Rick and Morty ha sempre avuto la straordinaria capacità di creare intrattenimento spensierato, profondo e intelligente. Questo trinomio è una costante che ha seguito questa serie animata dagli albori e, con la quinta stagione, non è andato perso; si è anzi migliorato il filone canonico della trama senza perdere la qualità delle puntate autoconclusive. La serie si regge infatti su puntate assolutamente sconnesse e altre nelle quali sembra esserci un filone principale.
Uscita da pochissimo su Netflix, la quinta stagione di Rick and Morty era già reperibile nell’internet, ma ho voluto attendere e godermela tutta in un colpo solo. Se dovessi dare un voto all’intera stagione darei un solidissimo 9. Volendo però essere più specifici, bisognerà parlare della serie seguendo due aspetti: quello della trama di fondo e quello delle puntate autoconclusive.
Trama principale : 9 e mezzo
Ammetto di essere stato non contento: stra-contento di vedere il nostro cattivissimo Evil Morty avere successo nel suo piano. Così come sono stato amorevolmente scosso dalla storia di Persuccello (che io conosco con il nome di Birdperson), dallo sguardo fugace ma carico di spunti al passato di Rick, così come al rapporto tra il vecchio e il nipote, sempre più teso, profondo e incredibilmente instabile. Due corvi sono meglio di un umano? Forse.
Tra i due personaggi principali della serie, ritengo che la trama della quinta stagione sia solidamente appoggiata sulla schiena di Morty: è lui a portare avanti i problemi di puntata in puntata, non è più il ragazzetto timido della prima stagione e sa quando sporcarsi (molto) le mani. Non è più nemmeno candido e innocente: in un certo senso Rick l’ha mutato, cambiato e reso più cinico e simile a sé. Lo scienziato rimane invece fondamentale nella risoluzione dei problemi ma, più andiamo avanti, più la figura di intelligente imbattibile scompare: in questa stagione Rick appare battuto, distante, in un certo senso secondario rispetto al più centrale Morty.
Puntate autoconclusive: 8 e mezzo
Le puntate autoconclusive reggono male il confronto con la trama principale: ci si ritrova comunque stupiti nel guardare qualcosa di straordinario come tacchini trasformati in superumani, enormi spermatozoi nati da piani genetici astrusi e megazord furetti. Il livello è altissimo, ed ogni puntata racchiude in buona parte tutto l’estro creativo al quale siamo abituati. La violenza è tanta, più che nelle vecchie puntate (almeno questa è stata la sensazione), la quantità di comparse è incredibilmente alta ed i personaggi (Mr Nimbus tra i primi) inseriti è stupefacente.
A differenza delle altre stagioni, però, le puntate autoconclusive non sono così brillanti come gli sviluppi nella trama principale. È una conseguenza naturale dell’inspessimento di quest’ultima, poco ma sicuro, e non sono affatto sotto la media di tutte le altre; semplicemente la trama mi è risultata più avvincente. Personalmente ho adorato la puntata sul giorno del ringraziamento, così come ogni altra puntata che vedeva Rick affrontare il presidente Obama.
Ciò che ho amato
Personalmente se dovessi scegliere la puntata che più mi è piaciuta si tratterebbe di quella incentrata su Birdperson; è una puntata piacevole che si sviluppa in realtà oniriche, con riferimenti a ciò che abbiamo visto e a ciò che abbiamo sentito nelle scorse puntate. Rivediamo Tammy e gli amici di Rick, abbiamo uno scorcio sul suo passato e su ciò che l’ha ferito quanto su un futuro nuovo personaggio (il figlio di Birdperson) che sicuramente darà vita a nuove avventure.
Seconda classificata Mortyplicity, soprattutto per la miglior post-credit scene di sempre; il semplice pensare di aver richiesto la licenza per utilizzare una canzone dei Queen per far soffrire Gerry è assolutamente magnifico. Oltre a questo si tratta di un’altra puntata con dettagli pazzeschi ed un insieme di comparse, realtà alternative e buchi spazio-tempo da fare impallidire la 3×07.