Avete già letto la recensione dell’episodio 4 di Alicization? La potete trovare qui
Alla conclusione di una breve narrazione introduttiva ricca di novità e azione segue una necessaria transizione al mondo reale che risolva qualche questione lasciata a lungo in sospeso.
Sinossi
Senza alcun preavviso veniamo catapultati
all’interno di un flashback che ci riporta alle ambientazioni e alle atmosfere,
rinforzate dall’uso di tracce sonore direttamente dal passato, di Sword Art
Online e del suo castello fluttuante Aincrad.
In esso vediamo scorci di un evento di cui già abbiamo visto, nella seconda
stagione, alcuni flash: il raid contro la gilda di player killers Laughing
Coffin, in cui Asuna e Kirito hanno combattuto in prima linea in quanto membri
di spicco dei Knights of Blood.
Quanto mostrato propone una scena a noi
familiare, secondo il cliché tanto amato
dalle opere giapponesi della storia che si ripete in modo ciclico, in cui
Kirito difende Asuna colta di sorpresa alle spalle da un potenzialmente letale
assalto di Johnny Black e del suo proverbiale pugnale avvelenato, prontamente
respinto dallo spadaccino.
Questa successione di eventi ci riporta immediatamente al presente, al termine
di quanto visto nel primo episodio, al termine della colluttazione pressoché
identica a quella virtuale tra Kanamoto Atsushi, in arte Johnny Black e Kazuto,
benché questa volta il “veleno” del killer abbia raggiunto il suo bersaglio.
Benché il conflitto si sia risolto in favore della giovane coppia, Kazuto è ora in pericolo di vita, in quanto la succinilcolina somministratagli ha causato l’arresto cardiaco del ragazzo, ora ricoverato in ospedale.
Dopo l’arrivo della famiglia del giovane, congiunta ad una sconvolta Asuna, scopriamo che i medici sono riusciti a portare Kazuto ad una situazione stabile, fuori pericolo per la sua vita.
Tuttavia, a causa della prolungata cessazione delle funzioni cardiache, il mancato flusso d’ossigeno potrebbe aver causato danni permanenti alle funzioni cerebrali di Kazuto, con la possibilità concreta di uno stato di coma permanente.
É il Tenente Colonnello delle Forze di Autodifesa Terrestri giapponesi Kikuoka Seijirou, Membro del Ministero degli Affari Interni nella divisione dedicata alla realtà virtuale e datore di lavoro di Kazuto, che abbiamo avuto modo di incontrare all’inizio dell’arco narrativo dedicato al caso Death Gun, a rassicurare i cari del giovane paziente promettendo di trasferirlo con effetto immediato verso una struttura specializzata meglio attrezzata al fine di far tornare Kazuto in salute.
Sebbene le cose sembrino essersi risolte per il meglio, le complicazioni sopraggiungono quando Asuna e Suguha decidono di far visita a Kazuto presso l’ospedale in cui Kikuoka l’ha fatto trasferire, dove alle due ragazze viene negata la possibilità di visitare il paziente nonostante siano, rispettivamente, la fidanzata e la sorellastra.
L’insolita circostanza insospettisce ledue ragazze e, dopo aver riferito l’evento, anche il resto del gruppo di amicidi Kazuto.
Con l’aiuto di Yui e dell’app di monitoraggio cardiaco, con cui Asuna teneva sotto controllo lo stato di salute dell’amato, il gruppo riesce a tracciare i movimenti di Kazuto. Scoprono così che la sua presenza nell’ospedale specializzato altro non era che una montatura e che in realtà la sua vera ubicazione si trovasse oltreoceano.
Sconfortata dall’impossibilità di trovare il ragazzo, Asuna viene immediatamente motivata da Yui, che le ricorda di come Kazuto non si fosse mai arreso durante la sua prigionia in Alfheim, spingendola a fare lo stesso.
Con l’aiuto di Keiko (Silica), Rika(Lisbeth), Suguha (Leafa), Ryoutarou (Klein) e Shino (Sinon) Asuna e Yui riescono a mettere insieme i pezzi del puzzle, ricollegando Kikuoka al progetto del Soul Translator, quest’ultimo alla tecnologia del Medicuboid da cui è stato prodotto e, di conseguenza, alla mente geniale che ne ha diffuso il design: Rinko Kojiro, introdotta al termine di Mother’s Rosario in quanto legata strettamente al Medicuboid.
La donna, collega e amante di Kayaba
Akihiko, ideatore della tecnologia VR che ha dato inizio all’intero franchise,
era stata indicata come colei che ha monitorato la sessione di gioco del suo
amato durante gli eventi di Sword Art Online.
In un flashback la vediamo interagire intimamente con Kayaba, discutendo con
quest’ultimo della natura di Aincrad e della ragione per cui ha reso Sword Art
Online ciò che è stato.
Assistiamo anche ad una conversazione tra la donna e Kazuto, dove chiede a
quest’ultimo di non eliminare il Seed, usato per costruire tutti i mondi
virtuali visti finora, a meno che non provi altro che rancore nei confronti del
defunto Kayaba.
La donna, trasferitasi all’estero, viene
contattata da Asuna attraverso una mail di cui, inizialmente, non ci
viene detto il contenuto, benché sembri aver spinto Rinko a dirigersi verso la
struttura della compagnia Rath in mezzo all’oceano: Ocean Turtle, una struttura
di massima sicurezza dedicata interamente al progetto Underworld.
Scopriamo che la ricercatrice era statarichiesta più volte nella struttura, ma non aveva mai accettato l’invito apartecipare al progetto fino a quel giorno, accompagnata dalla sua assistenteMayumi Reynolds. Le due donne procedono attraverso tutti i controlli di sicurezza meticolosi e continui della struttura fino a raggiungere il team di ricerca guidato da Kikuoka.
É in questa circostanza che Mayumi si rivela essere un ben curato travestimento per Asuna, giunta sino a quella struttura pretendendo di scoprire la situazione di Kazuto con l’aiuto di Rinko che, vista la situazione, si sente parzialmente responsabile di quanto staaccadendo.
Considerazioni
Ocean Turtle è un episodio che, senza ombra di dubbio, dividerà l’opinione degli spettatori: da un lato qualcuno apprezzerà l’attenzione posta sugli eventi del mondo reale (ben più blandi e ancorati nella realtà fantascientifica della serie rispetto agli ambienti VR proposti), in particolar modo sulla situazione di Kazuto; altri, tuttavia, potrebbero trovarsi disinteressati a questo episodio e alla sua natura di impostazione narrativa.
In ogni caso, il ritorno al mondo reale è stata una transizione necessaria e il suo posizionamento al termine della narrazione di Kirito e del suo abbandono di Rulid insieme ad Eugeo lo rende ben posizionato all’interno dell’intero racconto, raccontandoci finalmente cosa sia successo dopo l’attacco di Johnny Black.
L’episodio è decisamente incentrato su Asuna, lasciandoci ancoraall’oscuro sul motivo della presenza di Kazuto in Underworld, ma imposta lamaggior parte del contesto necessario per quella spiegazione, che probabilmenteci verrà esposta nell’episodio successivo. Come episodio di impostazione si dimostra piuttosto efficace, collegando diversi punti passati del franchise e chiudendo diverse questioni.
Rispetto all’opera originale questo è l’episodio meno direttamente adattato, con diverse considerazioni omesse sulle intelligenze artificiali e sul come Yui effettui le sue ricerche. Non mancano tuttavia aggiunte, in particolare riguardanti il coinvolgimento del resto del cast di supporto nella ricerca di Kazuto e l’uso dell’Augma, direttamente da Ordinal Scale, che aggiunge un elemento di interazione nel mondo reale con Yui in maniera plausibile e ben costruita, integrando il contenuto proposto nel film senza destrutturare la storia originale.
Un’altra aggiunta sta nel flashback d’apertura che collega in modo specifico l’incidente con Johnny Black al raid su Laughing Coffin, mostrato originariamente nella narrazione in GGO, un’aggiunta intelligente in quanto molto più funzionale in forma animata piuttosto che scritta.
Dal punto di vista narrativo la parte più significativa dell’episodio sta nell’introduzione approfondita di Rinko, la cui menzione in Mother’s Rosario sembrava essere più una strizzata d’occhio agli spettatori attenti che una presenza significativa.
Al contrario, qui si dimostra essere un elemento cruciale della
storia complessiva non solo perché fornisce i mezzi medianti cui Asuna ha
potuto infiltrarsi in Ocean Turtle (il cui nome è un’altra citazione ad Alice
nel Paese delle Meraviglie) ma fornisce, finalmente, un approfondimento in
merito ai motivi per cui Kayaba ha compiuto azioni apparentemente illogiche.
Già nella prima serie egli aveva suggerito che Aincrad fosse basato su un suo
sogno d’infanzia, ma il suo flashback con Rinko chiarisce che tale sogno si era sempre rivelato incompleto,
in quanto Kayaba non era mai riuscito a scoprire cosa ci fosse in cima. Questo
suggerisce che la sua partecipazione al gioco fosse un tentativo di completare
quel suo sogno ossessivo piuttosto che di controllare il progresso di gioco
dall’interno, dando anche un significato aggiuntivo alla scelta di rendersi il
boss finale del centesimo piano della fortezza.
Anche Asuna merita una menzione speciale in questo episodio,
assumendo un ruolo più attivo e sotto i riflettori rispetto a quanto fatto
precedentemente e mostrando di essere tanto competente, se non di più, di
Kazuto.
Anche con l’aiuto più “tecnico” di Yui e Rinko, la ragazza ha mostrato una
forza d’animo notevole ed una capacità di dissimulazione degna di nota con il
suo inglese eccellente, frutto della sua istruzione e background familiare
altolocato.
Per quanto riguarda aspetti meno narrativi, è encomiabile la cura nell’abbigliamento dei personaggi: gli avatar sono stati chiaramente aggiornati, segno che i personaggi sono andati avanti nel gioco e trovato diversi equipaggiamenti e, al contempo, l’abbigliamento esibito nel mondo reale è completamente nuovo, aspetto inusuale dei prodotti d’animazione giapponese dove i personaggi esibiscono, solitamente, un’uniforme o un outfit caratteristico costante per tutta la serie.
Unica nota tecnica dell’episodio, altrimenti eccellenti da questo punto di vista, è la CGI dell’elicottero, eccessivamente artificiale rispetto al resto del comparto artistico, cosa che in un episodio ambientato nel mondo reale inevitabilmente stona.
Come setup per gli eventi a venire e come adattamento questo episodio ha svolto un ottimo lavoro, innovando senza snaturare quanto adattato. Gli eventi raccontati non sono molti, ma quanto esposto sarà sicuramente fondamentale per ciò che l’episodio 6, intitolato “Il progetto Alicization”, promette di raccontare.