Parliamo delle molestie ai/lle cosplayer, prendendo come esempio alcune recenti testimonianze tutte italiane: come avvengono e cosa si può fare?
La tematica delle molestie ai/lle cosplayer non è affatto nuova, sfortunatamente. Sappiamo che avvengono in praticamente tutte le fiere, ma oggi prenderemo in esame alcuni episodi, raccontantici da alcuni testimoni.
Sebbene situazioni simili non siano novità, in alcun modo dovrebbero essere considerate la norma, qualcosa che succede perché “è naturale” o una sorta di prezzo da pagare per fare cosplay. Quindi, in questo articolo si parlerà dei fatti raccontati nelle testimonianze in qualità di esempi di partenza, confrontandoli con ciò che la community italiana dei cosplayer generalmente tende a subire. Inoltre, si presenteranno alcune iniziative internazionali volte al rendere le fiere più sicure per i/le cosplayer.
La speranza, ovviamente, è quella di riuscire a sensibilizzare su questo problema e che gli organizzatori delle fiere e i cosplayer si mobilitino per prendere maggiori precauzioni.
NB: questo articolo e i suoi commenti non sono un luogo di discussione sulla natura e la filosofia del cosplay. Soprattutto, non sono un buon luogo in cui dibattere se le cosplayer discinte siano vere cosplayer oppure no. Qualsiasi insulto sessista o degradante nei confronti delle/i cosplayer non sarà tollerato.
Non solo in Italia: le molestie ai/lle cosplayer nel mondo
Il fenomeno delle molestie ai/lle cosplayer non è concentrato in Italia. Anzi!
È già del 2014 la petizione Stop sexual harassment at San Diego Comic Con, create a formal anti-harassment policy creata dal gruppo Geeks for CONsent. La petizione chiedeva agli organizzatori delle convention (e specialmente al Comic Con di San Diego!) di adottare delle misure anti-molestia nei confronti dei cosplayer. Da questa petizione è nato il movimento Cosplay is not Consent, atto a sensibilizzare sulle molestie a chi fa cosplay e a migliorare la sicurezza nelle fiere.
Da allora, ci sono diverse convention di fama mondiale che hanno adottato delle anti-harassment policy, mettendo nero su bianco la loro tolleranza zero per le molestie. È già il caso del New York Comic Con, Animé Los Angeles, Anime Expo e Wintercon. Anche in ambienti non così nerd, come la RuPaul’s Drag Con, dedicata alle drag queen, si sono visti cartelli simili: “Drag is not consent”. Nel frattempo, il movimento Cosplay is not Consent si è espanso in tutto il mondo, vedendo la creazione di movimenti simili in diversi altri Stati, compresa la Francia.
Come riportato da questo articolo di Mic, pare che la policy del NYCC abbia avuto buoni risultati. Infatti, se l’anno precedente al nuovo regolamento si erano registrate 20 denunce per molestie, l’anno successivo queste denunce si sono fermate a nove. Tuttavia, bisogna tener conto del fatto che gran parte delle molestie di solito non sono denunciate, per vergogna o paura di ritorsioni, quindi bisogna prendere questi numeri con cautela.
Le molestie ai/lle cosplayer in Italia
Intanto, in Italia nel 2016 aveva fatto scalpore il fenomeno vestito da scatola di croccantini per cosplayer al Lucca Comics & Games, come riportato da Orgoglio Nerd. Da allora, sono state molte le realtà italiane che hanno sollevato il problema, cercando di sensibilizzare al rispetto: oltre al già citato Orgoglio Nerd, infatti, si sono esposti Player.it, MangaForever, Badtaste, Fumettologica e Il Bosone.
Le notizie sulle molestie alle cosplayer sono arrivate anche fuori dal mondo nerd, ottenendo articoli in ambienti femministi, come Roba da Donne, e su Vice e persino su Buzzfeed e sull’Huffington Post, con due video-interviste. Ma anche alcuni siti italiani dedicati al cosplay hanno dedicato qualche articolo all’argomento, come CosplayHub.
Cosa si dice nella community italiana dei cosplayer?
Prima di analizzare nel particolare le testimonianze dei 5 cosplayer da noi intervistati, vediamo come la tematica delle molestie ai/lle cosplayer in Italia è percepita dagli addetti ai lavori.
In generale, nelle community italiane di cosplayer la tematica è molto sentita e sono in tanti e tante a lamentarsi delle molestie e/o, in generale, del fatto che troppa gente si senta legittimata ad allungare le mani. Molti cosplayer si preoccupano, giustamente, che questi individui possano rovinare i loro costumi o il loro trucco, ma in generale c’è anche una certa insofferenza verso coloro che si prendono troppa confidenza.
In particolare, sono molte le testimonianze che raccontano di molestie o di episodi spiacevoli capitati a cosplayer minorenni. Tuttavia, non mancano anche i casi in cui i/le cosplayer sono stati molestati da ragazzini di 13/14 anni. Non bisogna nemmeno pensare che le molestie abbiano come vittime solo le cosplayer: sebbene più rare, esistono anche delle testimonianze di cosplayer maschi molestati. Inoltre, anche chi molesta non è mai necessariamente un uomo: sono molte le testimonianze di ragazze o ragazzi in cosplay molestati da donne, che si sono sentite in diritto di palpeggiare i/le cosplayer o far loro catcalling.
Una casistica particolare: fotografi e fappografi
Inoltre, il problema delle foto fatte di nascosto sembra essere generale, giacché sono in molti a lamentarsene, soprannominando questi individui fappografi. I fappografi spesso paiono essere passanti più o meno occasionali, capitati in fiera per caso, spesso accompagnati da moglie e/o figlie/i. Tuttavia, questo non è decisamente un problema solo italiano: questa lettera, ad esempio, è stata scritta dopo il Comikaze del 2012 ed è rivolta a coloro che fotografano i sederi delle cosplayer di straforo. Per chiunque ami fare foto ai cosplayer in fiera, il fotografo Andy Ihnatko ha stilato una guida di etichetta su cosa fare e cosa non fare. Inutile dire che non fare foto da pervertito, infilando l’obiettivo sotto le gonne, fa parte della lista.
Tuttavia, il mondo del cosplay ha problemi anche con fotografi sedicenti professionisti. Infatti, si sentono spesso lamentele su fotografi che, durante dei set fotografici, si spingono a chiedere foto provocanti o a infilare la macchina fotografica sotto le gonne delle ragazze.
Anche per questo, chi è del settore consiglia di rivolgersi solo a fotografi di fiducia, che si sono fatti un nome nel mondo del cosplay e della cui professionalità si è certi. E anche in questi casi è sempre bene essere cauti. Infatti, esistono casi come quello di Timothy Marshall, un noto fotografo della scena cosplay australiana, che è stato condannato per lo stupro di una ragazzina di 12 anni.
Fotografi sicuri: AIFA Cosplay
In Italia, però, i fotografi professionisti o i fotoamatori seri presenti alle fiere sono di solito iscritti all’associazione AIFA Cosplay. Questi fotografi sono schedati e registrati e, durante le fiere, sono riconoscibili grazie a dei pass forniti dagli organizzatori dell’evento. AIFA Cosplay lavora sia per garantire che i fotografi vedano riconosciuta la proprietà intellettuale delle proprie opere, sia per garantire il rispetto nei confronti dei soggetti delle foto.
Da notare che, nella descrizione dell’AIFA Cosplay, tra le linee guida spicca questa:
Educati sempre: il rispetto e l’educazione non devono mancare mai, né verso i cosplayers che si ritraggono, né verso gli altri fotografi anche se non associati. Non si scatta di nascosto e non ci si intromette senza permesso nelle sessioni degli altri fotografi.
La testimonianza iniziale: il post su Facebook contro le molestie ai/lle cosplayer
Dopo questa generale panoramica sulla percezione delle molestie nelle community online dei cosplayer italiani, andiamo ad analizzare alcuni casi particolari. Abbiamo infatti collezionato alcune testimonianze di cosplayer molestati/e in occasione del RIMINICOMIX.
Queste molestie subite da alcune/i cosplayer sono state sollevate da un frequentatore della fiera. In un post su Facebook, ha esposto così la sua esperienza:
Comunque non so dire bene se il disagio è aumentato significativamente o se c’è sempre stato e me ne accorgo davvero solo adesso, ma a questa Rimini non ho mai visto così tanti cazzoni rompere le palle alle ragazze.
Primi nella lista gli uomini di una certa età sposati, con le mogli accanto assolutamente impassibili. Una cosa che io trovo raccapricciante.
Venerdì mi avvicinavo alla fiera e mi sono trovato questa ragazza in cosplay da Cubone davanti, mi è sembrato di vedere tutto attraverso di lei. Un vecchio in panchina ha iniziato a urlare “AMMAZZA CHE FIGA OH MA DO VAI GUARDA CHE CULO OH” e le faceva mille gesti con le mani, mentre la moglie accanto scherzosamente gliele metteva giù ridendosela.
5 passi dopo UN ALTRO le si piazza vicinissimo squadrandola come un cazzo di scanner dicendole “MAMMA MIA MA CHE BEL CARNEVALE EHEHEH MAMMMMMA MIA”.SUBITO DOPO non fa in tempo ad attraversare la strada che una macchina passa e impazzisce a colpi di clacson e schiamazzi.
Tutto questo è accaduto negli ultimi 50 metri prima di arrivare direttamente in fiera. Quante altre ne avrà sentite prima che arrivassi? Io sono rimasto sempre più a bocca asciutta come un cretino e purtroppo l’unica cosa che mi è riuscito di dirle è stato “sono dei porci, mi dispiace”. Mi sono sentito davvero stupido per non aver detto o fatto di più.
E sì, il suo era un cosplay scoperto, ma questo non è assolutamente rilevante.Lo stesso pomeriggio una mia amica faceva 2B Bride e mentre mi parlava ho letteralmente visto uno alle sue spalle che poteva benissimo essere suo nonno puntarle la fotocamera dritta sul sedere, con la moglie accanto super tranquilla. In questo caso mi sono piazzato davanti a fargli cenno di finirla e tutto scazzato se ne va, pure la moglie mi ha guardato male.
Si, il suo era un cosplay scoperto, ma questo non è assolutamente rilevante.Durante il resto della giornata e sabato ho sentito almeno 2 o 3 ragazze lamentarsi di essere state disturbate da qualche sconosciuto per strada.
Le ragazze in questione erano in cosplay completamente coperti, quindi A MAGGIOR RAGIONE il tipo di cosplay che indossi non è assolutamente rilevante.Forse sono sempre stato troppo concentrato sui miei problemi e le mie battaglie quotidiane o forse davvero cado dalle nuvole… E voi avrete tutto il diritto di dirmi “buongiorno tesoro, è sempre stato così, questa è la mia vita da quando sono su questa terra”, ma non avevo mai assistito a niente del genere e sono davvero allibito da quanto sia facile e generalmente ritenuto accettabile comportarsi così. Leggere solo qualche storia in giro fa sembrare tutto questo un qualcosa di molto più sporadico, mentre invece succede tutti i cazzo di giorni, a tutte le cazzo di ore e, soprattutto, con tutti i cazzo di vestiti possibili che una persona può indossare.
Se prima avete sempre avuto il mio supporto e la mia comprensione, adesso moltiplicate pure tutto per 10000. Non ho più intenzione di non agire come dovrei davanti a cagate del genere.
RIMINICOMIX: le circostanze della fiera
Prima di andare avanti, però, è necessario chiarire le circostanze in cui il RIMINICOMIX avviene, così da contestualizzare meglio le molestie riportate nelle testimonianze.
Come in molti sapranno, il RIMINICOMIX è una delle più conosciute e popolari fiere del fumetto estive. Si svolge a Rimini nella grande piazza che si affaccia sul lungomare romagnolo e, nel corso del tempo, è cresciuta notevolmente.
Quest’anno, per la sua 23° edizione, il RIMINICOMIX si è tenuto nell’arco di quattro giorni, dal 18 al 21 luglio. Ha ospitato non solo stand del fumetto e gare cosplay, ma anche molti ospiti ed eventi culturali, fra cui anche un workshop sul fumetto e una conferenza sul fenomeno del K-POP.
Svolgendosi sia al chiuso (negli stand e nella Palazzina Roma), sia all’aperto (nel piazzale Federico Fellini), il RIMINICOMIX è aperto al pubblico e ad ingresso gratuito. L’orario di apertura va dalle 17 alle 24, sebbene nei giorni di gare e sfilate cosplay i camerini aprano a partire dalle 11 del mattino.
La sicurezza al RIMINICOMIX
Consci della grande affluenza di visitatori, gli organizzatori della fiera hanno preso precauzioni per cercare di sventare disturbatori, furti e molestie. La direzione ci scrive:
Presso la nostra manifestazione erano presenti 16 guardie del corpo o buttafuori 24 ore su 24, 6 capi area, corpi di carabinieri e polizia durante gli orari di apertura al pubblico.
Tuttavia, queste misure di sicurezza non si estendono, ovviamente, fuori dall’area dell’evento. Inoltre, non possono certamente andare a coprire gli eventi organizzati dal altri enti in occasione RIMINICOMIX, con i quali non hanno nulla in comune. Pertanto, la direzione avverte i visitatori della fiera:
A tutti i Cosplay, ospiti, o visitatori che parteciperanno alla Cosplayconvention di RIMINICOMIX nei giorni 18/19/20/21 luglio 2019.
Comunichiamo che tutti gli eventi – denominati anche “Manifestazione in occasione della Fiera del Fumetto di Rimini” organizzati presso altri locali e/o in altre location della città, e che non siano organizzati in Piazzale Federico Fellini a Marina centro di Rimini, presso il palco di RIMINICOMIX, non hanno nessuna nostra autorizzazione a procedere e non ne siamo gli artefici, o collaboratori. E non abbiamo rilasciato nessun permesso ad organizzarli. Pertanto; ne decliniamo qualsiasi responsabilità o altro che possa danneggiare o ledere la vostra presenza, o che non sia di vostro gradimento.
Le testimonianze di molestie ai/lle cosplayer
Chiarite le circostanze della fiera, passiamo alle testimonianze.
Sotto al post del ragazzo di cui sopra, si è raccolto un gran numero di cosplayer, che hanno raccontato a loro volta le loro esperienze, in questa e in altre fiere. I loro numeri hanno suscitato il nostro interesse, quindi le/i abbiamo contattate/i per avere maggiori informazioni sulle loro esperienze.
All’intervista hanno risposto cinque cosplayer, che hanno preferito rimanere anonimi/e.
Non tutte queste molestie sono avvenute all’interno del RIMINICOMIX, ed anzi molte si sono svolte in altre località riminesi, ma generalmente con le/i testimoni in cosplay. Nel contesto della fiera paiono essersi verificati alcuni casi di catcalling e fotografie a zone intime scattate senza il consenso delle cosplayer.
La testimonianza di A:
Durante un set in zona America Graffiti, io e la mia amica ci eravamo messe su dei gradini abbastanza in alto nella parte nuova delle fontane (in zona diciamo panoramica di Rimini). Stavamo aspettando che il fotografo sistemasse un attimo le luci e il ragazzo della mia amica (ogni volta noi eravamo girate di spalle quindi non ci rendevamo subito conto di quello che stesse accadendo dietro o addirittura sopra di noi) si rende conto che due uomini stavano facendo delle foto col cellulare puntando dritti ai nostri culi. Gli urla di andarsene
Nel pomeriggio ci spostiamo in zona fiera verso il grand hotel. Stiamo parlando tra di noi e sempre il ragazzo della mia amica si accorge che alle nostre spalle, al di là della siepe, due uomini di mezza età sempre con il cellulare in mano ci stavano facendo delle foto ai nostri sederi. Allora il ragazzo stra arrabbiato si avvicina e gli chiede se ci hanno chiesto il permesso di fare quelle foto, la loro risposta è stata “no, perché alle cosplayer non si chiede, non hanno il diritto di lamentarsi”.
Domenica, mentre andavo all’ennesimo set verso la ruota panoramica, un uomo sempre di mezza età sulla bici che lavora in uno stabilimento lì vicino inizia a leccarsi le labbra e mi urla “ah diavolessaaa”.
La testimonianza di B:
Il primo episodio è stato quando portavo un cosplay da cheerleader. Ero col mio gruppetto di amiche a chiacchierare, sono stata avvicinata da un ragazzo a torso nudo che mi ha chiesto di fare una foto. Lì per lì non mi sono accorta che non aveva il telefono in mano (né una macchina fotografica).
Mi si è avvicinato, inizialmente mi aveva messo un braccio intorno alle spalle (e già ero un pochino a disagio), ma il tempo che la mia amica ha chiesto “ma non hai un cellulare per la foto” e questo tizio mi si è buttato alle spalle, appoggiandosi vistosamente a me con i suoi genitali e stringendomi tra le sue braccia (toccandomi anche un po’ il seno). Per un attimo mi sono pietrificata poi ho reagito scansandomi e scappando dietro le mie amiche che sono partite in quarta dicendo di tutto al tipo (meno male che c’erano perché mi era preso il panico).
Il secondo invece è successo di sera, lungo la strada principale dove ci sono tutti i negozi. Stavo tornando in albergo con una mia amica (in questo caso ero vestita da uomo e la mia amica aveva un vestito normalissimo) e siamo state inseguite da un gruppo di albanesi mezzi ubriachi per tutto il tragitto. Abbiamo avuto la conferma quando ci siamo fermate in un negozio (per vedere se era solo una coincidenza) e i tipi in questione si sono appostati finché non siamo uscite. Fortunatamente c’era molta gente quindi non si sono azzardati ad avvicinarsi troppo. Ma ammetto che la strada per il nostro hotel (che era un po’ isolato e al buio) ce la siamo fatta correndo per paura di incontrarli.
La testimonianza di C
Era notte, quasi l’alba. Io mi trovavo nei pressi della fiera perché stavo aspettando degli amici che mi stavano venendo a prendere in macchina per raggiungere le nostre stanze. Nell’attesa passano diverse persone, tra cui anche qualche cosplayer ancora in costume, probabilmente diretti a casa o ai loro alloggi.
Tra questi ci fu una crossplayer. Mentre si allontanava, non molto distante da dove ero seduto, passa accanto a un gruppo di ragazzi, quattro o cinque persone. Al momento del passaggio qualcuno di loro l’ha apostrofata con fischi, risatine, battutine e ‘complimenti’, palesemente finti dal tono, del tipo “ma che bella signorina”. La crossplayer però li ignora e tira avanti.
Il gruppo riprende a camminare, in direzione mia, e sento alcuni dei loro commenti, pieni di scherno e disprezzo, come “roba da matti” o “che schifo”, accompagnati da altre esclamazioni. Mi passano accanto e cerco di ignorarli per non discuterci finché non si allontanano.
La testimonianza di D
Ero proprio di ritorno dalla fiera e nella via verso l’albergo c’era questa mascotte che distribuiva palloncini ai bambini! (La cosa mi fa ancora più inorridire per questo…). Ad un certo punto mi vede e ne gonfia uno lungo e cerca di farlo passare apposta sotto alla mia gonna. Al che dopo aver visto la mia faccia sconvolta simula una risata circa, attraverso quel costume da mascotte non si vedeva nulla.
Poi durante la fiera c’è stato altro! Sembra quasi non avessero mai visto una donna con una gonna. Praticamente stavo seduta con un’altra ragazza che faceva crossplay, quindi appunto era senza seno perché fasciato e tutto. Si avvicina un fotografo, chiede foto a me e poi chiede a lei se stesse facendo un uomo o una donna. Alla sua risposta il fotografo l’ha guardata malissimo e non ha chiesto nulla a lei mentre a me sollecitava pure a farmi un selfie con lui. Uno addirittura mentre scattavo una foto da SEDUTA mi si siede vicino e fa “bene ora facciamoci una foto io e te ;))” Ho passato il resto della giornata ad evitare contatti umani
La testimonianza di E
Mi sono successe due cose. La prima è stata mentre facevo un set con un fotografo. Il fotografo si accorge che un signore anziano mi aveva palesemente fotografato il culo ed io gli ho chiesto di eliminare la foto e dopo aver insistito lo ha fatto.
Poi, mentre andavo in spiaggia, vari commenti da mariti con mogli accanto del tipo “che bella bombetta”. O fischi o “bella sta fiera eh”, abbassandosi gli occhiali.
Cosa ci dicono queste testimonianze di molestie alle/ai cosplayer?
Ovviamente, queste testimonianze non possono essere verificate e non sono state accompagnate da denunce.
Dato il loro numero esiguo, non sono un dato statistico che ci può dire qualcosa su quanto siano comuni le molestie al RIMINICOMIX. Al contrario, abbiamo anche ricevuto testimonianze che riportano di non aver visto molestie durante la fiera.
Tuttavia, confrontandole con le molestie raccontate nei gruppi italiani di cosplayer, possono essere un buon punto di partenza per fare alcune riflessioni e chiedersi come contrastare questo fenomeno.
Cosplayer più o meno nel mirino di molestatori/trici?
Da quello che siamo riusciti a raccogliere, le molestie raccontate in queste testimonianze non sono estranee nemmeno ad altre fiere. Anzi sono anche abbastanza “soft” rispetto ad altri racconti che si leggono sui gruppi Facebook di cosplayer, come Cosplayers Italiani. Ciò significa che il RIMINICOMIX con tutta probabilità non è una fiera con più molestatori, bensì che i/le cosplayer in generale sono spesso nel mirino dei molestatori.
È difficile capire se i/le cosplayer siano vittime di molestie più spesso rispetto alle persone in borghese. Probabilmente, le loro brutte esperienze rientrano in quelle prodotte da una società in cui il concetto di “consenso” è tutto fuorché ben conosciuto, come si discuteva al Genderplay. Ciò si nota anche dalle molestie che i nostri/le nostre testimoni ci hanno riportato: in svariati casi, sono avvenute al di fuori della fiera.
In questi casi, non sempre le vittime erano in cosplay, ma in alcune circostanze il loro essere in cosplay ha attirato l’attenzione dei molestatori. È questo il caso del ragazzo che faceva crossplay, ossia che interpretava un personaggio femminile, attirando i commenti sgradevoli (e sotto sotto transfobici) di ragazzi di passaggio.
Catcalling e attention whoring
Inoltre, gran parte delle molestie riportate non sono nemmeno sempre riconosciute come tali. Il catcalling, per esempio, ossia l’enunciazione di commenti sessuali o degradanti non richiesti e a cui non si è consenzienti, spesso è ritenuto una semplice esibizione di poca educazione. Tuttavia, il catcalling è una molestia verbale e potrebbe essere punita come tale secondo l’articolo 660 del codice penale. Però non è sempre chiarissimo o condiviso quale catcalling sia una molestia: un fischio per strada, secondo alcuni, sarebbe molestia solo se reiterato o seguito da altre esternazioni.
Anche per questo motivo, non ci si deve stupire se i/le testimoni non hanno denunciato l’accaduto: è difficile sentirsi nella posizione di poter ricevere giustizia, in un ambiente in cui simili comportamenti sono sottovalutati. Ed è ulteriormente difficile denunciare, quando, nella comunità italiana dei cosplayer, esistono persone che affermano che le cosplayer discinte non si dovrebbero lamentare quando ricevono commenti volgari o espliciti.
Nei gruppi Facebook di cosplayer italiani, cercando la parola “troie“, si possono individuare molti commenti denigratori, spesso scritti da donne, nei confronti delle cosplayer discinte. Queste ultime sono accusate di fare attention whoring e di fare cosplay unicamente spogliandosi e cercando attenzioni, senza davvero presentare un buon lavoro o conoscere i personaggi.
In una situazione in cui chi si scopre è “un/a poco di buono” o “un/a esibizionista”, è difficile sentirsi legittimati a denunciare il catcalling. Questo è solo uno dei commenti trovati, e descrive bene la mentalità di alcune/i cosplayer:
Poi purtroppo ci sono le “arrizzacazzo”. Ecco, può darsi che mi odierete, ma se gli fanno apprezzamenti pesanti o gli toccano sedere o tette SONO CAZZI LORO! Se la sono cercata.
[…]Ho volutamente esagerato.
Ma penso che in parte sia colpa anche delle ragazze.
Si sa che i maschi hanno l’ormone a palla e cazzo quasi sempre ritto (scusatemi il francesismo) quindi non andare a giro mezza nuda.
Possibili soluzioni alle molestie ai/lle cosplayer nelle fiere
Senza pretendere di avere le risposte ad un problema così complesso, vediamo come all’estero hanno gestito la questione. Fatto ciò, proveremo a proporre alcune idee per smuovere le acque in Italia.
Cosplayer a guardia della situazione
Una soluzione tutta australiana, sorta nella community in cui operava Timothy Marshall, sono le Cosplay Sentinels. Si tratta di un gruppo di tre cosplayer, ben noti nella community e istruiti su come prevenire le molestie ai/lle cosplayer, che si sono messi a disposizione come punti di riferimento a cui rivolgersi, in caso di molestie. Per la precisione, le due donne del team, Justine di JusZ Cosplay e Tiffany Dean, sono le persone da contattare in caso di molestia, mentre il terzo membro, l’ex-militare Thorin Black, è l’addetto all’allontanamento dei molestatori.
Le Cosplay Sentinels sono attive nella convention Cosplay Live dal 2015 e all’epoca erano considerate un case-study, per vedere se questo genere di contromisure fossero efficaci. Al momento, non abbiamo più loro notizie dal 2016.
Cosplay is not Consent
A livello internazionale, i movimenti come Cosplay is not Consent sono riusciti a sensibilizzare gli organizzatori di molte fiere, creando un clima più sicuro e consapevole. I manifesti o le regole anti-harassment in convention come la NYCC forse non saranno un antidoto alla maleducazione e alla mancanza di rispetto dei molestatori, ma hanno il pregio di impostare un certo tono all’interno della convention.
Un’atmosfera di generale rigetto della molestia, in cui chi partecipa si impegna di non scadere in atteggiamenti disturbanti, può essere utile a scoraggiare i potenziali molestatori, poiché non si sentono in un ambiente che condona le loro azioni. Essendo circondati da gente attenta e non potendo svanire nella folla in totale anonimato, forse questi individui potrebbero sentirsi meno al sicuro.
Le fiere come safe space?
In generale, questa tecnica è la stessa impiegata per creare i safe space, gli spazi sicuri in cui alcuni gruppi di persone, altrimenti esposte a soprusi e violenze, sono esplicitamente accolti dagli organizzatori degli eventi, i quali poi altrettanto esplicitamente allontanano chi si dimostra irrispettoso. In questo modo, si cerca di creare ambienti più civili e accoglienti nei confronti di tutti. Ne avevamo parlato in questo articolo, in cui avevamo intervistato i creatori di safe space virtuali e fisici. C’è però da dire che, in gran parte dei casi, questi safe space sono nati come tali, e non sono stati trasformati in spazi sicuri in un secondo momento.
Tuttavia, queste esplicite regole anti-harassment possono essere utili in ambienti chiusi, in cui tutta la fiera si tiene all’interno di una struttura protetta. Invece, in fiere per lo più aperte come il Lucca Comics & Games o il RIMINICOMIX, in cui i visitatori nerd si mescolano ai passanti e ai curiosi, è molto più difficile creare un safe space. Certamente, anche il gran numero di partecipanti rende i controlli anti-molestie più difficili.
Tiriamo le fila: cosa possiamo fare per fermare le molestie ai/lle cosplayer?
Insomma, probabilmente non esiste una soluzione definitiva, una medicina che elimini le molestie ai/lle cosplayer completamente, in maniera efficace e sicura.
Da un lato, la grande differenza nell’organizzazione e nella logistica fra le fiere italiane già pone un ostacolo notevole, poiché una soluzione fattibile, ad esempio, al Bologna Nerd Show (al chiuso in fiera), non necessariamente sarebbe adeguata per il Lucca Comics & Games. Dall’altro, i pregiudizi di alcune frange della comunità italiana di cosplayer rendono difficile fare fronte unito, quando si colpevolizzano certe cosplayer. Inserire più guardie e buttafuori avrebbe costi esorbitanti per fiere con molti visitatori, mentre scrivere dei bei regolamenti anti-molestie non interesserebbe ai visitatori casuali molesti.
Tuttavia, anche dichiararsi sconfitti in partenza non aiuta, ed è certamente meglio impegnarsi a rendere le fiere luoghi più sicuri, anche se solo di poco. Dopo tutto, evitare le molestie ai/lle cosplayer dovrebbe essere un argomento prioritario.
Alcune proposte per le fiere e i/le cosplayer!
Potrebbe essere positivo, innanzitutto, se i/le cosplayer italiani/e si organizzassero per creare un distaccamento nazionale dell’associazione Cosplay is not Consent. In questo modo, collaborando con le fiere, potrebbero essere un importante punto di riferimento per chi fa cosplay. Inoltre, essendo del settore, sarebbero le persone più indicate per combattere le molestie. Ovviamente, dovrebbero anche avere un’istruzione su cosa siano le molestie e cosa sia il consenso, poiché se loro per primi ignorassero il catcalling, la situazione non migliorerebbe di una virgola.
Anche l’adozione di regolamenti anti-molestie (e non solo nei confronti dei/lle cosplayer) e il posizionamento di cartelloni con su scritto “Cosplay is not Consent” potrebbe essere positivo per le fiere. Si tratterebbe più di una presa di posizione nominale, ma già aiuterebbe a creare un’atmosfera più sicura, scoraggiando i molestatori, si spera.
In tal senso, durante le gare cosplay potrebbe essere interessante distribuire gratuitamente spille col motto “Cosplay is not Consent”. Ciò permetterebbe al messaggio di circolare di più e aiuterebbe a creare un senso di comunità e di solidarietà tra i/le cosplayer. Una simile iniziativa ha avuto esisti positivi al Modena Play nei tavoli della Need Games, che ha distribuito gratuitamente degli sticker arcobaleno con su scritto “Gaymer” o “Ally” per sottolineare che il loro spazio è un safe space per le persone della comunità LGBTQIA+.
Anche organizzare dibattiti e interventi sul tema durante le fiere potrebbe essere utile. In questo modo, esperti del settore potrebbero confrontarsi sui problemi delle molestie ai/lle cosplayer e potrebbero suggerire al pubblico strategie per affrontare queste molestie.
Infine, i/le cosplayer possono sempre rivolgersi alla segreteria e/o agli info point delle fiere per segnalare comportamenti molesti o inappropriati.
Ovviamente non si può pretendere che i/le cosplayer o chi organizza le fiere educhino al consenso e al rispetto i visitatori occasionali. Tuttavia, creare un cuscinetto di visitatori nerd consapevoli e rispettosi potrebbe essere una buona protezione contro gli infami.
Immagine di copertina: AxilliaCosplay al NYCC