Il 23 Novembre del 1963 la BBC mandava in onda il primo episodio di Doctor Who.
Cito testualmente da Wikipedia:
“ha per protagonista un Signore del Tempo, cioè un alieno viaggiatore del tempo, dalle sembianze umane che si fa chiamare semplicemente Il Dottore. Il Dottore esplora l’universo a bordo del TARDIS, una macchina senziente capace di viaggiare nello spazio e nel tempo attraverso il cosiddetto vortice del tempo. L’aspetto esterno del TARDIS è quello di una cabina blu della polizia inglese, comunemente visibile in Gran Bretagna negli anni sessanta, quando la serie fu trasmessa per la prima volta. Il Dottore è quasi sempre accompagnato da dei compagni di viaggio terrestri, insieme ai quali affronta nemici, salva intere civiltà e aiuta chi è in difficoltà. Uno strumento (pseudo-)scientifico ampiamente utilizzato dal Dottore è il cacciavite sonico”.
Tutto molto corretto, ma anche molto neutro; perché non riesce a spiegare i caratteri esclusivi e fondamentali questa serie Tv fortunatissima, che, come il suo protagonista, supera i tempi e le generazioni e arriva fino al 2022 senza perdere un grammo della sua freschezza e diversità.
In questo articolo non starò a elencare i vari attori e attrici che hanno interpretato il Dottore, le loro vicende e le infinite teorie sui vari elementi della vita del Dottore all’interno della storia, che cambia notevolmente a seconda dello sceneggiatore che se ne occupa. Credo sia più importante analizzare le caratteristiche grazie alle quali Doctor Who è arrivata fino ad oggi: si avvia a festeggiare il suo sessantesimo compleanno, e il suo successo non è spiegabile con la sua trama, che potrebbe sembrare un qualcosa non in grado di arrivare a 60 primavere. Ricordiamo a tutti che la serie televisiva è online sulla piattaforma di Prime Video.
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Cosa è in realtà Doctor Who?
Doctor Who, perlomeno, per chi scrive, non è fantascienza: usa questo genere, ma in realtà è una vicenda che adotta tutti gli stilemi dell’epica omerica: i viaggi, un personaggio solitario, di grande ingegno, che ha sofferto molto ma la cui sofferenza si viene a scoprire man mano ( e nemmeno tutta, a dire il vero); personaggi in apparenza di contorno che diventano fondamentali, il reducismo sofferto da una guerra tremenda- nel suo caso, la Guerra del Tempo- e il rifiuto iniziale a parlarne; l’amore per l’avventura e i viaggi, luoghi incredibili colmi di bellezza e orrore, amici e nemici… insomma, c’è molto di Omero, in Doctor Who. Ma c’è una differenza, semplice, eppure enorme.
Doctor Who è epica dell’intelligenza: le armi, la guerra, la forza sono viste come qualcosa di negativo, di sbagliato e nocivo per l’animo umano ed alieno: il Dottore, eccezion fatta per i suoi nemici storici- i Daleks, i Cybermen- spesso si ritrova ad affrontare alieni che mettono in pericolo lui, i suoi compagni e il mondo non per cattiveria intrinseca, ma spesso perché sono gli unici rimasti della loro specie, sono stati abbandonati oppure perché un dolore li ha incattiviti. Il Dottore cerca sempre di salvare anche loro, di far capire che la disperazione e la violenza sono l’ultima delle risorse. C’è sempre speranza insomma: meno armi, più intelligenza, più ragionamento, più calma.
L’accoglienza alla diversità nel Doctor Who
Ma c’è di più. La seconda caratteristica fondamentale di Doctor Who è la sua propensione, fin dall’inizio, ad accogliere la diversità: nel 1963, trovare una donna come compagna di un personaggio maschio la quale non facesse la segretaria o la bella anonima di turno era davvero difficile. Susan Foreman, la prima compagna del Dottore, è un personaggio attivo, e così sono stati tutti quelli che sono venuti dopo, e nessuno di loro risponde a clichè stra abusati da cinema e televisione. Doctor Who è anche epica della diversità: il mondo può essere salvato da una insegnate precaria- Clara- , da un segretaria- Donna- da una studentessa- Bill- , da una commessa di un bar- Rose- , da un infermiere- Rory- e da un giovane ragazzo disprassico- un disturbo delle funzioni esecutive di cui soffre anche chi scrive- , Ryan.
L’elenco sarebbe sterminato, ma quella conta è far capire che in Doctor Who tutti possono cambiare il mondo, la propria vita, compiere cose che nemmeno pensano di poter fare. Il Dottore è un alieno, ma per lui i suoi compagni hanno ben più valore dei Grandi della Terra o dell’Universo.
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Conclusioni
Una grande lezione di inclusione e politica della diversità, che rende Doctor Who sempre moderno: l’ultimo esempio in ordine di tempo è il primo Dottore donna, interpretato/ a da Jodie Whittaker, che al vero fan di Doctor Who è sembrata una scelta assolutamente naturale, così come lo sarà il primo Dottore di colore della storia, che vedrà Ncuti Gatwa nei panni dell’ultimo Signore del Tempo.
Al di là delle sue storie e delle sue trame, Doctor Who è soprattutto questo: epica dell’intelligenza e della diversità.