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Persone trans e Green Pass: come evitare l’outing? Suggerimenti per fiere e locali ludici

Perché il binomio “persone trans e Green Pass” può portare a violazione della privacy, outing e rischio di violenza? Ecco alcuni suggerimenti per evitare situazioni spiacevoli!

Ringraziamo Marta Palvarini per la preziosa consulenza durante la stesura dell’articolo!

Nelle scorse settimane abbiamo visto diverse attività ed eventi ludici adottare il Green Pass, non senza subire un aggressivo review bombing da parte di no-vax.
Settembre sarà un mese molto ricco di eventi e fiere legate all’ambito dei giochi di ruolo e dei giochi da tavolo, e con l’arrivo dell’autunno anche le attività di molti locali ludici si sposteranno al chiuso. Di conseguenza, l’uso del Green Pass sarà obbligatorio.

Tuttavia, nelle scorse settimane si è visto come l’uso del Green Pass si sia dimostrato problematico per molte persone transgender e/o non binarie. Il problema è serio, perché in molti casi chi, all’ingresso di locali o eventi, chiede il Green Pass finisce per violare la privacy delle persone che ha di fronte, rischiando quindi di esporre le persone trans e/o non binarie, mettendole in una situazione pericolosa.
In questo articolo, cercheremo di spiegare quali sono i comportamenti che, quando si controlla il Green Pass, violano la privacy delle persone trans/non-binary e le mettono in pericolo. Inoltre, offriremo alcuni suggerimenti utili per evitare situazioni problematiche.
In tal senso, riprendiamo le informazioni riportate da Gruppo Trans, che vi consigliamo di contattare per dubbi, richieste di aiuto e segnalazioni.

Disclaimer: questo è un articolo pensato per essere “terra terra”. È diretto soprattutto a chi si ritroverà a controllare i Green Pass negli eventi ludici senza però saperne praticamente nulla di questioni di genere, di comunità LGBTQIAP+ e di persone transgender e/o non binary.

Una puntualizzazione necessaria

Prima di iniziare, specifichiamo che la redazione dei Cercatori di Atlantide non è no-vax. Supportiamo l’uso del Green Pass e incoraggiamo chi legge a vaccinarsi e a continuare a usare tutte le precauzioni necessarie a proteggere sé stessə e le altre persone dal Covid-19, compresa la mascherina al chiuso anche per chi ha avuto il vaccino.
Detto questo, il Green Pass non è una soluzione perfetta o che non presenta criticità, poiché risulta problematica per alcune categorie di persone come, appunto, le persone trans/non-binary e quelle migranti. È importante discutere di questi problemi, così da trovare delle soluzioni.

Schermate con i risultati del controllo del Green Pass, tramite l'app Verifica C19
Schermate con i risultati del controllo del Green Pass, tramite l’app Verifica C19

Persone trans e Green Pass: quali problemi ci possono essere?

Il problema dell’accoppiata “persone trans e Green Pass” è molto semplice.
Molte persone trans/non-binary non possiede dei documenti in linea con il loro genere, e quindi anche il loro Green Pass potrebbe riportare il nome con cui erano conosciute prima della transizione. Infatti, il processo per cambiare i documenti in Italia tende a essere molto lungo e costoso, quindi capita spesso che le persone trans e/o non binarie abbiano dei documenti in cui non si riconoscono più.

Facciamo un esempio. Luca è un uomo trans e sta compiendo il suo percorso di transizione e si presenta al mondo con la propria identità di genere vera, ossia quella maschile. Tuttavia, i documenti di Luca riportano ancora il suo vecchio nome, che è femminile. In gergo, questo “vecchio nome” è detto anche deadname, proprio perché per una persona trans tende a essere un nome in qualche modo “morto e sepolto”.
In questo caso, i documenti di Luca non coincidono con la sua identità di genere. Quindi, anche il suo Green Pass riporterà un nome femminile, magari andando a cozzare con l’aspetto di Luca, che potrebbe essere chiaramente maschile.

Va da sé che chi dovrà controllare il Green Pass di Luca potrebbe avere dei dubbi sull’identità di colui che ha davanti. Inoltre, magari Luca potrebbe essere accompagnato da persone che lo conoscono, appunto, come “Luca” e non con il deadname riportato sul Green Pass. Pertanto, da situazioni simili potrebbero nascere dei problemi.

Persone trans e Green Pass: consigli per chi controlla i Green Pass

Ecco alcuni consigli utili per chi controlla i Green Pass per entrare a fiere, eventi o locali. Questi consigli sono direttamente basati sulle tre linee guida proposte da Gruppo Trans.

Non dire ad alta voce il nome e i dati scritti sul Green Pass

In primo luogo, chi controlla i Green Pass delle persone che entrano dovrebbe sempre tenere a mente di star accedendo a dei dati privati, e quindi dovrebbe agire di conseguenza.
In particolare, è sempre fondamentale tutelare la privacy di chi abbiamo di fronte. Ciò significa che ciò che si legge quando si controlla un Green Pass non dovrebbe mai essere detto ad alta voce, o comunque espresso in modo tale da essere ascoltato da persone diverse da quella a cui appartiene il Green Pass.
Questa è una prassi che vale ovviamente per chiunque e non solo per le persone trans e/o non binarie.

Questo serve per evitare di fare outing alle persone trans e/o non binarie

In secondo luogo, è fondamentale ricordarsi che le persone trans e/o non-binary possono ritrovarsi in situazioni spiacevoli o persino pericolose, qualora il loro essere transgender venisse rivelato a perfetti sconosciuti. Infatti, come abbiamo detto anche in altri articoli come questo su J. K. Rowling o questo su Diego Luna, purtroppo non è affatto raro per le persone trans e/o non binarie subire delle aggressioni (verbali o fisiche) e/o delle discriminazioni, soprattutto quando risulta evidente il loro essere transgender. In tal senso, rivelare a tutti i presenti che una persona è transgender senza suo consenso viene anche detto “fare outing“.

Per esempio, chiamare una donna trans con il suo deadname di fronte a degli sconosciuti può metterla potenzialmente in pericolo. Infatti, che ne sappiamo se il gruppetto di ragazzetti dietro di lei, sentendo tutto, deciderà di deriderla, dentro la fiera, oppure persino di seguirla quando esce per picchiarla? O che forse la persona che la accompagna dentro il vostro locale è una sua collega di lavoro, con la quale la donna trans non ha fatto coming out (e di sicuro non intendeva farlo così)?

Insomma, in generale è importante ricordarsi di tutelare sempre la privacy delle persone di cui controllate il Green Pass. E se il nome sul Green Pass vi sembra in qualche modo difficile da associare alla persona che avete di fronte, basta seguire alcuni piccoli accorgimenti. Vediamoli subito.

Come chiedere delucidazioni sui documenti

Molto semplicemente, bisogna assicurarsi di chiedere delucidazioni in maniera rispettosa della persona e della sua privacy.
Quindi, innanzitutto bisogna evitare di presumere il genere delle persone che abbiamo di fronte e di fare commenti o domande non strettamente necessarie. Evitiamo quindi di dire cose come “Ma sei un maschio o una femmina?” o di fare commenti sul suo aspetto, perché sono sia invadenti, sia non necessari: basta chiedere se il nome sul Green Pass è quello della persona che abbiamo di fronte, non ci serve sapere il suo genere.
Per dirlo con le parole di Gruppo Trans: “non porre domande alla persona durante il coming out forzato”.

In secondo luogo, se si vuole chiedere delucidazioni sui documenti di una persona, è importante farlo senza scenate, ma prendendo semplicemente la persona da parte e, a bassa voce, fare le domande che servono. In tal senso, è fondamentale che questo scambio di informazioni sia fatto in maniera privata, rispettando la privacy della persona.
Inoltre, Gruppo Trans si raccomanda anche di evitare reazioni che possano esporre la persona che abbiamo di fronte. Quindi, se questa rivela di essere transgender e di avere quindi i documenti non aggiornati, decisamente non si dovrebbe reagire dicendo ad alta voce “Ah, ho capito, quindi sei trans!” (addio, privacy!), oppure con un forte “Aaaaaaaaaaaaaaaah” di comprensione (non esattamente discreto!), o squadrando la persona da capo a piedi (sempre poco discreto, oltre che maleducato!). Basta annuire, dire “ok, grazie, ho capito” e passare oltre.

La help card di Gruppo Trans per spiegare le discrepanze fra persone trans e Green Pass
La help card di Gruppo Trans per spiegare le discrepanze fra persone trans e Green Pass

Persone trans e Green Pass: uno strumento utile di Gruppo Trans

Gruppo Trans ha creato anche uno strumento che potrebbe tornare utile alle persone transgender e/o non binarie che si ritrovano ad avere i documenti non aggiornati.
Si tratta di una help card, che si può mostrare con discrezione a chi controlla i Green Pass, senza quindi bisogno di parlare. Ne troverete diversi modelli qui. Questo bigliettino recita:

Sono una persona trans*.
Nome e genere sui miei documenti non corrispondono al mio aspetto.
Per favore, evita domande o commenti che possano espormi pubblicamente.

Inoltre, in caso qualche persona trans e/o non binaria avesse dei problemi o affrontasse situazioni spiacevoli durante il controllo del Green Pass, Gruppo Trans mette a disposizione il proprio team di legali. Si può denunciare di aver subito discriminazioni o di aver vissuto situazioni difficili compilando il form in fondo alla pagina qui linkata.

Speriamo non ci siano situazioni problematiche nelle fiere ludiche

Questo articolo è stato scritto per porre l’attenzione su un problema che parte della nostra community vive quotidianamente e che speriamo non dovrà vivere alle prossime fiere ed eventi ludici.
Approfittiamo quindi dell’occasione per ricordare a chi organizza eventi di gioco di ruolo e/o gioco da tavolo di prendersi una mezz’ora per dare un minimo di formazione al proprio personale in merito a queste tematiche.
Fate loro leggere il vademecum di Gruppo Trans e ricordate loro le norme sulla privacy. In tal senso, ricordiamo anche che il Garante della Privacy ha una pagina molto aggiornata sulla gestione dei dati personali per il Green Pass.

Gli eventi ludici delle prossime settimane sono una ventata di socialità nerd che mancava a tutte le persone della nostra community. Sarebbe quindi molto triste che una parte di essa venisse messa a disagio e discriminata proprio all’entrata.
Possiamo fare di meglio, quindi mettiamoci all’opera!

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