Recensiamo la serie TV fantasy Lettera al Re, che si rivela carina, gradevole e senza pretese, ma in molti aspetti troppo raffazzonata e trascurata.
Ormai sono passate diverse settimane dall’uscita su Netflix di Lettera al Re e mi sono resa conto di non averne ancora parlato. Perché, dopo averla vista, me ne sono dimenticata. E a ripensarci mi ritrovo con più amaro in bocca di quanto avrei voluto.
Ma andiamo con ordine e partiamo dall’inizio. Lettera al Re è una serie televisiva fantasy sviluppata da Will Davies per Netflix e uscita in streaming nel marzo di quest’anno. Lettera al Re è basata sull’omonimo romanzo del 1965, De brief voor de koning della scrittrice olandese Antonia Johanna Willemina Dragt, altresì conosciuta come Tonke Dragt.
La serie televisiva di Will Davies segue a grandi linee la trama del libro di Dragt, ma si prende notevoli libertà sia nel worldbuilding, sia nei personaggi. Vediamo quindi come si sviluppa Lettera al Re, per poi commentarne brevemente alcune caratteristiche. Pertanto, attenzione: da qui in poi ci saranno SPOILER su tutta la serie.
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La trama della serie
Il protagonista di Lettera al Re è il giovane Tiuri, che dopo molta fatica è finalmente riuscito a sostenere la veglia notturna che lo avrebbe fatto diventare un cavaliere. Tuttavia, durante la notte, un anziano scudiero bussa disperatamente alla porta della cappella in cui Tiuri e gli altri aspiranti cavalieri stanno affrontando la veglia. Sentendo la disperata richiesta di aiuto del vecchio, Tiuri abbandona la veglia e segue lo scudiero nel bosco, dove incontra il Cavaliere Nero dallo Scudo Bianco, ferito a morte. Questi affida a Tiuri una lettera, che deve essere consegnata solo al re di Unawen, oltre le montagne: sia Unawen che il regno di Tiuri, Dagonaut, sono in pericolo.
Il viaggio di Tiuri verso Unawen
Così, Tiuri cavalca verso Unawen non tanto perché convinto dalle parole del cavaliere, ma perché è inseguito dai Red Riders, cavalieri al servizio di Viridian, principe secondogenito di Unawen, non erede al trono, ma al comando di un grande esercito che ha conquistato il regno di Eviellan. Ma con la sua fuga, non è solo Tiuri che non può diventare cavaliere, ma nemmeno i suoi compagni di veglia. Per questo motivo, il gentile Foldo, il carismatico Jussipo, l’enigmatica Iona e l’arrogante Arman si ritrovano a loro volta a dover inseguire Tiuri per avere una speranza di diventare cavalieri, agli ordini del padre di Arman, il cavaliere Fantumar.
Così, inizia la rocambolesca fuga di Tiuri verso Unawen, durante la quale poco a poco vengono svelati i retroscena politici dietro alla lettera. Infatti, il principe Viridian si ritiene il prescelto di una profezia, il solo a poter distruggere il male del mondo, e dunque si è impossessato della magia degli sciamani di Eviellan, così da usurpare il trono di Unawen e conquistare Dagonaut grazie al tradimento di cavalieri come Fantumar, riunendo i tre regni sotto la sua protezione. Dopo aver visto il proprio padre adottivo ucciso da Fantumar, Tiuri attraversa le montagne guidato da Lavinia, una giovane truffatrice e arrivista che vuole riaprire una via commerciale attraverso le montagne.
Un prescelto inaspettato
Durante il pericoloso viaggio, Tiuri si renderà conto di possedere dei poteri magici, eredità del suo retaggio da Eviellan, e di essere probabilmente lui il prescelto della profezia, non Viridian. Ma dopo essere riuscito a portare dalla propria parte i compagni aspiranti cavalieri, Tiuri si renderà conto che in realtà i poteri magici che pensava di possedere non sono suoi, bensì di Lavinia, la vera prescelta, per la quale ha iniziato a provare sentimenti romantici. Ma Lavinia non ha intenzione di interpretare il ruolo di prescelta contro Viridian, e così lascia il gruppo, mentre Iona decide di mettere le proprie aspirazioni di fronte al bene del mondo e si unisce ai Red Riders per diventare un cavaliere.
Ormai soli, Tiuri, Arman, Foldo e Jussipo, seguiti dal fratellino di quest’ultimo, si infiltrano nella fortezza reale di Unawen per consegnare la lettera al re. Ma ormai Viridian è troppo potente e, quando scoperto dal padre e dal fratello, la luna rossa è ormai piena e Viridian si trasforma in un orrore magico. Ma Lavinia torna giusto in tempo per sconfiggere Viridian, aiutata dal sostegno di Tiuri. Così, Tiuri e gli altri aspiranti cavalieri possono finalmente ricevere il titolo che gli spetta, venendo celebrati da eroi e onorando la memoria di Jussipo, sacrificatosi in battaglia contro i Red Riders.

I lati positivi di Lettera al Re
Lettera al Re è una serie televisiva che non ha grandi pretese. Non vuole essere un novello Game of Thrones, non vuole avere la profondità etica di The Dragon Prince, non vuole essere gritty e disilluso come The Witcher, né vuole presentarsi come un erede de Il signore degli anelli.
Da quello che ho potuto vedere, Lettera al Re mi è sembrato un prodotto umile, che vuole raccontare una storia di crescita e auto-realizzazione senza pretendere di raccontare grandi verità. La serie è più che altro intrattenimento e avventura, senza pretendere di essere nulla di più. E personalmente ho apprezzato questo approccio onesto.
Lettera al Re si lascia guardare piuttosto bene, riuscendo ad avere un ritmo spedito quasi fino alla fine. Gli scenari sono molto belli, grazie al magnifico paesaggio della Nuova Zelanda. Alzo il pollice anche per i costumi, che sono piuttosto curati e non mi sono dispiaciuti.
Probabilmente, però, il miglior tratto di Lettera al Re sono i suoi protagonisti. Tutti gli attori più giovani hanno fatto un buon lavoro e sono risultati credibili, ma Ruby Ashbourne Serkis (sì, figlia proprio di quell’Andy Serkis) per me è stata particolarmente brava.
I giovani protagonisti di Lettera al Re: la parte migliore della serie!
Ma a parte la performance degli attori, tutti i giovani aspiranti cavalieri mi sono risultati simpatici, tanto che, onestamente, avrei preferito vederli molto più spesso sullo schermo. Ognuno di loro è caratterizzato in maniera semplice, ma tale da essere consistente per tutta la serie.
Tiuri e Lavinia: due personaggi in contrasto che si esaltano a vicenda
Tiuri, essendo il protagonista e il personaggio con più screentime, è quello che risulta sicuramente più complesso e tridimensionale. Figlio di una donna di Eviellan e adottato da un cavaliere di Dagonaut, Tiuri non si sente a proprio agio nel combattimento con la spada ed è tormentato da strani eventi magici che accadono attorno a lui. Considerato ancora uno straniero dalla gente di Dagonaut, e meno di un essere umano da persone come Fantumar, Tiuri deve capire che tipo di persona vuole essere e quali siano le sue vere capacità. Alla fine del suo percorso, Tiuri comprende di essere degno del cavalierato, poiché è pronto a prendersi le proprie responsabilità e a ispirare gli altri ad essere persone migliori.
Lavinia è un altro personaggio scritto molto bene. Cresciuta dal padre con l’idea che ci si debba arrangiare senza fidarsi davvero di nessuno, per sopravvivere, Lavinia è un’opportunista che sospetta che tutti siano pronti a tradirla. La sua cautela e la sua spregiudicatezza salvano Tiuri più di una volta e si prestano bene per creare situazioni di tensione.
Gli altri aspiranti cavalieri: un gruppo di gente adorabile
Ho particolarmente apprezzato anche il personaggio di Arman, che per il 90% della serie ha cercato di comportarsi come il proprio padre, che ammira, nonostante Fantumar lo tratti come un completo idiota. Solo col tempo e vedendo quanto possa essere meschino suo padre, Arman rivaluta la propria posizione e decide che cercare di compiacere Fantumar non è più qualcosa che vuole fare.
Iona è probabilmente il personaggio con più toni di grigio della serie. Con un background misterioso, ma che si rivela essere piuttosto triste, Iona è una persona votata alla sopravvivenza e convinta di non poter contare davvero su nessuno. Per questo motivo, alla fine si unisce ai Red Riders, forgiando così il proprio destino. Se Lettera al Re avrà una seconda stagione, sarò davvero curiosa di vedere cosa le sarà successo.
Foldo e Jussipo sono due personaggi tranquilli e di buon cuore che per me è impossibile non amare. Jussipo è di gran lunga la persona più divertente del cast, con le sue battute e il suo liuto sempre a portata di mano: un po’ lo stereotipo del Bardo, certo, ma uno stereotipo wholesome. Foldo è una persona onorevole, educata e gentile, che ha il ruolo di bussola morale del gruppo, ed è, in sostanza, l’apoteosi del wholesome. Potete immaginare quanto io sia stata contenta di vederli diventare per davvero una coppia romantica.

I lati negativi di Lettera al Re
Purtroppo, però, i lati negativi di Lettera al Re sorpassano grandemente i suoi lati positivi e nemmeno la wholesomeness dei protagonisti riesce a risollevare questa serie, per me. E badate bene: io sono una persona che è disposta a perdonare molto, se riceve dei bei personaggi!
Sfortunatamente, una cattiva gestione della trama, delle sottotrame, della magia, dell’antagonista e della rappresentazione di minoranze mi hanno fatto mettere Lettera al Re nel dimenticatoio. Vediamo più nel dettaglio questi problemi.

La trama principale di Lettera al Re: un colpo di scena assolutamente evitabile
Lettera al Re si è presentato come una serie il cui protagonista, un ragazzo nero, è dotato di poteri magici ereditati dal proprio sangue Eviellan.
La serie ha inizialmente reso troppo chiaro il legame di Tiuri con la magia
Infatti, nei primi episodi di questo telefilm veniamo a conoscenza del fatto che a Viridian sono sfuggiti due sciamani di Eviellan, ai quali non è riuscito a rubare i poteri. Giacché Tiuri e sua madre sono ripetutamente presentati come sopravvissuti dei massacri di Viridian a Eviellan, è evidente fin da subito che questi due sciamani siano loro. Inoltre, Tiuri fin dal primo episodio assiste a strani fenomeni naturali, come uno stormo di uccelli che assume un volto umano per parlargli, o strane voci sussurranti che lo seguono. Infine, sappiamo che i poteri magici degli sciamani Eviellan sono probabilmente ereditari, poiché la sola persona non di Eviellan che li sa usare, ossia Viridian, li possiede perché ha assorbito le anime degli sciamani. Persino lo pseudo-mago/prestidigitatore che “salva” Tiuri dai Red Riders non sa fare vere magie, ma ha intenzione di rubare i poteri a Tiuri.
Letteralmente, tutto in questa serie è stato impostato affinché fosse chiaro e sensato che Tiuri avesse poteri magici. C’è un’autostrada narrativa che va da “poteri magici” a Tiuri: dalla genetica, ai dannati uccelli che gli parlano nei primi due minuti del primo episodio.
Ed essendo Lettera al Re uno show senza troppe pretese, ma basato sulla crescita dei protagonisti, avrebbe avuto senso che Tiuri scoprisse di avere dei poteri magici, così da controllarli e diventare un cavaliere unendo in sé sia l’eredità del proprio padre adottivo, sia l’eredità della propria madre. Sarebbe stato persino un bell’esempio di integrazione e di coesistenza di due aspetti di due mondi diversi, che se uniti possono creare qualcosa di più grande, come (inventiamo) un Cavaliere Incantatore.
Un colpo di scena che contraddice le informazioni precedentemente ricevute
Eppure, alla fine scopriamo che Tiuri non ha poteri magici, ma che li ha Lavinia. Lavinia che effettivamente non sa chi sia sua madre, ma che, se prendiamo per buono che tutta la gente di Eviellan sia nera (perché il telefilm li ha presentati come tutti neri, o almeno non bianchi), difficilmente si può dire che abbia sangue Eviellan. Quindi, il fatto che Lavinia abbia poteri magici va contro ciò che la trama ha precedentemente stabilito, perché non c’è stato nulla che facesse intendere che la gente di Unawen o di Dagonaut potesse avere poteri magici.
E se anche la gente di Unawen o di Dagonaut potesse avere poteri magici, il modo in cui vengono introdotti i poteri di Lavinia rivela che il worldbuilding del mondo è: a) traballante o b) raccontato male. Perché certo, possiamo avere gente di Unawen o di Dagonaut capace di fare magie, ma allora la serie avrebbe dovuto dirlo e non far sembrare che i non Eviellan potessero fare magie solo rubando i poteri alla gente di Eviellan. Inoltre, il fatto che Lavinia abbia i poteri magici non spiega allora perché Tiuri, nel primo episodio, sentisse quelle voci misteriose. Che sia la sua eredità di sciamano che si fa sentire, anche senza i poteri magici? Purtroppo, non potremo mai saperlo, perché la serie non approfondisce questo elemento.
Un colpo di scena che toglie valore al viaggio e al sacrificio di Tiuri, ossia alla consegna della Lettera al Re
Ma in tutto questo, forse la conseguenza peggiore di questo colpo di scena è il fatto che rende completamente inutile la consegna della lettera al re. Ossia il focus di tutta la serie. Nel libro originale, infatti, è il fatto che Tiuri riesca a consegnare la lettera a re Favian che salva la giornata, non l’arrivo di una prescelta che sconfigge Viridian. E sebbene uno scontro magico tra Viridian e Lavinia ha senso e ci sta bene, non ha narrativamente senso che il focus di tutta la serie, ossia la consegna della lettera al re, si riveli sostanzialmente inutile.
Infatti, re Favian fa a malapena in tempo a reagire alla notizia che suo figlio minore vuole ucciderlo, che Viridian scatena i propri poteri e si rende subito necessario l’intervento di Lavinia. In questo modo, il fatto che Tiuri abbia consegnato la lettera serve solo per creare family drama tra Favian, Iridian e Viridian. Anche perché il re si sarebbe reso subito conto che suo figlio era un mostro, non appena lo avesse visto trasformarsi, e non gli sarebbe servita l’informazione di Tiuri.
Pertanto, l’inserimento di Lavinia come prescelta ha tolto le conseguenze del gesto e del sacrificio personale di Tiuri. Avrebbe avuto più senso se, dopo che Tiuri ha consegnato la lettera al re, ci fosse uno scontro tra le (poche) forze di Favian e Alianor e l’esercito di Viridian, che comunque farà più fatica a conquistare la capitale, ora che i loro nemici sono stati informati e si sono potuti preparare. Ma l’evidente budget limitato della serie ha reso impossibile mettere su schermo una battaglia campale, facendo sì che gli eventi venissero condensati negli ultimi minuti, laddove uno scontro su larga scala avrebbe richiesto almeno un episodio in più.
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Le sottotrame politiche di Unawen e Dagonaut
Quando dicevo che avrei voluto veder dedicato più screentime ai giovani aspiranti cavalieri, mi riferisco al fatto che gli sceneggiatori hanno deciso di dare fin troppo screentime a due personaggi così secondari da risultare irrilevanti. Sto ovviamente parlando della regina di Dagonaut, Alianor, e il principe ereditario di Unawen, Iridian.
Promessi sposi, Alianor e Iridian imparano a conoscersi durante la serie, per poi scoprire che re Favian, padre di Iridian, ha deciso che sarà Viridian a sposare Alianor. In questo modo, Favian spera di tenere buono il figlio minore, che è anche quello dotato di esercito. Così, Iridian sarebbe diventato re di Unawen, mentre Viridian sarebbe diventato re di Dagonaut. Ovviamente, tutto ciò non garba ad Alianor, che è insospettita da Viridian e decide di indagare sui gingilli magici nelle stanze di quest’ultimo, venendo però scoperta e sottoposta a un incantesimo… che non si capisce che effetti abbia e, alla fine, pare cadere nel dimenticatoio.
In generale, la sottotrama di Alianor e Iridian serve solo per mostrare al pubblico che il mondo di Lettera al Re non è composto solo da adolescenti in fuga, ma anche da politici che fatto cose politiche. E che sono disillusi. E sebbene il dialogo tra Favian e Alianor sia interessante perché sottolinea quanto per un regnante la vita privata e i desideri personali non contino, purtroppo la rilevanza di questo filone di trama nella serie è quasi nullo. Alla fine, infatti, l’incantamento di Alianor si risolve con un nulla di fatto e pare essere stato inserito solo per fare minutaggio e per mettere tensione a caso. Il tutto, togliendo screentime ai personaggi veramente interessanti.
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Viridian: un antagonista insipido
Come si dice spesso, metà di una storia è fatta dal suo antagonista: un buon antagonista riesce a elevare una storia, dando pericolo alla trama e fornendo una pietra di paragone per il protagonista.
Lo abbiamo visto nei migliori antagonisti della Disney, come Scar o Frollo. O con personaggi così familiari da essere disturbanti, come la Umbridge di Harry Potter. Oppure con antagonisti implacabili, letali e tragici come Darth Vader di Star Wars. O con nemici pericolosi, ma per cui proviamo quasi pietà, come Azula di The Last Airbender. Oppure con personaggi dal cui tradimento siamo stati tanto feriti da non poterli perdonare, come Kreia di Knights of the Old Republic.
Ebbene, Viridian purtroppo come antagonista vale pochissimo. Non solo è relegato alla sua tenda e all’inattività per gran parte della serie, ma le sue stesse motivazioni sono poco chiare. Sappiamo che vuole salvare il proprio popolo affrontando una trasformazione magica che lo eleverà oltre l’umano e che gli darà poteri enormi, tali da sconfiggere il male che verrà a piagare il mondo. Ma questo suo desiderio risulta scarsamente motivato, poiché Viridian ha già sconfitto i nemici di Unawen, ossia il regno di Eviellan. Quali ulteriori nemici potrebbero comparire?
E anche se Viridian fosse così paranoico e poco lucido da vedere ormai nemici ovunque, tale da essere affetto ormai da una psicosi, il suo comportamento durante la serie è fin troppo posato per lasciar intendere un disturbo di questo genere. Lettera al Re parrebbe voler rendere Viridian una persona ferita dalla guerra e prigioniera delle proprie paranoie, ma la resa su schermo fa sembrare il principe un folle apatico senza troppe motivazioni.
Sarebbe stato bello, invece, avere un antagonista scritto meglio e capace di suscitare più empatia. In questo modo, quando lo vediamo morire alla fine di Lettera al Re, avremmo potuto provare qualcosa di diverso da “che completo imbecille”.

Foldo, Jussipo e bury your gays
Ora, io sono una persona che è affamatissima di gente non etero rappresentata sullo schermo. Ho continuato a seguire Black Sails per la trama, gli ottimi costumi e le eccellenti battaglie, certo, ma è stata la scoperta del fatto che il protagonista non fosse etero che mi ha resa veramente affezionata alla serie. Da donna bisessuale, mi affeziono facilmente alla rappresentazione queer ben gestita.
Capirete dunque quanto possa essere stata felice di vedere Foldo e Jussipo baciarsi nel penultimo episodio. Certo, se Lettera al Re li avesse fatti interagire di più negli episodi precedenti, creando un’alchimia più duratura, la loro breve storia d’amore sarebbe risultata più solida. Ma, come abbiamo già visto, Lettera al Re non è molto brava a gestire sviluppi che durano svariati episodi.
Comunque, credo che potrete capire quanto la morte di Jussipo mi abbia lasciata con l’amaro in bocca. E sì, capisco che, tra tutti gli aspiranti cavalieri, Jussipo fosse quello in assoluto più sacrificabile per la trama. Dopo tutto, ha un fratello minore molto simile a lui, e dunque da un punto di vista puramente narrativo può essere sostituito facilmente. Inoltre, tra tutti gli aspiranti cavalieri, Jussipo è anche quello più simpatico, quindi quello per la cui morte il pubblico sarebbe stato meno indifferente. Insomma, Jussipo è un buon personaggio da far morire.
Se non fosse che, in questo modo, Lettera al Re si inserisce nella lunga e dolorosa scia di quelle storie che inseriscono dei personaggi non etero, solo per farli morire, rendendo così le loro storie d’amore tragiche. Ossia, si inserisce nel trope detto bury your gays. Se questo trend era inizialmente utilizzato per poter avere sullo schermo personaggi queer senza incorrere nella censura, successivamente ha permesso di lucrare sulle esperienze difficili subite dalla comunità LGBTQIA+, come l’omofobia e la crisi dell’AIDS.
Questo trend ovviamente non si può applicare alle opere in cui la morte dei personaggi è estremamente comune, come nel caso di Game of Thrones, o in storie in cui ci sono molti personaggi queer, come Black Sails. Ma Lettera al Re, sfortunatamente, non è né uno show in cui muore un sacco di gente, né uno con molti personaggi non etero. Per questo motivo, la morte di Jussipo si inserisce troppo nel filone del bury your gays, per i miei gusti.

Il protagonista nero soppiantato dalla spalla bianca
In un mondo pieno di protagonisti bianchi accompagnati da spalle nere, Lettera al Re è stato inizialmente una novità rinfrancante.
Abbiamo infatti un protagonista nero ben caratterizzato e inserito in un cast piuttosto diversificato. Tiuri è fiancheggiato da una co-protagonista donna e bianca che fa da antitesi ai suoi ideali, creando quindi conflitto e possibilità di crescita da parte di entrambi. Inoltre, Tiuri è un personaggio nero che poco a poco e in maniera conflittuale riscopre i propri poteri magici, senza per questo scadere nel trope razzista detto “magical negro“. Il magical negro, infatti, è il personaggio nero che è naturalmente in armonia con la propria natura magica e passa gentilmente le proprie conoscenze al protagonista bianco (vero erede di questa magia e solo salvatore del popolo magico!), per il quale talvolta sacrifica anche la propria vita.
Quindi, in realtà avere un protagonista come Tiuri è veramente una ventata di aria fresca. Capirete dunque quanto possa avermi infastidito vedere il ruolo di prescelto venir dato a Lavinia. Non solo, infatti, questo colpo di scena contrasta con le conoscenze sulla magia che Lettera al Re ci aveva precedentemente dato. Non solo toglie a importanza alla missione e al sacrificio di Tiuri, che alla fine avrebbe anche potuto non consegnare la benedetta lettera al re. Ma riesce sostanzialmente a ribaltare i ruoli di Tiuri e Lavinia alla fine, rendendo lui la spalla nera fedele e disposta a tutto per aiutare l’eroica protagonista bianca. E se Tiuri continua ad avere più screentime e rilevanza di Lavinia, il fatto che la consegna della lettera al re sia ininfluente fa sì che Tiuri paia molto più vicino al ruolo di spalla, che di protagonista, alla fine.
E no, il fatto che Lavinia sia una donna e che quindi la sua rivelazione come prescelta sia sostanzialmente un inno al girl-power non rende migliore la situazione. Perché in questo modo si toglie importanza a un uomo nero per darla a una donna bianca, che non è la cosa più progressista del mondo. Inoltre, il personaggio di Lavinia non aveva bisogno di questo power-up per risultare interessante, perché era già enormemente interessante prima. Sarebbe stato meglio lasciare maturare Lavinia in maniera naturale, rendendola fondamentale in altri modi che dessero risalto alla sua intelligenza e alla sua astuzia, ossia alle sue qualità che abbiamo visto fin dall’inizio.
Insomma, non c’è niente di progressista nel derubare un uomo nero della sua naturale evoluzione nella storia e della sua importanza nella trama per mettere sul piedistallo del prescelto una donna bianca. E il girl-power non è un buon sostituto per una buona sceneggiatura.

Alcune conclusioni su Lettera al Re
Insomma, alla fine, Lettera al Re mi è piaciuto? Nì.
Mi è piaciuto all’inizio e mi ha fatto sperare bene. Ma la poca attenzione dedicata allo sviluppo della trama, le sottotrame inutili, l’antagonista scialbo, il bury your gays e il colpo di scena meno necessario della storia mi hanno fatta disaffezionare molto a questa serie.
Lettera al Re è un prodotto che è partito senza troppe pretese, e stava andando bene così. Se fosse stato un prodotto prevedibile, ma con una trama solida, sarebbe venuto fuori molto meglio. E invece, ha preferito giocare la carta del colpo di scena per puro shock value e per fare girl-power spicciolo, mandando all’aria tutto il worldbuilding precedentemente mostrato. Ovvero, Lettera al Re ha avuto la pretesa di non essere prevedibile.
Così, questa serie è diventata il perfetto esempio di una mia tesi: “Prevedibile, ma solido è meglio di imprevedibile, ma traballante”. Concentrandosi di più su alcuni punti chiave e creando una trama più semplice, e dunque con meno pretese, Lettera al Re sarebbe riuscito molto meglio, secondo me.
2 Commento
Hannah
I really like your points, and you put them into words like I never could. But next time, try not to translate directly from Italian, because the grammatical errors are very discombobulating.
Gloria Comandini
Thank you for your insight. Unfortunately, the English translation is done by an automatic tool.
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