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Venom, il film complottaro che non ha capito niente. (SPOILER)


Perché Venom, l’ultima pellicola supereroistica della Sony, ha clamorosamente fallito sia nel fare un bel film, sia nel prendere posizione su letteralmente qualsiasi cosa?

Ora, sulle ultime fatiche di casa Sony si sono già spesi fiumi di inchiostro, con moltissime pagine, italiane e non, che hanno cercato di spiegare perché Venom sia un pessimo film.

Tendenzialmente, c’è ormai poco da aggiungere agli eccellenti commenti che avrete già letto: Venom sembra un film supereroistico girato 10 anni fa, quando ancora la Marvel non aveva capito come creare pellicole di alta qualità e quando tutto doveva essere grim-dark, perché i primi anni Duemila erano molto emo dentro.

Tuttavia, nelle ultime 24 ore mi sono resa conto che sì, esiste un ulteriore motivo per cui questo film mi esaspera e non mi risulta né carne, né pesce. Ma partiamo dal principio, e attenti agli spoiler!

Prometteva anche benino, e invece...
Prometteva anche benino, e invece…

Venom: la trama in breve

Pensate al terrificante film su Catwoman, riportate alla mente la sua trama e, a grandi linee, avrete Venom: una multinazionale kattiwa fa esperimenti poco etici e gioca con roba pericolosa (alieni parassiti), un povero sfigato ficca il naso dove non dovrebbe e si becca dei superpoteri, con i quali finisce a menare il capo kattiwo della multinazionale kattiwa e il resto dei kattiwi random di un mondo kattiwo inside.

Solo, ricordatevi di aggiungere una ex-fidanzata avvocata, un superpotere parassitario parlante e un ex-giornalista honesto come protagonista. Ah, e Carlton Drake (Riz Ahmed) come l’Elon Musk ambientalista psicopatico di turno del Venomverse. Drake, che da ora in poi chiameremo Venom Musk, leader della Life Foundation, vorrebbe importare sulla terra milioni di simbionti immigrati clandestini, così che si fondano con gli esseri umani e permettano loro di sopravvivere anche su altri pianeti, visto che la Terra se la passa male.

Poi, misteriosamente, quest’idea si trasforma in un “portiamo i simbionti sulla Terra, affinché la devastino”. Che sia un cambiamento dovuto ai piani personali del leader dei simbionti, Riot? Non lo sappiamo, perché il film fallisce nel capire quali siano i concetti da spiegare e quali, invece, possono essere lasciati all’immaginazione del pubblico.

Tuttavia, sappiamo che il giornalista de Le Iene smaschera-ingiustizie, Eddie Brock (Tom Hardy), è stato licenziato per aver pestato i piedi a Venom Musk, e che ha fatto licenziare la propria fidanzata, Annie (Michelle Williams), avvocata della Life, poiché le aveva rubato dati sensibili sui crimini della corporazione. Quindi, senza un soldo e mollato dalla ragazza, Eddie esita ben poco quando una dottoressa della Life Foundation lo contatta per denunciare gli esperimenti sugli umani compiuti da Venom Musk. Tuttavia, Brock non si sarebbe mai aspettato, mentre frugava nei laboratori della Life, di essere infettato da un simbionte, Venom.

Un simbionte che, pur rivelando di essere a sua volta lo sfigatello di turno tra i propri simili, si scopre sia un ottimo terapista di coppia per Eddie ed Annie, sia un improvviso fan della Terra. E così, in una comica bromance, Eddie e Venom vanno a menare Venom Musk e Riot, rifacendosi, da perdenti, sui due personaggi più “vincenti” della storia. Fine.

Una grande bromance!
Una grande bromance!

Un solo film, mille problemi

Come dicevamo, Venom ha molti problemi: una sceneggiatura pigra, una fotografia anonima, l’abitudine a spiegare allo spettatore le cose più semplici lasciando in ombra quelle importanti, un cast poco convincente e una storia d’origine trita e ritrita.

La scaletta è così già vista da essere più che prevedibile e a metà film, all’ennesima reiterazione del concetto “i rumori brutti feriscono i simbionti” (ripetuto ben 5 volte in due ore), mi sono dovuta prendere una camomilla. La pellicola inizia prendendosi tutto il tempo del mondo per introdurre Eddie Brock e il suo essere una persona honesta bastonata dai Poteri Forti™, ma quando arriviamo finalmente al succo del discorso, improvvisamente il film è quasi finito e bisogna correre per raccontare tutto.

Dal canto loro, gli attori paiono annoiati dai loro stessi ruoli: la faccia di bronzo di Tom Hardy non fa che peggiorare e ormai lui non prova nemmeno ad interpretare un personaggio diverso da se stesso. Riz Ahmed, per bravo che sia, non è abbastanza carino da non farci notare le battute idiote del suo personaggio, che per essere un genio pare non aver compreso l’importanza del procedere a tappe, durante una ricerca scientifica. Michelle Williams ci prova e risulta persino un personaggio sensato, ma a questo punto è troppo marginale per dare al film una parvenza di dignità.

Ma la cosa peggiore è che questo film non sa cosa vuole fare da grande.

Riz Ahmed è sprecato
Riz Ahmed è sprecato

Comico scanzonato o horror dark? Venom non è né carne, né pesce

In bilico sul rating PG 13, Venom allunga prudentemente allo spettatore un po’ di violenza in più, rispetto ai tipici film Marvel. All’inizio sembra anche serio nel suo intento di essere più cupo e grafico, con la scena della prima cavia che rigetta Venom anche abbastanza inquietante. Ma poi, quando è ora di vedere il simbionte in azione a squartare gente e mangiare teste, la Sony ritrae la manina e si rifiuta di farci vedere persino il sangue, arrestandosi a quel compromesso barbino che, appunto, è il PG 13: un pelo di violenza grafica e di volgarità, ma niente sangue e, assolutamente, niente sesso o gente nuda.

Nemmeno un Tom Hardy senza maglietta, quando i film Marvel ci hanno abituati a torme di omoni in topless o con addosso magliette di due taglie troppo strette per i loro pettorali. Certo, può anche essere che Tom Hardy fosse “fuori forma” (per gli standard hollywoodiani) per varie ragioni e non potesse esibire il fisico palestrato di Chris Hemsworth, fisico che comunque è difficilissimo da mantenere. Ma anche in quel caso non sarebbe stato un grosso problema: Eddie Brock è un giornalista, non un supersoldato sotto steroidi, e quindi si può assolutamente permettere un po’ di pancetta o di smagliature. Anzi, sarebbe stato perfino carino e coraggioso normalizzare un fisico “normale”, che tanto Tom Hardy piace più o meno in tutte le salse. Ma ovviamente questo film non riesce a fare nulla di coraggioso, a quanto pare. Ma torniamo a noi.

Nel contempo, Venom cerca di distrarre lo spettatore dall’assenza di seria violenza grazie ad un inaspettato umorismo, così inaspettato che nemmeno la sceneggiatura sembra sapere cosa farne e fin dove portarlo, finendo per non portarlo proprio da nessuna parte. Non si capisce bene chi sia la linea comica del film, con tutti i personaggi che, a turno e senza troppa raffinatezza, si coprono di ridicolo, senza nemmeno avere alle spalle una caratterizzazione abbastanza approfondita da fargli mantenere una dignità.

E così, si passa senza continuità dal comico al dark, dalla battutina stupida al monologo delirante di Venom Musk, dal film umoristico alla pellicola cupa, in una sceneggiatura che non ha capito se voglia essere il nuovo Cavaliere Oscuro o il nuovo Deadpool. Senza riuscire nemmeno lontanamente ad avvicinarsi al virtuosismo tecnico di Nolan, o al felice connubio tragicomico e violentissimo del Mercenario Chiacchierone.

In sostanza, Venom non sa come essere un film supereroistico di successo, o cosa adottare dalle altre pellicole del genere per essere appetibile anche senza Spiderman. E fallisce. Fallisce molto.

Ma non è ancora finita.

"Ho un parassita" CHE RIDERE
“Ho un parassita” CHE RIDERE

La colpa è dei Poteri Forti™ e delle Case Farmaceutiche™!!!1!1!!

Come si accennava all’inizio, Venom ruota attorno alla lotta tra perdenti e vincenti, tra il povero giornalista che vuole raccontare la verità e fare giustizia e il grande magnate cattivo (ma che il pubblico ama) che finge di voler salvare le persone, ma in realtà le usa come cavie.

Letteralmente, Venom ci propone la tipica storia di ogni complottismo che si rispetti: i Poteri Forti™ (aka Venom Musk) vogliono fare i soldi sulla pelle della gente povera, spacciandosi come Case Farmaceutiche™ che curano la gente (aka la Life Foundation). Un coraggioso giornalista (aka Eddie Brock) vuole smascherarli, poiché da sempre fa programmi in cui rivela la verità sulle ingiustizie subite dalla gente honesta. Ma i Poteri Forti™ sono forti e quindi gli rovinano la vita, tanto che deve giungere un aiuto extraterrestre a dare i mezzi ad Eddie per affrontare Venom Musk e tutti i cattivoni intoccati dalla legge (mangiandoli senza processo perché sticazzi, ma vabbe’, questo è tipico anche del personaggio fumettistico).

Ora, è dura per me capire se il regista, Ruben Fleischer, abbia messo questo sottotesto complottaro per caso, magari con l’innocente intento di vittimizzare ancora di più Eddie e rendercelo simpatico, come un giusto perdente dal cuore buono. Tuttavia, le intenzioni non cancellano i risultati, e un film supereroistico complottista mandato in sala in un periodo in cui complottisti e fake news cambiano i risultati delle elezioni non è una scelta priva di peso.

Non aiuta nemmeno il fatto che Venom Musk abbia come principale motivazione per le sue malefatte un timore anche abbastanza fondato, ossia la paura del surriscaldamento globale. O almeno, quella del capo della Life Foundation è una motivazione sensata per chi dà ascolto agli stramaledetti scienziati e crede nell’esistenza del surriscaldamento globale.

Ma, con tutti questi sottotesti complottisti, che messaggio manda un film come Venom, quando il presidente degli Stati Uniti stesso afferma che il surriscaldamento globale sia una bufala, negando l’evidenza? Venom non si preoccupa di sottolineare l’evidenza (questa volta facendo bene), ossia che Venom Musk ha ragione a preoccuparsi del futuro del pianeta. E, alla fine del film, del surriscaldamento globale non si parla più e non si offrono soluzioni alternative a quella estrema di portare i simbionti sulla Terra. Quindi, anche Fleischer vuole dirci che è tutta una bufala?

Non lo so e non lo posso sapere. Ma in un’epoca in cui i film sui supereroi si caricano della responsabilità di affrontare tematiche spinose e importanti come il libero arbitrio, i diritti umani, le conseguenze del colonialismo, la ricerca etica e l’identità culturale, è deprimente vedere Venom non porsi nemmeno il problema di quale morale stia veicolando. Alla fine, Venom pare non avercela nemmeno, una morale e non pare interessato ad esplorare tematiche importanti di alcun genere, cosa che lo riporta alla qualità dubbia dei primi film supereroistici degli anni Duemila.

"Sono i Poteri Forti che mi fanno sudare!"
“Sono i Poteri Forti che mi fanno sudare!”

Ma Eddie Brock non era un pessimo giornalista?

Per chi conosce la versione cartacea del personaggio di Eddie Brock, si ricorderà del fatto che Eddie non fosse un buon giornalista o che, almeno, fosse riuscito a fallire così clamorosamente in un’indagine da essere stato licenziato in tronco, mollato dalla fidanzata e definitivamente dimenticato dal padre.

Sarebbe dunque interessante vedere anche in Venom un Eddie Brock che, in perfetto stile Le Iene, monta un caso enorme sulla corruzione di una casa farmaceutica o sui mitici poteri curativi di un Medico Indipendente™, che combatte il cancro a suon di bacche di goji staminali omeopatiche. Per poi venir sbugiardato e licenziato, magari poi divenendo un vigilante anche più consapevole di questo genere di truffe.

Ma no, ovviamente: Fleischer ci ha dovuto propinare un Eddie Brock nei panni del bravo giornalista, che ha ragione nelle accuse che fa e che scrive storie accurate, venendo considerato da tutti, capo compreso, il migliore nel suo campo. E dunque sono i Poteri Forti™ kattiwi che lo fanno licenziare, urtati dal suo coraggio e dalle sue domande scomode, e non è stata colpa della sua fretta nel montare un caso giornalistico senza documentarsi bene.

Non possiamo proprio avere un protagonista che veramente si sbaglia, che commette molti errori e che da essi dovrà imparare e ricostruirsi una vita.

Poi certo, se Venom fosse realmente ambientato nel nostro tempo, Eddie Brock sarebbe anche potuto sopravvivere come Youtuber (sempre che non gli demonetizzassero i video), ma apparentemente questo film ignora qualsiasi uso delle tecnologie che abbiamo oggi. I cellulari si usano solo per chiamare e mandare SMS e gli annunci di lavoro si trovano sui giornali: per come si rapporta ad internet, Venom potrebbe essere tranquillamente ambientato negli anni Novanta.

Venom ha, involontariamente, dato inizio a cose buone, come le fanart di micodraws
Venom ha, involontariamente, dato inizio a cose buone, come le fanart di micodraws

Conclusioni: non spendeteci dei soldi

Sul serio: in questo momento mi sento solo amareggiata, non incazzata, perché non ho speso 8€ per vedere una pellicola più che mediocre. Non vale i vostri soldi, e forse non vale nemmeno la fatica di improvvisarsi pirati della Rete e andare a cercare lo streaming in qualche lido loschissimo e pieno di pubblicità.

Venom vale a malapena il vostro tempo. Può divertire, a tratti, e può essere interessante, in alcuni brevi momenti. Gli effetti speciali non sono nulla di eccezionale, ma non sfigurano nemmeno totalmente, sebbene i combattimenti notturni siano una trovata molto furbetta per risparmiare sulla CGI.

Ma per il resto, siamo molto sotto alla sufficienza. Trama scontata, già vista e che fa fatica a partire. Personaggi piatti e senza motivazioni profonde. Genere cinematografico non chiaro nemmeno al regista, con cambi di tono assurdi e un ritmo altalenante, tale da non eccellere né nel comico, né nel dark. Complottismo gratuito e non ragionato lanciato a palate sullo spettatore.

Seriamente, la sola cosa buona uscita da Venom è il porno slash tra il simbionte e Tom Hardy, come si scherzava qualche giorno fa sulla nostra pagina Facebook.

Per il resto, Venom si merita a malapena un 5. E, come dicevo, non si merita i vostri soldi.

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