“Et in Arcadia Ego Parte 1” è la prima delle due parti in cui è diviso l’episodio finale della serie “Picard”, targata Amazon Prime, ambientata nell’universo di Star Trek.
È difficile presentare in poche righe l’episodio, dato che è diviso in due parti, quindi eviterò di dare il mio parere personale su quanto ho visto fino a quando non l’avrò completato del tutto. Spero possiate capire la mia posizione.
Vi lascio qui la lista dei nostri articoli precedenti così da prepararvi al meglio al finale di stagione: Breve guida introduttiva, Puntata Uno, Puntata Due, Puntata Tre, Puntata Quattro, Puntata Cinque, Puntata Sei, Puntata Sette, Puntata Otto.
“Et in Arcadia Ego” un titolo che racchiude già tutto
Iniziamo con qualche easter egg? Il primo lo abbiamo già nel titolo di questo episodio. Fin da subito percepiamo il tema della dualità che sarà presente in tutta questa prima parte del finale di stagione. Il titolo di questa puntata fa riferimento ad un dipinto, anzi a due, uno del Guercino e l’altro di Poussin.
L’interpretazione di quanto questa frase voglia intendere e la sua entrata nell’immaginario collettivo, con il passare dei secoli, è risaputa, ma per scrupolo vi riporto qui sotto due analisi di tale iscrizione:
- l’onnipresenza nel tempo e nello spazio della morte (sum – Io sono presente anche in Arcadia);
- la transitorietà di fronte alla morte della gloria letteraria del defunto (eram – Anche io ero in, facevo parte dell’Arcadia).
Dopo esserci tirati su di morale con questa constatazione dell’inevitabilità della nostra esistenza, assieme alle tasse, andiamo ad analizzare in maniera più approfondita l’episodio.
Condotti a transcurvatura, particelle cronotoniche e scontri tra navette
L’episodio inizia dove lo avevamo lasciato, in un condotto a transcurvatura che punta verso il pianeta dei sintetici. La prima volta che abbiamo visto un condotto simile fu in “Speranze e Paure”, ultimo episodio della quarta stagione di “Star Trek: Voyager”. Certo, a quei tempi gli effetti speciali non erano il massimo, con il colore grigio bluastro, ma i condotti a transcurvatura Borg ebbero un’apporto fondamentale alla narrazione di quella serie.
Un po’ come le particelle cronotoniche! In moltissime serie di Star Trek, il viaggio temporale è stato uno dei topoi fondamentali della narrazione. Le particelle cronotoniche sono sempre state legate a doppio filo con la Collettività Borg, ma non solo con loro. Sta di fatto che, per usufruire dei condotti a transcurvatura o i vortici temporali, le navi Borg utilizzino questo genere di particelle come una schermatura per evitare che la nave vada in pezzi. Nell’episodio precedente, Soji stava per lanciare “La Sirena” dentro un condotto a transcurvatura senza questo genere di schermatura. Una mossa non proprio intelligente.
Come se non bastasse, oltre alla nave del capitano Rios, anche un altro mezzo ha preso lo stesso condotto: il vascello di Narek. Negli immediati attimi che seguono l’uscita dal tunnel il romulano ingaggia uno scontro a fuoco. Per la prima volta vediamo una astrodog fight degna di questo nome. Non ci sono più le immense ammiraglie a scontrarsi come ne “La Nemesi”, ma piccole navette. Sapete perché parlo del film “La Nemesi”? In una scena tagliata, dopo il combattimento contro la Scimitar, la nave Enterprise-E è in riparazione ed infine vengono inserite le cinture di sicurezza, dispositivo che finalmente ritroviamo anche su “La Sirena”.
Durante lo scontro, Narek mette in atto una manovra simile ad una effettuata in passato da Jean-Luc Picard, cioè proiettare una falsa traccia legata all’occultamento. Picard mosse invece la nave a velocità curvatura per apparire in due punti contemporaneamente. In ogni caso, lo scontro ha termine molto velocemente grazie all’arrivo di orchidee spaziali volanti e del Cubo Borg “comandato” da Sette di Nove.
Un pianeta di nome Coppelius e i suoi fiori
Come accennato pochi attimi fa, lo scontro ha termine quando dal pianeta alcune piante spaziali mettono fuori uso le navi. Prima di parlare di queste piantine, capaci di resistere al vuoto, vorrei soffermarmi sul nome del pianeta: Coppelius. Nel racconto “L’uomo della sabbia” scritto da E.T.A. Hoffmann, Coppelius è l’antagonista di Nathanael, nonché il trafugatore di una forma di vita artificiale creata dal professor Coppola.
Oltre ad essere uno dei più interessanti e angoscianti lavori dello scrittore, questo suo racconto parla di perdita di lucidità, dell’ambiguità e della creazione di “sintetici”, argomenti che hanno trovato ampiamente spazio in tutta la serie di cui stiamo parlando.
La dualità di Data e Lore, quella della nuova sintetica di nome Sutra e sua sorella Jana, sono solo alcuni dei classici esempi di questo concetto di dualità, di confronto tra bene e male, la paura di accettare i cambiamenti e la volontà di evolversi psicologicamente.
Ma andiamo ai fiorellini. Un’occhio attento avrà sicuramente notato la similitudine di questi con quelli presenti nella sigla di “Star Trek: Discovery”, andate a 00:59 e vedete di cosa sto parlando.
Non è la prima volta che troviamo un collegamento tra “Picard” e “Discovery”. Speriamo soltanto che possa esserci una spiegazione logica. La scelta delle orchidee, invece, è ampiamente documentata durante tutta la serie. A casa di Daji ci sono orchidee, così anche dove abita Soji, e sono presenti anche nei ricordi da bambina durante la meditazione romulana. Attendo con ansia che anche questo nodo gordiano venga sciolto.
“La Sirena” fuori uso, il Cubo fuori uso, Picard fuori uso
Negli attimi successivi “l’atterraggio” sul pianeta, nell’episodio “Et in Arcadia Ego”, la patologia di cui Picard è affetto, si manifesta in tutta la sua gravità, tanto da poter essere riconosciuta da un tricorder medico vecchio di anni. La sindrome irumodica non gli lascerà scampo. Sono passati tanti anni da quando Q mostrò il futuro a Jean-Luc, un futuro dove quella patologia lo stava logorando. Beh, siamo arrivati alla resa dei conti. Con la nave fuori uso, l’allegra combriccola decide di fare una passeggiatina verso Synthville con la paura di possibili incontri coi Gorn e funghi capaci di distruggere interi raccolti. Qualcuno ha detto easter egg?
Dei Gorn abbiamo ampiamente parlato negli articoli precedenti, ma i fughi meritano un po’ di attenzione. Nel quattordicesimo episodio della serie classica di “Star Trek”, un’infestazione di funghi devasta le scorte di cibo del pianeta federale Tarsus IV e il suo governatore Kodos decide di mettere a morte metà della popolazione, dopo averla selezionata attraverso delle palesi scelte eugenetiche, per poter permettere alla colonia di sopravvivere. “La magnificenza del re” è stato uno dei primi episodi a trattare scelte morali molto dubbie all’interno della Federazione.
Dopo la camminata verso il Cubo, i nostri eroi vengono accolti dall’onnipresente colonna sonora di “Balance of Terror” che poi sfuma nel più speranzoso tema di “Star Trek: Voyager”. La scena successiva porta all’accomiatarsi di Jean-Luc da Elnor, mai molto presente in questa serie, e Sette di Nove, non prima che l’ennesimo Borg lo riconosca come Locutus. La scampagnata riprende mentre i due rimasti indietro riparano le postazioni difensive del Cubo. Forse troveranno un’utilità nel prossimo e ultimo episodio.
Di gemelli e scienziati pazzi a Synthville
Nell’episodio “Et in Arcadia Ego, parte 1” ritroviamo uno dei temi tanto cari a Star Trek: i gemelli.
Molto spesso, nelle serie passate (originale e non), furono usate coppie di gemelli per rendere più reale una situazione. Questo episodio non è da meno.
All’arrivo nell’insediamento dei sintetici, vediamo coppie di gemelli che si allenano nel Mok’bara, un’arte marziale Klingon già vista negli episodi di Star Trek: The Next Generation, giocano ai famosi scacchi trimensionali tanto cari ai Vulcaniani e, dopo le presentazioni di rito, si avvicina un volto familiare.
Brent Spinner ha prestato nuovamente il suo volto al franchising, questa volta indossando i panni di un altro membro della famiglia Soong. Dopo essere stato Noonien Soong, Alrik Soong, Data, Lore e B-4, ora è Altan Inigo Soong. A parte che costui si presenta come scienziato pazzo, ma avete notato il suo nome? A.I. Soong. Che sia anche lui una intelligenza artificiale? Forse no, ma sicuramente si sono divertiti.
Ed alla fine arriva anche la sorella della defunta Jana, Sutra. Qui incontriamo, a mio parere, uno dei cattivi della serie. Per quanto il personaggio ci venga presentato come un essere logico, studioso della dottrina vulcaniana di Surak, capace di effettuare fusioni mentali, suonare il ka’athrya (una sorta di liuto a dodici corde), capiamo anche che la parte migliore di lei è morta quando la sorella Jana è stata uccisa dal capitano della Ibn’Majid su ordine del Commodoro Oh.
La cosa che più mi ha turbato in questa scena, non è tanto che un androide possa essere appassionato della dottrina di Surak, quanto che un non vulcaniano possa effettuare una fusione mentale. Se devo cercare una spiegazione torno alla serie classica, quando Spock si fonde con una forma di vita a base silicio. Se era possibile quello, allora è possibile anche che un androide possa imparare la fusione mentale.
Ammonimento e Mass Effect
Fondamentalmente, credo che gli sceneggiatori della serie, o quelli dell’episodio “Et in Arcadia Ego”, abbiano giocato un po’ troppo alla serie di Mass Effect. Certo dopo anni ed anni è normale che le idee possano scarseggiare, ma che l’Ammonimento possa servire per chiamare a raccolta una Federazione di sintetici, su navi alquanto angoscianti, tanto son piene di tentacoli uncinati, a difendere altri sintetici, un pochino mi ricorda l’arrivo dei razziatori nella Via Lattea.
Ma questa è un’altra storia. Analizziamo in dettaglio l’Ammonimento: le immagini che si susseguono sono il classico ciclo della vita. In questo caso viene posta particolare enfasi sulla dualità e sulla replicazione. La mano organica che tocca la mano inorganica è un palese riferimento all’affresco “La Creazione di Adamo” di Michelangelo Buonarroti. Altre immagini si susseguono e viene lasciato intendere che questo Ammonimento venga costantemente “aggiornato” da questa alleanza di sintetici molto evoluti, come lo dimostrano le immagini di Airiam e di Data.
Alla fine l’Ammonimento è chiaro. Convocateci e distruggeremo tutti coloro che stanno cercando di eliminarvi. Nuovamente il richiamo a Controllo, conosciuto nella seconda stagione di Star Trek: Discovery, è abbastanza chiaro. Estinzione della vita organica, imperfetta e fallace in favore di quella sintetica. E ovviamente la cosa non può che piacere a Sutra.
Corpi sintetici, farfalle sintetiche e uno Spot sintetico in “Et in Arcadia Ego”
In “Et in Arcadia Ego” vengono mostrati una pletora di organismi sintetici. Dai sintetici vestiti come gli Edo, uno dei popoli incontrati in “Star Trek: The Next Generation” a farfalle sintetiche, alla replica sintetica di Spot, il gatto di Data, a un golem.
Per chi non lo sapesse, il golem è una figura della mitologia ebraica. Il nome deriva dall’ebraico “gelem” che può significare materia grezza e non finita o massa priva di vita. Secondo la leggenda il golem era un “guardiano e un protettore” un gigante di argilla senza alcuna facoltà intellettiva, ma dalla forza sovrumana.
La leggenda vuole che, per quanto questo golem dovesse essere un guardiano, egli stesso volse la sua forza contro i suoi creatori, seminando il panico nel ghetto di Praga, dove per primo, così dice la storia, venne creato.
Qui la parola golem serve più ad identificare un corpo grezzo e non finito, in cui dovrà, in un secondo momento, venir riversata la mente di qualcuno. Mi gioco quello che volete che sarà destinato ad un certo capitano.
Il riversamento della memoria in un corpo sintetico è stato un argomento già trattato da “Star Trek” con l’episodio “Una madre per Data”. Qui conosciamo un androide in cui erano stati riversati i ricordi di Juliana Tainer Soong, che possiamo ipotizzare essere anche la madre di A.I. Soong. Nell’episodio in questione, per la prima volta sentiamo parlare di trasferimento di memoria in una matrice positronica.
Un simile salvataggio della memoria, pare che sia stato fatto un centinaio di anni prima, per salvare quello che restava del tenente Airiam. Evito ogni commento in proposito di “Star Trek: Discovery” e la sua iper-tecnologia.
Per completare la presentazione degli animali sintetici, alla fine, rivediamo anche l’amato gatto di Data, Spot. Spot è sempre stato un gatto “problematico”. Ha cambiato varie volte sesso e da pelo lungo è diventato un gatto arancione a pelo corto. Ho sempre pensato che gli sceneggiatori si siano divertiti a vedere se Data, o gli spettatori stessi, avessero mai notato la differenza. Ecco i gatti per me sono una cosa seria, quindi sì, avevo notato la differenza!
Narek, Sutra e la flotta Romulana
Dopo essere stato fatto prigioniero, Narek viene sbattuto in una cella circondata da un campo di forza. Questo campo di forza è identico a quello presente sulla USS Shenzhou in “Star Trek: Discovery” nell’episodio “Battaglia alla Stella Binaria”, e qui, con il suo savoir faire, cerca di farsi liberare da una delle androidi. Se inizialmente il tentativo fallisce per via dell’arrivo di Soji, successivamente all’incontro con Sutra, il romulano scappa dalla sua prigione e l’androide che lo teneva d’occhio viene uccisa.
Scommettiamo che è stata Sutra a liberarlo e ad uccidere l’androide per creare così un casus belli contro gli organici?
Non vorrei sempre paragonare l’androide cattivo a Lore, ma nel discorso finale, quando Sutra convince i suoi amici e familiari, della necessità di prendere contatto con la Federazione Sintetica, si palesa l’ossessione dello scontro tra vita sintetica e vita organica. Già nell’episodio “Il Ritorno dei Borg, parte 1 e 2”, Lore cercava in tutti i modi di migliorare i Borg ed evolverli in una vita totalmente sintetica, per liberarli dalla carne, e schiavizzò il fratello Data tramite l’utilizzo del famoso e famigerato chip emozionale. In ogni caso, a seguito del discorso di Sutra, Jean-Luc Picard viene posto agli arresti, nonostante il suo accorato tentativo, tramite un altisonante, quanto inutile, discorso sulla fratellanza, l’apertura mentale e tanto altro.
L’episodio si chiude con i Falchi da Guerra romulani che fanno rotta verso Coppelius. Possiamo ammirare il Commodoro Oh in tutto il suo splendore sulla plancia di una nave che, se non fosse per i colori, parrebbe una nave Klingon. Il design, infatti, è stato recuperato dalla nave Klingon apparsa in “Star Trek – Alla ricerca di Spock”.
Finale di Et in Arcadia Ego, Parte 1
Questo primo episodio finale di “Et in Arcadia Ego” soffre di un piccolissimo problema di fondo, l’essere stato diviso in due parti. Molto spesso i finali di stagione venivano divisi a cavallo di una stagione e l’altra per avere il cliffhanger che “fidelizzasse” gli spettatori.
Niente di più falso.
Per fortuna questa idea senza senso è stata messa da parte ma, secondo me, l’episodio avrebbe dovuto essere concepito come un singolo episodio doppio. Ovviamente è un gusto personale, ma come era stato fatto in “Star Trek: Discovery” anche in questo avrebbero potuto sforzarsi un pochetto per fare un bell’episodio lungo e conclusivo.
E niente, ho mentito. Avevo detto che non avrei parlato dei miei pareri personali ed invece eccone qua qualcuno.
Ci vediamo tra una settimana con l’ultimo episodio della prima stagione di “Star Trek: Picard”!