L’Intelligenza Artificiale come un giocatore invisibile, si è palesata come una nuova presenza al tavolo.
È come se fosse un nuovo partecipante nei nostri salotti, accanto ai dadi, alle schede personaggio e alle ciotole di patatine. Non è il classico “amico del cugino” arrivato all’ultimo minuto. È silenzioso, instancabile, e sa perfettamente cosa significa “tiro salvezza su Saggezza”. Stiamo parlando dell’Intelligenza Artificiale, che sta progressivamente facendo breccia anche nelle sessioni di gioco di ruolo casalinghe.
Parliamo di questo strumento sotto forma di assistenti virtuali, chatbot, generatori di trame, software di creazione automatica di PNG o mappe, fino ai veri e propri Dungeon Master digitali. Insomma, la tecnologia si siede al nostro tavolo e chiede iniziativa. Ma è davvero un alleato o rischia di uccidere la magia?
Il lato luminoso della forza? Come l’Intelligenza Artificiale può migliorare il gioco
Cominciamo col riconoscere i meriti. L’Intelligenza Artificiale può essere un valido supporto per i master e i giocatori, specialmente in quelle campagne casalinghe dove il tempo è poco, le idee scarseggiano e le serate si organizzano all’ultimo secondo.
Chi non si è mai trovato a dover improvvisare un intero villaggio perché i giocatori hanno deciso di “esplorare a nord”? Un assistente virtuale può generare in pochi secondi una mappa, una locanda con nome, menù e prezzi, o un PNG con background e tic nervoso annesso. Strumenti come ChatGPT, MidJourney o app dedicate come DungeonAI permettono di salvare letteralmente la serata!
Un’altra funzione molto apprezzata è l’aiuto nel worldbuilding e nella narrazione. Hai bisogno di una poesia profetica scritta in lingua elfica? Di un enigma da sfidare il gruppo più sveglio? L’Intelligenza Artificiale può creare testi ispirati, coerenti con l’ambientazione e perfino “localizzati” in stile Lovecraft, Tolkien o Cyberpunk. Alcuni master lo usano per tenere viva l’atmosfera tra una sessione e l’altra, inviando lettere così generate ai giocatori, nei panni di messaggeri, divinità o nemici.
Per i master meno esperti, o semplicemente sopraffatti dalla vita, questo strumento è come un apprendista volenteroso. Può aiutare a strutturare una sessione, generare incontri bilanciati, proporre archi narrativi e addirittura suggerire come gestire situazioni “difficili”.
Ma il prezzo da pagare? L’anima del gioco
A prima vista, tutto questo appare fantastico. Ma c’è un lato oscuro, e no, non è solo il PNG malvagio che ha appena inventato questo strumento. È un problema più profondo, quasi ontologico: stiamo delegando la creatività?
Il cuore del GdR casalingo è l’improvvisazione, il caos, il “Ma tu sei pazzo?!?” che nasce da scelte bizzarre e reazioni fuori copione. L’Intelligenza Artificiale è brava, sì, ma ragiona per pattern. Genera contenuti coerenti, spesso ispirati, ma raramente geniali. L’originalità, l’intuizione fulminante, l’umorismo spontaneo? Quelli no, non li può scrivere un algoritmo!
Un altro rischio, forse più sottile, è quello della standardizzazione. Le intelligenze artificiali imparano da database preesistenti. Questo significa che molte delle loro idee sono, in fondo, un remix di ciò che è già stato scritto. Un castello infestato? Un drago buono che cerca amicizia? Una spada senziente? Le abbiamo già viste. Il rischio è quello di avere avventure perfettamente costruite, ma, al tempo stesso, perfettamente dimenticabili.
E poi c’è la trappola dell’automatismo. Perché sbattersi a creare un mondo da zero quando questo strumento che può farlo in cinque minuti? Allo stesso modo perché discutere con i giocatori su una regola, se un bot può fare da arbitro imparziale? Perché pensare, se qualcun altro lo fa per noi?
La verità è che, se abusata, l’Intelligenza Artificiale, come tutti gli strumenti che non si capiscono appieno, può farci smettere di giocare per davvero. Ci può trasformare da creatori a semplici fruitori. Da narratori a consumatori. Non è sicuramente questo quello che vogliamo. O almeno credo, o al massimo spero…

Il Gioco di Ruolo è un rituale, non soltanto un gioco
Una sessione di Dungeons & Dragons, Pathfinder o Sine Requie fatta tra amici, attorno a un tavolo traboccante di dadi colorati, miniature sgualcite e pezzi di pizza unti sulle schede, è molto più di una semplice serata ludica. È un rito collettivo, quasi una liturgia laica, dove ogni gesto ha un valore simbolico: il rumore dei dadi che rotolano come presagi, le matite mordicchiate in cerca di ispirazione, il silenzio che cala quando il master alza lo sguardo e dice “Non noti niente di strano”.
In quel momento non stiamo solo giocando. Stiamo costruendo, insieme, una realtà parallela condivisa. Una narrazione che prende vita dalle nostre voci, dalle nostre scelte, dai nostri errori. E lo facciamo nel modo più umano possibile: raccontandoci storie. Siamo eredi dei cantastorie attorno al fuoco, degli aedi omerici, dei bardi nelle locande: il GdR casalingo è la forma più moderna di narrazione orale collettiva!
Inserire un’Intelligenza Artificiale in questo contesto è come portare un sintetizzatore a un concerto unplugged. Sì, può suonare bene. Preciso, perfetto, sempre in tempo. Ma qualcosa, inevitabilmente, si perde. Quel qualcosa è il sapore dell’imprevisto, l’odore della birra rovesciata sui dadi, la battuta storta che fa ridere per cinque minuti e che ricorderai per anni.
Il GdR casalingo non vive solo di trame avvincenti e combattimenti bilanciati (e non): vive nei silenzi tra una decisione e l’altra, nella tensione quando un personaggio rischia tutto per salvare un altro, nella scelta assurda che manda all’aria un piano preparato da ore. È nella voce incrinata quando si interpreta un addio, nei dadi che decidono il destino mentre tratteniamo il fiato.
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E qui l’Intelligenza Artificiale, per quanto raffinata, non ha un cuore che batte. Non sa cosa significhi fallire un tiro e riderci sopra per mezz’ora. Non sa quanto pesa, davvero, uccidere un PNG che ci siamo inventati sul momento ma che, senza volerlo, è diventato parte della nostra storia.
Perché ogni campagna casalinga è unica, irripetibile. È un frammento di vita condivisa tra persone vere, con emozioni vere, in tempo reale. È il motivo per cui, vent’anni dopo, ricordiamo ancora “Quella volta in cui Fabio si è trasformato in un pollo per sbaglio e ha sconfitto un lich con il becco dopo aver tirato un critico”.
L’Intelligenza Artificiale può supportare, ispirare, suggerire. Ma non può sentire. Non può amare un personaggio inventato. E sicuramente non è in grado di piangere per la sua morte. Non può guardare negli occhi un amico e capire che sì, adesso si sta commuovendo davvero.
E forse, dopotutto, è proprio questo il cuore del gioco di ruolo casalingo. Non il regolamento, non i mostri, non i dungeon. Ma le persone. Noi, insieme, che raccontiamo una storia. Anche se inizia sempre, o quasi, con: “Siete in una taverna…”
Allora l’intelligenza artificiale va bandita dal tavolo?
Assolutamente no. Come tutte le tecnologie, il punto non è lo strumento, ma l’uso che ne facciamo. L’AI può essere un alleato straordinario, se rimane al suo posto.
Come usarla al meglio? Ecco alcuni esempi su come sfruttarla. Qui sotto metteremo alcune frasi chiave che possono essere utili per capire quali sono i possibili utilizzi. Ovviamente se avete ulteriori idee condividetele!
Preparazione e brainstorming: ottima per aiutare il master a prepararsi prima della sessione.
Generazione casuale controllata: da usare come spunto, non come verità assoluta.
Creatività condivisa: lascia che i giocatori contribuiscano a interpretare o modificare le proposte dell’AI.
Ruoli limitati: un PNG gestito dall’AI può essere divertente, ma non deve sostituire il cuore umano del gioco.

Conclusione – Il futuro che ci aspetta
Guardando avanti, è probabile che le intelligenze artificiali diventino sempre più intelligenti, creative, forse persino capaci di apprendere lo stile di un master specifico. Avremo DM digitali che “conoscono” i gusti dei giocatori, avventure adattive in tempo reale, persino ambientazioni completamente generate in base alle emozioni emerse durante la sessione.
Sarà affascinante. Ma sarà ancora gioco di ruolo? O sarà un videogioco da tavolo?
L’Intelligenza Artificiale è uno strumento potente. Ma non può, e non deve, sostituire ciò che rende il GdR casalingo qualcosa di unico: l’imprevedibilità umana, il legame tra le persone, la gioia dell’invenzione collettiva.
Usiamola, sì. Ma con criterio. Perché a decidere se salvare il regno o inseguire un’anatra parlante, saremo sempre e soltanto noi!