Nell’articolo di oggi parleremo dei Kin della Leghe dei Votann.
Warhammer 40000, uno dei giochi di punta nel settore dei wargame, è uno dei setting più pop che si possano immaginare. Costruito agli inizi degli anni ‘80 da parte della Games Workshop per traslare in un contesto Sci-Fi i classici trope del mondo fantasy di citazioni effettuando, prima un grosso lavoro di decostruzione, seguito successivamente da una vera e propria palingenesi a tema pop.
Cosa è Warhammer 40000?
Ambientato nella nostra galassia in un retro futuro di un Quarantunesimo Millennio dove la civiltà umana è collassata da tempo immemore dopo aver conquistato le stelle, sviluppato tecnologie al limite della magia e aver colonizzato milioni di pianeti. Questo oscuro futuro, dove esiste solo guerra, è un crogiolo di immaginario metal, citazioni da Dune, idee prese da riviste come MetalHurlant e l’inglese 2000 A.D.
Il mondo del futuro vede quindi un Imperium unificato sotto un governo corrotto fino al midollo, dove l’abuso di potere e la prevaricazione sono pratiche comuni giustificate con la scusa della sopravvivenza a qualsiasi costo in un universo ostile e violento.
E in tutto questo contesto la Games Workshop si è impegnata fin da subito a traslare le specie comuni nei mondi fantasy all’interno del setting, adattandole e modificandole per donare loro un tocco unico e alieno: dalla specie Aeldari, gli elfi, ormai in decadenza da troppo tempo e divisa in più fazioni ai bizzarri Ork,una rivisitazione spaziale, allo stesso tempo buffa e crudele dei tanto amati orchi, fino ad arrivare ai nani, che nelle prime edizioni venivano chiamati con il termine dispregiativo Squat, ed ora sono i Kin.
Chi sono i Kin?
Gli Squat originali erano stati trattati come una variante della specie umana adattatasi ai pianeti del centro della Galassia, esattamente come gli Ogryn (basati sulla figura dell’Ogre) o i Ratling (una versione degli Hobbit/Halfling) questa specie era legata all’Imperium e non venivano considerati alieni in modo tale da poter essere alleati dell’Imperium, fazione notoriamente xenofoba.
Cancellati con una scusa ormai qualche decade fa, gli Squat sono stati reintrodotti recentemente con una grande operazione di riscrittura che purtroppo si è scontrata con un fallimento a livello di design e di gestione dei rapporti con la community dei fan del wargame. Questo non toglie il valore dell’operazione e dei temi che sono stati introdotti.
I Kin, il nuovo nome che è stato dato a questa specie basata su cloni umani modificati, sono una bellissima decostruzione della classica società nanica traslata in un contesto spaziale e rielaborata in modo tale da risultare aliena e famigliare. Per i Kin la raccolta risorse è un qualcosa che si fa per dovere verso gli altri. Coloro che vengono mandati fuori dalle Rocche sono considerati eroi poiché porteranno sempre con sé la malinconia di lasciare la loro casa e dove il Rancore non è basato su un concetto astratto di onore, ma sul mancare di rispetto ai propri Fratelli e Sorelle.
Una società basata non sulla sopravvivenza, ma sulla mentalità del sopravvissuto. Questi cloni prodotti dal Crogiolo della loro Rocca sono legati da un senso del dovere e della responsabilità, dove le loro anime e i loro corpi son stati modificati e “induriti” dai Votann. Tali intelligenze artificiali dell’età dell’oro della Terra, infatti, si occupavano della gestione delle prime gigantesche arche spaziali. Furono proprio queste IA ad imprimere nei cloni che la Famiglia è un legame che travalica qualsiasi cosa perché tutti sono disposti al sacrificio, ma nessuno è sacrificabile.
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Premetto subito che da qui in avanti stiamo entrando nel campo della speculazione anche perché uno dei punti di forza di Warhammer40K consiste proprio nel lasciare molte cose non dette motivando con la totale distruzione di gran parte degli archivi della storia passata.
Il fatto che la società dei Kyn sia divisa in Leghe di cui ogni singola Famiglia porta con fierezza i colori e i simboli ricorda ovviamente la struttura più classica delle Gilde dei nani se non fosse che, a un occhio più attento, quelle rune ricordano molto dei loghi, dei veri e propri brand, di megacorp minerarie alla Weyland-Yutani di Alien, aziende che molto probabilmente hanno mandato i Votann insieme a dei robot e a masse di materiale per creare cloni nella galassia centrale come forza lavoro e di esplorazione. Cosa anche intuibile dal tipo di progetti per equipaggiamento molto specifico che i Votann possiedono nei loro archivi,
E non è difficile ipotizzare che, quando la Terra è caduta e nessuno ha richiamato le navi a casa, queste si sono trovate nel vuoto cosmico in mezzo a uno degli ambienti più ostili all’umanità.
I poveri Kin, abbandonati, perduti e soli.
E in questa solitudine spaziale, mentre i loro Votann, le gigantesche Intelligenze Artificiali che sono il centro della società, lentamente diventavano senescenti, mentre la loro storia si perdeva nei meandri del mito, mentre un universo ostile colpiva duro in un universo che viene spesso definito solo come un eterno conflitto, i Kyn hanno hanno trovato la più grande forza possibile. Quella che chiunque sia sopravvissuto all’orrore e alla disperazione ha prima o poi imparato: l’importanza del non essere della connessione con gli altri.
Le Leghe di Votann, al di fuori delle polemiche legate alle meccaniche in ambito di gioco vero e proprio sono, un’aggiunta incredibile all’interno del storia e della narrativa dell’universo di Warhammer40K. Alleggerisce almeno in parte in parte il tono, fortemente privo di speranza per il futuro, per mostrarci uno dei temi che da fin troppo tempo la casa editrice aveva messo da parte per spingere verso un Imperium ben più distopico di quello che avrebbe dovuto essere: nessuno sopravvive da solo.
Fratelli nel sangue e nel metallo, cloni e AI buttate in pasto a una Galassia indifferente hanno trovato un nuovo senso davanti al vuoto, al gelo e al silenzio cosmico nella fiducia, nel dovere, nell’onore e nel ricordo. E, mentre nella realtà il nostro mondo lentamente va a fuoco, mentre gli esseri umani si scannano come animali feroci su una palla di fango per cose che non varranno niente, prima o poi i Kyn, come nella migliore tradizione del linguaggio pop, appaiono quasi come una lezione che ci viene passata dall’inconscio collettivo.
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Gli Avi ci osservano
Sta a noi decidere se essere degni di tutto il bello che rappresenta la nostra società, di riconoscere la nostra appartenenza a una fratellanza universale come un dovere verso questa Rocca che chiamiamo casa e di essere un giorno anche noi degni di fungere da esempio per chi verrà dopo.
O possiamo lasciare che il Vuoto divori tutto e che la nostra specie sia solo l’ennesimo granello di polvere spazzato via dall’egoismo e dalla stupidità di chi non riesce a pensare al futuro con responsabilità.
Gli Avi ci osservano.
Un giorno forse lo diranno pure di noi.