Parliamo dei commenti transfobici alla locandina per Lucca Changes creata da Fumettibrutti, che scandalizzato rappresentando una supereroina trans. Perché alcuni commenti sono transfobici?
Sì, vi avevo promesso questo articolo la scorsa settimana. Ora che il Genderplay 3.0 si è concluso, posso finalmente mantenere la promessa e scrivere questo articolo.
Quindi, parliamo dell’illustrazione fatta da Fumettibrutti per la locandina di Lucca Changes, e soprattutto del perché alcuni commenti ad essa siano transfobici.
Premessa 1: cos’è successo con Fumettibrutti?
Come ben saprete, Lucca Comics & Games quest’anno non si terrà nella sua solita forma di convention con stand e mostre fisiche. Infatti, a causa del Covid-19, è stato necessario adottare delle misure alternative per evitare assembramenti di persone. Si tratta, ovviamente, di un problema affrontato anche da molte altre fiere del settore, come il Modena Play, il San Diego Comic-Con e, più in piccolo, il FabCon.
Quest’anno, dunque, Lucca Comics & Games si è ripensata nella forma di Lucca Changes, dislocata in vari campfire in Italia e con molte iniziative anche online. Come manifesto, Lucca Changes ha deciso di adottare una base vuota, creata da Roberto Recchioni, invitando gli artisti e le artiste legate alla fiera a creare il proprio manifesto per l’evento.
Così, tra i tanti contributi inviati da fumettisti come Sio e Leo Ortolani, è stato pubblicato anche il manifesto creato da Fumettibrutti. Fumettibrutti (qui la sua pagina Facebook) è il nome d’arte di Josephine Yole Signorelli, una fumettista di Catania arrivata al suo terzo volume pubblicato con Feltrinelli. Yole è autrice di Romanzo Esplicito, Sporchi e Subito e, ovviamente, di P. La mia adolescenza trans. Yole, infatti, è una donna trans, che racconta le proprie esperienze di vita (non necessariamente legate alla sua identità di genere) in maniera esplicita, ma riflessiva, con disegni dal tratto volutamente grezzo e dalle forme appena abbozzate.
Sulla scia delle illustrazioni che ha creato anche per la campagna #LaLottaèFica di CHEAP, Fumettibrutti ha proposto come protagonista del manifesto di Lucca Changes una supereroina trans, col simbolo dell’asterisco sul petto e quello che è evidentemente un pene tra le gambe.
Premessa 2: alcune premesse sui gusti e sulla critica d’arte
Prima di entrare nel vivo della discussione, però, vorrei fare alcune premesse.
Innanzitutto, questo non sarà un articolo sullo stile di disegno di Fumettibrutti o sulla qualità/bellezza dell’illustrazione proposta a Lucca Changes. Non sono una critica d’arte, non sono una disegnatrice e, soprattutto, non sono una fumettista. Non ho le competenze per poter dire se l’illustrazione di Fumettibrutti sia ben fatta o meno, o se sia comunque tecnicamente o stilisticamente adeguata alla situazione. E non ho la pretesa di rendere i miei gusti universali o di elevarli al rango di critica d’arte.
In secondo luogo, questo non sarà un articolo in cui vi dirò “Il disegno di Fumettibrutti vi deve piacere, oppure siete transfobici!”. I gusti personali non sono qualcosa che posso mettere in discussione. Io non riesco a leggere Ratman perché non sopporto il tratto di Leo Ortolani, per esempio. Ma non pretendo che il mio gusto personale sia una verità assoluta; ecco perché dico “a me i disegni di Ortolani non piacciono”, invece di “i disegni di Ortolani sono brutti”. Anche nel contesto veloce e immediato dei social credo ci dovrebbe essere un minimo di attenzione alle parole che si usano. Ma questo è un discorso per un altro giorno.
I commenti transfobici all’illustrazione di Fumettibrutti per Lucca Changes
Di tutti i manifesti proposti da Lucca Changes, quello di Fumettibrutti è sicuramente quello più discusso, con oltre 900 commenti sotto l’immagine pubblicata sulla pagina Facebook di Lucca Comics & Games.
Il problema della presentazione della locandina di Fumettibrutti
Innanzitutto, bisogna sottolineare che la presentazione che ne ha dato chi amministra la pagina del Lucca Comics non è delle più azzeccate.
È provocatorio ed estremo il poster di #LuccaChaNGes, realizzato dalla nostra dreamer Fumettibrutti.
Infatti, se sicuramente Fumettibrutti è un’autrice che fa disegni provocatori, accompagnare questa locandina all’aggettivo “estremo” è piuttosto fuori luogo. Infatti, questa locandina è sicuramente sopra le righe, per il tono che ha, ma non ha nulla di estremo, a meno che non si ritenga la rappresentazione di una donna trans totalmente vestita una cosa estrema. In tal senso, quella di chi gestisce la pagina Facebook di LG&C è una scelta di parole poco felice, perché si accosta al tipico stereotipo per cui una donna trans è automaticamente “più strana” o “più esplicita” rispetto a una donna o un uomo cisgender, che non sarebbero stati definiti “estremi” se rappresentati a loro volta in una tutina aderente. Da una realtà importante e che si dice inclusiva come quella del Lucca Comics & Games ci si aspetterebbe un linguaggio più adatto e consapevole.
Passando ai commenti veri e propri, invece, possiamo notare che molte persone non apprezzano il tratto e lo stile di Fumettibrutti. Ma tra questi commenti legittimi, ne possiamo notare alcuni che invece sono decisamente problematici e che dovrebbero essere moderati da chi gestisce la pagina del LG&C. Affrontiamoli più nello specifico, raggruppandoli in alcune macro-categorie per comodità.
I commenti transfobici da un punto di vista linguistico: il caso di “un trans”
Vediamo questo uso in commenti come questi:
[…] Dove sta scritto che un trans deve avere il pacco in super evidenza? […]
[Nome taggato] vabbè, era per dire, sempre di un trans si tratta
Il problema dell’aggettivo sostantivato
Come alcuni/e di voi avranno certamente letto in merito agli articoli di giornale sull’omicidio di Maria Paola Gagliano perché fidanzata a un uomo trans, Ciro Migliore, indicare una persona trans come “il trans”, “la trans”, “un trans” o “una trans” non è una cosa apprezzata da tutti, o da tutti ritenuta di buon gusto. Infatti, in questo contesto la parola trans è un aggettivo che viene sostantivato e dunque usato come se fosse un nome.
E sebbene questo uso sia grammaticalmente corretto, dà comunque l’impressione di star facendo riferimento a una persona trans dimenticandosi della sua umanità, riducendola dunque alla “particolarità” della sua identità di genere. Inoltre, questo uso sostantivato è vicino a quello che si ha in frasi derogatorie e degradanti che purtroppo ben conosciamo, come il “sono andato a trans”. Insomma, esistono modi più eleganti e corretti di riferirsi alle persone trans.
Il problema dell’uso del maschile
In secondo luogo, in commenti del genere c’è anche un altro problema: il fatto che ci si stia riferendo a quella che è evidentemente una donna trans col maschile. Infatti, quando si parla di una persona trans, si dovrebbe utilizzare il genere in cui questa persona si riconosce. Una donna trans (ossia una donna a cui era stato assegnato il genere maschile alla nascita) dovrebbe essere chiamata col femminile, mentre un uomo trans (ossia un uomo a cui era stato assegnato il genere femminile alla nascita) dovrebbe essere chiamato col maschile.
L’uso del maschile nei confronti di una donna trans è degradante, perché nega la validità della sua identità di genere. (Per una spiegazione su cosa sia l’identità di genere, come si differenzi dal sesso biologico e come si inseriscano le persone trans in tutto questo, cliccate qui!).
Il problema dell'”uomo vestito da donna” o dell'”uomo con le tette”
Similmente, è degradante definire le donne trans come “uomini vestiti da donna”, perché si implica che l’identità di genere delle persone trans sia solo una facciata, un costume che si indossa e dal quale si può uscire levandosi trucco e parrucco. Al contrario, le donne trans restano donne sempre, a causa della loro identità di genere. E restano donne a prescindere dal fatto che si siano operate, o che assumano ormoni, o che riescano o meno a “passare” per donne cisgender. Ne avevamo parlato anche in questo articolo.
Pertanto, risultano transfobici anche commenti di questo tipo:
[Nome taggato] per essere trans poteva semplicemente fare un uomo vestito da donna un uomo sui tacchi, perché proprio un pene gigante in faccia a chi guarda la locandina? […]
[Nome taggato] no, non ci sono donne con il pene, ci sono uomini che con cure ormonali da cavallo si fanno crescere il seno e tentano di eliminare la barba, cosa che nemmeno gli riesce. È una cosa totalmente diversa. Che la natura con loro si sia un po’ confusa e gli abbia dato pensieri femminili, ci sta, che siano donne, no. Siete voi convinti di sapere tutto perché non siete”boomer” che avete creato la categoria “donne con il pene”
[Nome taggato] e che vuoi farci, so’ ragazzi, magari un po’ attempati ma il cervello gli è rimasto all’ adolescenza. Ma, vedi, proprio perché sono “boomer” e ne ho viste un po’ durante la mia vita, che la natura faccia dei pasticci, accade ma dire che esistono donne con il pene è sbagliato
Ma che schifo, che bisogno c’era di mettere un uomo con le tette sul manifesto?
Il (solito) problema delle battute mummificate che non fanno ridere
Inseriamo poi in un’altra categoria le battute trite e ritrite sulle donne trans, che non fanno più ridere da oltre dieci anni.
Il suo superpotere è la SORPRESA
Una questione di moderazione dei commenti: distinguere l’opinione legittima dall’hate speech
Moderare un thread con più di 900 commenti non è semplice, né è così scontato riconoscere quelle che sono opinioni legittime dagli errori fatti in buona fede o dall’hate speech transfobico vero e proprio. Tuttavia, realtà che si dichiarano inclusive come il LC&G dovrebbero prestare attenzione al tipo di linguaggio che viene utilizzato nei commenti ai loro post.
Infatti, la presenza di hate speech è estremamente deleteria per la creazione di un confronto costruttivo, poiché letteralmente distrugge il terreno comune necessario per instaurare un dialogo. Attraverso l’hate speech, si nega la dignità a una categoria di persone, che a quel punto sarà molto più restia a farsi avanti e a dire la propria opinione. Pertanto, moderare l’hate speech non toglie libertà di espressione, bensì finisce per aumentare la libertà di espressione.
Per questo motivo, sarebbe bene dare un freno ai commenti che definiscono le donne trans come “uomini travestiti da donne”, che sono evidentemente transfobici e degradanti.
Tuttavia, non è detto che tutte le forme di transfobia che abbiamo visto sopra siano fatte in maniera consapevole. Probabilmente, l’uso di “un trans” è frutto dell’ingenuità o della poca informazione di chi scrive. Questo non rende l’uso del maschile o dell’aggettivo sostantivato meno offensivo o fuori luogo, e questi commenti andrebbero comunque corretti. Certamente, però, commenti il cui unico problema sia solo l’uso errato di “un trans” meritano una correzione, non una cancellazione o il ban dell’utente. Qualora poi “l’errore” venisse reiterato abbastanza da risultare evidentemente una scelta consapevole, si dovrebbero prendere provvedimenti più severi.
Una piccola nota sui commenti al disegno e/o allo stile di Fumettibrutti
I commenti al vetriolo sullo stile di disegno di Fumettibrutti, infine, non rientrano nella categoria dell’hate speech, poiché non hanno come oggetto una persona o una categoria di persone. In tal senso, sono completamente legittimi. Che poi potessero essere espressi con più educazione e sottolineando la loro natura di opinione personale, sarebbe stato meglio. Inoltre, come sottolineano alcuni utenti, il fatto che la locandina di Fumettibrutti susciti così tante critiche artistiche, laddove locandine altrettanto semplici (almeno, dal mio punto di vista di esterna al settore), come quella di Mirko’s Scribbles, non ricevono nemmeno lontanamente lo stesso numero di commenti critici, fa pensare che alcune di queste critiche artistiche al disegno di Fumettibrutti siano dovute più al tema dell’eroina trans, che all’effettiva resa tecnica dell’illustrazione.
In definitiva, ciò che si spera è che chi invita artisti e artiste a donare il proprio tempo per la creazione di queste locandine si assicuri che poi i commenti alle illustrazioni non contengano hate speech.