“La chiamata dei tre” è il secondo libro appartenente alla saga della Torre Nera. Scritto da Stephen King e pubblicato da Donald M. Grant nel 1987, questo volume porta avanti la storia di Roland di Gilead laddove i lettori lo avevano lasciato alla fine del primo libro: sulla spiaggia del mare. Sebbene i due testi si pongano cronologicamente adiacenti, sembrerebbe quasi che King abbia deciso di cambiare genere durante la stesura del romanzo.
Trama del romanzo
Ritroviamo Roland di Gilead sulla spiaggia, esattamente dove lo avevamo lasciato al termine del libro “L’ultimo cavaliere”. Un’Aramostra lo attacca, con tutta la sua ferocia, e il pistolero prova a difendersi con le armi che lo contraddistinguono. Purtroppo la rivoltella fa cilecca a causa delle cartucce bagnate dall’acqua del mare, costando a Roland la perdita di due dita della mano destra. Impossibilitato a sparare e con un’infezione in corso, il pistolero è costretto a cercare riparo. Durante il suo viaggio, trainato da una forza misteriosa, incontrerà tre porte che gli permetteranno di chiamare a sè tre persone.
Il Prigioniero
Il primo porta il nome di Eddie Dean, “Il Prigioniero”, uno spacciatore di cocaina con un innato senso del debito verso suo fratello maggiore Henry e una dipendenza da eroina. Tutti i presupposti per un grande eroe, si dice Roland poco prima di scoprire che possa fondere momentamente la sua coscienza con quella di Eddie. Grazie al pistolero e al suo aiuto, il Prigioniero riesce a sfuggire ai controlli della dogana aeroportuale e a ottenere vendetta sull’assassino di suo fratello.
La Signora delle Ombre
Il secondo porta il nome di Odetta Holmes… o meglio di Detta Walkers… o meglio di entrambe. Una giovane attivista nera per i diritti civili, molto ricca, che soffre di schizzofrenia e vive due vite parallele senza che la sua mente si renda conto di questi vuoti. Ognuna delle due parti inventa storie per colmare l’assenza di coscienza, costringendo la donna a vivere perennemente divisa.
Ad aggiungere il danno alla beffa, e non la beffa al danno, non troppi anni prima dell’arrivo di Roland, qualcuno ha spinto la giovane sotto le rotaie della metro, causandole la perdita delle gambe. Il pistolero si accorge subito di questa duplicità e di come una delle due donne sia una guerriera nata.
Lo spacciatore (Pusher in inglese)
Il terzo e ultimo a dover essere chiamato è Jack Mort, una persona che trae godimento nell’omicidio o nel suo tentativo. Purtroppo la traduzione italiana non può rendere perfettamente il gioco di parole nato con Pusher, poiché Jack Mort non ha assolutamente nulla a che vedere con la droga. Jack è indicato come l’uomo che ha spinto il povero Jake sotto la macchina, che ha tirato il mattone in testa a Odetta (creando Detta) e che in seguito l’ha spinta sotto la metro. In tal senso sarebbe stato più corretto definirlo in base all’azione di spingere ma, così facendo, sarebbe stato uno spoiler gratuito.
Il pistolerò userà il corpo di Jack per procurarsi farmaci per la sua infezione e proiettili per le sue rivoltelle, per poi sacrificarlo per ricomporre Odetta e Detta e salvare definitivamente Jake.
L’incontro di Roland con New York
Sebbene questo libro abbandoni i toni da western per concentrarsi su qualcosa di più urbano, facendoci vivere New York in tre decadi differenti, il primo impatto di Roland con la città è uno dei punti di forza del romanzo. Il pistolero interpreta la realtà con i suoi occhi, arrivando a domandarsi se, dopo tutto, non sia forse meglio che il suo mondo sia andato avanti rispetto a quello nel quale viviamo. Dopo aver sentito per tutta la vita parlare del regno di luce, dove l’uomo governava la macchina, la fisica e le sue leggi, Roland non sembra impressionato da ciò che vede. Sorpreso molte volte, il pistolero riconoscerà in altri la forza necessaria per essere come lui.
L’inizio del Retcon ne “La chiamata dei tre”
Nota dolente de “La chiamata dei tre”, che si propagherà anche nel terzo libro della saga, è il costante cambiamento delle carte in tavola. Le spiegazioni fornite da King convincono sul momento, quando il lettore è preso dal filo della narrazione, ma a un’attenta riflessione appare chiaro come questo titolo sia un generale ripensamento rispetto a “L’ultimo cavaliere”.
Ka
Gli elementi della cultura del mondo di Roland vengono centellinati, letteralmente, nei primi tre romanzi della saga. C’è da domandarsi se King non abbia aggiunto questi elementi perché non li aveva ancora pensati o per una precisa scelta autoriale. Fortunatamente, ne “La chiamata dei tre” viene presentato il concetto di Ka.
Il Ka viene descritto in molti modi: è una ruota, una destinazione, forse un destino ma sicuramente nulla di certo e definito come un “piano”. Inteso in senso volgare, si intende un luogo fisico nel quale è necessario andare.
Questa forza, descritta dalle parole di Roland, sembra essere superiore ai concetti di bene e male, influenzandoli entrambi.