O vediamo un po’ quali Abominii si riverseranno fuori da “Una ferita nella terra“!
Come al solito, chi fosse interessato alla storia finora della saga di “Dragonero il Ribelle” della Sergio Bonelli Editore può trovarla in questo articolo riepilogativo.
Vai con l’intro!
“…
Song of the Abyss, Masks, 2019, Aviators
I will shield you from the darkness
When the walls around us quake
I will hold back all the monsters
Until my bones begin to break
…”
Una ferita nella terra
Oltre l’Arcelonte, il Grande Vallo che separa l‘Erondár dal Varliendár, le Terre dei Draghi, si è aperta una Nugrachâva, un varco per il mondo infernale degli Abominii!
È inutile dire che, per chiudere questo pozzo di nera tenebra, gli eroi che fecero la prima grande impresa dovranno tornare in quella desolazione ghiacciata. Ma questa volta, forse, non basteranno il braccio di Gmor, le frecce di Sera, l’astuzia di Myrva, il coraggio di Ian e l’esperta guida di Alben. Manca qualcuno che, da tempo, si è nascosto nell’ombra. Qualcuno trasformatosi da leale amico in irriducibile avversario… qualcuno che, per questa volta, dovrà lasciarsi alle spalle l’odio e allearsi ancora una volta con i suoi vecchi compagni!
Analisi dell’episodio
Dopo gli eventi legati direttamente alla Ribellione dell’albo del mese scorso, Enoch rallenta per un attimo la narrazione dell’imminente guerra contro il teocratico usurpatore Leario. Anche se ci presenta qualche stralcio dei piani di Ausofer e del neo liberato Imperatore Nahim, lo fa solo per mostrarci che sono “poca cosa” rispetto ai pericoli che sono pronti a riversarsi per il Mondo.
La minaccia degli Abominii è sempre stata presente, fin dagli esordi della grande saga di Dragonero e addirittura da prima che iniziasse. Vietti ed Enoch hanno sapientemente disseminato, all’interno degli albi, indizi, avvenimenti, incontri (soprattutto con un personaggio di cui abbiamo fatto conoscenza qualche mese addietro, che fa capolino in un paio di pagine e aiuta e consiglia i nostri eroi) e addirittura stralci del futuro che, forse (è sempre meglio utilizzare il condizionale), attende l’Erondár.
La storia di “Una ferita nella terra” è contraddistinta da una narrazione serrata. Gli avvenimenti si susseguono, gli scontri sono brutali, del resto i nostri eroi affrontano gli Abominii. Non c’è un attimo di tregua. Beh, una tregua, seppur armata c’è… con Ecuba, la prima Madre Guardiana che abbiamo mai conosciuto. A lei spettava il compito di proteggere Alben nel viaggio nelle terre degli Algenti e lo ha fatto fino all’estremo sacrificio. O almeno così pensavano Ian, Gmor, Myrva, Sera e lo stesso Alben.
Ecuba si è rivelata essere, fin da subito, un personaggio con un grande potenziale, che si è espresso dopo il suo ritorno dalla “morte”. È da quando è stata salvata dagli Algenti e ha assunto il ruolo di regina, che è diventata una delle figure femminili meglio caratterizzate dell’intera saga. Il suo odio nei confronti di Alben e degli altri ex compagni, rei secondo il suo punto di vista di averla abbandonata, le scorre nelle vene come linfa che la sostiene. Questo sentimento si è così distillato da essere diventato quasi un veleno per lei, ma senza il quale non è in grado di esistere.
L’altra faccia della medaglia è il senso di colpa di Alben e degli altri compagni che li spinge, proprio nell’ultima pagina, a preoccuparsi di trovare un modo per salvare (ORA?) Ecuba.
Se riprendiamo in mano alcuni vecchi episodi vediamo un Alben quasi “premuroso” e comprensivo nei confronti della sua ultima Madre Guardiana Ymara, rimasta menomata durante la Guerra contro le Regine Nere e senza più uno scopo. È forse questo un sintomo di un senso di colpa mai del tutto risolto? E quindi, se i nostri eroi temono, in fondo ai loro animi, di non aver fatto abbastanza per Ecuba, il suo odio nei loro confronti non è forse giustificato e giustificabile?
Al netto di tutti questi dissapori e dubbi, è necessario trovare il modo per impedire un’invasione massiccia dal Mondo Cavo degli Inferi: un rituale di sangue. Ancora una volta. Il sangue di orco di Gmor, d’elfa di Sera e di umano di Alben, oltre a quello di Drago di Ian uniti a quello nero di Ecuba sono gli elementi necessari a chiudere “Una ferita nella terra“. È emblematico come l’essenza di questi personaggi così diversi tra loro, ma non divisi, faccia quasi da contraltare ad un Erondár così diviso ed in balia degli avvenimenti.
In apertura
Luca Barbieri, in Cronache della Ribellione, presenta il personaggio che è veramente quello principale dell’intero albo: Ecuba.
Per chi volesse sapere qualcosa in più riguardo la vecchia Madre Guardiana di Alben, basta che si legga, per l’appunto, l’editoriale!
A parte gli scherzi, Ecuba è apparsa per la prima volta nel Romanzo a Fumetti di Dragonero, nel lontano 2007 (ristampato in edizione di pregio, “Dragonero. Le Origini“, che potete trovare in libreria o nello shop online della SBE), e data per morta nell’adempimento del proprio dovere. I nostri eroi, però, hanno incrociato la loro strada con lei in “La regina degli Algenti” (“Dragonero” n. 11, aprile 2014), in “Silenzio bianco” e “La furia degli Algenti” (“Dragonero” nn. 52 e 53, settembre e ottobre 2017).
Disegni & lettering
Gianluca Pagliarani (disegni) e Paolo Francescutto (colori) in copertina non usano mezze misure. Gli elementi dell’episodio sono lì tutti serviti su un bel piatto d’argento: la voragine, un’Idralisca (StarCraft™)… ehm… un Abominio, Ian e… Ecuba!
Anche questo mese i disegni portano un’unica firma, quella di Lorenzo Nuti. I toni dell’albo sono cupi, come cupa è la storia. Gli Abominii sciamano nel mondo di Dragonero da un pozzo oscuro di tenebre, ed è quindi il nero che invade le pagine di questo numero. I momenti di luce sono pochi, ma sempre di più di quelli che saranno quando veramente queste entità ctonie eromperanno e imperverseranno per l’Erondár (e lo faranno… eccome se lo faranno!). Complimenti quindi all’artista che è stato capace di profondere nei disegni tutta la potenza della storia.
Al lettering troviamo Alessandra Belletti.
Il prossimo mese leggeteci… perché insieme ci metteremo “In cammino verso il nulla” (“Dragonero il Ribelle” n. 25, 9 novembre)!
Dall’ombra insorgiamo. Nel silenzio colpiamo.
ribelli dell’Erondár