House of the Dragon è una serie originale HBO. Nel 2021, ancora in piena emergenza da Covid-19 e con tutte le restrizioni portate dalla pandemia, cominciano le riprese. Il ruolo di questa nuova serie ambientata nel mondo ideato da G.R.R. Martin, è quello di far dimenticare ai fan l’ottava stagione di Game of Thrones.
I motivi di tale insuccesso sono vari, ad esempio scelte artistiche di dubbio spessore e la mancanza di collaborazione tra Martin e gli sceneggiatori. Soprattutto, però, il poco impegno dei due showrunners che erano già proiettati verso nuovi contratti e nuove esperienze. Il risultato? I fan hanno odiato l’intera stagione. Si sono raggiunte punte eccelse da parte della community, come ad esempio la petizione online per farla girare da capo. Nessuno si era evidentemente chiesto quanto sarebbe costato fare una cosa del genere!
Se è già difficile, e raro, che alcune scene di film possano essere rigirate, come si può pensare che sia fattibile riportare attori, manovalanze, registi, e tutte quelle figure che compongono il complicato mosaico di persone che si muovono dietro le quinte per la realizzazione delle serie che il pubblico ama, su un set già smantellato?
Tornare a Westeros con questa ingombrante eredità sulle spalle non era un’impresa facile.
House of the Dragon è ambientata circa duecento anni prima della ribellione che portò Robert Baratheon sul trono, e racconta la guerra civile che indebolì la Casata Targaryen così tanto da far quasi estinguere i draghi che erano il simbolo del loro potere.
Eppure i numeri parlano chiaro. Lo show ha debuttato domenica 21 agosto con dieci milioni di utenti connessi alle varie piattaforme HBO e da allora i numeri sono in costante aumento. Anche il salto temporale tra l’episodio 5 We Light the Way, che conclude un primo arco narrativo, e l’episodio 6 The Princess and the Queen, che vede il recasting di molti personaggi a causa del sopra citato salto temporale di un decennio, ha registrato un ulteriore aumento del 3% attestandosi intorno ai ventinove milioni di visualizzazioni totali.
Con questi numeri non sorprende che a poche ore dall’esordio HBO abbia già confermato una seconda stagione pronta a partire.
La più grande differenza di House of the Dragon con Game of Thrones? L’introduzione di un intimacy coordinator
Game of Thrones ha lasciato dietro di sé una brutta nomea e non solo perché è uno degli show più cruenti degli ultimi anni. Numerosi attori, infatti, si sono lamentati di come la produzione abbia troppe volte ignorato il loro disagio, in favore di scene di nudo e di sesso. Molti hanno vissuto quei momenti come vere e proprie violenze.
Per questo motivo, in House of the Dragon, gli attori sono stati seguiti da Miriam Lucia, una delle intimacy coordinators più richiesta e impegnate al momento. La sua sola presenza è bastata a metterli tutti a proprio agio. Sia che fosse una scena si sesso esplicito o una di quelle che ricadono in un’area grigia e non ben definita, come ad esempio il momento del parto.
Le azioni tra i protagonisti di una scena intima sono più importanti della scena stessa. Sorrisi, momenti di esitazione, attimi di piacere e sprazzi di incertezza rendono questi momenti non solo più delicati all’occhio dello spettatore, ma anche più reali. La macchina smette di essere invadente e si sofferma più sui volti che non sui corpi nudi. Questo non vuol dire che gli spettatori non vedranno il corpo statuario di Matt Smith (o di altri protagonisti), vuol solo dire che l’effetto ottenuto è più naturale e meno fine a se stesso.
Sotto la direzione di Miriam Lucia la macchina indugia più sugli sguardi e sui volti che non sull’atto in sé, qualunque esso sia. Anche se il quantitativo di sangue e di violenza è lo stesso di Game of Thrones, si sente che c’è qualcosa di diverso nell’aria…
Che sia la scena nel bordello tra Daemon e Rhaenyra, o quella del quarto episodio tra Alicent e Viserys, nessuno è stato abbandonato a se stesso.
Le scene sono state discusse e studiate fin nel minimo dettaglio, gli attori sono stati interpellati e ascoltati. Alle attrici è stato chiaro fin dall’inizio che non avrebbero provato le stesse esperienze che avevano vissuto le colleghe sui set della prima serie. E non solo, anche gli attori hanno ricevuto lo stesso supporto.
Miriam è stata vicina a Emily, appena diciottenne, che interpreta una giovane Alicent in intimità con il marito molto più grande di lei. Una scena che avrebbe potuto essere drammaticamente traumatica, questo anche perché la regina consorte è prossima al parto. Ma ma non solo, poteva esserlo anche per l’attore Paddy Considine (Peaky Blinders, In America). È infatti chiamato ad interpretare un re che reclama la sua sposa, solo che lui ha una figlia della stessa età della giovane collega.
In House of the Dragon la chimica tra gli attori è innegabile. Dove questa però viene messa in ombra, vuoi dalla differenza di età tra gli attori o da altri fattori esterni, manca però quel senso di disrispetto che permeava le scene di Game of Thrones.
Lo spettatore percepisce la mancanza di tensione sul set. Si sente quindi più a suo agio, anche se è consapevole che la forma non cambia la sostanza…
La trama, il cast e le decisioni dietro alcune delle scene più cruente
House of the Dragon si basa sul libro Fire & Blood, quindi presenta nuovi personaggi, ma anche nomi che i fan già conoscono. Ci sono gli Stark, i Lannister e ovviamente i Targaryen. Appaiono inoltre i Velaryon, provenienti dall’antica Valyria anche prima dei Targaryen, se la storia della loro famiglia dice il vero…
La serie ci parla della guerra civile che quasi distrusse i Targaryen dopo la morte di re Viserys I. Nel libro questo conflitto è raccontato dal punto di vista della discendenza maschile. La serie, però, si propone di non basarsi solo sulla visione patriarcale degli eventi. Da quindi voce anche a quelle regine e principesse che troppo spesso delle guerre subiscono solo gli aspetti più negativi.
Considine ricopre il ruolo di re Viserys, un regnante umano, e come tale fallace, pieno di luci ed ombre. Prova affetto per la propria famiglia, ma non abbastanza da salvare la vita di sua moglie, la regina consorte Aemma che subisce una morte dolorosa. Secondo molti spettatori morte fin troppo grafica, nella sua disperata ricerca di avere un erede maschio, così da mettere al sicuro la sua discendenza. Ama sua figlia tanto da nominarla erede al trono. Ma non abbastanza da proteggerla quando si sposa una seconda volta. Con la nascita di eredi del sesso giusto questi mettono in pericolo la vita di lei e i suoi diritti. È affezionato al fratello, ma non abbastanza da non riconoscere come Otto Hightower, Rhys Ifans (Notting Hill, Mr. Nobody, Dominion), Mano del Re e padre della sua nuova e giovane sposa, lo stia manipolando. Così Daemon viene allontanato da palazzo, esiliato e costretto a sposarsi contro la sua volontà. Mossa che porterà all’uxoricidio. Non ama la seconda moglie, la desidera, il suo ego è stuzzicato dall’avere una sposa fanciulla, ma nulla di più. Eppure anche in questo frangente non si dimostra forte abbastanza con lei, ma soprattutto con il padre. Mette infatti a tacere i sussurri che vorrebbero spingerlo a nominare il figlio di Alicent Hightower, Aegon, erede.
C’è un’altra scelta oltre Castlerly Rock. Una che forse potrebbe piacerti di più, più vicina a casa.
Chi hai in mente?
Il Principe Aegon
Il bambino ha appena compiuto due anni, Otto.
Questo è lo scambio di battute tra il re ed il suocero. Tra due uomini adulti, entrambi padri. Uno vuole solo cacciare, l’altro vuole così tanto il potere, ed il proprio sangue nelle vene del nuovo re, che non esita a cercare di manipolare Viserys. L’offerta è quella di un infante come promesso sposo di Rhaenyra. Neanche in questa circostanza Viserys mostra di avere una spina dorsale. Infastidito ricorda a Otto che è lì per cacciare, non per parlare di politica. Non si accorge però che la tela è già stata tessuta intorno a lui e molte trame si muovono alle sue spalle.
Vorrebbe almeno avere la forza di essere un sognatore, ma il solo sogno che fa, è il motore che dà il via alla guerra civile. Muore forse avvelenato, o forse ucciso dal trono stesso che taglia tutti coloro che su di esso si siedono senza esserne degni.
Secondo per nascita in casa Targaryen è Daemon, interpretato da Matt Smith (Doctor Who, Last night in Soho, The Crown). La sua presenza ruba la scena fin dalla prima volta che appare sullo schermo. Daemon è il tipico secondogenito. Gli viene costantemente ricordato di non essere l’erede, di non essere il migliore tra i duellanti al torneo indetto per il compleanno del nipote. Di non essere ben visto a corte, insomma, di non essere abbastanza. Soprannominato The Rogue Prince, per la sua insofferenza alle regole e all’etichetta di corte, Daemon è pur sempre un Dragonrider. Ma soprattutto è un pretendente legittimo al trono. A modo suo protegge la sua famiglia e non si ferma davanti a niente per ottenere ciò che vuole. Molti sono i suoi desideri e aspirazioni, il trono, la giustizia che manca a Westeros a causa di un re troppo debole. Agogna ad una vita ritirata in cui possa essere libero di essere se stesso, senza dover giustificare ogni sua mossa. Ma non ottiene niente di tutto questo. Sarà costretto a combattere una guerra che lo vedrà opposto ai figli di suo fratello, a fianco della moglie/nipote. Questo almeno è quello che succede nel libro…
Gli showrunners che via via si sono confrontati con le opere di Martin hanno mostrato che non sempre la strada intrapresa dallo scrittore è di facile trasposizione sullo schermo.
Le polemiche sono già cominciate. Come nella guerra civile tra Targaryen verdi e Targaryen neri, ci sono due fazioni, ma di questo si parlerà più avanti.
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Il ruolo dell’erede al trono Rhaenyra è affidato a Milly Alcock, giovane attrice Australiana ma già veterana delle serie TV. Dentro di lei brucia il fuoco di un drago e non solo perché è una Targaryen. Rhaenyra sa che il suo ruolo come erede è in costante discussione. Molti osteggiano la principessa non prendendola sul serio. C’è chi la giudica troppo impertinente e chi la vede come una pedina da sfruttare. Non sorprende che Rhaenyra si trovi più a suo agio tra i draghi che non tra gli umani.
Traspare tutta la solitudine di chi si trova in una situazione così anomala e difficile. Rhaenyra porta il peso della corona senza ancora averla addosso. Ma soprattutto porta il peso della colpa di essere nata donna in un mondo in cui solo gli uomini contano. Questo aspetto è reso in maniera ancora più opprimente e disastroso quando la sola amica che ha le viene strappata. Alicent, interpretata da Emily Carey (Anastasia, Wonder Woman, Tomb Raider) diviene improvvisamente la sua matrigna. La nuova moglie di Viserys gli dà alla luce il tanto agognato erede maschio. Ma questi potrebbe mettere in pericolo non solo il diritto di Rhaenyra alla corona, ma anche la sua vita.
Una scelta questa che si allontana dalle pagine del libro. Alicent nella storia originale era più grande di Rhaenyra e non era legata alla principessa da un rapporto di amicizia.
Il principio della ragion di Stato, concetto che affonda le radici in una visione del potere maschile e maschilista, viene anteposto a tutto, anche all’amicizia. Eppure non sono Alicent e Rhaenyra a decidere, sono gli uomini, padri, fratelli, o sposi, che manipolano le loro vite.
Rhaenyra sa che il matrimonio per lei vorrà dire cedere il suo diritto dinastico all’uomo al suo fianco, mantenendolo solo a livello puramente nominale. Sarà il marito a governare, questo è chiaro fin dall’inizio e la principessa è la prima a capirlo. Alicent non può, ma forse non vuole neppure, opporsi alle mire del padre. Il consigliere del re sa che un figlio potrebbe cambiare la decisione, e vuole che quel figlio abbia il suo sangue. Poco importa che sua figlia abbia la stessa età della principessa e che Viserys sia un uomo più che adulto.
Le donne sono sostituibili, siano essere popolane o regine. La loro subordinazione agli uomini è chiara fin dal primo episodio. È stata abiurata la prassi di introdurre almeno uno stupro, più o meno dettagliato, a stagione, tipica di Game of Thrones. Ma House of the Dragon non è per questo meno violenta e cruenta.
Nel primo episodio la regina è in travaglio, ma le cose non stanno andando bene. C’è ancora la possibilità di salvarla eppure il re, per quanto innamorato, preferisce salvare il nascituro che potrebbe essere maschio.
Il letto dove partoriamo è il nostro campo di battaglia.
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Dice la regina ad una giovane Rhaenyra. La principessa è l’unica a preoccuparsi di come tutti coloro che stanno intorno a sua madre siano lì per il bambino e non per lei. Su quel campo di battaglia Aemma perderà la vita di lì a poco. Aperta dalla spada di un uomo, proprio alla stregua di guerrieri ricoperti da armature. Solo per la gloria di un maschio che non sopravvivrà più di un giorno.
Lo spettatore vede il sangue, sente le grida di tormento e si domanda se fosse davvero necessario tutto questo. È una scena viscerale che risveglia emozioni forti. Ryan Condal che insieme a Miguel Sapochnik è lo showrunner della serie spiega la decisione dietro questa scena.
Il voler mostrare come in una società maschile e maschilista, come quella di Westeros, le decisioni degli uomini abbiano conseguenze terribili per tutti. A cominciare dalle donne. Quello che la scena presenta, non sono tanto i pericoli del parto, che ci sono, sono tanti, esistono da sempre e troppe volte vengono ignorati, ma quanto la disinformazione possa, più di ogni altra cosa, nuocere alla donna.
Viserys accetta che Aemma venga aperta da una spada senza dirle niente. La violenza sta nel modo in cui la regina, in preda al dolore del travaglio e terrorizzata dalla vista dell’arma, venga immobilizzata da mani che la afferrano e la costringono a subire una procedura che la porterà alla morte. Lei non conta. Solo il bambino che porta in grembo è importante. La morte reclama sia madre che figlio, a distanza di poche ore. Lasciando Viserys senza un erede maschio e, adesso, anche senza una moglie. Ma soprattutto con una figlia che non lo perdonerà mai davvero per quello che la sua decisione ha causato.
Due archi narrativi separati
In una serie da dieci episodi non è difficile comprendere come il quinto episodio possa essere inteso come uno spartiacque. La prima parte della serie segue uno sviluppo lineare e cronologico. Focalizza l’attenzione di tutti su Rhaenyra e la sua crescita verso la scoperta di se stessa e del significato dietro al ruolo di erede.
La corte diviene terreno di prova per Rhaenyra, così come le battaglie lo sono per gli uomini. La principessa deve provare di essere degna del ruolo che andrà a ricoprire. Intorno a lei, però, uomini più vecchi, e dunque più addestrati alla manipolazione, al sotterfugio e al tradimento, decidono loro delle sorti del regno.
Il divario tra la principessa e la regina consorte cresce di giorno in giorno. La sola libertà per Rhaenyra è volare sul suo drago, Syrax. Neanche essere la più giovane cavalcatrice di draghi convince i nobili ed il regno del suo valore.
Si gettano le basi per spiegare, senza annoiare lo spettatore, il mosaico di luoghi e persone che saranno protagonisti di una guerra civile senza precedenti. Se il regno dei Targaryen non è mai stato privo di azioni violente e rivolte, i nemici sono stati, almeno fino ad adesso, esterni. Per la prima volta ci sarà una frattura all’interno della famiglia stessa. Due fazioni. Due eredi. Un trono usurpato. La nascita di due villains, uno di facile intuizione ed uno più inspiegabile e complicato da comprendere. Tutti coloro che hanno visto infatti la serie sanno di chi si tratta. Ma è difficile credere che la scorno di un rifiuto, possa essere alla base di un tradimento così profondo.
Il primo arco si conclude con il matrimonio tra Rhaenyra e Laenor Velaryon, John MacMillan (King Lear). Un matrimonio di convenienza per entrambi, ma anche un modo per risanare l’antica frattura tra le due casate di cavalcatori di draghi. Lui preferisce le attenzioni maschili. Lei deve salvaguardare la sua reputazione. Ma soprattutto fare i conti con sentimenti contrastanti per due uomini che saranno, nel bene e nel male, fondamentali per il prosieguo della sua storia.
Per il momento ci sono solo i sussurri di quello che avverrà, ma i protagonisti principali sono già tutti presenti. Non resta che aspettare e vedere come la serie andrà avanti a si concluderà in attesa della seconda stagione.