Uscito il 5 Gennaio scorso dopo infiniti rinvii, The King’s Man (in Italia The King’s Man: Le Origini) è un film del 2021 diretto da Mattew Vaughn, regista degli altri film Kingsman, Kickass e Stardust. Il film, prequel del film del 2014 Kingsman – The Secret Service, è ambientato nel 1900 e segue le vicende dell’agenzia di spionaggio Kingsman al suo inizio.
Non ho avuto il piacere di vedere questa pellicola al cinema ma recentemente è uscita su Disney Plus; potendola quindi gustare in lingua originale (facendo a meno del cinema vero e proprio) ho scaldato un pacco di pop-corn e mi sono goduto le 2 ore di film tra combattimenti, colpi di scena e scorci di storia. La recensione che segue conterrà spoiler, fate quindi attenzione.
![Una scena di The King's Man](https://cercatoridiatlantide.it/wp-content/uploads/2023/11/the-kings-man-1024x459.jpg)
Tempi disperati richiedono King’s man disperati
1902: durante una missione umanitaria in Sud Atrica il piccolo Conrad perde la madre Emily ad opera di cecchini boeri. Il padre Orlando, Duca di Oxford e convinto pacifista dal passato violento, decide di fermare ogni conflitto armato futuro in onore della moglie caduta. Salto in avanti: è il 1914 e i venti di guerra soffiano con forza mai vista sull’Europa e sulle vecchie monarchie. Conrad, ora divenuto ragazzo, si allena con Shola sotto la direzione di Polly, due dei servitori di Orlando, mentre il padre cerca di disinnescare il conflitto che sta prendendo forma. Conrad, al contrario del padre, è un giovane desideroso di lanciarsi in guerra: crede nella patria, nel conflitto armato e nella risoluzione violenta dei conflitti.
Durante una visita a Sarajevo, nata proprio dall’idea di salvaguardare la salute di Ferdinando, un misterioso attentatore (facente parte di un gruppo terroristico) porta Orlando ed il figlio al creare un’agenzia investigativa. L’attentatore sembra difatti agire sotto la guida del Pastore, un individuo misterioso dai molti agganci che controlla Rasputin, il Kaiser Guglielmo ed il Presidente degli Stati Uniti d’America. I quattro dovranno affrontare i suoi scagnozzi e cercare di salvare l’Europa, ed il mondo, dalla guerra.
![Una scena di The King's Man](https://cercatoridiatlantide.it/wp-content/plugins/trx_addons/components/lazy-load/images/placeholder.png)
Reinventato, ma la sostanza è quella
Se con i vecchi Kingsman si agiva nel campo della fantasia, The King’s Man batte il sentiero del racconto storico e si trova quindi tra le mani il fardello di illustrare la storia. Abbiamo l’attentato di Sarajevo, illustrato nel celebre dipinto di Achille Beltrame; abbiamo Rasputin, abbiamo il conflitto in trincea e tantissimi altri scorci di un’Europa più reale che mai. Dovendo quindi agire in un raccolto circoscritto, il problema era: quanto sarebbe stato Kingsman King’s Man?
La risposta è: parecchio. Ovviamente dobbiamo lasciarci alle spalle tutta quella tecnologia di ultima generazione che troviamo nei film; niente valigette di Luis Vuitton mitragliatrici, niente lazo elettrificati né occhiali con tracciamento automatico. Scordiamoci anche le mitragliatrici a tutto spiano, le esplosioni e tutte le innovazioni tecnologiche del caso: The King’s Man lavora con le spade, i pugnali, i vecchi Kar98 ed una sana dose di azione e acrobazie.
Simbolo del film è probabilmente il combattimento contro Rasputin: si comincia con un avvelenamento riuscito male, tra situazioni al limite del disagio e si continua con un combattimento a passi di Kazachok e scherma. Il tutto seguito da una regia molto simile ai precedenti Kingsman, minima nei cambiamenti e quindi facilmente riconoscibile.
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Cosa manca a Kings’man?
Probabilmente il lavoro di spionaggio vero e proprio.
Mentre gli altri Kingsman hanno una percentuale di raccolta di informazioni/seduzione/ quella cosa che li avvicina ai film di Bond senza esserlo, The King’s Man è piazzato – temporalmente – in un periodo storico che fa fatica a rendere questo passaggio influente. Abbiamo gli scontri, le esplosioni e tutto il resto, ma mancano gli inseguimenti (necessari in un film di spie) e quella fase investigativa che fa da capo all’azione stessa.
The King’s Man risulta quindi un film più d’azione che di spionaggio e, anche se la porta bene in tavola – grazie ad una sapiente regia ed un’ottima prova attoriale – si vede mancata di una componente essenziale di questi film. L’assenza di questi elementi potrebbe quindi rovinare il prodotto finale agli estimatori.