Perché il personaggio di Finn nella nuova trilogia di Star Wars e in L’Ascesa di Skywalker è stato usato poco e male, sprecando un enorme potenziale?
Ora che (finalmente!) la nuova trilogia sequel di Star Wars è conclusa, possiamo (finalmente!) tirare le fila di moltissime cose. Il nostro Cercatore S. ha già espresso l’opinione dell’intera redazione nella sua recensione a L’ascesa di Skywalker (potete leggerla qui!).
Ci sarebbero tantissime cose da aggiungere e da approfondire. Ma per motivi di tempo è quasi impossibile parlare estesamente di tutti i problemi e delle occasioni mancate della nuova trilogia. Dalla pochissima coerenza tra la regia di Abrams e quella di Johnson, alle libertà prese con i poteri della Forza e con l’iperspazio, questa trilogia può essere smontata sotto quasi tutti i punti di vista.
Mi verrebbe da dire che, se col canone di Star Wars non si sapeva cosa fare, almeno i sequel avrebbero potuto puntare su una buona caratterizzazione dei personaggi. E invece no. Tutti i personaggi, tranne forse (forse!) quello di Kylo Ren, risultano pericolosamente o monodimensionali, o dotati di pochissimo tempo sullo schermo.
Anche qui, ci sarebbe moltissimo da dire su cosa sia andato storto nella caratterizzazione di Rey, di Luke e Leia, di Poe, di Rose, e dello stesso Kylo Ren. Tuttavia, oggi mi concentrerò solo sul personaggio che, secondo me, avrebbe avuto il maggior potenziale della trilogia. Eppure è stato anche quello usato peggio. Sto, ovviamente, parlando di Finn.
Vi avverto quindi fin da subito che questo articolo conterrà SPOILER su tutta la trilogia, L’ascesa di Skywalker compresa.
Il risveglio della Forza: Finn presentato come protagonista
Quando Il risveglio della Forza è stato presentato, sui poster era Finn quello con la spada laser in mano. In questa pellicola, J. J. Abrams ha voluto mantenere fino alla (quasi) fine il mistero su chi fosse il jedi protagonista della nuova trilogia. Per questo, nei trailer ha voluto sviare i fan, per far loro credere che avremmo avuto come protagonista un jedi nero (novità!). Ma, quando il film è stato proiettato nelle sale, la verità è stata rivelata: il protagonista era una protagonista, donna e bianca (comunque novità!).
Questo colpo di scena e cambio di rotta non sarebbe stato un problema in sé, per un personaggio come Finn. Perché, ad essere onesti, Il risveglio della Forza ci ha presentato un personaggio solido e con un background unico e interessante, dal grande potenziale.
Da co-protagonista a comic relief
Innanzitutto, Finn è un ex-Stormtrooper, cresciuto dal Primo Ordine dopo essere stato strappato alla propria casa. Ma Finn viene presentato come una persona che non accetta di dover uccidere innocenti e che vuole ottenere un’emancipazione dalla vita che il Primo Ordine gli ha imposto. Pertanto, Finn è il primo protagonista ad essere esplicitamente un ex-Imperiale e schiavo.
Grazie al notevole tempo sullo schermo, in Episodio VII Finn ha modo di esternare i propri desideri e le proprie paure, permettendo al pubblico di comprendere la sua personalità. Tuttavia, in Episodio VII Finn tende anche a risultare troppo spesso un comic relief, con le sue capacità di Stormtrooper addestrato che vengono spesso messe da parte. Ne è un esempio il fatto che, sullo Starkiller, affermasse di essere addetto alle pulizie della base.
Questa informazione, che nel contesto de Il risveglio della Forza era pensata per far ridere il pubblico, tuttavia è in contrasto con ciò che invece è affermato nel libro Star Wars: Before the Awakening, uscito come compendio al film per i più giovani.
Star Wars: Before the Awakening e il background di Finn
Questa raccolta di novelle scritta da Grec Rucka, infatti, racconta di come Finn non fosse l’ultima ruota del carro del Primo Ordine, o un pesce così piccolo da essere buono solo a pulire i cessi. Al contrario, Finn era sì una recluta, ma una recluta così promettente che la stessa Phasma lo teneva d’occhio con grandi aspettative. Infatti, Finn aveva dimostrato di essere non solo un eccellente soldato, ma anche un ottimo leader. Il suo unico problema, secondo il Primo Ordine, era il non essere spietato. Cito dalla novella:
“You have great potential, 2187. You are officer corps material. Your duty is to the First Order above everything. Nothing else comes before that.“
Queste sono, infatti, le parole del Capitano Phasma. La differenza con la presentazione di Finn nel film è palese: in questa novella, infatti, FN-2187 è mostrato come una persona dotata di talento. Al contrario, ne Il risveglio della Forza, nonostante il prolungato screentime, le capacità che Finn dovrebbe avere sono pesantemente ridotte. E sebbene come Stormtrooper/schiavo FN-2187 dovrebbe essere ovviamente ignorante su molte cose, riguardo alle quali è stato tenuto volutamente all’oscuro dai propri superiori, su molte altre (specialmente se concernenti le strategie del Primo Ordine!) Finn dovrebbe saperne ben più dei ribelli.
Quindi, in sostanza, ne Il risveglio della Forza vediamo un Finn presentato, nella campagna pubblicitaria, come probabile protagonista. Nella pellicola poi avrà molto screentime e sarà caratterizzato bene, mostrando di avere un background originale e interessate. Ma, poco a poco, verrò portato a ricoprire il ruolo di comic relief, con le sue capacità ridotte. Vediamo, ora, cosa succede a Finn in Episodio VIII.
Gli ultimi Jedi: di Finn non sanno che farsene
Uno dei maggiori problemi di Rian Johnson ne Gli ultimi Jedi è il fatto che non sapesse cosa farsene di molti personaggi. Infatti, laddove Johnson ha dedicato molto tempo e cura alla caratterizzazione di Kylo Ren, di Finn e Poe non sapeva bene cosa farsene.
Così, mentre Poe aveva il suo momento di teenager ribelle alla veneranda età di 32 anni, Finn guadagna un viaggio per conoscere il mondo e “maturare”. L’idea di Johnson consisteva nell’affiancare a Finn una ribelle provata dalla perdita personale, ma ancora molto convinta degli ideali della Resistenza, ossia Rose. Nella loro avventura a Canto Bight, Rose insegna a Finn il valore del credere in qualcosa e dell’affrontare il Primo Ordine, smettendo di essere egoista e di pensare solo a se stesso. Inoltre, Rose insegna a Finn della corruzione della Repubblica e del Primo Ordine. Così, gli mostra come i costruttori di armi, che servono entrambi, si servano di schiavi e (cosa ben più grave!) facessero corse di poveri cavalli schiavi.
Il grosso problema del viaggio di Finn ne Gli ultimi Jedi non è il fatto che la sua missione non vada a buon fine: il fallimento fa parte della vita! Il problema è che Finn non aveva bisogno di un viaggio del genere, perché queste sono cose che Finn dovrebbe già sapere.
Involuzione del personaggio?
In Episodio VII, infatti, Finn mette già da parte il proprio desiderio di rifarsi una vita il più lontano possibile dal Primo Ordine per aiutare la Resistenza. Certamente, Finn vuole soprattutto salvare Rey, ma lo vediamo anche formare un forte legame di amicizia con Poe. Quindi, Finn, quando si risveglia ne Gli ultimi Jedi, dovrebbe già aver passato il suo momento egoistico. Riprendere questo suo stadio precedente per creare “conflitto” significa far involvere il personaggio.
Inoltre, c’è un che di grottesco nell’insegnare a Finn cosa sia la schiavitù, perché Finn, da Stormtrooper, era de facto uno schiavo. Finn non si è mai arruolato nel Primo Ordine, ma è stato rapito dalla propria casa, privato della sua cultura, del suo passato, della sua famiglia e della possibilità di forgiarsi un futuro. Finn sa benissimo cosa voglia dire essere uno schiavo, perché lo è stato. E non è una coincidenza che un personaggio del genere sia interpretato da un uomo nero: la schiavitù di Finn è un diretto parallelismo con quella degli afroamericani.
Negare non solo l’evoluzione di Finn in Episodio VII, ma anche il suo background certamente rende il personaggio insipido e inutile. Non solo lo si pone su un percorso personale non necessario, ma lo si priva anche della ventata di novità che il suo passato aveva portato in Star Wars. Tolte queste due cose, Finn non ha altro da dare, e non usare il suo background è uno spreco enorme di spunti narrativi. Come vedremo adesso, in Episodio IX.
L’ascesa di Skywalker: una pezza non sufficiente per Finn
Dopo un intero film in cui Finn è stato involuto e non usato, J. J. Abrams cerca di metterci una pezza sopra, ma non è sufficiente.
Ne L’ascesa di Skywalker Finn è un ribelle convinto, pienamente investito nella guerra contro il Primo Ordine e di nuovo in squadra con le persone a lui più care, ossia Poe e Rey. Finn incontra altri ex-Stormtrooper, che come lui si sono ribellati al Primo Ordine, rifiutandosi di uccidere dei civili. Viene persino reso piuttosto esplicitamente che Finn sia sensibile alla Forza, già precedentemente accennato ne Il risveglio della Forza.
Tuttavia, Episodio IX si svolge nell’arco di 16 ore, e le mille cose da fare e il ritmo serrato decretano inevitabilmente che nessun personaggio possa essere sviluppato pienamente. Ad uscirne meglio è probabilmente Poe, che ormai ha pochissima crescita personale da fare ed è arrivato al punto di essere un Generale pienamente realizzato, seppure con i suoi dubbi e le sue paure. Rey affronta la crisi di identità che avrebbe dovuto avere in Episodio VIII, mentre Kylo Ren torna ad essere Ben Solo con una facilità terribile.
E Finn? Ecco, Finn esiste e fa cose, ma anche per lui non c’è più evoluzione, perché le opportunità si sono perse. Il suo legame con gli ex-Stormtrooper si riduce ad una relazione semi-fraterna e semi-romantica con la bella Jannah. Il suo rapporto con Rey si incrina, ma alla fine dei giochi tornano amici come prima senza la benché minima crisi, o le scuse di Rey per averlo trattato male.
Jannah e gli ex-Stormtrooper: una storyline abortita
La presenza di Jannah e dei suoi ex-soldati del Primo Ordine ribellatisi è evidentemente il tentativo di accennare alla storyline che Finn avrebbe dovuto avere in Episodio VIII, ma che Johnson non ha sviluppato. Questo però fa sì che la pezza risulti più dannosa che altro.
Innanzitutto, nel film non c’è tempo per sviluppare anche il personaggio di Jannah. La soldatessa dunque risulta bidimensionale, caratterizzata da un background fotocopia di quello di Finn e dalla sua fedeltà alla Resistenza, anche qui fotocopia di quella di Finn. Pertanto, risulta evidente che Jannah esista come avatar di ciò che Finn sarebbe dovuto essere, se Johnson non lo avesse mandato a piangere sui poveri cavalli schiavi. Ma non potendo far guidare a Finn una rivolta degli Stormtrooper, Abrams si è accontentato di metterci di fronte al fatto già compiuto, ma da qualcun altro.
Sebbene questa scelta abbia il pregio di riportare all’attenzione la tematica degli Stormtrooper schiavi, il suo sviluppo embrionale la rende poco più che una storyline abortita. E triste.
La potenzialità di Finn per muovere la storia in maniera originale: diamo alcuni spunti
Dopo questo breve (?) ripasso del ruolo (e del non ruolo!) di Finn nei film, vorrei concentrarmi di più su cosa avrebbe potuto apportare questo personaggio alla storia.
So che, dal finale di Game of Thrones, c’è molta animosità nei confronti di chi si crede più bravo di sceneggiatori professionisti a creare trame sensate. Tuttavia, in questo caso credo che la qualità della trilogia sequel sia così bassa da permettermi di dire la mia con una certa sicurezza. Che poi il modo in cui io avrei sviluppato il personaggio di Finn non piaccia è ovviamente legittimo.
Un background originale, e come usarlo
Innanzitutto, come avevo detto, Finn ha un background unico tra quelli presentati nei film di Star Wars, essendo un protagonista ex-Imperiale ed ex-schiavo.
Abbiamo già visto contrabbandieri e criminali (Han, Lando, Sabine e Jyn), contadinotti e poveracci (Luke, Cassian, Rey ed Ezra), nobili e ricchi (Leia, Bale Organa, Kazuda e Padme), soldati (Rex e Garazeb), ex-jedi o affini (Obi Wan, Kanan, Ashoka, Chirrut e Baze) e ribelli nati (Poe ed Hera) entrare nella Ribellione/Resistenza. Abbiamo visto personaggi nati in schiavitù, come Anakin Skywalker. E abbiamo visto anche alcuni Imperiali redenti, come Callus in Star Wars Rebels.
Tuttavia, Finn ha un background che unisce la caratteristica dell’ex-Imperiale a quella dell’ex-schiavo, che mi pare sia una combo nuova. Inoltre, in tal senso il background di Finn è quello più strettamente legato all’evoluzione politica e culturale avvenuta nei trent’anni dopo la sconfitta dell’Impero. Infatti, è proprio dal suo background che scopriamo che il Primo Ordine rapisce le sue nuove reclute. Quindi, Finn ha non solo un background originale, ma anche un passato che permette di sfruttare le caratteristiche uniche (ossia la struttura del Primo Ordine!) di questa trilogia.
La rivolta degli Stormtrooper: un’idea originale, profonda e che usa Finn al 100%
Con questo background, Finn avrebbe potuto essere non solo un importante punto di vista per parlare del Primo Ordine, ma avrebbe anche potuto dare una svolta alla lotta della Resistenza. Infatti, per tutti e tre i film vediamo la Resistenza in una posizione costantemente subalterna, snobbata dalla Repubblica e dagli altri sistemi non Imperiali, e minacciata dal Primo Ordine. Mai la Resistenza riesce a rimpinguare le proprie fila, ritrovandosi costantemente a chiedere (invano) aiuto agli altri sistemi liberi, trovando rinforzi solo alla fine di Episodio IX.
Ma piuttosto che continuare col leitmotiv della Resistenza/Ribellione abbandonata da tutti, perché non portare avanti la storyline di Finn e potenziare la Resistenza con una rivolta degli Stormtrooper? Infatti, nella nuova trilogia ci troviamo per la prima volta di fronte ad un esercito di schiavi indottrinati. Laddove i droidi separatisti e i soldati volontari dell’Impero non avrebbero mai disertato, gli Stormtrooper del Primo Ordine, col giusto motivo, potrebbero invece unirsi alla Resistenza.
Questa sarebbe stata non solo una svolta originale, ma avrebbe avuto il pregio di approfondire le dinamiche del Primo Ordine e di usare al 100% Finn. In questo modo, si sarebbe anche potuta introdurre Jannah, dandole però maggior rilievo e una storyline decente. Inoltre, la rivolta degli Stormtrooper avrebbe permesso di affrontare il tema della schiavitù e dei suoi effetti con molta più profondità, senza scadere in side-quest inutili.
Finn sensibile alla Forza: una continuità sprecata
Recentemente, J. J. Abrams ha confermato che Finn è sensibile alla Forza. Sebbene questa caratteristica sia rimasta per lo più sottintesa nei film, in realtà si sarebbe potuta utilizzare molto di più per avere sviluppi interessanti.
Uno dei messaggi più importanti de Gli ultimi Jedi è che la Forza scorre in tutti. Sebbene questa informazione fosse ampiamente nota grazie a tutti i film precedenti, in realtà ha del potenziale. Infatti, sebbene i Jedi siano un ordine di persone appositamente addestrate ad usare la Forza, non sono mai stati i soli ad usarla, o a percepirla. I Lasat, ad esempio, hanno una lunga tradizione di sacerdoti e sacerdotesse che venerano la Forza, da loro detta Ashla. Anche le Streghe di Dathomir hanno un’antica tradizione nell’uso della Forza, e non sempre ascrivibile al Lato Chiaro, come si è visto con Asaji Ventress. Ma anche gente come Chirrut Îmwe e Baze Malbus, monaci appartenenti ai Guardiani dei Whill in Rogue One, sono sensibili alla Forza, pur non avendone il controllo tipico dei Jedi.
Quindi, il fatto che la Forza sia percepibile e utilizzabile (con i suoi limiti!) anche da non Jedi sarebbe stato un concetto interessante da esplorare nella nuova trilogia. Soprattutto, sarebbe stato utile capire in che modo Jedi e altre persone sensibili alla Forza sarebbero coesistite dopo la caduta dell’Ordine Jedi di Luke. Dopo tutto, se le vecchie tradizioni continuano a perire, tanto vale iniziarne un’altra! Tuttavia, la nuova trilogia è divisa tra l’idea di Johnson di far finire i Jedi e il loro pensiero elitario, e quella di Abrams, che vuole far rivivere i Jedi per l’effetto nostalgia. Per questo, L’ascesa di Skywalker non dà risposte su cosa farà Rey in futuro.
In tal senso, invece, sviluppare la sensibilità alla Forza di Finn sarebbe stata una buona idea. Infatti, non solo questo avrebbe collegato la nuova trilogia con altri esempi canonici di force-sensitive, come quelli sopracitati da Star Wars Rebels, Clone Wars e Rogue One. Ma oltretutto avrebbe permesso di sviluppare meglio l’idea di Johnson di puntare sull’universalità della Forza. In questo modo, infatti, Finn e Rey avrebbero potuto interagire su un livello più paritario, comprendendo la Forza insieme e creando, eventualmente, un nuovo tipo di Ordine Jedi.
La tematica della schiavitù: un approfondimento necessario
Per quanto su Star Wars si sia parlato di schiavitù piuttosto spesso, con l’intera La minaccia fantasma dedicata alla liberazione di Anakin e svariati episodi di Clone Wars dedicati, ancora ci manca un personaggio che affronti questa tematica in maniera approfondita.
Infatti, per quanto il passato di Anakin sia importante per la sua caratterizzazione, il futuro Darth Vader è presentato molto più come uno Jedi ribelle, che come un ex-schiavo. Con Finn, invece, si sarebbe potuto affrontare pienamente il tema della liberazione dalla schiavitù.
Innanzitutto, confrontandosi con Rey e Rose, Finn avrebbe potuto essere un paladino non solo per la liberazione degli Stormtrooper, ma anche di tutti gli altri schiavi tollerati dalla Repubblica. Dopo tutto, il fatto che gli stessi Jedi tollerassero che la schiavitù potesse esistere sotto gli Hutt aveva fatto storcere il naso a molti, poiché contribuiva a dare l’impressione che gli Jedi fossero più fedeli alla Repubblica che ai propri ideali. Affrontare questo problema prendendo spunto dall’esperienza di Finn avrebbe permesso di rendere molto meno dispersiva la tirata sugli schiavi.
Inoltre, sarebbe potuto essere interessante se, in Episodio IX, Finn e gli altri Stormtrooper liberati avessero cercato le proprie origini. Così, avrebbero recuperato nuove forze per la Resistenza proprio dai popoli brutalizzati dal Primo Ordine. Inoltre, in questo modo non avremmo avuto la terribile scena tra Finn e Rey, in cui quest’ultima lo accusa di non conoscerla. Infatti, se c’è una persona che può capire il dolore di Rey nel non conoscere il suo passato e le sue origini è proprio Finn.
Finn è il personaggio più sprecato di tutta la trilogia sequel
In conclusione di questo lungo articolo, spero sia ormai chiaro perché, secondo me, Finn sia stato un personaggio dall’enorme potenziale, ma estremamente poco sviluppato. Ho scritto questo articolo perché troppo spesso vedo Finn declassato a personaggio inutile, senza leggere invece di quanto Finn sia un personaggio sprecato.
Finn ha il background più interessante dei sequel e aveva le maggiori possibilità per una crescita costruttiva e di impatto per la storia. Con Finn avremmo potuto avere delle storyline originali, interessanti, e allo stesso tempo coerenti con la storia e il canone di Star Wars.
Ma soprattutto, in questo modo Finn avrebbe potuto essere qualcosa di più oltre la quota nera dei film, mantenendo il suo posto di co-protagonista. Ruolo che, in mano sua, sarebbe stato molto più interessante rispetto a quello dato a Kylo Ren. Infatti, purtroppo, la caduta nel Lato Oscuro di Kylo Ren e la successiva conversione al Lato Chiaro di Ben Solo sono retti da evoluzioni e giustificazioni molto deboli e frettolose.
In definitiva, Finn non è mai stato un personaggio inutile, né uno poco interessante. Poteva persino contare su John Boyega, che è un ottimo attore. Il problema di Finn è che nessuno ha voluto usare davvero ciò che il suo personaggio aveva da offrire, rendendolo sul serio un co-protagonista. Dopo le aspettative iniziali molto alte e vedendo Finn declassato a comprimario inutile, certamente Boyega si è lamentato!
Con Finn e con tutto il suo potenziale sprecato, la Lucasfilm e la Disney hanno riconfermato di aver creato una trilogia delle occasioni non colte. Peccato però che molta gente, invece di prendersela con gli sceneggiatori che hanno sprecato storyline interessanti, insulti il personaggio di Finn gratuitamente.
Con questo articolo, invece, voglio levare una voce a difesa di Finn: saresti potuto essere un grandissimo personaggio. E mi dispiace che questa trilogia ti abbia trattato così male.