Ci tenevo a cominciare con una premessa: Samuel Stern non va premiato perché è uscito in edicola, Samuel Stern va premiato perché è un bel fumetto.
Prima pubblicazione seriale da edicola per l’editore BUGS Comics, scritto da Gianmarco Fumasoli e Massimiliano Filadoro e disegnato da Luigi Formisano, SAMUEL STERN: IL NUOVO INCUBO si presenta come un inizio solido e intrigante.
Sono tempi buii e nel buio strisciano le ombre…
Ambientato ai giorni nostri ad Edimburgo, in Scozia, la famiglia Barrach sta attraversando una brutta crisi. Sono sommersi da debiti e spese, Margareth non ha un lavoro, Robert ha perso il suo e non riesce a trovarne uno nuovo. Lui è arrabbiato e ferito nell’orgoglio, trova sua moglie sia una “rompipalle asfissiante” che non capisce le sue difficoltà, così sfoga le sue frustrazioni sull’alcool. I Barrach hanno una figlia di cinque anni, Mary, che si stringe al suo peluches Mr. Puddles quando i litigi tra mamma e papà si fanno più tesi e violenti. È in questa situazione che Padre Duncan coinvolge Samuel Stern, vecchio compagno del college dei due coniugi e ora proprietario di una libreria d’antiquariato. Sono tutti inconsapevoli che la negatività di casa Barrach viene assorbita dalla piccola Mary, dando origine al demone che la possiede.
Fortunatamente, Samuel e Padre Duncan sono in grado di esorcizzare questo Male.

Cominciamo parlando del grosso elefante nella stanza: Samuel Stern non è un clone di Dylan Dog.
Benché si parli dello stesso genere di Orrore, quello che si annida nel quotidiano, il Rosso si smarca dall’Inquilino di Craven Road raccontandosi in maniera più fresca e attuale, con elementi figli di una narrativa che prende molto dalle attuali serie tv e con un approccio decisamente più “action”.
I mostri per un certo senso siamo ancora noi (o meglio, sono dentro di noi) ma ora si fa riferimento a una mitologia che, anche se appena abbozzata, presenta una sua rigidità, aspettando che venga ripresa e approfondita nel corso dei prossimi episodi.
La trama è sì semplice e lineare, ma eventi e personaggi sono calati in un contesto che si racconta al lettore senza “parlare”: poche didascalie, dialoghi non forzati e naturali così come anche gli “spiegoni”, che vengono occultati sapientemente nelle scene e tirati fuori nei momenti giusti.
Trama semplice e lineare, però, non vuol dire affatto povera, e nelle 94 pagine i numerosi eventi e cambi di scena riescono a susseguirsi con il giusto ritmo e con un ampio respiro.
Se anche non fosse il #1 di una serie, IL NUOVO INCUBO sarebbe un perfetto albo autoconclusivo.

Disegnare un nuovo incubo
Formisano concretizza eccellentemente il trend dell’intero numero: una narrazione concreta e coerente con sé stessa.
Non solo nella trama, anche nello spazio della vignetta gli ambienti ottengono un loro peso, sono il fondamentale sfondo, o perché no, palco, su cui far recitare i personaggi.
Perché è anche nella recitazione dei personaggi che si trova il motore della storia.
La gestualità talvolta tesa e disperata talvolta tenera tra i coniugi Barrach, l’innocenza della piccola Mary, le preoccupazioni di padre Duncan o la bontà di Samuel, sono tutte espresse e poi recepite alla perfezione, senza bisogno di una sola linea di dialogo.
Ciò che mi chiedevo prima dell’uscita dell’albo era come sarebbero state rese le atmosfere soprannaturali e la rappresentazione dei demoni. È facile cadere nel banale o nel didascalico per “spiegare” al lettore cosa sta succedendo quando rappresenti mostri o scene oniriche, ma qui si fa un ottimo lavoro di “show, don’t tell”, dove i disegni riescono a mostrare perfettamente il senso di disagio, di surreale e di “action” a seconda della scena in cui ci troviamo (in questo senso, sono perfettamente rappresentative le parti in cui il demone emerge dalla coscienza di Mary o in cui sempre Mary si ritrova “consumata” quando Samuel esplora i suoi ricordi per trovare la Crepa).

L’unico dispiacere vero è stato vedere alcune sequenze, specie quelle legate all’esorcismo, “compresse” all’interno della gabbia tradizionale (due vignette per tre righe), avrei preferito tavole più sregolate o splash pages maggiormente epiche, ma forse sarebbe stato un problema, visto il formato in cui SAMUEL STERN viene pubblicato o magari, chi lo sa, verrò accontentato in futuro.
Tirando qualche somma…
Mi vien da concludere con un’osservazione che può sembrare
banale ma non scontata: quello di cui ho parlato è il primo numero di una serie
e, in quanto numero d’apertura, è chiaro che debba essere il miglior inizio che
uno possa leggere per sentirsi invogliato a continuare la serie il mese
successivo.
Questo semplicemente per dire che è ancora (ovviamente) troppo presto per
giudicare il progetto SAMUEL STERN e
sapere dove ci porterà.
Tuttavia, come ho scritto sopra, IL NUOVO INCUBO ha il pregio di reggersi in
piedi anche da solo, facendo un ritratto completo dei personaggi e raccontando
una storia valida che funziona sia da sola che come tessera di un più grande
mosaico.
Sono felice di iniziare questa nuova avventura, e non vedo l’ora di sapere verso quali oscure vie saprà portarci SAMUEL STERN.