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Maya e i tre guerrieri: una serie che netflix avrebbe dovuto amare di più

Perché Netflix avrebbe dovuto dare più budget, più spazio e più amore a Maya e i tre guerrieri, la serie animata fantasy di Jorge R. Gutiérrez di ispirazione mesoamericana?

Ancora una volta, finisco di vedere una serie animata con la lacrimuccia che minaccia di colare dagli occhi e la fortissima sensazione che sì, viviamo davvero in un periodo pieno di eccellenti serie animate.
Proprio nei giorni scorsi, il Cercatore Y ha parlato bene della quinta stagione di Rick and Morty, mentre ancora prima avevamo parlato di Invincible, Castlevania, The Dragon Prince, Carmen Sandiego e Star Trek Lower Decks. Abbiamo poi ovviamente parlato molto anche di She-Ra, per il modo in cui tratta sia le relazioni tossiche, sia quelle queer.
Insomma, in questi anni siamo circondati da bellissime serie animate.
E sì, anche Maya e i tre guerrieri rientra in questa categoria. E sarebbe potuta essere una serie ancora migliore, se avesse avuto il budget necessario per fare più episodi!

In questo articolo, quindi, parleremo di Maya e i tre guerrieri, la serie animata di Jorge R. Gutiérrez andata in onda questo ottobre su Netflix.
Vedremo i suoi aspetti positivi, che sono davvero moltissimi, tra animazione, storia e personaggi di alto livello. Ma vedremo anche le sue pecche, che per lo più sono imputabili al budget e a Netflix.

ATTENZIONE: questo articolo conterrà SPOILER su tutta la serie
Locandina di Maya e i tre guerrieri. Dietro, da sinistra: Rico, Picchu, Chimi. In primo piano, Maya
Locandina di Maya e i tre guerrieri. Dietro, da sinistra: Rico, Picchu, Chimi. In primo piano, Maya

La trama di Maya e i tre guerrieri in breve

Maya e i tre guerrieri è una serie animata composta da una singola stagione di nove episodi.
È stata creata da Jorge R. Gutiérrez, già autore della serie animata El Tigre: The Adventures of Manny Rivera e del film d’animazione The Book of Life. La serie è stata distribuita da Netflix.

In breve, la trama è un viaggio dell’eroe o, per meglio dire, dell’eroina. Maya è la figlia minore dei sovrani di Teca, uno dei quattro regni di un mondo fantastico basato sulle popolazioni mesoamericane pre-colombiane.
Destinata a diventare regina di Teca e ad abbandonare i sogni di una vita da valorosa guerriera, dovrà ben presto riprendere in mano la spada per affrontare un compito impossibile. Infatti, il dio della guerra Mictlan vuole sacrificare Maya per aumentare i propri poteri, poiché Maya è in realtà figlia della dea della morte, Micte, con la quale suo padre, il re di Teca, aveva avuto una relazione clandestina.

La cerca dei tre guerrieri della profezia

Con il padre ferito e i suoi tre fratelli maggiori morti in battaglia per proteggerla, Maya dovrà prendere il proprio destino fra le mani. Seguendo una profezia, la principessa viaggia verso gli altri tre regni (le Isole della Luna, il Regno della Giungla e il Regno dei Barbari delle Montagne d’Oro) per reclutare da ognuno di essi il loro miglior guerriero.

Le persone che Maya radunerà sono tutti giovani con un passato tragico e che, in qualche modo, hanno subito un trauma. Avremo quindi Rico, giovane mago delle Isole che vive come un emarginato, poiché possiede un potere incontrollabile con cui ha ucciso il vecchio Gran Brujo. Si aggiunge anche Chimi, una arciera albina della Giungla cresciuta tra gli animali, cacciata dagli umani perché considerata maledetta e chiamata “el Monstruo Blanco”. Infine, vediamo Picchu, forte e valoroso barbaro delle montagne tormentato dal suo passato, poiché il suo intero clan è stato sterminato proprio dalla donna che lui ha risparmiato.

Il confronto col dio della guerra

Con questi tre guerrieri, e fiancheggiata anche dal fascinoso Principe dei Pipistrelli, Zatz, a sua volta mezzo umano e mezzo divino, Maya scenderà nel mondo dei morti per tentare di uccidere il dio Mictlan. Tuttavia, le cose non vanno come previsto.
Costretti a ritirarsi, Maya, Rico, Chimi e Zatz riusciranno a salvarsi grazie all’intervento, totalmente inaspettato, della dea della morte Micte e, soprattutto, grazie al sacrificio di Picchu, che distrugge le porte del mondo dei morti.
Così, Maya scoprirà che Micte non l’ha mai odiata, ma che ha sempre cercato di proteggerla da Mictlan, anche a costo di separarsi da lei, mandandola dai suoi genitori umani.

Ai tre eroi rimasti non resta che prepararsi per la guerra totale con Mictlan, che si prepara a salire in forze per distruggere i quattro regni umani per vendicarsi dell’affronto subito.
Così, Maya, Rico, Chimi e Zatz riuniscono i quattro regni, forti della loro crescita e della potenza simbolica del sacrificio di Picchu. Radunando anche gli alleati sovrannaturali che si sono fatti lungo il loro viaggio, i quattro eroi affrontano Mictlan e il suo esercito alle porte di Teca.

Sono in molti e molte a morire durante la battaglia, fra cui Micte e Zatz. Non ultimi gli stessi alleati del dio della guerra, che Mictlan sacrifica per aumentare il proprio potere e tramutarsi in un enorme drago bicefalo. Ma, alla fine, sacrificando la propria vita, Maya riesce a sconfiggere Mictlan.
Grazie al proprio sacrificio, Maya ottiene non solo di dare la possibilità a tutti di salutare i propri compagni caduti, ma anche di rimanere per sempre insieme a Zatz. Maya, infatti, diventerà il sole, e Zatz la luna.

I tre regni di  Maya e i tre guerrieri, oltre a Teca
I tre regni di Maya e i tre guerrieri, oltre a Teca

Aspetti positivi di Maya e i tre guerrieri

Parlare degli aspetti positivi di Maya e i tre guerrieri è difficile, perché sono troppi. Qui, quindi, ne vedremo alcuni.
Voglio giusto fare una menzione speciale alla maturità con cui è stato trattato il complesso rapporto fra i genitori di Maya e Micte. Sarebbe stato facilissimo giocare sulla “naturale” rivalità tra la madre adottiva e quella naturale, ma così non è stato.
In generale, infatti, Maya e i tre guerrieri è un’opera che tratta in maniera molto matura i vari tipi di amore e le varie tipologie di famiglie. Afferma chiaramente, infatti, che non esiste un unico e perfetto modello di famiglia, e che ogni nucleo in cui c’è amore è cosa buona e giusta.
Ecco perché, alla fine, è naturale che Maya abbia un padre e due madri. E che Chimi, quando rivede la propria famiglia morta, veda la madre naturale e la scimmia che l’ha allevata.

Farò anche una breve menzione speciale per il cast originale che ha doppiato Maya e i tre guerrieri, di grande talento e tutto formato da persone ispaniche.
I nomi sono onestamente impressionanti: si va da Zoe Saldaña (Gamora nell’MCU) che doppia Maya a Diego Luna (Cassian Andor in Rogue One) che doppia Zatz, ad Alfred Molina (Doctor Octopus in Spiderman 2) per Mictlan e Stephanie Beatriz (Rosa Diaz in Brooklyn Nine Nine) per Chimi. E non dimentichiamoci che c’è pure Danny Trejo (Machete in Machete)!

Aspetti positivi visivi: worldbuilding, character design e animazione

Il mondo che la serie tratteggia è stupendo e prende a piene mani dalle mitologie mesoamericane e dalla loro estetica.
Non posso dire di conoscere molto bene queste popolazioni, i loro usi e costumi, e come si sono trasmessi alle popolazioni centro-americane di oggi. Tuttavia, di certo Maya e i tre guerrieri mi ha resa curiosa di saperne di più.

Da un punto di vista estetico, poi, la serie è uno spettacolo per gli occhi. Il character design è di altissimo livello e spero, nei prossimi anni, di vedere molti/e cosplayer che cerchino di riproporli.
Apprezzo particolarmente anche il fatto che nessun personaggio sia stato sessualizzato (tranne Picchu. Ma Picchu può). E che tutte le donne della serie siano bellissime, ma senza avere tutte la stessa faccia (a differenza di quel che avviene nella Disney) e senza essere tutte attraenti in maniera convenzionale.

L’animazione di Maya e i tre guerrieri, poi, è veramente di alto livello.
Si mantiene lo stile tipico di Gutiérrez, con i suoi personaggi dalle proporzioni strane ed esagerate, ma si preme di più sulla ricchezza dei dettagli dei loro costumi. Sfruttando l’aspetto roccioso e massiccio di molte divinità e mostri, l’animazione a volte prende dei movimenti quasi da stop motion, che però non la rendono meno raffinata.
È carinissima, poi, l’idea di dare massa e potenza ai disegni facendoli strabordare oltre alle fasce nere dello schermo.
Insomma, similmente a opere come Promare e Spiderman: Into the Spiderverse, siamo di fronte a un’animazione che esplora le potenzialità del proprio medium.

Chibi, Picchu e Rico in Maya e i tre guerrieri
Chibi, Picchu e Rico in Maya e i tre guerrieri
Aspetti positivi sui personaggi: una cerca interiore

Maya e i tre guerrieri è una storia over the top, e ben cosciente di esserlo.
Non si tira mai indietro, quindi, quando c’è da fare le cose in grande. Siamo su un livello di magia così alto da essere esagerato, ed è uno spettacolo stupendo.

Tuttavia, la magia spettacolare non toglie l’attenzione dal cuore della storia, ossia i personaggi e la loro cerca. Che poi, in realtà, ognuno di loro cerca il modo per superare il proprio dolore e i propri traumi.
Traumi che sono a loro volta estremamente over the top, perché anche a livello emotivo Maya e i tre guerrieri non si tira indietro, quando si deve fare le cose in grande. E così, Rico non è solo un mago emarginato, ma un mago emarginato perché ha ucciso accidentalmente il proprio mentore con una magia proibita. Chimi non è solo una selvaggia emarginata, ma una selvaggia emarginata perché considerata un mostro sovrannaturale dagli umani, che quindi hanno sterminato la sua famiglia della giungla. Picchu non è solo un barbaro tormentato, ma è un barbaro tormentato dal rimorso di aver provocato la morte del suo intero clan a causa di un gesto compassionevole.

La sola a non avere enormi traumi passati è Maya, che comunque deve convivere con la morte dei fratelli e l’abbandono da parte della madre naturale. Tuttavia, è anche vero che Maya forgerà la propria storia/tragedia proprio durante la serie. Infatti, laddove gli altri crescono e superano i loro traumi per avere un futuro (tranne Picchu), Maya è una meteora che si fa tanto più luminosa, quanto più è vicina al momento di spegnersi.

Aspetti positivi sulla storia: l’incontro con la morte

Maya e i tre guerrieri è una storia over the top anche quando si tratta di tirare destri emotivi a livello di trama. Era infatti da un bel po’ che non vedevo un’opera con un così alto tasso di morti.
Ma, dopo tutto Maya e i tre guerrieri è una serie che sapeva di avere una sola stagione, quindi non aveva preferiti dal pubblico da mandare avanti e cast superfluo da sfoltire. Così, Gutiérrez sapeva di non doverci andare piano. E quindi non ci è andato piano.
La serie si apre con la sconfitta dell’esercito di Teca e la morte dei tre fratelli di Maya, e si chiude con una battaglia finale in cui muore una parte notevole del cast, compresa la protagonista.

La morte, insomma, è trattata come una seria minaccia in Maya e i tre guerrieri, e come qualcosa con cui tutti noi dobbiamo fare i conti.
Tuttavia, in Maya e i tre guerrieri la morte non è trattata come un fatto unicamente doloroso. Per quanto tragica, infatti, la morte non solo non è necessariamente la fine di tutto, ma è anche ciò che de facto dà valore alla vita. E una morte incontrata alle proprie condizioni, mentre si lotta per ciò che si crede, non è una sconfitta.
Credo che una serie che guarda alla morte con accettazione e compassione sia particolarmente importante oggi. Il covid ci ha messi di fronte alla nostra paura della morte. E per quanto la paura della morte sia giusta e naturale, non possiamo esserne schiavi.

Lady Micte, dea della morte in Maya e i tre guerrieri
Lady Micte, dea della morte in Maya e i tre guerrieri

Aspetti negativi di Maya e i tre guerrieri

Vediamo ora gli aspetti negativi di Maya e i tre guerrieri. Non si tratta, però, di problemi intrinseci della serie.
Al contrario, secondo me si tratta soprattutto di problemi esterni, causati in qualche modo da Netflix, non da chi ha creato la serie.

Perché le frasi in spagnolo non sono sottotitolate?

Prima di passare agli aspetti seriamente problematici, vediamo brevemente un aspetto minore, ma che mi ha particolarmente disturbata. Premetto di aver visto la serie in inglese con i sottotitoli sempre in lingua originale. Premetto anche che Maya e i tre guerrieri è una serie la cui lingua originale è l’inglese, ma con molti casi in cui si passa allo spagnolo.

Ebbene, non ho potuto non notare che, laddove le frasi e le parole in inglese venivano sempre riportate, le frasi solo in spagnolo venivano invece omesse e sostituite con uno [speaking Spanish].
Personalmente, ho trovato la cosa assai di cattivo gusto. Infatti, mettere questo generico [speaking Spanish] accosta il parlare in spagnolo a come vengono sottotitolati altri suoni che non hanno un significato lessicale, come i grugniti o i ruggiti. In tal senso, fa quasi pensare che ciò che viene detto in spagnolo non sia importante per la trama (quando, invece, lo è eccome).

O comunque tende a trattare lo spagnolo come una lingua che “tanto chi ascolta non conosce”, a differenza dell’inglese, e quindi lo si pone un po’ alla pari con lingue inventate mai tradotte. E questo, onestamente, è abbastanza offensivo, perché lo spagnolo è la quarta lingua più parlata al mondo.
Che ne sanno che a guardare la serie non sia una persona sorda che sa o capisce lo spagnolo, ma che con questi sottotitoli pessimi non riuscirà a sapere cosa dicono i personaggi, a differenza di me che, comunque, riesco almeno a sentire le voci dei personaggi?

Una storia troppo lunga da raccontare in nove episodi

Come avrete capito dalla trama riportata sopra, in Maya e i tre guerrieri c’è abbastanza storia da riempire ben più di nove episodi.
Infatti, sebbene tutti i personaggi vengano tratteggiati in maniera abbastanza precisa, il rapporto che sviluppano gli uni con gli altri e la risoluzione dei conflitti col loro passato avrebbero avuto bisogno di più tempo per essere resi come si deve.
Certamente, la serie in generale mantiene comunque un alto livello, ma ci sono dei momenti in cui si può proprio sentire che preme forte sull’acceleratore. Anche mantenendosi in una sola stagione e senza inserire dei filler, Maya e i tre guerrieri avrebbe potuto tranquillamente beneficiare di cinque o sei episodi in più.

In questo modo, infatti, avremmo potuto esplorare meglio diversi aspetti della storia. In particolare, quelli che avrebbero avuto bisogno di più ciccia sono due.

La storia d’amore tra Maya e Zatz

Il primo è la storia d’amore tra Maya e Zatz. Certo, è chiaro che l’amore fra Maya e Zatz sia una storia nata come squisitamente adolescenziale e molto basata sul “oh, ‘sto/a tizio/a è affascinante”, senza troppe motivazioni profonde. E certo, è chiaro che Gutiérrez gioca con il trope della protagonista che si mette col tenebroso quasi-antagonista di turno, e quindi ci fa l’occhiolino, come a dirci “ma chi vogliamo fregare? Certo che Maya si metterà con Zatz, state pure a chiedervelo?”.
Tuttavia, tra la cottarella adolescenziale e il “ci amiamo così tanto da diventare il sole e la luna, uniti per sempre” ci sarebbe dovuta essere un qualche tipo di crescita. E questa crescita l’avrei voluta vedere.

Il passato di Picchu

La seconda è la risoluzione della storyline dei barbari che hanno devastato il villaggio di Picchu.
(Ma, in generale, datemi più Picchu. Picchu è il mio personaggio preferito. Merita solo amore.)
Infatti, sia Rico che Chimi hanno in qualche modo affrontato i propri traumi del passato. Al contrario, Picchu non affronta mai i propri traumi. Certo, alla fine andrà incontro a una chiusura sensata, che ben si sposa con la sua ricerca di una morte onorevole per rivedere la propria famiglia.
Tuttavia, sarebbe stato interessante rivedere la guerriera che ha sterminato il suo villaggio, e trovare un qualche tipo di chiusura più forte per quella storyline.

Il regista Gutiérrez con Diego Luna
Il regista Gutiérrez con Diego Luna

Alcune parole conclusive

Insomma, per quel che mi riguarda Maya e i tre guerrieri è una serie di cui avevo bisogno. È epica, fresca, divertente, e capace di tirare notevoli destri emotivi. Amo la sua animazione e i suoi personaggi, e ho apprezzato molto anche la sua storia, per quanto relativamente classica e prototipica.
Personalmente, ritengo che ci sia bisogno di più serie simili e spero che Gutiérrez avrà modo di fare molte altre opere d’animazione di questo genere. Le sue opere sono un piacere da vedere, e vorrei che Gutiérrez abbia il riconoscimento (e i fondi) che merita.

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