Anche per Jessica Jones, dopo Iron Fist, Luke Cage, Daredevil e The Punisher, sembra essere arrivata la resa dei conti e, con essa, la cancellazione della serie. Ripercorriamo insieme la terza stagione (rigorosamente senza spoiler) e cerchiamo di capire perché, tutto sommato, non ne sentiremo affatto la mancanza.
SPOILER ALERT: l’articolo non conterrà spoiler della terza stagione ma sarà pieno di riferimenti alle due precedenti. Se non le avete ancora guardate, non proseguite nella lettura.
Ascesa e caduta di Jessica Jones
Prima o poi doveva succedere: anche l’ultima serie del ciclo riunitosi in The Defenders è giunta al termine. Contrariamente a quanto accaduto con Daredevil, per cui sono state raccolte centinaia di migliaia di firme su Change.org, per Jessica Jones i fan non sembrano certo strapparsi i capelli dalla disperazione. E questo ancor prima di vedere i nuovi, discutibili episodi. Figurarsi dopo.
La prima stesura della serie risale al 2010 quando Melissa
Rosenberg – già sceneggiatrice di The
O.C., Dexter, Step Up e dell’intera saga di Twilight – stava sviluppando per la ABC
una trasposizione del fumetto Alias, intitolata
AKA Jessica Jones ed incentrata
sull’omonimo personaggio. Ed ecco spiegato anche da dove arrivi la scelta di
anteporre “AKA” al titolo di ciascun episodio, in tutte e tre le stagioni.
A seguito dell’abbandono del progetto da parte della casa produttrice, nel 2013
l’idea viene recuperata da Netflix, che ne affida la realizzazione proprio alla
creatrice originale. La Rosenberg ha affermato di aver sempre avuto il nome di
Krysten Ritter in cima alla lista delle possibili candidate al ruolo di
Jessica, fin dai tempi della ABC. La serie vede finalmente la luce nel novembre
del 2015 e il rinnovo viene prontamente annunciato a gennaio del 2016.
Dopo una prima stagione brillante, sia in termini di ricezione da parte del pubblico che a livello di recensioni della critica, nel 2018 Netflix ha trasmesso una seconda stagione che si è conclusa con un cliffhanger da manuale: l’esperimento praticato su Trish Walker, sorellastra di Jessica, ha avuto successo e le ha regalato i tanto agognati superpoteri. Nonostante il finale abbia lasciato col fiato sospeso gli spettatori affezionati, a febbraio 2019 è arrivata la notizia della cancellazione, probabilmente in linea con la riacquisizione dei diritti da parte di Disney e in previsione del lancio della piattaforma Disney+.
Trama
Jessica Jones, ex-supereroina fallita, si dedica alla propria attività di investigatrice privata e gode di una rinnovata notorietà a causa degli eventi della stagione precedente, arrivando ad attirare le sgradite attenzioni di un serial killer. In seguito alla morte della madre, ha tentato nuovamente di abdicare al proprio ruolo di eroina senza mai riuscire davvero a scucirselo di dosso. Al contrario di Jessica, che non ha scelto di avere i propri poteri, Trish si trova finalmente a possedere i mezzi per combattere per la giustizia a cui tanto anela e decide di farlo vestendo i panni di una vigilante mascherata. Ci troviamo, dunque, di fronte ad una netta inversione dei ruoli principali. Riusciranno le due sorelle a collaborare per fermare la furia omicida dell’uomo o si ostacoleranno, cedendo ai propri rancori personali?
I pregi di Jessica Jones 3: novità e riconferme
Krysten Ritter alla regia è una piacevole sorpresa
Il secondo episodio della stagione vede l’attrice dietro alla macchina da presa ed è una piccola perla che rivela un inaspettato occhio registico e delle scelte stilistiche ben ponderate. Senza entrare nei dettagli della trama, ci troviamo di fronte ad una puntata interamente Trish-centrica, in cui vengono raccontati gli eventi che separano la morte di Alisa (madre naturale di Jessica) dal momento in cui inizia la terza stagione.
Molto interessante l’espediente usato per ripercorrere le situazioni già presentate nel primo episodio: non ci si limita ad osservare le stesse identiche scene dal punto di vista di Trish ma vengono sapientemente riempiti i buchi di trama lasciati all’immaginazione dello spettatore, il tutto narrato attraverso i pensieri dell’insolita protagonista. Da sottolineare che risulti “insolita” solo perché ci troviamo alla seconda puntata: ben presto, infatti, ci si rende conto che la giovane Walker rubi spesso la scena a Jessica, al punto da domandarsi se non fosse opportuno un rebranding a suo nome. Dovendo riassumere la puntata senza fare spoiler, bastano poche parole: Trish scopre i propri poteri, punto. Una trama non particolarmente originale, insomma, quasi interamente giocata su cliché e luoghi comuni ma con una regia che spicca rispetto agli altri episodi.
La magia, tuttavia, ha vita breve: l’espediente funziona benissimo la prima volta ma, ahimè, risulta rovinato dall’abuso che ne viene fatto in diverse puntate successive. Davvero un peccato.
L’evoluzione di Rachel Taylor
L’attrice che interpreta Patricia “Trish” Walker ha
finalmente modo di riscattarsi dopo due stagioni in cui ha interpretato il
personaggio più irritante, insopportabile e prevedibile dell’intera serie.
Capiamoci, Trish rimane comunque una pedina fastidiosa sulla scacchiera della
vicenda: testarda e orgogliosa, continua ad arrogarsi il diritto di scegliere
cosa sia meglio per gli altri, guidata da un incrollabile quanto discutibile
senso della giustizia e dalla totale incapacità di fare ciò che le viene detto.
Ciononostante, il ruolo cucitole addosso per questa stagione ha un taglio più
drammatico ed introspettivo, consentendo finalmente all’attrice di mostrare una
maggiore varietà di colori nella propria interpretazione.
Fun fact: per come la serie era stata originariamente ideata dalla Rosenberg, la spalla e migliore amica di Jessica sarebbe dovuta essere Carol Danvers ma è poi stata scritturata per salvare il mondo sul grande schermo, con il nome di Captain Marvel. Insomma, la terza stagione è quantomeno discutibile ma immaginate cosa sarebbe potuta essere l’intera serie con una comprimaria dai poteri così sproporzionati rispetto ai villain affrontati.
Carrie-Ann Moss è sempre in forma
L’attrice che interpreta l’avvocatessa Jeri Hogarth, nota al grande pubblico nel ruolo di Trinity in Matrix, resta una solida certezza: il suo talento e la personalità carismatica del personaggio riempiono la scena e non deludono mai. Quello che delude, invece, è la trama costruitale intorno che finisce per mortificarne le capacità.
La rappresentazione LGBT+
Prestando la dovuta attenzione, si può notare una discreta apertura alle questioni della comunità LGBT+. Coerentemente con le scelte passate, i vari riferimenti e gli elementi rappresentativi sono stati inseriti in punta di piedi, senza fare particolare pubblicità alla cosa e la trovo una scelta apprezzabile. Oltre alla libertà di Jeri di vivere la propria relazione omosessuale alla luce del giorno, intravediamo un piccolo spaccato quotidiano del Detective Costa in cui valuta l’adozione di un figlio insieme al marito.
Interessante anche il personaggio di Gillian (segretaria di Jessica alla Alias Investigations), interpretata dall’attrice transgender Aneesh Sheth.
I difetti di Jessica Jones 3: monodimensionalità e lentezza
I difetti della terza ed ultima stagione sono pochi ma pesano come macigni, al punto da spazzare via tutti i pregi elencati finora, alla velocità con cui Jessica si scola una bottiglia di bourbon.
Un cattivo poco cattivo
Iniziando da una pecca tutto sommato preventivabile, troviamo un villain piuttosto blando, il cui potenziale non è stato sfruttato appieno; questo, però, non dovrebbe stupire più di tanto: persino Kilgrave (magistralmente interpretato da David Tennant) è rimasto più tempo nel cassetto della sceneggiatrice che in scena, soprattutto durante la prima stagione. Va bene voler mantenere la suspense ma si ha un po’ la sensazione che Tennant sia stato tenuto da parte per non bruciare troppo presto una delle poche risorse valide della serie. Lo stesso discorso si può fare per Gillian, la segretaria di Jessica: peccato non aver approfittato maggiormente delle sue risposte pungenti, le uniche in grado di tenere testa alla protagonista.
Ecco, non si può certo dire che Jeremy Bobb sia riuscito ad eguagliare il lavoro di Tennant.
Jessica Jones marcia sul posto
Un difetto già più corposo è la quasi inesistente evoluzione di Jessica stessa: per quanto Krysten Ritter risulti sempre adeguata e ben calata nella parte, è proprio il suo personaggio quello che cresce meno. Jessica finisce per essere sempre uguale a se stessa, chiusa nel proprio guscio di cinismo e risentimento, conditi dalla solita spruzzata di alcool e da una generosa spolverata di astio verso il mondo. Sarebbe stato apprezzabile, a mio parere, spingere un po’ di più sul trauma della morte della madre naturale, uccisa per mano della sorellastra. L’impressione che si ha, invece, è che reagisca più o meno nello stesso modo ad ogni stimolo esterno, appiattendosi fino a risultare quasi monodimensionale.
L’inutilità della spalla
Mentre Trish diventa quasi una “collega” di Jessica, a farle da spalla c’è un nuovo personaggio: Erik Gelden. Giocatore d’azzardo e ricattatore, egli sfrutta la propria capacità di percepire la cattiveria delle persone a fini di estorsione. Per gli appassionati del fumetto: il nome Mind-Wave vi dice niente?
Peccato solo che risulti l’ennesimo personaggio privo di spessore, nonostante l’attore che lo interpreta vanti una decennale esperienza tra teatro, musical e grande schermo.
Una lenta agonia verso una fine indegna
L’ostacolo più grosso, personalmente, l’ho riscontrato nella lentezza esasperante con cui è stata costruita la serie. Badate, l’ho comunque finita in un paio di giorni di bingewatching, ma è stato estenuante arrivare in fondo: 5 o 6 episodi in meno avrebbero davvero giovato al ritmo della narrazione, oltre ad evitare gli inutili episodi gemelli di cui si parlava sopra. La trama principale è altrettanto lenta mentre le trame secondarie, che le fanno da contrappunto, sono a dir poco confuse.
Dulcis in fundo, il finale è incommentabile per quanto sia piatto, prevedibile e quasi “telefonato”, con tanto di cameo e reprimenda da parte di un personaggio ben noto ai fan Marvel. Il lato positivo è l’assenza di un cliffhanger o di (grosse) questioni aperte, il che fa ben sperare di non dover più riaprire questo capitolo, chiusosi con l’amaro in bocca. Ci sono un paio di sottotrame rimaste in sospeso ma nulla che non possa giungere ad una conclusione spontanea, seguendo idealmente il corso naturale degli eventi.
Conclusioni
La terza stagione di Jessica Jones risulta insopportabilmente lenta, ripetitiva, con personaggi monodimensionali e una trama principale di una linearità sconcertante. Gli elementi interessanti, come il rapporto tra Jessica e Trish, non bastano a salvare la serie e talvolta scivolano in una trattazione superficiale o stereotipica. L’impressione è che abbiano disseminato qua e là delle bricioline per garantire la possibilità di una quarta stagione ma la speranza è che Disney abbia piani diversi per il destino del personaggio.
“Se puoi sognarlo, puoi farlo.” diceva il caro Walt.
Speriamo che in casa Marvel nessuno mangi pesante e si sogni di mettere in
produzione la quarta stagione.