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Romantasy, ma prima non li chiamavamo Harmony?

Siamo davvero sicuri che il Romantasy sia la rivoluzione letteraria che tutti proclamano? O forse stiamo assistendo alla più geniale operazione di rebranding della storia editoriale? Mentre BookTok celebra questo “nuovo” genere come l’ultima frontiera della narrativa, qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire che il re è nudo.

L’articolo che state per leggere è puro parere personale. Prendetelo come tale.

Il Romantasy, per chi vivesse su Marte, è la fusione tra romance e fantasy, un nuovo filone che sta dominando le classifiche di vendita. Sarah J. Maas viene celebrata come la “madre del genere”, Rebecca Yarros è il fenomeno del momento, e milioni di giovani divorano storie di eroine forti che si innamorano di creature fatate dalle orecchie a punta.

Ma aspettate un momento. Non è che stiamo semplicemente bevendo vino vecchio in bottiglie nuove? Perché, se togliamo gli orchi e i draghi, quello che rimane assomiglia sospettosamente a qualcosa che conosciamo da decenni: i cari, vecchi romanzi Harmony. Solo che ora hanno copertine più fighe e hashtag virali.

Harmony, Quando Almeno Eravamo Onesti

Facciamo un passo indietro nel 1981, quando Arnoldo Mondadori ebbe un’intuizione geniale. Creò una joint venture con la canadese Harlequin Enterprises, dando vita alla collana Harmony. Il nome stesso era una crasi tra Harlequin e Mondadori: semplice, diretto, onesto.

Per l’amore di un gitano” di Anne Mather fu il primo titolo, e il successo fu immediato. Da allora, oltre 300 milioni di copie vendute, 6 milioni all’anno, 50 nuovi titoli al mese. Numeri che farebbero impallidire qualsiasi bestseller contemporaneo.

Gli Harmony avevano formule consolidate: l’eroina in difficoltà, l’eroe misterioso e affascinante, l’incomprensione iniziale, la passione che esplode, il lieto fine garantito. Erano letteratura di consumo e non se ne vergognavano. Anzi, ne facevano un vanto.

Il pubblico sapeva esattamente cosa aspettarsi. Nessuno fingeva che fossero Dostoevskij, ma nessuno si sognava nemmeno di disprezzarli. Erano intrattenimento puro, onesto, senza pretese. E funzionavano alla grande.

Certo, venivano considerati “libri di serie B”, ma almeno c’era chiarezza. Non si nascondevano dietro paroloni o rivendicazioni di innovazione letteraria. Erano quello che erano: storie d’amore preconfezionate per un pubblico che sapeva cosa voleva.

Romantasy

Romantasy ovvero L’Arte del Rebranding

Ora arriviamo al 2012, quando Sarah J. Maas pubblica “Il Trono di Ghiaccio“. Improvvisamente, il mondo letterario scopre un genere “rivoluzionario”: il Romantasy. La stampa specializzata si entusiasma, i social media esplodono, nasce un fenomeno.

Ma aspettate, cosa c’è di così innovativo in una storia dove una giovane donna forte, tosta e indipendente si innamora di un uomo misterioso e potente? Togliete la magia e i regni fantasy, e avete la trama di migliaia di Harmony pubblicati negli ultimi quarant’anni.

La “madre del genere” ha semplicemente preso la formula consolidata del romance e l’ha trapiantata in un’ambientazione fantasy. Geniale? Forse. Rivoluzionario? Difficile da sostenere. È come dire che la pizza hawaiana ha rivoluzionato la cucina italiana: ha aggiunto l’ananas, ma la base rimane sempre pizza.

Il vero colpo di genio è stato il marketing. Invece di chiamarle “storie d’amore fantasy”, è nato il termine Romantasy. Suona più figo, più moderno, più degno di attenzione critica. E soprattutto, cancella ogni collegamento con il “volgare” mondo degli Harmony.

Ma la sostanza? Enemies to lovers (il classico “prima ti odio poi ti amo”), protagoniste “strong female characters” (le solite eroine determinate), world building elaborato (ambientazioni esotiche per mascherare trame prevedibili). Cambiano i nomi, non la musica.

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BookTok – La Macchina del Consenso

Qui entra in gioco il vero game changer: BookTok. La sezione letteraria di TikTok ha trasformato la lettura in lifestyle, e il Romantasy è diventato il suo prodotto di punta. Milioni di video, miliardi di visualizzazioni, una macchina del consenso perfettamente oliata.

L’estetica è tutto: copertine patinate, foto artistiche, “aesthetic” curatissime. I libri diventano oggetti di design, accessori per l’immagine social. Non importa se la storia è banale, purché la copertina sia Instagram-friendly.

E poi c’è il “spicy rating“: la valutazione del contenuto erotico da zero a cinque peperoncini. Perché evidentemente non basta più dire che un libro è romantico, bisogna quantificare quanto sia “piccante”. Come se il valore letterario si misurasse in termini di esplicitezza sessuale.

BookTok ha democratizzato la critica letteraria, ed è un’arma a doppio taglio. Da una parte, ha avvicinato milioni di giovani alla lettura. Dall’altra, ha creato un ecosistema dove il buzz social conta più della qualità del contenuto.

Il risultato? Libri che diventano virali non per il loro valore artistico, ma per la loro “memabilità”. Citazioni estrapolate dal contesto, scene iconiche trasformate in meme, personaggi ridotti a stereotipi facilmente riconoscibili.

La macchina del consenso funziona perfettamente: un libro diventa popolare perché è popolare. La qualità diventa irrilevante quando hai milioni di follower che ti dicono cosa leggere.

Le Stesse Formule, Nuovi Nomi

Analizziamo le “innovative” caratteristiche del Romantasy. Enemies to lovers: due personaggi che iniziano come nemici e finiscono per innamorarsi. Rivoluzionario? Chiedete a Jane Austen e al suo “Orgoglio e Pregiudizio“. O a qualsiasi Harmony degli anni Ottanta.

Le protagoniste “strong female characters”: donne forti, indipendenti, che non hanno bisogno di un uomo. Salvo poi sciogliersi come burro al sole appena incontrano il love interest di turno. È la stessa dinamica degli Harmony, solo con più spade e meno gonne lunghe.

Il world building fantasy serve principalmente a mascherare la prevedibilità delle trame. Invece di ambientare la storia in un ufficio moderno, la mettiamo in un regno magico. Invece di un CEO misterioso, abbiamo un principe delle tenebre. Ma la dinamica resta identica.

I Fae, le creature fatate che popolano questi romanzi, sono sostanzialmente elfi con problemi di gestione della rabbia. Belli, immortali, pericolosi, irresistibili. Sono l’equivalente fantasy del bad boy milionario degli Harmony contemporanei.

Anche la struttura narrativa è calcata: primo libro per stabilire il world building e far innamorare i protagonisti, secondo libro per creare il conflitto, terzo libro per il gran finale. È la trilogia romantica applicata al fantasy, niente di più.

Il Problema della Qualità Letteraria nel romantasy

Qui arriviamo al punto dolente: la qualità della scrittura.

Perché se è vero che il Romantasy ha conquistato milioni di lettori, è altrettanto vero che spesso lo fa sacrificando la profondità narrativa sull’altare del page-turner compulsivo.

La sindrome del “non riesco a smettere di leggere” viene spesso confusa con la qualità letteraria. Ma coinvolgimento non significa necessariamente profondità. Un libro può essere avvincente e al tempo stesso superficiale, come una serie TV che ti tiene incollato allo schermo senza lasciarti nulla di significativo.

Confrontiamo per un momento Sarah J. Maas con J.R.R. Tolkien. Entrambi scrivono fantasy, ma la differenza è abissale. Tolkien ha creato lingue, mitologie, sistemi filosofici complessi. Maas ha creato personaggi attraenti che si baciano molto. Non c’è paragone possibile.

Il rischio è la banalizzazione del genere fantasy. Quando il fantasy diventa solo un pretesto per storie d’amore, perde la sua capacità di esplorare temi profondi, di creare allegorie significative, di far riflettere sui grandi temi dell’esistenza.

Certo, non tutti i libri devono essere capolavori. Ma quando un intero genere viene ridotto a formula commerciale, qualcosa si perde per strada. E quel qualcosa è proprio ciò che rende la letteratura importante: la capacità di farci crescere, non solo di intrattenerci.

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Target e Mercato – Stessa Minestra, Piatto Diverso

Il target del Romantasy è chiaro: giovani donne tra i 16 e i 35 anni, con potere d’acquisto e presenza social attiva. Esattamente come gli Harmony puntavano alle donne adulte con tempo libero e voglia di evasione.

Cambiano i canali di distribuzione: dai supermercati e edicole ai social media e librerie trendy. Ma il prodotto rimane sostanzialmente lo stesso: intrattenimento romantico confezionato per il consumo di massa.

L’industria editoriale ha semplicemente seguito il denaro, come sempre. Quando ha visto che il Romantasy vendeva, ha investito massicciamente nel genere. Case editrici che prima pubblicavano letteratura “seria” ora hanno intere collane dedicate al fantasy romantico.

Il potere d’acquisto delle giovani donne è enorme, e il Romantasy lo ha intercettato perfettamente. Non è un caso che le copertine siano così curate: devono funzionare su Instagram, devono essere “aesthetic”, devono generare desiderio di possesso.

È marketing puro, e funziona alla grande. Ma chiamiamo le cose col loro nome: è commercio, non rivoluzione letteraria.

Il “Mito” della Diversità e dell’Inclusività

Uno degli argomenti più utilizzati per difendere il Romantasy è la presunta maggiore diversità e inclusività rispetto agli Harmony tradizionali. Si dice che le protagoniste siano più forti, più indipendenti, più rappresentative, più toste della donna moderna. Ma è davvero così?

Analizziamo le eroine del Romantasy: sono quasi sempre giovani, belle, speciali in qualche modo (poteri magici, lignaggio nobile, destino particolare). Hanno problemi esistenziali tipicamente da primo mondo: quale dei due affascinanti pretendenti scegliere, come gestire i propri poteri soprannaturali, come salvare il regno.

La “forza” di queste protagoniste si manifesta principalmente attraverso la violenza fisica o magica. Sanno combattere, uccidere, distruggere. Ma quando si tratta di relazioni sentimentali, cadono negli stessi schemi degli Harmony: si sciolgono davanti all’uomo giusto, perdono lucidità, fanno scelte discutibili per amore.

L’inclusività tanto decantata si riduce spesso a una checklist superficiale: un personaggio LGBTQ+ qui, una protagonista di colore là, qualche riferimento a tematiche sociali contemporanee. Ma la struttura narrativa rimane quella di sempre: lei incontra lui, si odiano, si attraggono, si amano, vivono felici e contenti.

Anche la presunta modernità delle tematiche è discutibile. I conflitti sono sempre gli stessi: gelosia, incomprensioni, segreti del passato, triangoli amorosi. Cambiano i costumi e le ambientazioni, ma i drammi umani restano identici a quelli degli Harmony di quarant’anni fa.

Romantasy

L’Industria dell’Hype e il Ciclo del Consumo

Il fenomeno Romantasy è anche un perfetto esempio di come funzioni l’industria dell’hype nell’era dei social media. Ogni nuovo libro viene presentato come “il prossimo grande successo”, “il libro che cambierà tutto”, “la saga che non potete perdere”.

Le case editrici investono massicciamente in marketing sui social, collaborano con influencer, creano campagne virali. Il risultato è un ciclo del consumo accelerato: un libro diventa popolare, genera imitazioni, satura il mercato, viene sostituito dal prossimo fenomeno.

Rebecca Yarros con “Fourth Wing” è l’esempio perfetto. Il libro è diventato virale su BookTok, ha generato milioni di interazioni, ha venduto copie a palate. Ma cosa lo rende davvero speciale rispetto ai suoi predecessori? L’ambientazione accademica militare con i draghi? La storia d’amore enemies-to-lovers? Sono elementi già visti e rivisti.

Il vero successo sta nella capacità di intercettare il momento giusto, di cavalcare l’onda social, di creare il buzz necessario. È marketing, non letteratura. E non c’è nulla di male, purché si chiami col suo nome.

Il problema è quando questo meccanismo viene spacciato per merito letterario. Quando si confonde la popolarità con la qualità, il successo commerciale con il valore artistico. I lettori meritano di sapere la differenza.

Romantasy, ovvero La Nostalgia Mascherata da Innovazione

Forse la verità più scomoda è che il Romantasy funziona proprio perché non è innovativo. Offre le stesse certezze degli Harmony: formule consolidate, finali prevedibili, comfort zone narrative. È nostalgia mascherata da innovazione.

In un mondo sempre più complesso e incerto, c’è qualcosa di rassicurante nel sapere che la protagonista troverà l’amore, sconfiggerà i cattivi, salverà il regno. È escapismo puro, e non c’è nulla di sbagliato in questo.

Ma allora perché non ammettere che stiamo cercando le stesse cose che cercavano le lettrici di Harmony negli anni Ottanta? Perché vestire di modernità quello che è sostanzialmente un bisogno umano universale: la ricerca di storie che ci facciano sentire bene?

La risposta è semplice: perché ammettere questo significherebbe riconoscere che non siamo così diversi dalle generazioni precedenti. E questo va contro la narrativa della Gen Z come generazione rivoluzionaria e innovativa.

Il Romantasy permette di leggere letteratura di evasione sentendosi intellettualmente superiori. È il comfort food letterario spacciato per alta cucina. E funziona perfettamente, finché qualcuno non ha il coraggio di dire che il re è nudo.

Conclusioni – Chiamiamo le Cose col Loro Nome

Quindi, ricapitolando: il Romantasy è davvero un genere nuovo o è semplicemente un Harmony con gli orchi? La risposta dovrebbe essere ovvia a questo punto. È la stessa minestra servita in un piatto diverso, con una presentazione più accattivante e un marketing più sofisticato.

Non c’è nulla di male nel leggere Romantasy, così come non c’era nulla di male nel leggere Harmony. Sono intrattenimento, evasione, piacere di lettura. Ma smettiamola di fingere che sia qualcosa di rivoluzionario.

La vera rivoluzione sarebbe ammettere che stiamo leggendo letteratura di consumo e che va benissimo così. Non tutti i libri devono cambiare il mondo, alcuni possono semplicemente farci passare qualche ora piacevole.

Il problema nasce quando il marketing prende il sopravvento sulla sostanza, quando si vendono sogni di innovazione letteraria per nascondere formule vecchie di decenni. I lettori meritano onestà, non operazioni di rebranding.

E voi, cosa ne pensate? Il Romantasy è davvero diverso dagli Harmony o stiamo tutti bevendo la stessa pozione d’amore con un’etichetta diversa? Forse è arrivato il momento di una discussione onesta su cosa stiamo davvero leggendo e perché ci piace tanto.

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