Quale occasione migliore della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo per parlare di disturbi del neurosviluppo e di disabilità? Imparare a Cadere è un fumetto di una bellezza inaspettata: del tutto privo di retorica o pietismo, arriva dritto al cuore con precisione e delicatezza, regalando al lettore un messaggio potente.
SPOILER ALERT: nell’articolo non saranno presenti spoiler di trama né la descrizione dettagliata dei personaggi coinvolti.
SINOSSI
Noel vive a Berlino con la madre e il suo desiderio più grande è quello di andare al concerto degli AC/DC. A seguito di alcuni eventi, però, è costretto a lasciarsi tutto alle spalle e a trasferirsi in una comunità nella Bassa Sassonia. Qui entra in contatto con gli altri abitanti del villaggio di Neuerkerode, ognuno con la propria personalità e le proprie difficoltà, tra disabilità intellettive e disturbi di diversa natura.
Attraverso gli occhi di Noel, impariamo a conoscere i vari personaggi e ne osserviamo la crescita personale, fra nuove amicizie, primi amori e continue sfide, che portano alcuni di loro a superare limiti apparentemente insormontabili.
L’OPERA
Imparare a Cadere è la prima graphic novel interamente scritta ed illustrata da Mikael Ross, giovane autore tedesco, ed è stata pubblicata nel settembre 2018 da Avant-Verlag. L’edizione italiana è stata curata da Bao Publishing, che l’ha distribuita il 20 febbraio di quest’anno.
Il fumetto racconta una storia sfaccettata, intensa e ricca di spunti, con una leggerezza e una lucidità davvero apprezzabili.
Il volume conta 128 pagine ma si legge in un soffio, diciamo una mezz’oretta, sebbene i temi trattati non siano dei più lievi.
Ad una prima lettura, alcuni dialoghi possono risultare lievemente confusionari o addirittura sconnessi ma ci si abitua in fretta, se ci si lascia prendere per mano da Noel.
La caratterizzazione dei personaggi è uno dei punti di forza: ognuno di essi esprime la propria personalità, le proprie passioni e fragilità, restituendoci un’istantanea di quello che è il proprio quotidiano.
Per quanto alcuni, ad un primo sguardo, possano sembrare quasi stereotipici, bisogna considerare che non ci fosse materialmente lo spazio per trattare ciascuna forma di disturbo o di disabilità in ogni suo livello di funzionalità.
Al contrario, l’autore ha scelto di concentrarsi su pochi personaggi chiave e di far intervenire gli altri come comparse, in modo da lasciare spazio di manovra ai protagonisti. Gli ospiti di Neuerkerode danno quindi voce alle proprie vicende, raccontandosi attraverso pensieri e parole non filtrati da un ingombrante narratore esterno.
Ed è proprio questa scelta, a mio parere, a costituire la punta di diamante del fumetto: sarebbe stato facile fare la morale su un argomento sensibile come la disabilità, risultando giudicanti e sovradeterminanti. Mikael Ross, invece, mette la propria matita al servizio delle emozioni dei suoi personaggi e lascia che essi si riapproprino dell’autonomia che, spesso, viene negata loro. Esattamente in linea con l’obiettivo della comunità che li ospita, insomma.
AUTISMO E DISABILITÀ
Innanzitutto premetto di non essere un medico e di non avere studi di psicologia clinica alle spalle, dunque lungi da me l’idea di lanciarmi in diagnosi senza averne la competenza. Anche l’autore del fumetto, del resto, sceglie di non dare etichette ai comportamenti dei personaggi, lasciandoli liberi di raccontare la propria condizione direttamente con le proprie azioni e parole. Il risultato è un tentativo (piuttosto riuscito) di normalizzazione e inclusione delle persone in un tessuto sociale pensato appositamente per le loro necessità.
A tal proposito, ringrazio il Cercatore R. per gli spunti di riflessione che il suo sguardo clinico mi ha regalato.
Inoltre, sarebbe facile fare polemica e considerare Neuerkerode come una sorta di ghetto per nascondere agli occhi del mondo le persone con disabilità o disturbi del neurosviluppo, ma non è questo l’obiettivo della comunità. Per come ci viene descritta, la cittadina sembra fatta a misura di ospite e cerca di fornire gli strumenti per incentivare la crescita personale e recuperare una certa autonomia.
IMPARARE A CADERE: IL TITOLO
Risulta curioso come il titolo cambi a seconda della localizzazione: il fumetto ha visto la luce in Germania come Der Umfall (La Caduta) ma è arrivato in Italia e in Francia come Imparare a Cadere.
Solitamente non sono amante delle libertà di adattamento e, anche in questo caso, trovo che si perda la bivalenza del titolo originale. Ciononostante, bisogna ammettere che la versione nostrana renda giustizia al messaggio di fondo.
Siamo abituati a pensare che l’importante sia sempre rialzarsi e risolvere i problemi ma Noel ci insegna che non tutto abbia una soluzione: a volte, al contrario, è importante concedersi di finire a terra e imparare a cadere, fidandosi delle proprie forze e lasciandosi guidare.
NEUERKERODE
Neuerkerode esiste davvero.
No, non si tratta di una rielaborazione semi-realistica di un luogo esistente come per la Londra di Harry Potter o l’Europa di Frankenstein. Neuerkerode è proprio come nel fumetto, con quella esatta chiesa e quella triste storia alle spalle. Anche i personaggi descritti trovano le proprie radici in idee e conversazioni di persone ospiti della comunità.
Fondato nel 1868 con il nome di Idioten-Anstalt zu Erkerode (letteralmente “Manicomio di Erkerode”) con l’obiettivo di offrire una casa a persone malate e disabili, il villaggio si è poi sviluppato come istituzione fino a diventare la moderna Fondazione Evangelica Neuerkerode che vediamo illustrata.
L’intero progetto di Imparare a Cadere ha richiesto circa due anni e mezzo di lavoro e, durante il primo anno, l’autore ha fatto la spola tra Berlino e Neuerkerode per raccogliere in prima persona le testimonianze e trovare ispirazione per i personaggi.
Anche la narrazione del periodo nazionalsocialista rispecchia fatti realmente avvenuti, pur trattandoli solo superficialmente: la comunità di Neuerkerode, infatti, è stata al centro del programma di eutanasia e di sterilizzazione forzata a seguito del sequestro da parte dello Stato. Nonostante i tentativi di evitare le operazioni e la deportazione, la follia nazista ha segnato il destino di molti ospiti del villaggio.
Questa continua altalena tra cruda realtà e fiaba non è solo la cifra stilistica del fumetto ma anche il naturale corso dei pensieri e delle esperienze di Noel. Non sorprende, quindi, che anche il lettore possa trovarsi a sfrecciare lungo una montagna russa di emozioni e riflessioni.
CONSIDERAZIONI FINALI
Tengo a precisare che tutte le opinioni espresse nell’articolo siano inerenti alla graphic novel e non alla Fondazione Neuerkerode. Non è necessario condividere le intenzioni, gli ideali o la fede religiosa del committente per poter apprezzare un’opera, soprattutto quando è così ben realizzata.
A questo proposito, non posso che concludere con un gigantesco mea culpa e dei dovuti ringraziamenti.
Chi mi conosce sa bene che amore spropositato io nutra per la Bao Publishing e quanto sia raro che un suo titolo mi deluda. Eppure, quando ho scoperto che Imparare a Cadere fosse un progetto commissionato da un’associazione evangelica per celebrare i 150 anni della sua comunità, ammetto di aver lasciato che il mio pregiudizio avesse la meglio sulla curiosità.
Insomma, ho subito bollato l’opera come “autopromozione agiografica” e sono tornata al mio amato Zerocalcare. Ed è qui che, casualmente, è intervenuto un amico: sapendomi in isolamento da oltre un mese, ha pensato bene di regalarmi una copia digitale del fumetto, ormai diventato un best seller.
Vista la fortunata coincidenza, non avevo più scuse per continuare ad evitarlo e sono davvero lieta di avergli dato una seconda possibilità.
Se avete mezz’ora da investire in una lettura insolita, vi consiglio di non fare il mio stesso errore.