si sceglie di girare a velocità quasi reale. La trama si svolge lungo un arco temporale di circa una giornata e, sebbene il tempo degli spostamenti sia stato ovviamente ridotto, la trama finisce per alternare brevi accelerate a brusche frenate. Personalmente, non ho avuto problemi ad arrivare in fondo alle due ore di film ma alcuni spettatori potrebbero trovarlo un po’ pesante, soprattutto viste le tematiche trattate e la crudezza di alcune scene.
Una volta superato questo ostacolo, se glielo consentirete, 1917 vi entrerà nel cuore come una lama e vi lascerà spiazzati.
A voler essere pignoli, inoltre, si ha la sensazione che il cast non sia stato sfruttato a dovere: a parte i due protagonisti, gli altri attori finiscono per essere relegati in ruoli più che minori, potremmo dire quasi camei. Oltre ai già citati Cumberbatch, Firth e Madden, infatti, Mendes aveva a disposizione anche i talentuosi Mark Strong (che interpreta il capitano Smith) ed Andrew Scott (nei panni del tenente Leslie) ma, a conti fatti, quasi tutti appaiono per pochissimi minuti. Tutto sommato ci può stare, nell’ottica di mantenere il focus sui due protagonisti, ma si ha la sensazione di non avere nemmeno il tempo di goderseli.
CONCLUSIONI
Insomma, se non siete ancora andati a vederlo e magari nutrite anche un lieve odio verso i film di guerra, provate a dare una possibilità a 1917 perché potrebbe stupirvi. Lo spettatore si trova davanti ad un film talmente ben fatto da coinvolgere anche il più scettico dei detrattori, prendendolo per mano e trascinandolo in fondo all’abisso delle trincee della Grande Guerra.