Perché l’ultimo tweet dell’autrice di Harry Potter e Animali Fantastici è problematico? Spieghiamo nel dettaglio la transfobia della Rowling.
Ci risiamo di nuovo: J. K. Rowling, autrice di Harry Potter e sceneggiatrice di Animali Fantastici, ha di nuovo pubblicato delle affermazioni transfobiche su Twitter.
Non è una novità, purtroppo. Già nel 2020 avevamo parlato della transfobia di J. K. Rowling in questo articolo. All’epoca ricevemmo moltissimi commenti negativi in cui si difendeva la scrittrice a spada tratta, ma oggi, a oltre un anno di distanza, notiamo che la sua stessa fanbase è diventata molto più fredda nei suoi confronti.
Tuttavia, con la pubblicazione dell’ultimo commento transfobico di J. K. Rowling ci ritroviamo di nuovo di fronte a una situazione in cui girano molte discussioni in cui si difende la scrittrice. C’è chi dice che “sta solo dicendo la verità”. Altri pensano che la Rowling sia un’eroina che sfida il “politicamente corretto”. Altri ancora riportano numeri difficilmente confermabili, ossia che tra il 2013 e il 2018 oltre 400 uomini stupratori si sono dichiarati donne per entrare nelle prigioni femminili del Regno Unito, e quindi scontare pene più leggere.
Insomma, siamo di fronte a uno scenario in cui si riportano molte informazioni, ma in cui non è sempre facile fare chiarezza.
In questo articolo, quindi, proveremo a fare chiarezza sulla transfobia della Rowling. Cosa ha detto di transfobico? Perché le argomentazioni che lei e le TERF usano sono infondate e basate sul populismo?
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Cosa ha detto J. K. Rowling su Twitter?
Il 12 dicembre, J. K. Rowling ha pubblicato su Twitter queste parole:
War is Peace.
Freedom is Slavery.
Ignorance is Strength.
The Penised Individual Who Raped You Is a WomanLa guerra è Pace.
La libertà è Schiavitù.
L’ignoranza è Forza.
L’individuo con un pene che ti ha stuprata è una donna
Queste parole sono poste sopra a link di un articolo di The Times. Vediamo di cosa parla.
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Cosa dice l’articolo che J. K. Rowling cita?
L’articolo di The Times citato da J. K. Rowling si intitola ‘Absurdity’ of police logging rapists as women, ossia L’assurdità della polizia che classifica gli stupratori come donne.
Questo articolo, che è accessibile dietro paywall, parla di un’affermazione fatta da Gary Ritchie, il vice commissario capo della polizia scozzese. Infatti, a Ritchie sarebbe stato chiesto dalla ex-Segretaria della Giustizia Kenny MacAskill come la polizia scozzese avrebbe trattato i casi di stupro dopo l’entrata in vigore del nuovo Gender Recognition Act, ossia di una legge che avrebbe reso più semplice per le persone transgender veder riconosciuta la loro identità di genere.
Ritchie avrebbe risposto che ci sarebbero stati casi in cui delle persone, accusate di stupro e dotate di un pene, avrebbero potuto essere registrate come delle donne, anche senza essere in possesso di un certificato che testimoni la loro transizione di genere, qualora avessero detto di identificarsi come donne e di essere, quindi, delle donne transgender.
Le opinioni riportate dall’articolo
L’articolo di The Times adotta un approccio piuttosto critico nei confronti di questa vicenda e riporta le parole di Kenny MacAskill, ex-Segretario della Giustizia scozzese. Secondo MacAskill, infatti, questo approccio sarebbe ridicolo, metterebbe a repentaglio la sicurezza delle donne in carcere e renderebbe inutili le statistiche sul genere di chi commette crimini raccolte negli anni precedenti.
Infine, l’articolo riporta le parole del Detective Soprintendente Fil Capaldi:
“The sex/gender identification of individuals who come into contact with the police will be based on how they present or how they self-declare, which is consistent with the values of the organisation. Police Scotland requires no evidence or certification as proof of biological sex or gender identity other than a person’s self-declaration, unless it is pertinent to any investigation with which they are linked.”
“Il sesso/il genere in cui si identificano gli individui che vengono in contatto con la polizia sarà basato su come questi si presentano o su come si auto-dichiarano, cosa che è in accordo con i valori dell’organizzazione. La Polizia Scozzese non richiede prove o certificazioni per dimostrare il sesso biologico o l’identità di genere, a parte l’auto-dichiarazione di una persona, a meno che ciò sia pertinente con le eventuali investigazione alle quali tali individui sono legati.”
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La transfobia della Rowling: perché le sue parole sono transfobiche?
Veniamo ora al cuore del discorso, ossia alla transfobia della Rowling.
La scrittrice nel suo tweet cita e rielabora una celebre frase del romanzo 1984 di George Orwell, che come ben sapete racconta di una società distopica in cui chi mantiene il potere lo fa attraverso la manipolazione della percezione pubblica della realtà.
In tal senso, quindi, J. K. Rowling accosta il modus operandi della polizia scozzese al modo di fare distopico di una dittatura orwelliana, in cui si cerca di far credere al popolo il falso, negando la realtà dei fatti.
Le idee delle TERF
Questa idea, secondo cui l’accettazione dell’identità di genere delle persone transgender sia un modo per negare la realtà dei fatti (ossia, negare l’esistenza del sesso biologico e quindi della dicotomia “vagina = femmina” e “pene = maschio”) è uno stilema molto comune nella retorica delle TERF. Le TERF (trans-exclusionary radical feminist, ossia femministe radicali trans-escludenti) sono una frangia di femministe (ma la loro appartenenza al femminismo è messa in discussione da altre femministe) secondo cui l’identità di genere non esiste, e dunque uomini e donne sono tali solo in base alla forma dei loro genitali.
In tal senso, però, le TERF tendono a non riconoscere gli studi sul tema portati avanti negli ultimi decenni dalla psicologia occidentale. Infatti, l’identità di genere, ossia la percezione che una persona ha di sé e dunque il suo sentirsi uomo, donna, o persino di un altro genere ancora, non è una “trovata” del “politicamente corretto”. Al contrario, l’identità di genere è un elemento umano riconosciuto da (fra gli altri) l’American Psychological Association.
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La questione dell’identità di genere: cos’è, in cosa è diversa rispetto al sesso e perché è comunque importante?
L’identità di genere può essere allineata al sesso, con il quale dunque non entra in conflitto: è questo il caso delle persone, appunto, cisgender. Quando però l’identità di genere non corrisponde al sesso, invece, si parla di persone transgender. Potete quindi capire che l’identità di genere non cancella il sesso, ma è solo un ulteriore elemento che contraddistingue le persone. La grossa differenza tra sesso e identità di genere è che il primo è una caratteristica fisica, mentre la seconda è una caratteristica sociale e psicologica.
Ciò però non significa che l’identità di genere sia meno importante rispetto al sesso, o che sia una frivolezza: infatti, il mancato riconoscimento dell’identità di genere di una persona può portare anche a conseguenze molto serie, tra cui la depressione e le tendenze suicide.
Per chi vuole saperne di più in maniera approfondita, lascio il link alle Guidelines for psychological practice with transgender and gender nonconforming people.
La transfobia della Rowling e la retorica populista del tweet
Capirete, quindi, che quando la Rowling e le TERF paragonano l’identità di genere a una subdola e antidemocratica manipolazione della realtà, in verità stanno negando una verità scientifica.
Così facendo, oltretutto, sono loro stesse a manipolare subdolamente la realtà, facendo passare le verità scientifiche per imposizioni di qualche oscura ideologia. Un’ideologia alla quale loro però si oppongono, da vere eroine coraggiose, odiate dai “poteri forti” delle “lobby transgender”.
Capirete, di nuovo, che questo tipo di retorica è anche molto populista. Il populismo, infatti, è un tipo di comunicazione basato sull’opposizione di due realtà: il popolo (basato sulla realtà vera, tangibile, in cui ci possiamo identificare!) e gli “altri”. Questi altri, spesso, sono identificati come le “élite”, le quali però possono essere sia “la casta” dei politici, sia “i massoni”, sia anche persone che élite non sono, come i giornalisti o gli operatori sanitari.
Ecco, nel caso delle TERF, le élite sono le “lobby transgender” e del “politicamente corretto”, mentre il popolo sono proprio loro, le TERF, che coraggiosamente combattono i potenti per difendere la verità.
Il tweet della Rowling è un po’ la summa di questa mentalità.
Rende falsamente semplice una questione difficile, ossia la gestione dell’identità di genere da parte delle forze dell’ordine. E vuole anche creare un clima di paura, così da polarizzare ancora di più il discorso e presentare gli “altri” come dei nemici. Infatti, la Rowling parla di “persona che ti ha stuprata”, quindi dando per assodato che chiunque sia accusato di stupro sia automaticamente colpevole. E usando anche quel “tu” vuole anche parlare alla pancia della gente, ricollegandosi al suo vissuto personale.
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Content Warning: in questo paragrafo si parlerà di stupro e violenza sessuale, scendere oltre la prossima immagine per evitarlo
In che modo il sistema giudiziario britannico tratta lo stupro e perché le “preoccupazioni” delle TERF non hanno senso?
Ma com’è, quindi, questa gestione dell’identità di genere da parte delle forze dell’ordine scozzesi?
Davvero accettare l’identità di genere delle donne transgender creerà un sacco di stupratori uomini che si fingeranno donne per scontare una pena minore, come sostengono molte TERF?
Ebbene, qui la faccenda si fa complessa, ma non nel modo in cui lo intendono le TERF
“Stupro”: una definizione molto controversa e ristretta
Infatti, secondo il Sexual Offences Act 2003 – Sezione 1, lo “stupro” è un crimine che si commette in un modo molto specifico: ossia una penetrazione non consensuale di vagina, ano o bocca attraverso l’uso del pene.
Capirete che si tratta di una definizione assolutamente limitata. Infatti, non tiene conto del fatto che lo stupro può essere provocato anche in molti altri modi: esistono infatti molti casi di stupri in cui la penetrazione si è avuta tramite l’uso di oggetti. Inoltre, non si tiene conto del fatto che la violenza sessuale non sempre prevede una penetrazione, anche qualora chi la commette sia dotato di pene. Infine, una simile definizione non tiene in considerazione gli stupri commessi da donne, o comunque da persone che hanno una vagina. Infatti, anche le donne possono stuprare qualcuno, e le vittime possono essere sia uomini, sia donne.
Proprio a causa di questa definizione, c’è l’idea che lo stupro possa essere compiuto solo da uomini.
In tal senso, se uno stupratore si fingesse una donna, affermando di essere transgender, potrebbe ricevere una sentenza più leggera (per uno stupro la pena è l’ergastolo), poiché legalmente (secondo le TERF) solo gli uomini possono stuprare qualcuno.
Le altre due categorie di violenza sessuale che compensano la definizione di “stupro”
La situazione però è, prevedibilmente, diversa. Infatti, secondo il codice penale britannico, esistono altri crimini sessuali oltre allo stupro.
Uno di questi è “Assault by penetration” (Assalto tramite penetrazione), che include tutti i casi in cui la violenza sessuale sia compiuta tramite degli oggetti. Anche questo tipo di violenza è punito con l’ergastolo.
Inoltre, vediamo anche un’altra tipologia di violenza sessuale, ossia “Causing a person to engage in sexual activity without consent” (Far sì che una persona sia coinvolta in attività sessuali non consensuali), che si applica anche agli stupri di uomini da parte di donne. In questo caso, se c’è penetrazione non consensuale, la persona stuprante si becca l’ergastolo. Se non c’è penetrazione, la pena massima è 10 anni.
L’uso del termine “persona”: lo stupro è legato alla penetrazione, ma non all’essere uomo o donna
Inoltre, sia nel caso dello stupro, sia nel caso dell’Assalto tramite penetrazione, sia nel terzo caso, il codice penale parla sempre di persone, non di uomini e donne.
In tal senso, se un uomo cisgender si fingesse donna dopo aver compiuto uno stupro con penetrazione, la sua pena non sarebbe affatto diminuita. Allo stesso modo, se una donna transgender avesse stuprato qualcuno con penetrazione (tramite pene, oppure oggetto), a sua volta non avrebbe una diminuzione della pena in quanto donna, poiché il crimine non punisce in base al genere, bensì in base all’atto.
Al massimo, si può protestare per il fatto che in questo modo si vedono le violenze sessuali senza penetrazione come in qualche modo meno gravi, cosa che è onestamente piuttosto opinabile.
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Davvero le donne transgender in carceri femminili sono delle “volpi in un pollaio”? (Ovviamente no)
Un altro cavallo di battaglia delle TERF e di J. K. Rowling contro le donne transgender è l’idea che queste ultime, se messe in prigione insieme alle donne cisgender, le potrebbero stuprare con facilità, grazie al fatto che hanno un pene.
Ora, a parte il fatto che non tutte le donne transgender hanno un pene, in realtà questa è un’idea del tutto campata per aria e non supportata dai numeri.
Le donne transgender in carcere non commettono più assalti sessuali rispetto alle donne cisgender
Infatti, come riporta The Guardian, nel 2019 le donne transgender che scontano una pena in una prigione femminile sono pochissime: solo 34 fra Inghilterra e Galles.
Inoltre, non c’è nulla che indichi che le donne transgender in prigione commettano più assalti sessuali rispetto alle donne cisgender. Infatti, delle 97 aggressioni sessuali commesse nelle prigioni femminili tra il 2016 e il 2019, solo 7 parrebbero essere state commesse da donne transgender senza certificato di riconoscimento di genere. Inoltre, sempre secondo The Guardian, la gestione dei prigionieri e delle prigioniere transgender non è lasciata al caso, ma ci sono due enti specializzati: il local transgender case board e il transgender complex case board.
Quindi, anche se una donna transgender finisse in un carcere femminile, non ci sono dati per dire che sarebbe pericolosa per le altre prigioniere, o comunque più pericolosa di una donna cisgender.
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Le persone transgender tendono a subire spesso maltrattamenti dalle forze dell’ordine
Al contrario, riconoscere l’identità di genere delle persone transgender anche all’interno del sistema penitenziario è importante, anzi, fondamentale per garantire la loro salute. Dopo tutto, non si creda che le persone transgender siano sempre trattate con rispetto e dignità dalla polizia!
Infatti, come riporta anche lo Independent, il 58% delle persone trans o non binarie che si sono rivolte alla polizia (anche per ricevere aiuto) afferma di aver subito dei maltrattamenti da parte delle forze dell’ordine. Questi maltrattamenti vanno dal misgendering (ossia non veder riconosciuta la propria identità di genere) agli insulti verbali, fino a sfociare persino nella violenza sessuale. Pertanto, non ci dobbiamo stupire se il 57% delle persone transgender o non binarie affermano di non sentirsi al sicuro quando hanno a che fare con la polizia.
Se si uniscono questi dati al fatto che ben il 47% delle persone transgender, intervistate in un questionario del 2015, è stato vittima di violenze sessuali, è facile capire che la policy delle forze dell’ordine scozzesi, tanto ridicolizzata, in realtà è solo un piccolo aiuto per una categoria di persone molto marginalizzata, e molto a rischio di subire violenze sessuali.
Una regola per proteggere tutte le persone transgender che si rivolgono alla polizia
Se quindi la polizia scozzese avrà come regola il non mettere mai in dubbio (a meno di indagini specifiche) il genere che una persona dichiara di avere, starà in questo modo proteggendo la dignità soprattutto delle persone transgender che vanno in caserma a chiedere aiuto. Poi, ovviamente, questa policy proteggerà anche la dignità delle persone transgender che sono accusate di/hanno commesso un crimine.
Ma ricordiamoci sempre che i diritti umani, e il diritto a essere trattati con dignità, non sono qualcosa che ci può essere tolto quando andiamo in prigione o commettiamo un crimine. Anche le persone che stuprano sono persone e mantengono i loro diritti umani. E per quanto debbano scontare una pena, ricordiamoci anche che questa pena dovrebbe servire a istruire e riabilitare i colpevoli, non a punirli in maniera indiscriminata.
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Tiriamo le somme sulla transfobia della Rowling
Insomma, ancora una volta siamo di fronte a un esempio della transfobia della Rowling.
Questo caso è particolarmente sgradevole perché J. K. Rowling veicola la propria transfobia mascherandola in preoccupazione per la sicurezza delle donne. E perché la scrittrice utilizza un metodo di comunicazione estremamente subdolo, fatto per parlare alla pancia delle persone e per convincerle che sì, il mondo sta veramente cercando di mandare all’aria la normalità che noi, che facciamo parte del “popolo”, capiamo così bene, a differenza di queste élite che non vedono le cose vere, materiali.
Ma, come sempre, la realtà è molto più complessa.
6 Commento
zanzisap
complimenti per aver spiegato in modo impeccabile una questione molto complessa
Giuseppe Costa
Vedo però che glissi abilmente sulle minacce di morte ricevute dalla Rowling. Ma la difesa delle donne che fine ha fatto?
Gloria Comandini
Se hai voglia di portare le prove delle minacce di morte, linkale qui.
Giuseppe Costa
Non leggi molti giornali, vero?
https://www.ilriformista.it/la-guerra-tra-terf-e-trans-di-jk-rowling-lautrice-di-harry-potter-minacciata-di-morte-potrei-tappezzarci-casa-262888/
https://www.france24.com/en/live-news/20211122-j-k-rowling-reveals-death-threats-over-transgender-row
https://nypost.com/2021/07/20/j-k-rowling-responds-to-twitter-pipe-bomb-death-threat/
Gloria Comandini
Giornaloni con i controfiocchi, proprio! Mi piace questa selezione delle fonti condita con supponenza. Continua, continua.
Giuseppe Costa
Ovviamente screditi le fonti perché non si allineano alla tua narrativa, ma anche i tweet della Rowling facciamo finta di non averli letti? Oh, certo, potrebbe pure essersi inventata tutto. Non sarebbe né la prima né l’ultima. Ma a sconvolgermi di più sono i doppi standard applicati alla vicenda.
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