Avevo già parlato di Fear Street, presentandolo come una trilogia di film horror differente dal solito e propensa a buoni risultati; purtroppo, però, ho dovuto ricredermi. Le possibilità c’erano, la storia pure, eppure si è deciso di non stupire e rimanere sul tranquillo. Rimane ovviamente un’opera enorme nel suo sviluppo, innovativa sotto alcuni aspetti ma tremendamente già vista in altri.
Ovviamente la recensione che segue è a rischio spoiler per chiunque non abbia già visionato la trilogia. Se non volete rovinarvi la sorpresa, quindi, desistete!
Fear Street 1978: un tranquillo weekend al campeggio
Ricetta per un buon horror gusto anni ’80: prendete un gruppo di adolescenti di età variabile. Conditeli assieme ad una buona dose di stereotipi e ormoni impazziti e lasciate a fermentare in un luogo isolato, in questo caso un campeggio. All’incirca a metà della preparazione aggiungete un killer violentissimo armato con un coltello, un’accetta, un tosaerba o una motosega. Annaffiate con abbondanti dosi di sangue e scelte illogiche. Un pizzico di scene erotiche (ma giusto un pizzico) ed avete il vostro film.
Elementi precursori e ridondanti a parte, Fear Street 1978 è abbastanza piacevole: c’è un buon cast, composto da figure note (Sadie Sink di Stranger Things, Gillian Jacobs di Visions) ed altre emergenti, ed una qualità tutto sommato sopra la media. Peccato per la scrittura, parecchio pigra, che cade in uno degli horror più canonici di sempre, mentre il citazionismo è alle stelle. Non aprite quella porta, Jason, ed in generale tutti quelli che trovate qua.
Fear Street 1666: non è The VVitch
Passiamo quindi al capitolo successivo, che ho trovato decisamente più ispirato: Fear Street 1666. La storia è quella classica della strega che in realtà strega non è, con buoni colpi di scena, scene misteriose che rendono la trama più avvincente ed una sana folla inferocita e credente a fare da contorno. Purtroppo, sebbene l’ambientazione sia simile, siamo molto lontani dalle sensazioni di The VVitch, con i suoi toni cupi, macabri e orripilanti, e si abbraccia un orrore più diretto e concreto.
La storia nel 1666 non dura però troppo: bisogna pur sempre terminare la maledizione di Sarah Fier nel presente; ed ecco quindi che i nostri personaggi (secondari e non) si scontrano con il male incarnato, a suon di…serrande e liquidator. Uno scontro finale non così epico, quindi, nonostante l’attesa, ma tutto sommato in linea con molti altri horror teen (vedi It Follow, ad esempio). La maledizione viene quindi spezzata e la cittadina di Shadyside smette di essere maledetta, divenendo una città normalissima.
Una trilogia piacevole ma lontana dall’essere perfetta
Terminata la trilogia è giunto il momento di fare i conti. Fear Street, con i suoi tre film, è una trilogia sicuramente interessante e avvincente, un horror abbastanza nelle linee senza colpi di genio straordinari e idee strepitose. Se si prendono singolarmente, i film non hanno nulla da invidiare ai film della stessa categoria: uniti assieme riescono però a portare il tutto ad un livello superiore sicuramente più avvincente.
La trilogia, quindi, si salva dalla falce che solitamente appoggio sulla nuca degli horror, sebbene non esente da difetti, perlopiù concentrati nella struttura del film, nei suoi stereotipi ricorrenti e nel suo finale. Terminare la storia avviata e vista nel terzo ed ultimo film con un classico scontro teenager vs forze del male è uccidere tutto il climax che si è creato; se ci si aggiungono spezzoni comici ed ulteriori scelte pigre, si rischia di rovinare tutto. Non si arriva a questo punto, ovviamente, ma ci si passa abbastanza vicino da sentire il baratro, ed è un qualcosa che personalmente avrei evitato.