Ecco una nuova puntata della rubrica “Chi l’ha fatto meglio?”! Oggi vediamo quale, tra le varie edizioni di D&D e Pathfinder, ha reso meglio la storica Viverna!
Oggi finalmente si recensiscono draghi (quasi). Nella rubrica semi-seria Chi l’ha fatto meglio, abbiamo ormai toccato molti altri mostri storici di D&D e di altri giochi di ruolo. Abbiamo infatti parlato del Troll, della Driade, dell’Orsogufo, dei Goblin e della Bulette.
Questa volta, nella ricerca di un mostro che fosse presente in tutti i bestiari, la mia scelta è infine ricaduta su questo: la Viverna.
La Viverna è uno dei mostri che uso spesso da master, e che ho avuto la fortuna di combattere anche da giocatore (non ancora nella vita vera, ma penso che non me la caverei altrettanto bene). Essendo un mostro che ha una longeva presenza nei manuali base, l’ho preferito ad altre creature, e permette bene di vedere come si è evoluto il gusto estetico per questo mostro nel corso degli anni.
Vediamo quindi come è stata resa nei diversi manuali di D&D e Pathfinder, con anche qualche special guest. Alla fine, troverete anche dei piccoli spunti per avventure che ruotino attorno a questo mostro.
Come sempre, vi ricordo che Chi l’ha fatto meglio è una rubrica semi-seria basata solo sul mio gusto personale. Quindi, se voi apprezzato una Viverna che a me non piace, è più che legittimo!
Storia e provenienza della Viverna
La Viverna è un mostro presente nel folklore europeo. Le principali descrizioni della Viverna provengono dall’area gallese dell’arcipelago britannico. La Viverna, nel suo aspetto canonico, è di origine prettamente medievale ed è stata usata con grande successo in campo araldico. Immagino quindi che i ragazzi alla TSR avessero qualche bel libro d’araldica da cui trarre ispirazione per riempire il primo Monster Manual.
La sua origine probabilmente deriva dalla tradizione dei wyrm nordici, mischiata con alcuni racconti di serpenti volanti tipo le Anphitere. Poi qualche genio ha avuto l’idea di metterle un pungiglione sulla coda e SBAM! Idea del secolo (VIII o IX secolo più o meno).
Parliamoci chiaro, non voglio stare a qua a fare un trattatone di dracologia. Nemmeno voglio fomentare l’inutile dibattito “drago/viverna”. I serpenti sono sempre stati un pericolo per l’uomo (e per molti altri animali), la cosa è incisa nel nostro cervello da quando siamo scesi dagli alberi e ci siamo messi a camminare su due piedi nella savana. Sappiamo istintivamente che dobbiamo trattare i serpenti con cautela e attenzione e questo ha riservato loro un posto d’onore nel nostro immaginario.
Ogni cultura umana avrà qualche serpente magico importante o un qualche mito incentrato sui nostri rettili senza arti preferiti. Nel caso della Viverna, qualcuno ha semplicemente preso i vari miti di serpenti volanti e serpenti grossi, e ci ha messo un pungiglione sulla cosa perché sì. E ha fatto bene.
Istruzioni per l’uso
Le Viverne sono un buon mostro da far affrontare ai party. Hanno un livello medio (abbassatosi con gli anni) e sono un mostro brutale, ma che combatte con strategie diverse dal “carica & mordi”. La sua strategia infatti è: “scendi in picchiata, avvelena & mordi”.
La Viverna è spesso il primo drago (o quasi), che gli avventurieri affronteranno nella loro carriera (a meno che non abbiate fatto loro menare dei cuccioli di drago: in quel caso, siete dei mostri). Vedere dei giovani avventurieri aver lottato e soggiogato il loro primo grosso rettile alato è sempre una soddisfazione!
Una nota sul veleno di Viverna
La Viverna è ovviamente famosa per il veleno.
Personalmente, non sono un fan dei veleni nei GdR perché nelle edizioni che ho giocato avevano delle regole che trovavo stupide o noiose. Solo nell’ultima edizione di Pathfinder mi sto divertendo finalmente a usare creature velenose.
Tuttavia non bisogna sottovalutare l’idea di mettere ogni tanto un mostro che usi il veleno per gratificare il giocatore che ha una pergamena di Neutralizza Veleno o quello che alla visione di una Viverna si beve finalmente quella fialetta di antidoto comprata in fase di creazione del personaggio 423 sessioni fa.
Inoltre, potreste considerare la Viverna come un mostro di “ammorbidimento”. Infatti, questo mostro non avrà particolari chance di fare fuori i personaggi o di metterli in difficoltà, perché è solitaria e viene spesso affrontata in pochi numeri (anche se apprezzerei il master che mettesse uno stormo di Viverne). Tuttavia, se riesce a mettere a segno un paio di colpi con il pungiglione, avrà danneggiato sufficientemente i PG in vista dello scontro successivo, rendendolo più tosto.
La Viverna in relazione col suo ambient
È anche molto importante inserire la Viverna in un ambiente che sappia sfruttare le sue peculiarità. Infatti, a parer mio, in un d20 System la maggior parte dei combattimenti non andrebbe svolta in condizioni neutre: ambiente, status, terreno e clima dovrebbero sempre farsi sentire in qualche modo. Combattimenti in spazi vuoti e asettici, che non prevedano cambi di strategie per essere affrontati, sono poco interessanti alla lunga. Ma questa è solo la mia opinione.
Da master ho messo in campo numerose Viverne. Sono stati mostri infestanti che occupavano passi montani, creature messe a guardia di tesori o cavalcature per Orchi particolarmente incazzosi. Vederle maciullate dalle spade degli avventurieri dopo un combattimento dove si è sfiorata la morte è stato sempre soddisfacente (per me, almeno).
Da giocatore ne ho pure affrontate un paio, e in entrambi i casi la vittoria è sempre stata a caro prezzo (per altri giocatori del party). Una delle ultime morti in combattimento di un avventuriero che ho sperimentato è avvenuta proprio a causa del pungiglione di una Viverna… fatata. Chiedete alla Cercatrice G. per ulteriori dettagli: la master era lei.
Ma bando alle ciance e alla nostalgia, occupiamoci di vedere chi ha fatto meglio questa creatura!
D&D prima edizione: un silhouette che dice tutto!
Ammetto che questa mi piace un sacco.
I disegnatori del primissimo Monster Manual hanno sempre dovuto lavorare con pochissimo spazio: una minuscola vignetta rettangolare e verticale per la maggior parte dei mostri.
Qui l’hanno usata bene, perché la Viverna è una bestia più o meno conosciuta. Quindi, l’illustrazione non serviva tanto a descrivere la creatura, quanto a convogliare una sensazione.
E in questo l’autore Trampier è riuscito alla grande. La silhouette nera della creatura che si staglia contro la luna piena, le ali spiegate mentre si alza in volo con la sua preda stretta tra gli artigli. L’ombra della creatura permette di cogliere tutti i dettagli anatomici necessari, dalla testa draconica al pungiglione da scorpione. L’immagine è sintetica, ma nella sua semplicità evoca il senso di minaccia che questa creatura genera.
Voto: 9/10. Forse il primo volto alto che prende il Monster Manual.
AD&D: una pera stanca della vita
Finora, il manuale dell’AD&D non mi aveva mai deluso. Prima o poi sarebbe dovuto accadere. Meglio con la Viverna che con, che ne so, il Vampiro o il Lich.
Questa Viverna non sta bene e non è fatta bene, e quando le cose non mi piacciono ne parlo più a lungo di quando mi piacciono.
Ma prima di elencare le cose che non apprezzo di questo disegno urge una spiegazione.
Ci sono due modi di disegnare i draghi: come lucertole con le ali, o come dinosauri alati. Il secondo modo è più recente e si è affermato con l’evoluzione della paleontologia. Onestamente, preferisco questo secondo approccio.
La Viverna della seconda edizione va ovviamente nella direzione opposta e sembra un lucertolone stanco. Guardate la faccia sconsolata, l’occhio vacuo e quelle cornine all’ingiù. Il torso è privo di pettorali sufficienti per far muovere quelle ali. Ha invece un notevole fisico a pera sorretto da delle zampine molto araldiche.
Il metodo di caccia nella descrizione è interessante, ma agli occhi degli autori è un animale così sfigato che spendono un intero paragrafo per spiegare che non si ricava niente dal suo corpo.
Voto: 5/10. Stanca e sfatta.
D&D 3.0: un mostro ibrido ben dettagliato
Questa è una Viverna che stimo.
Una bella posa di profilo che mostra tutte le particolarità anatomiche del caso. Mi piacciono in particolar modo certi dettagli come le scaglie sulle zampe e il muso che sembra quasi un becco.
Anche la pelle della creatura sembra essere fatta sì di scaglie, ma arruffate come piume d’uccello. Siamo di fronte a un mostro ibrido: in parte rapace, in parte drago, La coda è meno scorpionosa rispetto alle precedenti versioni, e riprende invece la forma dei “pollici” sulle ali.
La posa stessa e la composizione dell’immagine sono ben strutturate per simulare l’attacco imminente.
Unica pecca che le costa un voto maggiore sono quelle buffe strutture a metà tra il padiglione auricolare e delle alucce a lato degli occhi.
Voto: 7/10, un netto miglioramento.
D&D 4e: una Viverna semplice, ma ben fatta
Devo dire, questa Viverna è accettabile. Anzi, non è male!
Bella la posa in volo, con la Viverna che plana verso l’halfling di turno. La colorazione bruno-dorata mi piace molto, e apprezzo la struttura più snella e leggera.
Non capisco perché voli con la coda in quella posizione. Cioè, capisco che serve per mostrare la principale caratteristica della Viverna, ma non è la posizione più sensata.
Voto: 8/10.
Pathfinder: Dancing queen, feel the beat from the tambourine!
Stanno accadendo un sacco di cose qui, andiamo per ordine.
Innanzitutto, che è ‘sta coda? Sono tagomizzatori come quelli di uno stegosauro? Il secondo aculeo è messo a 90° rispetto a quello principale?
Poi, perché gli arti anteriori di questa bestia hanno cinque dita e quelli posteriori solo tre? Perché il collo di questa creatura è più lungo e massiccio del torso?
Ma sta sorridendo? A me?
E che posa è quella in cui l’hanno raffigurata? Ha rischiato di pestare una cacca? Sta compiendo un balletto? È una posa in un complicato rituale di corteggiamento?
Beh, sarebbe figo se avessero voluto per davvero, almeno una volta, raffigurare una creatura in un’attività diversa dall’attaccare avventurieri.
Voto: 3/10. Troppe domande che rimarranno senza risposta.
D&D 5e: la Viverna-Cobra
Bene, bene, bene.
Dopo la Viverna di Pathfinder, questa è una piacevole visione. Credo che siamo sempre sul filone del raffigurare le Viverne durante i rituali di corteggiamento, vista la posa.
La prima cosa che salta all’occhio di questo notevole esemplare di Viverna è il collo: la pelle infatti forma un cappuccio simile a quello dei cobra. Non so perché abbiano scelto questa aggiunta anatomica, ma personalmente la trovo molto interessante. Abbiamo avuto Viverne che erano Drago-Scorpione, altre che erano Drago-Rapace e ora Drago-Cobra.
Personalmente, mi posso ritenere soddisfatto di questa creatura.
Voto: 8/10. Fa bene il suo lavoro e porta qualche innovazione
Pathfinder Seconda Edizione:
Quanto in basso sei caduta, oh nobile bestia! In questo manuale, la Viverna non ha neanche una propria voce di bestiario ma è invece accorpata ai Drake (“Drachi” in italiano).
Per chi non fosse familiare con il bestiario di Pathfinder, i Drachi sono versioni minori dei Draghi. Non hanno le zampe anteriori, sono spesso più piccoli e snelli e solitamente presentano adattamenti che rispecchiano il territorio in cui li si può incontrare.
Io apprezzo l’opera di sistematizzazione operata nel Bestiario della seconda edizione di Pathfinder. La trovo sensata e ben fatta: riunire i vari mostri in famiglie a seconda dei tratti è una buona idea. Prima si faceva solo per gli esterni e i loro sottotipi, adesso il sistema è stato allargato a tutte le creature (ove possibile).
Sotto il profilo anatomico, capisco la volontà di associare la Viverna ai Drachi: è talmente smunta e secca che è diventata l’ombra di se stessa.
Il disegno, molto simile a quello della precedente edizione, non mi convince. Il piede sinistro ha il pollice in opposizione, come quello di un rapace. Il piede destro invece no (e c’è anche qualcosa nelle ossa del piede che mi convince poco).
Poi continuano a mettere due pungiglioni sulla coda, stavolta entrambi alla fine trasformando la coda in una specie di forcella.
Inoltre, la struttura del torso mi convince poco. I pettorali sono molto umani, laddove una creatura volante avrebbe avuto uno sterno molto più pronunciato, e la pelle aderisce troppo alla muscolatura. Si tratta del classico fenomeno dello skinwrapping: un errore commesso da fin troppi paleoartisti che non sanno immaginare strati di grasso o di pelle floscia ma invece disegnano ogni creatura come se fosse sottovuoto.
Voto: 4/10. Diversi errori anatomici e poco carattere
Menzioni speciali
Vediamo adesso alcune Viverne da altri franchise, ludici o videoludici, che mi hanno colpito particolarmente.
La Viverna in Dragon Age
Dragon Age ha avuto il pregevole intento di ripensare i draghi. Non tanto nel loro aspetto quanto nel ciclo vitale e nell’evoluzione. La Viverna in questo caso assolve bene la sua funzione di “cugino” del drago. La colorazione vibrante, il muso draghesco e la struttura ricordano molto i Drachi (i maschi senza ali) del gioco.
Il dettaglio che mi piace di più di questa creatura sono proprio le ali vestigiali: le lunghe dita alate ma inutili ripiegate indietro sulle zampe anteriori. La colorazione e queste lunghe protuberanze richiamano alla memoria anche il pesce scorpione (quindi potremmo dire che questo è il quarto ibrido: il Drago-Pesce). Sono proprio questi dettagli a rivelare un buon lavoro di design.
La Viverna Costiera in Atlas Animalia
Cinque, il numero perfetto. Con questa creatura abbiamo finalmente l’ibrido definitivo: dopo il Drago-Scorpione, il Drago-Rapace, il Drago-Cobra e il Drago-Pesce Scorpione, abbiamo il Drago-Pterodattilo.
Bellissima la colorazione, adorabile il musetto con il protobecco e i dentini atti a catturare pesci. Mi piacciono tantissimo le ali sul singolo dito e la cui forma ricorda quelle del Quetzalcoatlus.
Ho solo parole di ammirazione per questa creatura.
Spunti per avventure
- Scaramanzia. Nei pascoli del Ducato d’Abrea si è insediata una Viverna. Sta facendo stragi di ovini (e pastori). Il Duca però si rifiuta di cacciarla. Sullo stemma del suo casato è raffigurata proprio una Viverna ed egli è convinto che questo sia un segno del destino. Gli Avventurieri possono approfittare della situazione truffando il Duca, oppure trovare una soluzione affinché la Viverna coesista con gli allevatori. Oppure farla sparire con mezzi più o meno violenti, sempre che la Viverna sia d’accordo…
- La Cura. Il Patriarca Ulmes è stato punto da una Viverna. La bestia puntava al suo cavallo, ma tant’è. Il medico di corte sta facendo il possibile per tenere in vita il Patriarca, ma occorre al più presto un antidoto. Per fare un antidoto potente serve però il veleno di una Viverna, meglio ancora se estratto dalla stessa che lo ha ferito. Per i Personaggi potrebbe essere l’opportunità di avere la riconoscenza di una importante figura religiosa, e anche l’occasione per scoprire perché nessuno si azzarda a lanciare Neutralizza Veleno sul Patriarca.
- Il giusto destriero. La Viverna Xalta è stata scacciata dal suo territorio di caccia dal drago Mirzas. Rancorosa e sconfitta, la creatura coinvolge gli avventurieri in una sordida trama: in cambio della rivelazione di un passaggio segreto verso la tana di Mirzas, dovranno trovare un Orco per Xalta. Non un semplice Orco, ma un signore della guerra degno di cavalcarla, affinché possa manipolarlo ad attaccare con le sue orde la tana di Mirzas in cerca di vendetta. Per gli avventurieri è tutto di guadagnato: l’accesso al tesoro di un drago e molti orchi in meno nella regione alla fine di tutto questo. C’è un solo problema: l’unico signore della guerra Orco in zona è Oblung Manopesante, ed ha il terrore di volare.