Vediamo quali accuse l’attore di Cyborg in Justice League, Ray Fisher, muove al regista Joss Whedon: tra razzismo, sessismo e altri comportamenti problematici.
Due settimane fa abbiamo scritto le nostre impressioni sullo Snyder Cut del film Justice League.
Questo martedì, invece, in questo post sulla nostra pagina Facebook, abbiamo parlato di come l’attore che interpreta John Walker in The Falcon and the Winter Soldier (di cui abbiamo recensito gli episodi 01, 02 e 03!), Wyatt Russell, abbia ricevuto minacce di morte sui social.
Ebbene, non abbiamo ancora finito di parlare di film supereroistici e di comportamenti tossici legati a questo mondo. Tuttavia, questa volta la persona accusata di comportamenti tossici non è un fan anonimo su Instagram, bensì Joss Whedon.
E ad accusarlo è Ray Fisher, ossia l’attore che ha interpretato Cyborg in Justice League.
Vediamo quindi cosa è successo.
Un’occhiata ai protagonisti della vicenda
Chi è Joss Wheedon?
Già regista delle serie televisive Buffy l’ammazzavampiri e Firefly, oltre che di due film del MCU, The Avengers e The Avengers: Age of Ultron, Joss Whedon è un nome ben noto nel mondo nerd. Un nome che, nei primi anni Duemila, era stato ampiamente lodato e portato come simbolo di un regista femminista, capace di sovvertire gli stereotipi di genere nelle proprie opere.
E un nome che, negli ultimi anni, ha subito invece una notevole dose di critiche, dovute proprio a una rappresentazione sessista delle donne nelle proprie opere cinematografiche.
Quali sono le critiche che Joss Whedon ha già ricevuto per le sue opere e i suoi comportamenti?
Tra queste critiche, ne ricordiamo qui giusto quattro.
Innanzitutto, quelle rivoltegli per la scrittura di Natasha Romanoff (Black Widow) in Age of Ultron. Infatti, in questo film si implica che Natasha si senta un mostro perché è stata sterilizzata, conseguentemente riducendo il valore umano del personaggio alla sua capacità di generare figli. Se ne parla meglio in questo articolo.
In secondo luogo, ci sono le critiche per la sua sceneggiatura di un film su Wonder Woman, scritta nel 2006 e leakata su internet nel 2017, dopo l’uscita nelle sale di Wonder Woman di Patty Jenkins. In questa sceneggiatura, infatti, Diana è costantemente sminuita e insultata da Steve Trevor. Si possono leggere alcuni estratti e le reazioni di alcuni/e fan in questo articolo.
Inoltre, dopo l’uscita di Justice League, Whedon è stato ampiamente criticato per aver sessualizzato in maniera gratuita il personaggio di Wonder Woman. Infatti, Whedon ha girato diverse scene in cui inquadrava chiaramente il sedere di Diana, oltre alla triste scena in cui Flash cade sui seni di Wonder Woman. L’oggettificazione di Wonder Woman nella versione di Whedon è resa ancora più evidente dalla rappresentazione del personaggio nello Snyder Cut, come si nota qui.
Infine, a febbraio 2021, l’attrice Charisma Carpenter, che ha recitato in Buffy, ha accusato Whedon di abuso di potere e di averla licenziata dopo che l’attrice ha avuto una gravidanza. Durante la gravidanza, inoltre, Whedon avrebbe insinuato che Carpenter volesse boicottare lo show, avrebbe cercato di convincerla ad abortire e avrebbe deriso l’attrice definendola “grassa”.
Ray Fisher: carriera e prime accuse a Whedon
Ray Fisher si è formato principalmente come attore teatrale, prima di debuttare sul grande schermo in un cameo di Cyborg in Batman V Superman. Pertanto, il ruolo di Cyborg nel Justice League diretto prima da Zack Snyder e poi da Joss Whedon è stato il primo grande ruolo cinematografico di Fisher.
Successivamente, l’attore si è dedicato ad altri ruoli da protagonista in serie televisive, come True Detective e Women of the Movement.
Ray Fisher ha rivolto diverse accuse a Joss Whedon dopo l’uscita di Justice League.
Infatti, la prima accusa è stata fatta in un tweet di giugno 2020. Qui, Fisher ha accusato Whedon di aver avuto comportamenti abusivi, non professionali e totalmente non accettabili sul set, nei confronti degli attori/delle attrici e dello staff. Inoltre, ha affermato anche di ritrattare le lodi che aveva fatto a Whedon durante il San Diego Comic-Con del 2017, in cui aveva definito il regista come una brava persona.
Le accuse di Fisher sono state supportate dal suo collega Jason Momoa, che ha interpretato Aquaman. Momoa ha infatti pubblicato un messaggio su Instagram di sostegno a Fisher, dopo che la Warner Bros. ha, secondo l’attore, cercato di minimizzare le accuse e di distrarre il pubblico.
Successivamente, la Warner Bros. ha iniziato un’indagine interna, conclusasi a dicembre 2020. L’azienda non è scesa nei dettagli, ma si è affermato che sono stati presi dei provvedimenti, e che altri provvedimenti verranno presi in futuro. Tuttavia, sembra che l’azienda abbia soprattutto cercato di proteggere i propri dirigenti e le conclusioni ottenute non sembrano convincere molto Fisher.
A febbraio 2021, Charisma Carpenter ha rivelato gli abusi subiti da Whedon proprio per supportare Fisher. Infatti, Carpenter ha affermato di aver partecipato all’indagine della Warner Bros.
Come Joss Whedon ha trattato Ray Fisher: ecco le accuse
In un’intervista a The Hollywood Reporter (THR) del 6 aprile 2021, Ray Fisher è entrato più nel dettaglio in merito ai comportamenti tossici di Whedon. Innanzitutto, Fisher ha spiegato in che modo il regista si è comportato in maniera scorretta nei suoi confronti.
Vediamo meglio cosa ha detto.
Come rappresentiamo un personaggio nero? Senza mai accettare i suggerimenti del solo attore nero del cast
La prima cosa che salta all’occhio è la differenza di sensibilità per il modo in cui si rappresenta Cyborg, il primo supereroe nero dei film DC. Infatti, Fisher racconta che Snyder e lo sceneggiatore Chris Terrio hanno discusso a lungo il personaggio di Cyborg con lui, anche perché Cyborg sarebbe stato il cuore del film.
Al contrario, Whedon ha tagliato gran parte della backstory di Cyborg e non ha voluto ascoltare le osservazioni di Fisher su come rappresentare in maniera rispettosa un personaggio nero. Ray Fisher, infatti, afferma che Whedon gli avrebbe detto, in merito a queste osservazioni: “Mi sembra di star prendendo appunti, e io non prendo appunti da nessuno, nemmeno da Robert Downey Jr.”.
Una rappresentazione di Cyborg che evitasse gli stereotipi, incorrendo in altri stereotipi
Al contrario, Whedon e altri membri dell’esecutivo della Warner Bros. si sono sentiti in diritto di modificare la performance di Fisher per evitare quelli che, secondo loro, sarebbero stati degli stereotipi razzisti. In tal senso, per Whedon era problematico che Cyborg sorridesse solo due volte nel film. Infatti, questo avrebbe potuto essere letto come il voler rendere Cyborg lo stereotipico “uomo nero arrabbiato” (angry black man).
Inoltre, il co-chairman Geoff Johns ha chiesto a Fisher di non rappresentare Cyborg come un moderno Frankenstein, bensì come un Quasimodo. Le movenze che Johns ha chiesto, mimandole, sono sembrate a Fisher molto servili. In tal senso, Fisher non voleva rappresentare Cyborg come una persona gioviale e servile, ossia come un altro stereotipo delle persone nere.
Secondo Fisher, Johns “assumeva come le persone nere avrebbero reagito [a Cyborg], invece di chiedere consiglio al solo nero del cast”.
Il “booyah!” che avrebbe salvato Justice League
Questo conflitto sulla caratterizzazione di Cyborg si è concluso con l’inserimento di “booyah!”, l’esclamazione tipica del personaggio nella serie animata Teen Titans, ma non presente nella sceneggiatura di Snyder. Ray Fisher non ritiene che il “booyah!” in sé fosse un problema. Il problema nasceva dal fatto che nessun altro personaggio di Justice League avesse una catchphrase, ossia un motto personale. Pertanto, dare una catchphrase al solo personaggio nero del cast sarebbe suonato poco opportuno.
Fisher ha raccontato di aver fatto presenti le proprie obiezioni e che la questione sembrava essere stata sepolta. Tuttavia, successivamente Fisher ha avuto una discussione con un altro co-chairman della DC Films, Jon Berg. Qui, Berg ha fatto notevoli pressioni su Fisher affinché inserisse il “booyah!”, arrivando a insinuare che se Cyborg non avesse detto la sua catchphrase, Berg avrebbe potuto perdere il lavoro.
Fisher ha quindi risposto di essere scettico che il destino del film fosse riposto nel “booyah!”. Tuttavia, ha accettato di filmare la catchphrase, sebbene in una situazione in cui pure Whedon gli ha fatto pesare le sue obiezioni.
Le minacce velate alla carriera di Ray Fisher
Prima degli eventi del “booyah!”, l’agente di Fisher aveva chiamato il capo dello studio, Toby Emmerich, perché aveva trovato il clima sul set preoccupante.
Dopo la fine delle riprese di Justice League, Fisher si è ritrovato ad avere una conversazione spiacevole con Geoff Johns. Questi, infatti, non era stato contento della chiamata a Emmerich. Così, dopo aver detto a Fisher “pensavo fossimo amici”, Johns avrebbe affermato di non volere che Fisher si facesse una cattiva nomea nel settore. Fisher ha interpretato questa frase come una velata minaccia.
Come Joss Whedon ha trattato Gal Gadot
In generale, secondo l’articolo di The Hollywood Reporter, Joss Whedon ha avuto conflitti con gran parte del cast, compreso Jeremy Irons, l’interprete di Alfred.
In particolare, parrebbe che Whedon abbia avuto comportamenti tossici e scorretti nei confronti di Gal Gadot, l’interprete di Wonder Woman.
Infatti, Gadot avrebbe più volte affermato con i produttori di Justice League di essere preoccupata per la caratterizzazione del proprio personaggio fatta da Whedon. Infatti, secondo l’attrice, Diana era stata fatta diventare troppo aggressiva e quindi poco coerente con la sua rappresentazione nel film di Patty Jenkins.
Inoltre, parrebbe che Whedon avesse minacciato di rovinare la carriera dell’attrice, se questa non avesse recitato anche le battute che non le piacevano. Secondo una fonte interna, Whedon avrebbe detto a Gadot di “stare zitta e di recitare le battute, e che avrebbe potuto farla sembrare incredibilmente stupida nel film”.
Da parte sua, Gal Gadot ha affermato di aver avuto dei problemi con Whedon, ma non ha fornito altri dettagli. In compenso, ha affermato di aver affrontato la questione velocemente.
In tal senso, un’altra fonte interna del THR afferma che Gal Gadot e Patty Jenkins si siano battute molto per avere una buona caratterizzazione del personaggio di Wonder Woman. Addirittura, sempre secondo questa fonte, avrebbero portato la questione sulla scrivania dell’allora presidente della Warner Bors., Kevin Tsujihara.
Le preoccupazioni di Ray Fisher sull’investigazione della Warner Bros.
La decisione della Warner Bros. di condurre un’investigazione interna non è stata sufficiente per Ray Fisher.
Infatti, sempre nell’intervista a THR, Fisher racconta che l’investigazione gli è ripetutamente parsa molto nebulosa. La sua impressione è che si trattasse più che altro di un atto performativo e di facciata.
Infatti, parlando col nuovo presidente di DC Films, Walter Hamada, Fisher ha affermato che Hamada avesse confermato che Whedon fosse “uno stronzo” con cui era difficile lavorare, ma che avesse anche protetto Geoff Johns.
Con il dialogo con Hamada come precedente, quindi, Fisher è stato scettico in merito all’investigazione. In tal senso, l’attore afferma che la prima persona addetta all’investigazione aveva evitato di rispondere a diverse sue domande. Inoltre, l’investigatore aveva indicato come avvocata addetta all’indagine un’avvocata della Warner Bros. che, in realtà, non aveva nulla a che fare con il caso, ma era la sola avvocata nera visibile sul sito dell’azienda.
Una comunicazione torbida da parte della Warner Bros.
Inoltre, parrebbe che la comunicazione pubblica della Warner Bros. sul caso non sia sempre stata delle più trasparenti.
Innanzitutto, infatti, sia Ray Fisher che Jason Momoa hanno avuto la distinta impressione che la Warner Bros. pubblicasse degli annunci non programmati su nuovi prodotti ogni volta che Fisher twittava in merito alla vicenda. Secondo Fisher e Momoa, si trattava probabilmente di un tentativo dell’azienda di distogliere l’attenzione dalle denunce di Fisher.
In secondo luogo, la Warner Bros. ha anche affermato che Fisher si fosse rifiutato di collaborare all’indagine interna. Dopo la replica di Fisher, che affermava che queste accuse fossero false, la direttrice delle comunicazioni dell’azienda, Christy Haubegger ha affermato che il team addetto alle comunicazioni si era sbagliato e che aveva usato “informazioni di terza mano”. Inoltre, secondo Haubegger, il team addetto alle comunicazioni era sinceramente convinto di ciò che aveva scritto e, quindi, non doveva scusarsi con Fisher per aver diffuso informazioni false.
Le possibili conseguenze della denuncia di Ray Fisher
Sebbene non sia possibile sapere con esattezza cosa sia successo nella Warner Bros., si possono notare alcuni avvenimenti che potrebbero essere collegati alla denuncia di Ray Fisher.
Innanzitutto, Joss Whedon non collaborerà più con la Warner Bros. Infatti, Whedon avrebbe dovuto dirigere un film su Batgirl e una serie televisiva, The Nevers.
Tuttavia, nel 2018 il regista ha annunciato di aver lasciato il progetto di Batgirl, poiché non aveva una vera e propria storia da raccontare. Inoltre, a novembre 2020, ossia qualche mese dopo la denuncia di Fisher e l’annuncio dell’investigazione interna alla Warner Bros., Whedon ha lasciato anche il progetto The Nevers. La motivazione ufficiale del regista è stata la fatica di gestire una serie simile durante la pandemia.
Ciononostante, parrebbe che ci siano state delle conseguenze negative anche per Ray Fisher stesso.
Infatti, l’attore sarebbe dovuto comparire nel film su Flash nei panni di Cyborg, con un ruolo di supporto. A giugno 2020, però, Fisher ha scoperto che il suo ruolo era stato ridotto a un cameo e, conseguentemente, anche la sua paga era stata ampiamente ridotta rispetto agli accordi iniziali. A dicembre 2020, la Warner Bros. ha eliminato del tutto il ruolo di Cyborg dal film su Flash.
Tuttavia, Ray Fisher non si pente di aver raccontato la propria esperienza. Infatti, proprio perché è ancora nuovo nel mondo del cinema, non è ancora così legato all’industria da aver paura di fare denunce di questo genere. Fisher infatti afferma:
Non credo che alcune di queste persone siano adatte ad avere un ruolo dirigenziale.
Non le voglio vedere scomunicate da Hollywood, ma non credo nemmeno che dovrebbero essere nella posizione di decidere chi assumere e chi licenziare.
Se non posso avere una presa di responsabilità [da parte loro], almeno posso far sì che la gente sappia con chi sta avendo a che fare.
Alcuni pensieri conclusivi sulla vicenda
Partiamo col dire che questa vicenda è ancora poco chiara e che è difficile farsi un’idea precisa sulle intenzioni delle persone coinvolte.
Detto questo, il comportamento di Whedon descritto da Ray Fisher è abbastanza in linea con ciò che si è già sentito sul regista da altre fonti.
L’idea che un regista affermato non abbia più bisogno di “prendere appunti” su argomenti come il razzismo o il sessismo è figlia dell’idea secondo cui, a un certo punto, le persone raggiungerebbero l’apice dell’inclusività e da lì non avrebbero più niente da imparare. Sappiamo bene che non è così e che c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare su come non essere, per esempio, razzisti.
E uno dei modi più efficaci per imparare è avere l’umiltà di ascoltare le persone che sono personalmente toccate da problemi col razzismo come, in questo caso, un uomo nero. Avevamo già parlato della questione anche in merito al Tascinigate.
In tal senso, trovo anche assurdo che alla Warner Bros. non si sia mai sentito parlare di chiedere feedback specificamente a persone appartenenti a minoranze.
Se nel mondo della letteratura esiste la figura del sensitivity reader, ossia di chi dà feedback specifici sul trattamento stereotipato delle minoranze nelle storie, allora non capisco perché la Warner Bros. non possa assumere una serie di figure simili. Sarebbe sicuramente più accurato, rispetto al lasciare questi giudizi alla “sensibilità” di uomini bianchi, etero, cisgender e ricchi, come Whedon.