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“I due Papi”: due potestà, due canizie

“I due Papi” è un film del 2019 diretto da Fernando Meirelles e sceneggiato da Anthony McCarten, basato sull’opera teatrale dello stesso McCarten del 2017 The Pope.

Interpretato da Jonathan Pryce e Anthony Hopkins rispettivamente nei ruoli di Papa Francesco e Papa Benedetto XVI, il film racconta del rapporto tra i due religiosi appena prima delle dimissioni di quest’ultimo al soglio pontificio e alla conseguente elezione di Francesco a Papa nel 2013.

Il film è disponibile su Netflix ed è stato trasmesso nelle sale per poche settimane durante dicembre 2019, probabilmente al fine di potersi garantire un posto agli Oscar e negli altri prestigiosi premi.

I due papi

Trama

“I due Papi” ha il pregio di non basarsi sulla trama ma sulla forza dei due attori principali, dunque la sinossi del film è presto rivelata: stanco della direzione intrapresa dalla Chiesa e dal pontificato di Benedetto XVI, Bergoglio decide di recarsi a Roma per presentare le sue dimissioni. Il temporeggiamento del pontefice tedesco darà l’occasione ai due per confrontarsi, appianare le loro divergenze ideologiche e creare una piccola ma solida amicizia.

Il film offre un’occasione di scoprire di più sulla vita di Bergoglio, sulla sua gioventù e su alcuni momenti difficili della storia dell’Argentina. Spesso e volentieri ci si domanda poco su come abbiano reagito determinati personaggi a tragedie e periodi così oscuri. 

Perché guardarlo?

Molte volte non ha senso domandarsi perché guardare un film. È ovvio che la nuova pellicola di Jumanji la si guardi per motivi diversi rispetto a Klaus. Trovo tuttavia che in questo caso sia una domanda necessaria e che si colleghi alla sua naturale prosecuzione: “Lo consigli?”. “I due Papi” va guardato perché si inserisce in una lunga fila di film che tendono a mostrare il lato umano della Chiesa, spesso vista solo come dogmatica, contraddittoria e reazionaria. C’è molto di più in questo film di quanto non potrebbe sembrare dalla sinossi. La riflessione sul ruolo del Papa, sui giochi di palazzo e su quello del quale la cristianità avrebbe bisogno sono i punti cardine delle riflessioni di Bergoglio e Ratzinger. Il fatto che il pontefice sia solo una figura da “dare alle masse”, mentre la Curia bacchetta e amministra, ammanta tutta la pellicola di malinconia e porta ed empatizzare.

I due papi

Un film da solo due attori

Nonostante Juan Minujín, che interpreta il giovane Bergoglio, abbia dato un’ottima prova di recitazione, mentiremmo tutti se non guardassimo in faccia la realtà: il film è retto solo da due attori straordinari come Pryce e Hopkins. Lunghissime sequenze vedono solo del semplice dialogo tra loro due, con gesti ridotti al minimo e un’attenzione ai loro dialoghi impressionante. “Due potestà, due canizie” avrebbe detto Manzoni e non avrebbe sbagliato di una virgola. Nonostante siano entrambi uomini di chiesa, Bergoglio e Ratzinger appaiono umanamente molto diversi e con un passato infinitamente diverso. Visto che il film si apre con la rivalità del futuro Benedetto XVI nei confronti del futuro Francesco, è interessante vedere i due avvicinarsi progressivamente, nonostante le idee rimangano diametralmente opposte. Il finale riesce ad essere toccante, con Ratzinger che realizza di non essere ciò del quale “la Chiesa ha bisogno”.

Il confronto con Sorrentino

Vista l’uscita di “The New Pope” di Sorrentino, è impossibile non fare il confronto con “I due Papi”. Sebbene si cerchi di paragonare una serie tv ad un film, ci concentreremo su ciò che è possibile osservare. In entrambe le opere abbiamo potuto vedere un Conclave, con gli stessi rituali e quasi le stesse inquadrature, ma sembra che la storia batta la fiction. L’elezione di Benedetto XVI, con la musica degli Abba in sottofondo, riesce a rendere particolarmente l’idea. Ammirevole come in entrambe le opere si cerchi di mostrare un lato umano, sebbene Sorrentino ci presenti più che altro il lato oscuro e venale della Chiesa.

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