Non so perché continuo a crederci, davvero. Avevo già trattato di Dragon’s Dogma ai tempi del suo annuncio attraverso una serie Netflix, esprimendo dubbi e buoni propositi. Ovviamente Netflix è riuscita di nuovo a distruggere ogni buon proposito avessi nei suoi riguardi e a confermare, anzi ampliare, ogni dubbio. Oggi parliamo di Dragon’s Dogma su Netflix, cercando di tenere a bada l’acidità di stomaco.
Attenzione: questa recensione è ricca di spoiler sul videogioco Capcom del 2012 Dragon’s Dogma e sulla serie del 2020 Dragon’s Dogma. Se non volete rovinarvi il divertimento fermatevi qua, o proseguite e salvate 3 ore della vostra esistenza.
Sogni e Delusioni di un Giocatore
Trovai Dragon’s Dogma anni or sono all’interno di un cesto di offerte di un Gamestop. Senza sapere di cosa trattasse ma intrigato dalla sua immagine di copertina e dalle scene mostrate sul retro lo comprai. Il gioco mi rapì come pochi e, lo ammetto, lo distrussi. I miei due personaggi, al 127 e al 200, ne sono tutt’ora la prova. Tanti i motivi che mi portarono così in avanti: la componente multigiocatore, la trama stessa, il respawn dei mostri in tempo reale. Amai – e amo tutt’ora – Dragon’s Dogma.
Iniziai a giocare appassionandomi ad ogni piccolo particolare; dall’assolato e pacifico villaggio latino Cassardis, le Colline Deos, il Bosco della Strega ed ogni vicolo di Gran Soren. Ho adorato la sua atmosfera classicamente fantasy, scialba ma generalizzata, interessante ma non così incredibile. Dragon’s Dogma è per me ciò che il Garpez è per Marina Massironi in Tre Uomini e una Gamba. Purtroppo, però, non posso certo dire e spacciare le mie convinzioni come leggi globali, e se da una parte c’è il fanboy sfegatato che attende con ansia il secondo capitolo, dall’altra c’è la persona autocritica che riconosce nel gioco innumerevoli difetti.
Nonostante questo, mai mi sarei aspettato che l’adattamento Netflix fosse così orribile. Le aspettative erano basse, ma non così basse.
Un Massacro quasi annunciato
I dubbi cominciarono a sorgere già dalle prime inquadrature, dove Ethan [il protagonista] si trovava a vagare al centro di un villaggio decisamente meno latineggiante di quello che ero abituato a vedere, in una Cassardis molto più medievaleggiante di come la ricordavo. In brevissimo tempo mi sono stati presentati personaggi/macchiette d’uopo per una trama che si rispetti: un ragazzino/spalla fastidioso ma bonario ed una moglie bellissima/ servizievole e perfetta. Ovviamente tutte le promesse di vita perfetta vanno in fumo con l’arrivo del drago, ed Ethan risorge come un Arisen, carico di rabbia e odio. Ad accompagnarlo nelle sue avventure è una pedina, Hannah, ed alcuni altri personaggi accessori aiutano il giovane nella sua strada verso il monte che custodisce il suo nemico.
Le premesse di ogni puntata si standardizzano in brevissimo tempo; si presenta agli spettatori un nemico, si fa morire quel nemico e si presenta il successivo. Per tirare avanti la trama si sceglie di legare ogni nemico ad un vizio capitale. Ecco quindi che il ciclope diventa gola, il lich avarizia ed il drago superbia. Un modo banale per dare alla trama una costruzione, quando si poteva passare attraverso altre motivazioni, analizzare meglio la trama dietro a Dragon’s Dogma e quant’altro. Fin dall’inizio compresi che si trattava di una ciofeca e, andando avanti, non facevo che rafforzare le mie impressioni.
La terza e la sesta puntata, semplicemente fuori contesto
In mezzo a tutte le puntate orribili, però, la terza e la sesta hanno un che di scabroso e becero. Invidia e Lussuria sono orribili anche per lo standard di Dragon’s Dogma. Raramente, difatti, ho visto cose più brutte se non in Shannara Chronicles e ne La Spada della Verità. In Invidia (terza puntata) ripercorriamo la storia di due amanti costretti a difendersi dall’assedio di un gruppo di goblin. Durante un combattimento, la ragazza viene catturata dai goblin che la seviziano. Perché? Non ci è dato saperlo. I Goblin sono creature malvagie che nel videogioco vengono dall’ombra, senza mai accennare a riproduzione, violenza sul genere femminile o altro.
Lussuria (sesta puntata) tratta invece di una Succube intenta nel prosciugare i suoi amanti. Ci tengo però a precisare una cosa: Dragon’s Dogma (videogioco) non contiene contenuti espliciti; le relazioni sono perlopiù platoniche, vi sono riferimenti sessuali accennati e mai espliciti. Vedere scene di sesso ed un intera puntata concentrata su una dannata succube mi ha dato fastidio, tanto. Non perché sia un puritano o altro, figuriamoci. Si tratta di rendere la serie qualcosa che il videogioco non è, mostrare un lato del videogioco che non esiste per…cosa? Una succube che si standardizza e diventa sfogo sessuale per i repressi? Davvero non riusciamo più a fare qualcosa senza che ci si venga inserita a forza una scena di sesso completamente inutile.
Che poi, fosse qualcosa di originale, la succube che succhia la gente con cui fa cose. Vedevo queste cose in Berserk, ho sempre visto ste cose e sicuramente non sono colpi di scena, soprattutto quando mi intitoli la puntata Lussuria e la struttura mostro=titolo è sdoganata dalla puntata uno, porco cane.
Costruzione completamente a casaccio e Tecnica da grido
Dragon’s Dogma (videogioco) non tratta dei peccati capitali, bensì del ciclo vita/morte/sacrificio dell’Arisen, di come questo sia complesso e di quanto spesso ci troviamo di fronte a scelte impossibili da affrontare, pur dovendolo fare. Non c’è nulla di biblico in Dragon’s Dogma (videogioco) se non Grigori, il drago, che parla in Latino mentre il resto del mondo parla Giapponese/Inglese. Non siamo in Games of Thrones, nel quale se non si vede un seno o una scena di sesso ogni venti minuti si perde il senso e il pubblico si annoia. È un epic fantasy stile io=eroe contro drago=malvagio, ed è introspettivo solo alla fine, per buona parte di sé si limita a picchiare con una mazza chimere e grifoni.
La serie di Dragon’s Dogma ha mancato completamente il punto nell’illustrare il suo videogioco. Dal punto meramente tecnico, oltretutto, il videogioco (del 2012) ha scene e scorci in generale che farebbero impallidire la stessa serie, per darvi un paragone su quanto è fatta male. I mostri sono gommosi e renderizzati, stonando quindi con il contesto disegnato. Tutto è animato orribilmente, con telecamera che si muove intorno a personaggi prima disegnati, poi gommosi nella renderizzazione, poi di nuovo disegnati. Insomma, anche dove si poteva fare bene si è scelto di fare male, e fare peggio nel tentativo di fare meglio.
Dragon’s Dogma non aveva bisogno di una serie così, non se la meritava. Non guardate Dragon’s Dogma su Netflix, davvero. Piuttosto, giocate a Dragon’s Dogma su PC o Console. Sarà un esperienza (seppur datata) molto più interessante.
1 Commento
Conte Gracula
Dragon’s Dogma non è il massimo, da trasformare in serie: nonostante una mitologia abbastanza consistente da ospitare trame potenzialmente interessanti, ha una trama banalotta e labile.
Ciò per cui spicca davvero il gioco è il gameplay,con il sistema delle pedine che imparano dalle partite di altri giocatori, la possibilità di arruolare le pedine altrui e una serie di spunti originali per le abilità dei personaggi (ho adorato il poter provocare il nemico battendo l’arma sullo scudo).
Il problema è che molte di queste cose, in una serie, non si possono rendere senza allungare il brodo – anche se sarebbe carina l’idea di mini-episodi in cui si vede la pedina fare cose con un altro arisen, in un universo parallelo, per poi tornare dal proprio capoccia e avvisarlo/a che no, è meglio non incontrare la moglie di quel tipo la notte, in camera sua XD
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