Analizziamo i primi tre episodi della serie Marvel Loki, in onda su Disney+, per scoprire che tipo di metanarrazione stia facendo e perché il vero cattivo della serie sono gli spettatori.
Questo articolo riporta spoiler per tutti e primi i tre episodi di Loki.
Loki è la terza serie Disney per il Marvel Cinematic Universe, disponibile dal 9 Giugno su Disney+. Questa serie prepara il terreno per la Quarta Fase dell’MCU, e più precisamente per Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
Creata da Michael Waldron, conosciuto per Rick and Morty, e diretta da Kate Herron che, in quanto fan di Loki, ha preparato un documento di ben 60 pagine per richiedere il ruolo di regista della serie. Ritroviamo Tom Hiddleston nei panni di Loki, affiancato da Gugu Mbatha-Raw nel ruolo di Ravonna Renslayer, Wunmi Mosaku come Hunter B-15, Owen Wilson che interpreta Mobius M. Mobius e Sophia Di Martino in veste della misteriosa Variante.
Questo articolo parlerà di come la serie Loki faccia sottilmente metanarrazione sulla continuity dell’MCU, riflettendo sull’esistenza degli errori. Quindi si rifletterà in maniera critica sul rapporto tra la serie e gli spettatori, e su come questi ultimi siano il vero antagonista di Loki.
Loki, episodio 1. Ci sono un narcisista patologico, un amante di jet-ski, una bugiarda metodica e una caotica neutrale
La serie interrompe la narrazione convenzionale della continuity dell’MCU, sfruttando l’errore di calcolo degli Avengers in Endgame.
Si fa quindi iniziare il primo episodio proprio quando il Dio dell’Inganno raccoglie il Tesseract per fuggire al suo arresto in New York City. La corsa non dura molto, poiché la Time Variance Authority (TVA) acciuffa senza troppa fatica Loki, raccoglie il Tesseract e ripristina il corso degli eventi “così come è sempre stato, è e sarà”.
Loki, secondo le regole della TVA, è un errore del sistema chiamato Sacred Timeline. Ma prima che Ravonna Ranslayer determini il suo destino come giudice di un tribunale onniscente e onnipotente, il processo viene fermato da Mobius.
Loki è quindi posto di fronte ad un bivio: essere eliminato in quanto Variante la cui esistenza comporterebbe la distruzione della Sacred Timeline con conseguente creazione di una guerra tra Multiversi, o collaborare con la TVA per cacciare insieme a Mobius una Variante di se stesso originaria di un’altra linea temporale.
L’evoluzione di Loki nel primo episodio: un castello di carte che crolla
Il primo episodio getta così le basi per un racconto dove le regole sono sovvertite e riscritte.
C’è un’ennesima sconosciuta forma di potere suprema oltre a quella incarnata da Dr. Strange o Scarlet Witch. Quindi, in questo luogo non importa cosa tu sappia fare o quali assi hai nella manica, perché neppure le Pietre dell’Infinito funzionano e sono utili solo come fermacarte. E qual è il senso di continuare ad essere un cattivo, se non sarai mai il protagonista della tua storia? E questo perché l’unico motivo per cui continui a respirare è elevare altre persone al ruolo divino che invece tu credevi ti fosse dovuto fin dalla nascita?
Loki non riesce più a mantenere il castello di carte e convinzioni con cui ha creato la sua precaria identità. Mobius rade al suolo ogni sua convinzione, i suoi “gloriosi propositi”, dandogli accesso a scene videoproiettate del futuro della timeline in cui si sarebbe dovuto trovare.
Invece, ora Loki è in un terreno sconosciuto e con regole totalmente nuove. Se vuole sopravvivere, deve assumere un nuovo ruolo.
Loki, episodio 2. Anche alla Time Variance Authority ci sono le pause pranzo
Basta una giacca con una scritta sulla schiena per portare un pentito sulla retta via?
Mobius ha passato anni a studiare tutte le versioni conosciute di Loki, e sa di non potersi fidare mai. Ma ha bisogno di aiuto per rintracciare una Variante in particolare.
Quindi sì: prego Loki, entra a far parte del team. Ma per favore, indossa questa giacca con una gigantesca scritta sulla schiena. Facciamoci due risate, sia mai che ci dimentichiamo della tua natura “errata”.
Nel secondo episodio abbiamo modo di vedere fino a che punto possiamo estendere il significato di “Variante”, e Loki stesso ne rimane sorpreso.
Mobius è convinto di poter identificare dei fattori comuni tra i vari Loki, ma ammette di non aver ancora capito “cosa renda Loki un Loki”. Cosa rende le varianti simili, e cosa diverse? Cosa le porta ad essere comuni, ma divergenti al tempo stesso? Forse Mobius potrebbe approfittare della particolare resa nel continuum spazio temporale della sede del TVA per bingewatchare Orphan Black, e trovare qualche indizio lì.
Non c’è tempo per scendere nei dettagli, e Mobius deve trovare questa Variante prima che altri Agenti della TVA vengano uccisi. Quindi, Mobius prova il metodo del bastone e della carota, stuzzicando Loki mentre descrive la Variante come una “versione superiore” del Dio dell’Inganno, con la speranza di renderlo maggiormente cooperativo creando una relazione basata sulla sfida.
Come Loki sbroglia la matassa del caos
Ma cosa rende l’arresto della Variante un fine nobile da perseguire? Perché non dovrebbe essere anche quello un giusto proseguimento della Sacred Timeline? Mobius non considera questi interrogativi.
La fiducia che ripone nella TVA ha un che di religioso, quasi fanatico. Questo ordine è sacro e va mantenuto, variare dalla norma non è consentito. Il caos non può generare altro che distruzione.
Dopo aver sacrificato una ciotolina di insalata e aver sfoggiato un’ottima conoscenza del latino parlato, Loki dimostra a Mobius la costante tra Varianti e la debolezza della TVA legate da un solo elemento: la distruzione (che distrae) generata dal caos. Ed è nelle forme di distruzione autorizzate che la Variante si nasconde.
Così, Loki e Mobius provano a rintracciare la Variante durante un avvenimento classificato negli archivi della TVA come “Apocalisse di livello 10”. Ma il controllo esercitato dai Time Keepers non è assoluto: Loki accoglie l’occasione di confrontarsi con un’altra versione di sé e scappa con la Variante all’ultimo secondo.
Loki, episodio 3. Loki non è bravo a formulare metafore, ma almeno ci sono i fan a riempire i vuoti
A Ravonna Renslayer non importa: Sylvie, la Variante di Loki, può anche uccidere il nostro Dio dell’Inganno, perché tanto sono solo Varianti. Infatti, secondo l’ordine costituito, devono essere eliminate entrambe.
Difficile farlo, però, se le due Varianti cadono dentro un portale temporale e si nascondono dietro il delirio di un’altra apocalisse.
Lamentis, il terzo episodio, è una frenata necessaria. Con un TemPad scarico e due satelliti in collisione, la fuga per scappare da questa Apocalisse è solo una scusa narrativa per far sedere due personaggi uno di fronte all’altra e farli parlare.
E cosa sono le serie a episodi se non una concatenazione di espedienti narrativi?
Al momento sappiamo solo cosa siano le Varianti per la TVA, e Loki sa di non avere di fronte solamente una versione alterata di se stesso.
La Variante ci tiene anche a ricordarci che il suo nome non è più Loki, ma Sylvie. Qui, molti hanno sottolineato come questa scena sfiori il tema del deadname, ossia del nome assegnato alla nascita alle persone trans, che poi in seguito hanno cambiato nome.
Comunque, potranno anche esserci dei paralleli tra le due Varianti, ma la TVA non può decidere per Sylvie quale sia il suo destino, e per questo i Time Keepers devono essere eliminati.
I pregi di un episodio molto criticato come filler
L’episodio è già stato classificato da tanti come filler, ma la quantità di informazioni che ci vengono fornite sono tante e importantissime.
Ogni frase, ogni scambio, ogni interazione tra i due viene composta non per mancanza di inventiva, ma perché, come il penultimo episodio tanto criticato di WandaVision, i personaggi hanno senso di agire solo in base al proprio vissuto e il rapporto che hanno con esso. Inoltre questo cambio di ritmo ci ricorda che anche una narrazione lenta, a discapito di racconti convulsi e accelerati come quelli dati dalle continue e rapide uscite dei film MCU, ha parecchi pregi.
Non solo quello di averci fornito un coming out non di uno, ma ben due personaggi, ma anche di includere scambi e idee, opinioni che aiutano la creazione di caratteri multidimensionali e meno monolitici.
Sono tanti piccoli appigli che scatenano conversazioni tra fan e alimentano il rapporto di fruizione tra prodotto e consumatore. Perché alla fine, quando premiamo play e ci mettiamo comodi per guardare l’episodio, lo facciamo semplicemente in base al nostro vissuto con il vasto e complesso immaginario Marvel.
Il vero cattivo della serie sei tu
Quindi qual è il ruolo di Loki (la serie) in tutto questo?
Oltre allo scopo di investire soldi per ricevere altri soldi dagli abbonati di Disney+, ovviamente. Quale messaggio può nascondersi dietro tutto questo teatrino?
Al di là del libero arbitrio e delle discussioni di ciò che rende una identità valida di esistere in un mare di molteplici versioni di sé all’interno di un mondo dove le proprie decisioni sono predeterminate da un’autorità che agisce nell’ombra, dopo tre episodi posso aggiungere di vedere una certa metanarrazione che esplora la relazione tra noi spettatori e la Marvel Studio.
Una serie sugli errori di continuity
Attraverso gli episodi di Loki, mostrandoci la fallibilità della TVA, per quanto la continuità delle storie vada preservata per rendere comprensibile il susseguirsi degli avvenimenti un film dopo l’altro, l’esistenza delle Varianti ci ricorda che un po’ di caos alla fine è sempre accettabile. Anche solo per il fatto che sia divertente o epico un momento in sé.
Ignorare piccoli errori di continuità, come le differenti copertine del Darkhold tra Agent of SHIELD, Runaways e WandaVision, permette la libertà di creare prodotti incredibili ed emozionanti.
Mentre i fan si scannano sui social per cercare gli errori, e indicare con accuratezza millimetrica le differenze tra due fotogrammi di due prodotti diversi, la Marvel deve scegliere se evitare un piccolo errore di continuità o fare qualcosa di incredibile. Sceglierà sempre la seconda.
E forse questi piccoli errori di continuità sono in realtà canonici, proprio grazie a prodotti come la serie Loki.
Perché a volte gli spettatori dell’MCU sono come la TVA?
Di conseguenza, ha senso continuare a guardare i prodotti MCU cercando riferimenti fin nelle pubblicazioni cartacee? Non possiamo godere (o ignorare) un prodotto nella sua interezza, senza dover per forza controllare meticolosamente ogni riferimento a quanto precedentemente avvenuto, o a ciò a cui è ispirato?
Dopo la messa in onda del secondo episodio, in tanti erano convinti che la Variante fosse in realtà Enchantress. E molti hanno basato il proprio giudizio sul terzo episodio su quanto o meno Sylvie della serie potesse avvicinarsi o meno a Enchantress dei fumetti.
La lunga vita della Marvel, e le continue e mutevoli forme che assumono le sue creature non possono di certo soddisfare tutti i palati.
Probabilmente abbiamo conosciuto un personaggio come Loki leggendo specifici numeri di Journey Into Mistery, o guardando i film di Thor. E quando l’immagine del personaggio che si è formata nella nostra mente non coincide con quanto viene mostrato in un nuovo prodotto, difficilmente lo accettiamo.
In questo senso, siamo come la TVA, che vuole decidere quale Variante è giusta e quale sbagliata.
Ma, esattamente come la TVA, non abbiamo una spiegazione per cui le cose non dovrebbero essere così. Probabilmente la Marvel sta provando a pizzicare tutti quei fan che, esattamente come i burocrati e agenti della TVA, provano ad alzare polveroni perché “la timeline non è perfetta, c’è un buco di trama, e ora ve lo dimostrerò”.
Ed esattamente come Loki e Sylvie, la presenza o meno di tutti questi (pochi) dettagli che non si incastrano alla perfezione non impedirà alla continuity MCU di esistere così come viene scritta, nei suoi alti e bassi.