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Stranger Things 3 – La Recensione [NO SPOILER]

Stranger Things si riconferma tra le serie fenomeno degli ultimi anni, tornando con una terza stagione più bella e più attesa che mai. Ripercorriamola insieme (rigorosamente senza spoiler) fra pregi, difetti, curiosità e una tonnellata di Easter egg.

SPOILER ALERT: l’articolo non conterrà spoiler sulla trama della terza stagione ma sarà pieno di riferimenti alle due precedenti. Se non le avete ancora guardate, non proseguite nella lettura. Siete stati avvisati.

Sinossi di Stranger Things 3

Ci troviamo nella piccola cittadina di Hawkins, Indiana, che ancora una volta si dimostra essere una calamita per gli eventi soprannaturali al pari di quanto lo è Cabot Cove per gli omicidi. Le immagini promozionali della terza stagione riportavano le parole “Un’estate può cambiare tutto” e le promesse non sono state disattese: l’intera vicenda si svolge nell’estate 1985, coprendo un arco temporale molto più breve del solito e introducendo moltissimi stravolgimenti nelle dinamiche tra i personaggi. A sconvolgere la vita dei cittadini di Hawkins è la costruzione di un gigantesco centro commerciale, lo Starcourt, che mette in difficoltà i piccoli commercianti della zona e attira gli interessi di personaggi piuttosto loschi. In tutto ciò, come già ventilato nel trailer, qualcosa è tornato dal Sottosopra e si è messo comodo, deciso a restare.

Riusciranno i giovani protagonisti a svelare il mistero e arginare i danni?

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I personaggi e le loro vicende

Mentre Joyce Byers (Winona Ryder) sta affrontando la perdita di Bob e fatica ad andare avanti, il capo della polizia Jim Hopper (David Harbour) affoga nell’alcool i propri sentimenti e non reagisce bene all’interesse per i ragazzi mostrato dalla figlia adottiva Eleven (Millie Bobby Brown). I quattro co-protagonisti originali – Will, Mike, Lucas e Dustin – stanno crescendo e si trovano a vivere i primi amori ma anche l’assenza di essi, con tutte le tensioni che questo provoca all’interno del gruppo.

Nancy Wheeler (Natalia Dyer), sorella maggiore di Mike, lavora come stagista in un giornale locale e ci mostra un chiaro spaccato di sessismo: i suoi superiori la relegano al ruolo di ragazza che porta caffè e panini, non prendendola sul serio e “costringendola” a seguire l’istinto da reporter per dimostrare il proprio valore. Con lei lavora anche il fidanzato Jonathan Byers (Charlie Heaton), fratello maggiore di Will e parte prudente della coppia.

Tornano Maxine “Mad Max” Mayfield (Sadie Sink) e il fratellastro Billy Hargrove (Dacre Montgomery), che ottengono ruoli di maggiore spicco e si rivelano, ciascuno a modo proprio, fondamentali per lo svolgimento della trama. Mentre Max supera definitivamente gli attriti con Eleven, Billy lavora come bagnino nella piscina della città, per la gioia delle bagnanti.

Ritroviamo anche l’amatissimo Steve Harrington (Joe Keery), che ha ormai abbandonato il ruolo di ragazzo più popolare della scuola: non essendo riuscito ad entrare al college, ha trovato lavoro in una gelateria dello Starcourt. Dietro al bancone troviamo anche Robin (Maya Hawke), ex compagna di classe di Steve e ragazza piena di sorprese, oltre che di talenti. 

Infine, la menzione d’onore va ad Erica Sinclair (Priah Ferguson): l’insopportabile sorellina di Lucas dà il tormento a Robin e Steve ma si rivela molto più interessante di quanto sembri a primo impatto.

Produzione di Stranger Things 3

Alla regia si confermano i gemelli Matt e Ross Duffer, pluripremiati ideatori e co-produttori della serie, ma solo per quattro episodi su otto: a sostituirli dietro la macchina da presa troviamo Shawn Levy (noto al grande pubblico per la saga di Una notte al museo) e Uta Briesewitz, conosciuta per aver diretto alcuni episodi di Orange is the New Black, Jane the Virgin, The 100, Jessica Jones (di cui trovate la recensione qui) e altre serie Marvel. Il format torna all’originale divisione in otto puntate di durata inferiore ai sessanta minuti, fatta eccezione per l’ultimo che supera l’ora e un quarto, consentendo di tirare le fila di tutte le trame lasciate aperte.

Nonostante il finale potesse essere autoconclusivo, si è scelto di inserire un cliffhanger dopo i titoli di coda e alcuni rimandi ad una possibile continuazione. Gli stessi Duffer Brothers hanno dichiarato di voler chiudere la serie con la quarta o, al massimo, con la quinta stagione ma sappiamo che non ci sia nulla di certo quando ci sono di mezzo Netflix e le eventuali petizioni dei fan.

La nuova stagione è uscita il 4 luglio e tale data non sembra essere casuale, poiché gli eventi salienti hanno luogo proprio durante il Giorno dell’Indipendenza, con tanto di fuochi d’artificio e spirito patriottico in bella mostra.

Dopo una partenza col botto e una continuazione piuttosto calante, se non deludente, la terza stagione arriva a portare una boccata d’aria fresca e a dare nuova tridimensionalità a quasi tutti i personaggi. In generale il ritmo delle puntate risulta ben dosato e non lascia spazio a sbadigli e lunghe pause gelato, sebbene io abbia trovato leggermente più faticosi i primi episodi; c’è da dire che il decollo della seconda metà si faccia perdonare la lieve lentezza dell’inizio.

Pregi di Stranger Things 3

Il comparto tecnico

Davvero ottima la regia, che garantisce nitidezza anche nelle scene rapide e nei combattimenti, evitando che lo spettatore si perda qualche dettaglio importante. Buona anche la gestione delle numerose trame parallele e l’introduzione di tanti comprimari: questo permette di seguire i vari frammenti della trama che si uniranno solo al momento opportuno, mantenendo un buon ritmo nella narrazione.

Fa piacere vedere come la componente horror appaia più evidente e i contenuti grafici siano proposti in modo più esplicito, sebbene la restrizione resti fissata a VM14 per l’Italia. La sensazione che si ha è che la serie stia maturando insieme agli spettatori: se inizialmente c’erano state delle perplessità nella fetta di pubblico non avvezza a questo genere, ormai l’abitudine consente di alzare un pochino l’asticella e calcare la mano senza che nessuno si impressioni troppo. A mio parere c’è ancora spazio per un pizzico di coraggio in più ma apprezzo il tentativo.

Mentre il comparto luci sappiamo che non deluda mai, confermando una fotografia curata che contribuisce a accentuare il mood cupo e retrò delle ambientazioni, la CGI finalmente stupisce in positivo e mostra notevoli miglioramenti nella gestione delle varie creature, anche nelle scene più splatter. Meraviglie di un budget più consistente, forse.

Anche dal punto di vista dei costumi non ci sono grosse sorprese e rimangono davvero ben fatti, sebbene forse abbiano perso un po’ della sincerità della prima stagione. Inutile dirvi che moltissimi brand stiano cavalcando l’onda del successo della serie e abbiano lanciato collezioni ad essa dedicate, da Nike ad H&M.

Gli attori e la crescita dei personaggi

Il pregio più evidente di questa terza stagione è da ricercarsi nella componente umana, sia per quanto riguarda le doti attoriali che lo sviluppo dei loro alter ego.

A spiccare su tutti è David Harbour (il cui talento è già stato evidenziato nella recensione di Hellboy, che trovate qui), migliorato esponenzialmente rispetto alle già buone performance delle stagioni precedenti. Il suo personaggio è tormentato, spaventato, insicuro e gestisce tutte queste incertezze con insolita violenza, quasi fosse un animale in gabbia. Non è detto che Jim Hopper vi stia simpatico e spesso risulta complesso empatizzare con lui, ma le sue capacità recitative sono indubbie.

Per quanto riguarda gli altri personaggi della serie, ho davvero apprezzato il focus sulla personalità di Eleven, con i suoi goffi tentativi di trovare se stessa e scoprire le proprie passioni. Dopo due stagioni passate ad essere usata come arma o ad essere tenuta nascosta, finalmente vediamo El prendere consapevolezza e coscienza di sé, godendosi la propria adolescenza come una ragazzina normale (per quanto possa essere ordinaria una teenager con i superpoteri). Ad aiutarla in questo percorso c’è Max, l’amica del cuore che le fa da guida e confidente, iniziandola anche al mondo dei fumetti.

Ma è Robin la vera scoperta: Maya Hawke è figlia d’arte (i suoi genitori sono nientemeno che Ethan Hawke ed Uma Thurman) ma la giovane attrice possiede già una propria personalità e una cifra interpretativa caratteristica. Dopo il debutto nell’adattamento di Piccole Donne ad opera della BBC, si dimostra all’altezza anche di un ruolo più contemporaneo di quello della giovane Jo March. Tenetela d’occhio, sembrerebbe avere tutte le carte in regola per andare lontano.

Ironia e argomenti seri

Tra le tematiche toccate in Stranger Things 3 ci sono finalmente anche questioni un pochino più delicate e controverse: tra i timidi passi degli sceneggiatori possiamo trovare sessismo, discriminazioni sul luogo di lavoro, omosessualità e violenza domestica, con anche un pizzico di adulterio a condire il tutto.

Apprezzabili anche i molti momenti memabili gentilmente offerti da Will Byers, sebbene il suo personaggio finisca dritto nella sezione Difetti di questo articolo. Si potrebbe riassumere questa stagione con “Will, uno di noi!” perché, mentre tutti arrancano e tentano di gestire le proprie vite sentimentali, ha una sola domanda: “Ma non potremmo giocare a D&D?”. E quando le cose non vanno come previsto, scontrandosi con ostacoli insuperabili, ha anche la domanda di riserva: “Adesso possiamo andare a giocare a D&D?”. Will the Wise e la saggezza di un master. Sarebbe anche stato divertente, se non fosse stata l’unica cifra distintiva del personaggio per il 90% del tempo.

Difetti di Stranger Things 3

Problemi di trama e scrittura dei personaggi

Le pecche di questa terza stagione sono, a mio più che sindacabile parere, poche e non particolarmente pesanti nell’economia del tutto. Tranne una.

L’unica che mi sento davvero di condannare è il mancato sviluppo di Will: al netto dei meme che ci sta regalando e per cui dobbiamo ringraziarlo, la sua crescita personale sembra non tenere affatto conto dei traumi passati e il suo personaggio sembra ancora fermo all’infanzia. Il suo disinteresse verso le ragazze e il “ritardo” rispetto alle esperienze degli amici non è affatto un difetto, anzi è apprezzabile che sia stata rappresentata anche questa differenza nella maturazione. Il problema vero è la resa del personaggio che, per la maggior parte della stagione, risulta monodimensionale e ripetitivo. Anche le sue reazioni di fronte ai comportamenti che lo feriscono sono estremamente istintive ed infantili, al punto da stonare rispetto al resto del gruppo. Persino Dustin, da sempre ritratto come un eterno bambinone ingenuo, in questa stagione ha un’evoluzione che supera di gran lunga quella di Will. Sono tanti i personaggi che vivono all’ombra di un trauma, in questa stagione, ma il giovane Byers è l’unico a risultare piatto. Invece Lucas (Caleb McLaughlin) non è pervenuto e interviene solo di sfuggita nelle vicende.

Un altro difetto è dato dall’interazione dei personaggi tra loro: insomma, la squadra non fa squadra. Ci troviamo di fronte ad una netta frammentazione dei gruppi che agiscono ed indagano separatamente, senza comunicare tra loro. Per tutto il tempo mi è rimasta addosso la sensazione che, se i personaggi si fossero fatti una semplice telefonata, la stagione si sarebbe potuta chiudere nel giro di 4/5 puntate. C’è da dire che, se questo fosse successo, la visione non sarebbe stata così soddisfacente per lo spettatore, una volta superata l’iniziale seccatura. Portate pazienza per i primi episodi e il finale vi ripagherà.

Chiunque può tradurre il russo, se sa suonare la chitarra

Avete letto bene e no, non sono improvvisamente impazzita. Nella seconda puntata c’è un breve scambio di battute che ha fatto piangere una manciata di linguisti, in cui un personaggio sostiene di saper parlare perfettamente tre lingue straniere: spagnolo, francese ed italiano (tedesco, nel doppiaggio nostrano). Avendo poi suonato per 12 anni nella banda della scuola, sostiene che le sue orecchie siano “piccoli geni”, dunque quale sarebbe il problema nel tradurre… il russo? Questa è meglio non commentarla, dai.

A proposito di doppiaggio, personalmente l’ho trovato piuttosto ballerino: quando personaggi molto riusciti si alternano ad altri meno espressivi, la differenza si nota molto e il risultato non è ottimale. Un esempio evidente sono i dialoghi tra Joyce (doppiata da un’impeccabile Giuppy Izzo) e Jim (che ha alle spalle un Alessandro Budroni meno ispirato di quanto mi aspettassi). Ammetto di averla guardata in lingua originale, come immagino sia già emerso dal fatto che mi riferisca ad Eleven e mai ad Undici (doppiata da una convincente Chiara Fabiano), ma ho voluto dare alla serie una possibilità e ho riguardato gli ultimi episodi in italiano.  Il risultato, in alcuni punti, si avvicina molto all’animazione (sia come impostazione vocale che come caratterizzazione dei personaggi) e trovo sia un peccato.

Errori di continuità

Durante la visione, un occhio particolarmente attento potrebbe imbattersi in un paio di sviste che considererei errori di distrazione più che veri difetti. Se la serie non ci avesse abituati ad una cura quasi maniacale per i dettagli, probabilmente non ci sarebbero saltate all’occhio sbavature tutto sommato perdonabili se confrontate con altri franchise.

Al contrario di quanto successo con un noto bicchiere di Starbucks dimenticato sul set, qui ci troviamo davanti ad uno scivolone molto meno evidente: nella quinta puntata c’è una scena in cui compaiono degli M&M’s rossi. “E allora?”, direte voi. A causa dell’allarmismo di massa nei confronti del colorante amaranto, che si credeva potesse essere cancerogeno, nel 1976 l’azienda decise di fermare la produzione dei cioccolatini di colore rosso (sebbene essi non contenessero la sostanza incriminata) e di sostituirli con quelli di colore arancione. Fu soltanto nel 1987, a seguito di una mobilitazione popolare partita da uno studente dell’Università del Tennessee, che la Mars Inc. decise di reintrodurli definitivamente. Poiché le vicende della terza stagione si svolgono nell’estate del 1985, l’unica spiegazione (alternativa alla svista) è che quel pacchetto di M&M’s sia rimasto nel distributore automatico per nove lunghi anni.

Un’altra disattenzione riguarda la fisica quantistica: durante un episodio viene esplicitamente detto il valore SBAGLIATO della famosa costante di Planck. Come evidenziato in un tweet del National Institute of Standards and Technology, infatti, il valore riportato nella serie è quello aggiornato al 2014 e non quello noto nel 1985. Per completezza, facciamo notare che esso sia stato ulteriormente corretto nel 2018. Un po’ variabile per essere una costante, non trovate?

Easter Egg e curiosità di Stranger Things 3

Una delle caratteristiche più chiacchierate della serie è la presenza costante di Easter egg e riferimenti ai cult degli anni ’80. In questa stagione ne troviamo talmente tanti da doverli raccogliere in un articolo a parte, dunque ve ne lascio giusto qualche assaggio.

Le citazioni televisive/cinematografiche

Tra locandine di film, frammenti mostrati esplicitamente, riferimenti sottovoce e omaggi, sono tantissime le pellicole e le serie tv citate nella terza stagione. Day of the Dead (uscito il 3 luglio 1985) e Ritorno al Futuro sono i due che saltano maggiormente all’occhio ma alcune scene ricalcano sequenze di film famosi quali Alien e Terminator. Da notare anche le bizzarre fantasie delle camicie scelte da Hopper che, in coppia con i suoi baffoni, riportano subito la mente a Magnum P.I. e, se voleste vedere un vero mashup tra le due serie, ci ha pensato un fan.

Ad un certo punto compare un toccante riferimento a La Storia Infinita ma non vi dirò dove né quali personaggi siano coinvolti, per non rovinarvi la sorpresa e lasciarvi godere appieno una delle scene più amate dal pubblico.

La segreteria telefonica

Senza farvi spoiler, nella sesta puntata viene detto il numero di telefono di uno dei personaggi. Notando che esso non iniziasse con il canonico prefisso “555-“ a cui Hollywood ci ha abituati, alcuni spettatori hanno deciso di chiamarlo ed hanno avuto una bella sorpresa. Spinta dalla curiosità, ho voluto verificare io stessa e vi riporto la traduzione del messaggio che ho sentito con le mie orecchie, ovviamente censurando il nome del personaggio in questione.

Salve, questa è la residenza di ***. Mamma, se sei tu, per favore riattacca e richiamami tra le 5 e le 6 del pomeriggio, come da accordi, ok? Se sei Joyce… grazie per aver chiamato, Joyce. Ho cercato di rintracciarti. Ho degli aggiornamenti. Riguardano… Beh, forse è meglio parlarne di persona. Non è una cosa buona né cattiva, ma è qualcosa. Se non sei né mia madre né Joyce, credi di essere sveglio ad aver avuto il mio numero, vero? Bene, ho una notizia per te: non sei sveglio, non sei speciale, sei soltanto uno dei molti, moltissimi idioti che hanno chiamato e questo messaggio registrato è il punto più vicino a me a cui tu possa arrivare. Dunque, al bip, fammi il favore di riagganciare e non richiamare mai più. Sei un parassita! Grazie e buona giornata.

Per chi avesse già visto la terza stagione, rimando a questo link per ascoltare la registrazione integrale della segreteria telefonica. Se non l’aveste ancora guardata, fatevi un favore ed evitate lo spoiler.

Ceramiche Ariostea

Cosa ci fa il nome di un’azienda di ceramiche sul cappellino di Lucas?  Dovete sapere che Ariostea, fondata nel 1961 a Castellarano (RE), è stata anche lo sponsor dell’omonoma squadra maschile italiana di ciclismo su strada. A tal proposito, non è da escludere che Lucas stesse cavalcando la moda del momento e indossasse un cappellino da ciclista. La cosa strana è che la squadra italiana militasse nel professionismo solo da un anno, nel periodo in cui si svolgono le vicende della terza stagione, eppure Lucas sembra già essere entrato in possesso del merchandise ufficiale. Una cosa è certa: la Ariostea era al corrente di questo dettaglio, a giudicare dai loro profili social.

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Lo Starcourt esiste davvero

Avete capito benissimo: il centro commerciale attorno al quale gira l’intera serie, è reale. Naturalmente non si trova ad Hawkins – che ricordiamo essere una città fittizia – e nemmeno in Indiana bensì a Duluth, un sobborgo di Atlanta (GA). Per i più curiosi, segnalo che si chiami Gwinnett Place Mall e che su YouTube esista un video che vi consente di fare un tour al suo interno, in caso non aveste voglia di andare fino in Georgia.

Scoops Ahoy esiste davvero (adesso)

Approfittando del successo della serie, la gelateria Baskin-Robbins ha rinnovato completamente il proprio punto vendita di Burbank, California, replicando in ogni dettaglio lo Scoops Ahoy. Tra le proposte sembrano esserci anche gli evocativi “Demogorgon Sundae” e “The Upside Down Sundae”. Trovate le foto del restyling direttamente sul loro profilo Instagram (ricordatevi di seguire anche noi, già che ci siete).

Product placement

Come sempre, la stagione è satura di riferimenti a marchi e prodotti in voga negli anni ’80. Quello che forse non tutti sanno è che ci siano stati dei veri e propri accordi commerciali con alcune aziende.

Tra i brand presenti nei nuovi episodi, salta subito all’occhio Coca Cola con la sua New Coke: questa varietà della storica bibita è stata in commercio per pochi mesi ed è andata fuori produzione l’11 luglio 1985, una settimana dopo le vicende di Stranger Things. L’iconica lattina appare in diversi episodi e si arriva anche a parlarne apertamente, muovendo critiche al suo sapore insolito. Lucas, al contrario dei suoi amici, sembra apprezzare e chissà se apprezzino anche i consumatori moderni, visto che pare sia stata rimessa in commercio in poche selezionate città.

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La musica di Stranger Things 3

La musica ricopre un ruolo fondamentale nella serie, sia per quanto riguarda il citazionismo tanto amato dai fan che fungendo da collante in alcune vicende salienti. L’intera stagione è costellata di canzoni che passavano in radio in quegli anni: da Never Surrender di Corey Hart (giugno 1985) alle iconiche Material Girl di Madonna e Wake Me Up Before You Go-Go degli Wham! (1984), da American Pie di Don McLean (1971) a My Bologna di Weird Al Yankovich (parodia del 1979 di My Sharona dei The Knack, che consiglio a chiunque sia amante della mortadella). L’unica nota stonata è la presenza di Heroes: invece di inserire l’originale di David Bowie (1977), si è optato per la cover di Peter Gabriel (2010) in cui ci eravamo già imbattuti nella prima stagione.

Piccola curiosità: gli attori che interpretano Mike, Dustin e Jonathan coltivano la passione per la musica al di fuori del set, perseguendo una carriera parallela come musicisti.

Stranger Things nella musica

Le cose si fanno interessanti quando si considera l’impatto che la serie ha avuto sul mondo della musica: molti artisti hanno apprezzato la performance degli attori e li hanno chiamati a partecipare ai videoclip dei propri brani.

  • Millie Bobby Brown (Eleven) è stata sicuramente la più richiesta, apparendo nei video musicali di svariati artisti (da Sigma feat. Birdie ai Maroon 5, passando per The xx) e facendo una comparsata ad un concerto, rappando accanto ad Adam Levine. L’attrice ha dato più volte prova delle proprie doti mentre era ospite da Jimmy Fellon, esibendosi in un riassunto rap della prima stagione, in pezzo di Nicki Minaj e sfidando Jimmy in una Beat Battle. Mentre il canto decisamente non è il suo forte, con il rap se la cava più che dignitosamente.
  • Natalia Dyer (Nancy) è stata protagonista del video di Wild Love di James Bay, nel 2018. In un’intervista rilasciata ad NME, il cantante ammette di aver faticato a tenere a bada il suo fanboy interiore in presenza dell’attrice. 
  • Finn Wolfhard (Mike Byers) appare in ben quattro video: Guilt Trip (2013) e Sleep in the Heat (2016) dei PUP, Sonora degli Spendtime Palace e Take On Me dei Weezer. Ha preso parte al primo progetto, interpretando una versione giovane del cantante, ancor prima di iniziare le riprese di Stranger Things.
  • Gaten Matarazzo (Dustin) appare nel video di Lost Boys Lifedei Computer Games e anche in Swish Swish di Katy Perry.
  • Infine Noah Schnapp (Will), pochi mesi dopo l’uscita della prima stagione, appare nel videoclip di LA Devotee dei Panic! At The Disco. Curiosamente, anche in quest’occasione è prigioniero e si trova legato ad una sedia. Noah, come la collega Millie, ha fatto persino una comparsata sul palco di un concerto accanto a Brendon Urie.
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Conclusioni

Stranger Things 3 non è priva di difetti ma resta una stagione interessante ed emozionante, che introduce elementi nuovi e si migliora continuamente per quanto riguarda il comparto tecnico.
Sebbene la trama non sia niente di eccessivamente sorprendente, In questa stagione c’è tutto: amori adolescenziali, spie russe, eventi soprannaturali, redenzione e una pioggia di citazioni che faranno impazzire i nostalgici degli anni ’80. Il tutto, con una colonna musicale pressoché impeccabile.

Alle persone particolarmente sensibili consiglio di tenere vicina una scatola di fazzolettini per il finale.
Male che vada, potreste sempre dire che vi sia entrato un demogorgone in un occhio ma, mi raccomando, non scordatevi mai che “Friends don’t lie”.

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